Il dono

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Racconto in WD: https://www.writersdream.org/forum/foru ... 6-il-dono/

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Sed entrò nella stanza e spinse la porta dietro di sé senza misurare la forza delle sue braccia giovani e muscolose. I cardini rugginosi protestarono e la porta si chiuse sbattendo.

Il vecchio seduto al tavolo posò appena lo sguardo su di lui e gli bastò. «So perché sei qui» gli disse.

«Non mi hai ancora toccato! Come fai a sapere...»

«Oh, non serve il contatto per capire che sei tormentato da dubbi. Basta guardarti. Hai borse da insonnia sotto gli occhi, i capelli sono ammassati e unti e la tua tunica mi dice che dimentichi di cambiarla da parecchi giorni di fila»

Sed si oscurò. Poi si lisciò un po’ la tunica e passandosi la mano tra i capelli chiese: «Puoi aiutarmi?»

Il vecchio annuì. «In tanti anni, non c’è mai stata una volta che le mie facoltà non siano state d’aiuto.»

«Può darsi che non sia mai venuto nessuno con un problema come il mio.»

«Può darsi. Non posso saperlo, finché non me ne parli.»

Il vecchio si appoggiò allo schienale e attese che il ragazzo parlasse. Ma Sed taceva e si guardava i lacci dei sandali.

«Senti, intanto siediti e dimmi il tuo nome» gli suggerì il vecchio indicando la panca davanti a lui.

Sed si sedette e sembrò rilassarsi un poco.

«Come ti chiami, ragazzo?»

«Sed.»

«Bene, Sed. E così hai bisogno d’aiuto. Il tuo aspetto mi ha suggerito che devi fare una scelta e che sei tormentato dai dubbi.»

«Devo scegliere se accettare il mio destino o rinnegarlo del tutto!» Quella rivelazione probabilmente gli era costata più fatica di quando lavorava la terra indurita dalla siccità.

«Cosa ardua dover rinnegare il proprio destino. Comunque, sei venuto nel posto giusto.» Il vecchio chiuse gli occhi e poggiò il dorso delle mani sul tavolo. «Toccami, dai!» lo incoraggiò.

Non appena le mani di Sed sfiorarono quelle del vecchio, questi le ritirò e si alzò di scatto, spalancando gli occhi. Anche Sed fu subito in piedi.

«Per mille fulmini, ragazzo! Sei un Veggente anche tu!»

Sed era mortificato e spaventato. «Il mio problema è proprio questo...»

«E, di grazia, cosa aspettavi a dirmelo?»

«Mi dispiace... io... non riesco ad accettarlo...»

«E fai fatica perfino a dirlo?»

«Be’... sì...»

«Allora, ascoltami bene! Sei un Veggente e questo è un fatto, non è una scelta. E il contatto tra Veggenti non è piacevole, se uno dei due non blocca volontariamente le visioni. Chiaro? È come mettere di fronte due specchi.»

«Non lo sapevo... mi dispiace...»

«Sì, l’avevi già detto, va bene.» Il vecchio si sedette di nuovo. «Torna seduto anche tu» ordinò.

Sed si sistemò sulla panca. «Mi aiuterai?»

«Vediamo se ho capito bene. Vorresti rifiutare il tuo destino di Veggente?»

«È perché... vedi, da quando ho iniziato ad avere le prime visioni... con tutto il rispetto per te, che sei un Veggente... io... non mi piace! I miei amici mi hanno...»

«Abbandonato?»

«Sì. E la ragazza che amo non mi...»

«Guarda più?»

«Sì! E i miei genitori hanno quasi...»

«Paura di te?»

«Ci sei passato anche tu, vero?»

«È un percorso doloroso, per persone speciali. Tu sei speciale, Sed.»

«Io non volevo questo, per me! Volevo essere una persona come le altre!»

«Sed, devi riflettere meglio e cambiare prospettiva. Immagina il tuo destino da Veggente con occhi positivi: hai la possibilità di aiutare migliaia di persone e di rendere migliore il mondo là fuori.»

«Parli così perché già vorresti che io divenissi il tuo successore? E mi facessi carico del tuo fardello?»

«Fardello? Parlo così perché ho vissuto una vita intera da Veggente. Sed, tu hai un dono meraviglioso. Le persone normali non lo hanno e questo suscita in loro paura o invidia e finiscono per ferirti.»

«Potrei davvero bloccare le visioni?»

«Certo. Puoi e devi imparare a farlo. Posso insegnarti io.»

«Potrei anche bloccarle per sempre?»

