Eufonico, in certi punti addirittura musicale, gronda tutto il mistero delle cose che accadono, che governano e comandano senza nulla concedere alla ragione.
Ed è lì che si nasconde l’orrore.
Non certo nella punizione dell’ottuso livore che tormenta i sogni del vecchio, inesorabile, eppure così piccina, fatta apposta perché anche l’umano non stenti a capirla.
L’orrore è altrove. È tutto nel nostro pretendere e supplicare che per un momento, anche uno solo, si possa dimenticare il silenzio.
Quello più buio, più spaventoso: il silenzio dell’anima. E fingerci salvi.
Nessun motivo perché il racconto debba essere più lungo, ha il passo solenne del nostro vagare credendo di avere una meta e ogni parola risuona in chi legge come il canto della civetta.
