Traccia di mezzogiorno: Il segreto
Commento
Una tranquilla mattina di primavera si apriva nel melodioso e armonioso canto degli uccelli: passeri, merli, rondini e tanti altri svolazzavano qua e là. Il cielo era per lo più sereno, tranne per qualche nuvola e il sole dietro di loro faceva capolino, mentre il paesaggio si ombrava e si illuminava. Le strade erano piene di bambini e ragazzi che, come ogni mattina, lasciavano le loro case per andare a scuola. Mattia come ogni mattina si alzò dal letto, si vestì, fece colazione, zaino in spalla e uscì. Camminò sereno, fischiettando e canticchiando, percorrendo quella strada che faceva ogni mattina. Arrivò presso il parchetto antistante la scuola. Sbuffò all'idea di dover entrare, ma si rallegrò quando guardando l'orologio scoprì che erano le sette e mezza, ed era dunque mezz'ora abbondante in anticipo. Si sedette su una panchina, poi aguzzò l'occhio cercando di vedere se vi fosse qualche amico. Di solito prima di entrare si intratteneva con Michele e Luigi, ma evidentemente ancora non erano arrivati. Poi da lì si alzò e passeggiò qua e là.
"L'avete trovato?", fu la voce di una donna che egli udì. "No", le rispose un uomo. "Di solito gironzola da queste parti prima della scuola, lo troveremo di sicuro". Mattia si girò, e vide due uomini e una donna che discorrevano tra loro, in piedi vicino ad una panchina. Egli fu curioso di capire cosa stessero dicendo. Origliare, sapeva, era maleducazione, ma lui voleva capire almeno di cosa stessero parlando. Si avvicinò di soppiatto, e si posizionò dietro un cespuglio, fingendo di essere lì semplicemente in attesa come gli altri bambini. "Mi ricordate com'è questo ragazzotto?", chiese il terzo uomo. "Questa è l'ultima volta che lo ripeto", gli disse la donna. "Ha dieci anni, è magro, ha i capelli lunghetti, castani e crespi, gli occhi marroni". Mattia all'udire quelle parole fu colpito: "Ma questa non è la mia descrizione?", pensò tra sé. Egli divenne timoroso, e si rannicchiò nella speranza di non essere visto. Egli guardò gli altri bambini intorno. Poi scosse la testa: "Forse mi sbaglio, ci sono altri bambini che mi somigliano". "Di solito si veste in blu", disse ancora quella donna. Mattia si guardò indosso. "Oggi non ho nessun indumento blu", pensò. "Posso sentirmi tranquillo". Stava per rialzarsi disinvolto, finché udì l'altra frase: "Va a scuola solitamente con uno zaino della Fibers color rosso e un giubbotto verde scuro". Egli si rese conto che il suo giubbotto era davvero verde scuro e lo zaino era proprio color rosso della Fibers, si ricordò inoltre che altri giorni si vestiva di blu, il suo colore preferito. "Oh, mamma!", esclamò, alzando la voce. Si coprì la bocca con le mani. "Questi mi sentono", pensò. Provò ad alzarsi lentamente e a sbirciare. Vide che uno dei due uomini guardava nella sua direzione: era fregato. Poi si rannicchiò ancora, ma poiché non udiva alcuna reazione si rese conto che era ancora al sicuro. Mattia decise di allontanarsi da lì, di soppiatto. Rannicchiato camminò pian piano, cercando di non fare rumore. Una volta lontano si alzò eretto. Si girò: non l'avevano visto. Egli fece un respiro di sollievo. Guardò l'orologio e andò verso la scuola.
"Ehi, ragazzo!", era la voce che udì, non ancora uscito da quel parchetto. Si girò, e accadde proprio quello che non doveva accadere: uno dei due uomini lo stava inseguendo, e dietro di lui vi erano gli altri due un tantino più lontano. "Oh, mamma!", esclamò e in preda al panico scappò. L'uomo gli andò dietro. Mattia dovette fermarsi quando arrivò presso la strada. "Ehi, fermati, c'è una cosa che dobbiamo dirti, non vogliamo farti del male", gli disse ancora. Mattia guardò la strada: non aveva tempo di attraversarla in tutta fretta. Si girò, e vide che quell'uomo oramai era vicino.
Il suo desiderio di salvezza si concretizzò: una pigna, una bella grossa, cadde dall'albero proprio mentre quell'uomo ci passò sotto e lo colpì in pieno alla testa. Cadde morto, e i suoi compagni dovettero fermarsi per soccorrerlo. Mattia l'ultima cosa che vide fu la calca di gente intorno a quell'uomo, che era steso a terra e non si ripigliava e pareva nemmeno più respirasse. Poi Mattia attraversò la via ed entrò a scuola. "Glielo avevo detto che quel ragazzo è pericoloso e bisognava prestare attenzione", disse l'altro uomo alla donna mentre erano in attesa dell'ambulanza. "Il suo potere dovrebbe conoscerlo, e dovrebbe imparare a controllarlo". "Poverino, noi volevamo dirglielo, evidentemente l'abbiamo spaventato", gli disse la donna. "In preda alla paura e alle emozioni il suo potere in bene o in male si scatena. Dobbiamo provare diversamente, ma dobbiamo essere cauti: se saprà la verità tutta in una sola volta, sarà un trauma! Quel ragazzo ci servirà, la missione che dovrà fare è di vitale importanza e spero l'accetti, perché solo lui potrà farla". "Ci approcceremo così, dimmi che ne pensi: ci travestiremo da gelatai e con un furgoncino lo attenderemo all'uscita della scuola, e ritenteremo domani se necessario", le disse l'uomo. "Si, sono d'accordo, allora muoviamoci alla svelta! Non appena lui si riprende...", gli disse la donna. "Chissà se si riprende, sembra morto stecchito!", le disse l'altro.