«Sì, potresti. Ma dimmi, Sed, se tu avessi avuto le ali, avresti rinunciato a volare? Per sempre?»

«Non è la stessa cosa...»

«Pensaci, Sed. Tu hai qualcosa che ti distingue dagli altri e che ti innalza al di sopra di loro. Vorresti essere normale. Ma chi è normale, in realtà? La minoranza capace di compiere azioni impossibili o la massa che non possiede quelle facoltà? E se noi fossimo normali e tutti gli altri fossero persone imperfette?»

«Questa è la tua opinione.»

«Se sei venuto a chiedere aiuto a un Veggente, anche la tua opinione non sarà molto lontana. Devi spostare il tuo punto di vista. La nostra città sembra un’altra, se la guardi da un’altra collina.»

Il giovane tacque e tornò a guardarsi i sandali.

«Ricordo bene quando anch’io sono stato assalito dai dubbi, tanti anni fa. Proprio come te.» Il vecchio piegò le labbra in un ironico sorrisetto. «Anch’io andai a cercare un Veggente a cui chiedere consiglio. E posso dire che sono davvero felice della decisione che presi.»

«Hai avuto lo stesso una famiglia?»

Il vecchio non riuscì a trattenere una risata spontanea. «Certo, cosa credi? Ho avuto moglie e figli. Centinaia di figli, se conto anche tutte le persone a cui ho risolto problemi e che non hanno più smesso di venire a trovarmi con affetto.»

«Dunque, non è così terribile?»

«Per niente, una volta accettato. E per accettarlo devi aprire la mente. Allarga i tuoi confini, Sed. Oltrepassa i tuoi vecchi limiti e giungi a nuove consapevolezze.» Strizzò l’occhio al giovane. «Ti piacerà.»

Si alzò in piedi, girò intorno al tavolo e si avvicinò alla panca. «Devo bloccare le mie visioni, altrimenti non posso neppure sfiorarti.» Chiuse gli occhi e li riaprì poco dopo. «Ecco, ora posso stringerti la mano.»

Anche Sed si alzò e intrecciò la mano in quella del vecchio. Con quel contatto ebbe tutte le conferme alle parole del Veggente. Vide i suoi ricordi, partecipò alla sua serenità e desiderò il suo appagamento.

«Mi piacerà... Perché no? Mi piacerà!» Tutta la tensione che lo aveva angosciato lo abbandonò. Aveva deciso. «Sarei dovuto venire prima... È davvero difficile sfuggire al proprio destino.»

«Forse addirittura impossibile! Quello che conta è che ora sei qui.» Negli occhi del Veggente brillava una luce gioiosa. «Benvenuto al di là dei tuoi limiti, Sed.»
Alessandra Dell'Amico
www.polveredargento.it

Re: Il dono

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Ciao, @polveredargento .
Il tuo racconto ci presenta un dialogo fra un vecchio e un ragazzo, entrambi hanno ricevuto lo stesso dono, quello della chiaroveggenza, ma mentre il vecchio, dall’alto della sua esperienza, ha accettato con serenità il suo destino e ha vissuto il dono come un arricchimento, senza farsi troppi problemi, il ragazzo ha mille dubbi sulla strada che gli è stata imposta e li manifesta nel dialogo con il veggente anziano.
Il primo appunto che ti faccio è sulla grafica: perché hai scelto di lasciare tutti quegli spazi bianchi fra una battuta e l’altra? Li trovo superflui e li eliminerei.
Il dialogo è scorrevole, nella sua semplicità, però a mio parere rischia di risultare un po’ piatto. Tutto fluisce senza intoppi ma anche senza un guizzo, un particolare che colpisca, che infiammi la lettura, tale da rimanere impresso nella mente del lettore (almeno nella mia). Non ci sono errori, non ci sono refusi, il linguaggio è ordinato, il discorso consequenziale, ma a mio parere non basta. Dovresti cercare di dare più forza al linguaggio, di ampliare la storia al di là del dialogo, aggiungendo magari degli elementi che possano catturare l’attenzione del lettore, e che rendano il racconto più coinvolgente. Perché è questo il limite maggiore del brano, la mancanza di coinvolgimento.

Sed, devi riflettere meglio e cambiare prospettiva. Immagina il tuo destino da Veggente con occhi positivi: hai la possibilità di aiutare migliaia di persone e di rendere migliore il mondo là fuori.»

Qui, per esempio, puoi conferire maggiore intensità alle parole del vecchio, perché risulti più autorevole, magari arricchendo con qualche metafora e usando un linguaggio meno convenzionale.

