Arimino, marzo 1282

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Arimino, marzo 1282

Mancava poco all’ora di buio quando giunsero nei pressi di Arimino. Magnifica, con le mura imponenti dalle quali sbucavano infinite torri e alti campanili, Rubiano fremeva dalla voglia di entrarci.
Con sua grande delusione, Bonaccorso evitò la porta della città e si diresse a nord, lungo il fossato, per un sentiero tra le capanne e gli orti. Rubiano sbuffò. Neppure una donna per il verso, ma solo megere coperte di stracci, bambini denutriti e vecchi malaticci.
Ai ritocchi dei Vespri, le guardie alla porta si ritirarono.
“Chiudono, e che il diavolo se li porti all’inferno!” imprecò tra sé e sé Rubiano. Addio speranze di fottere una putana di taverna! Si accorse dello scambio di occhiate tra Bonaccorso e Cecco. Quei figli di una meretrice si stavano divertendo alle sue spalle. «Ci saranno altre occasioni» borbottò sottovoce. Geremeo lo guardò: lo aveva sentito, prete maledetto!
Si accamparono sotto i pini, dove un rio sottile sfociava nel mare. Brizio vagò alla luce del tramonto, scegliendo tra le dune irte di cespugli spinosi le ramaglie secche per accendere il fuoco.
Cecco condusse le bestie ad abbeverarsi al fiume. Per la notte, le legarono ai tronchi dei pini.
Seduti attorno al fuoco, cenarono a carne salata di porco, pane nero e vino annacquato. Al calare dell’ombra, Bonaccorso dispose per la notte: «Tu, Cecco, rimarrai di guardia, e voi, Geremeo, darete il cambio, dal tocco della mezzanotte all’alba. E badate che non si spenga il fuoco.»
Geremeo farfugliò qualche parola.
«Se preferite, mio nobile signore, potete andarvene per i fatti vostri, e alla guardia provvederà Rubiano.»
Geremeo chinò il capo e tacque.
Si accucciarono attorno al fuoco. Spirava una leggera brezza di terra. Rubiano si avvoltolò nella coperta e cercò di prendere sonno. Le gambe dolevano di nuovo, e ringraziò il Signore che di non essere stato comandato per la guardia. Però, se fossero entrati in città...
Silenzio. Solo lo sciabordio delle onde e il crepitio della fiamma. E Carolo? E la mamma? Pregò la Beata Vergine del Monte che li proteggesse, e chiese perdono a Domineddio per i pensieri impuri.
Geremeo iniziò a grugnire come un cinghiale nel sottobosco.

Fu svegliato da una pedata. «Ma che diabŏle…»
Riconobbe la sagoma contro la luce del sole basso sul mare. «Gente in arrivo» sussurrò il capitano.
A capo scoperto, Bonaccorso brandiva la spada. Anche Geremeo aveva sguainato, e si atteggiava come un lepre tra i segugi. A qualche passo di distanza, Cecco si era inquattato tra i rovi, mentre Brizio dormiva accanto al fuoco.
Di traverso sul basto di un grande mulo scuro, un tizio panciuto avanzò lentamente sul sentiero. I capelli scuri, indossava una sopravveste di pelle, una camisa chiara di cotone e brache di fustagno. Calzava ricche scarpe di cuoio. Arrestò il mulo davanti a Bonaccorso. «Soldati?» chiese con un sorriso. Ma un leggero tremore tradì l’emozione.
«Soldati» rispose burbero il capitano. «E voi?»
«Gaddo, mercante aretino di stoffe, diretto a Bononia, mio buon signore.»
Gli occhietti vispi del mercante indugiarono sulle armi.
“Ha paura” pensò Rubiano.
«E di che abbisognate?» chiese Bonaccorso.
«Di nulla, mio buon signore. Nulla, ma…» ed esitò grattando la testa.
«Ebbene?» insistette il capitano.
Il mercante passò la mano dal capo alla pancia e riprese a grattare. «Mi chiedevo, mio buon signore, se foste in partenza e, nel caso, per dove.»
Stava prendendo coraggio e il sorriso era meno forzato.
«E perché mai vorreste saperlo?»
A dispetto della mole, il mercante balzò a terra e si profuse in un buffo inchino.
«La strada per Bononia è battuta dai malfattori al bando, e sono alla ricerca di una scorta. Sarei disposto a pagare.»
Bonaccorso fece un cenno in direzione di Cecco, che uscì dal nascondiglio. Impallidito, il mercante arretrò.
«Non andiamo a Bononia. Tuttavia, se il soldo è buono, potremmo accompagnarvi per un tratto, almeno per un paio di giorni di cammino» propose Bonaccorso. E rinfoderò.
Si appartarono per confabulare.
Il mercante fece di no più volte. Bonaccorso gli volse le spalle e lo lasciò davanti al mulo. Fece solo pochi passi.
«D’accordo, sia come volete. Ma state approfittando di un povero mercante.»
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