Pensaci, Sed. Tu hai qualcosa che ti distingue dagli altri e che ti innalza al di sopra di loro. Vorresti essere normale. Ma chi è normale, in realtà? La minoranza capace di compiere azioni impossibili o la massa che non possiede quelle facoltà? E se noi fossimo normali e tutti gli altri fossero persone imperfette?»

Questo mi piace.

Devi spostare il tuo punto di vista. La nostra città sembra un’altra, se la guardi da un’altra collina»


Anche questo mi piace. La metafora arricchisce il discorso.

Anche Sed si alzò e intrecciò la mano in quella del vecchio. Con quel contatto ebbe tutte le conferme alle parole del Veggente. Vide i suoi ricordi, partecipò alla sua serenità e desiderò il suo appagamento.

«Mi piacerà... Perché no? Mi piacerà!» Tutta la tensione che lo aveva angosciato lo abbandonò. Aveva deciso. «Sarei dovuto venire prima... È davvero difficile sfuggire al proprio destino.»

Qui, l’accettazione da parte del ragazzo appare troppo repentina, priva di profondità. Potresti articolarla meglio, sembra difficile che lui cambi opinione così su due piedi solo per quello che gli ha detto il veggente. Per farlo avresti bisogno di allungare il racconto, e forse d’impostarlo diversamente, non limitandoti soltanto al dialogo. Capisco però che la tua è una scelta precisa, hai voluto scrivere un racconto fondato sul dialogo, facendo emergere i due punti di vista contrapposti ed escludendo tutto il resto. E farlo bene è più difficile di quanto pensiamo.

In definitiva, il racconto è piacevole da leggere, ma secondo me necessiterebbe di una marcia in più per renderlo più accattivante. Sono sicura che, lavorandoci sopra, riuscirai a trovarla.
Sperando di esserti stata utile, ti saluto e mi auguro di rileggerti presto.

Re: Il dono

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Ciao, @Mafra!

Devo ringraziarti per la tua attenta lettura e tutta l'analisi fatta e scusarmi: mi sono accorta solo poco fa che avevi commentato il mio racconto.
"Il dono" era nato per un contest di tanti anni fa, con un limite massimo di caratteri e non sono stata brava a capire cosa sacrificare e cosa no...
Lo avevo da poco pubblicato su WD, sistemandolo appena un po' (non dedico alla scrittura il tempo che vorrei!!!) e poi è stato "traghettato" qui, motivo per cui sono anche comparsi in autonomia tutti quegli spazi bianchi tra le righe!
Ho apprezzato con sincerità i tuoi consigli che tengo ben presenti per tutto quello che - forse - scriverò di nuovo. E naturalmente grazie per ciò che ti è piaciuto: i complimenti sono sempre ossigeno!
Mafra ha scritto: sembra difficile che lui cambi opinione così su due piedi solo per quello che gli ha detto il veggente
Questa osservazione mi era già stata fatta e, in effetti, e avevo creduto di aver rimediato con l'aggiunta delle sensazioni percepite da Sed durante il contatto, che lo fanno partecipe della serenità del vecchio e gli fanno compiere la decisione finale... Dovrò proprio studiare altre vie!

Ciao e grazie di tutto!

Alessandra
Alessandra Dell'Amico
www.polveredargento.it

Re: Il dono

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@polveredargento ciao, è la prima volta che ti leggo ma non sarà certo l'ultima.

spalancando gli occhi. Anche Sed
Anche Sed... deve andare a capo

Anche a me il testo, come a Mafra, risulta debole nello stile narrativo, diciamo che manca un po' di personalità. Corretto sì, scorrevole anche, ma rimane lì ,senza impennate. Ad esempio, potresti sfruttare il come e il perchè gli amici lo evitano. Magari, con il suo "dono" ha scoperto vizi privati? Lo stesso per i genitori e la fidanzata. Invece di dire:

È perché... vedi, da quando ho iniziato ad avere le prime visioni... con tutto il rispetto per te, che sei un Veggente... io... non mi piace! I miei amici mi hanno...»

«Abbandonato?»

«Sì. E la ragazza che amo non mi...»

Ecco, questa parte potresti renderla più intrigante, comunicando al lettore quali sono concretamente "i guai" che gli porta la chiaroveggenza.
Inoltre le motivazioni del conflitto devo essere mostrate e non riportate. Così come lo hai scritto tu non specifichi niente e tutto rimane poco convincente.

Ti rileggerò volentieri
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