Qualche tempo fa ho letto la storia di Billy Milligan. Una storia vera che mi ha impressionato.
Ventiquattro personalità completamente diverse hanno convissuto e dialogato nella stessa mente. Allucinante! Avevo cominciato questo racconto per capire come gestire un dialogo senza ambientazione, tag di dialogo o verbi di azione, tipo sorrise, si grattò la testa o alzò gli occhi al cielo. Niente di tutto questo può avvenire tra gli alter che abitano una mente. Volevo usare solo dialoghi e farne un racconto.
Spero di essermela cavata più o meno bene.
Ventiquattro personalità completamente diverse hanno convissuto e dialogato nella stessa mente. Allucinante! Avevo cominciato questo racconto per capire come gestire un dialogo senza ambientazione, tag di dialogo o verbi di azione, tipo sorrise, si grattò la testa o alzò gli occhi al cielo. Niente di tutto questo può avvenire tra gli alter che abitano una mente. Volevo usare solo dialoghi e farne un racconto.
Spero di essermela cavata più o meno bene.
«Non puoi fumare adesso, stiamo aspettando la terapia. E poi, hanno dovuto legarti alla sedia, dove vorresti andare? Lascia che sia io a prendere le pillole, se vuoi che ci dimettano. Lo sai, con me sono più comprensivi.»
«Non rompere, non fai altro che parlare della terapia, non voglio prendere quelle pillole, mi fanno stare male, mi fanno venire i vuoti di memoria. Prima eri tu quello che dormiva tutto il giorno, adesso, io sto via sempre di più. Che cazzo succede quando non ci sono? E poi, sempre a dire il dottore qui, il dottore lì; ci sta fottendo! Sei sempre il solito scemo.»
«Te lo chiedo per favore, dobbiamo fare la cura. Devo tornare da Marina, le ho fatto una promessa. Fammi tornare da lei. Il dottore dice…»
«Perché vuoi andare da quella rompipalle che stava sempre a criticare, non me ne frega niente di lei. Se riusciamo a uscire da qui, te lo faccio vedere io, voglio ammazzarla di botte, anzi prima la scopo e poi l'ammazzo.»
«Lei mi amava, ci amavamo. Aveva paura di te... Non aveva fatto niente e tu? L'hai picchiata. È stata colpa tua se mi ha lasciato, sei crudele, mi hai scavalcato mentre ero con lei. Hai infranto le nostre regole. »
«Tutti abbiamo infranto le regole, qui dentro. Tu dormivi quasi sempre, gli altri venivano fuori a ogni piccolo cambiamento esterno. Ho dovuto lottare per ogni problema che creavano la fuori, ma sono io il più forte: li ho confinati tutti. E tu vorresti confinare me? Te lo scordi mio caro.
«Non ti credo, che vuoi dire. Io avverto la tua presenza e basta. Il dottore me lo avrebbe detto. Gli ho parlato di te, lui sa che tu ci sei, mi ha chiesto di te e di nessun altro.»
«Il dottore, certo. Sei diventato il suo amichetto vero? Ora l'ho capito, vuoi farmi sparire per fare il tuo comodo con lui, scordatelo, non potrai mai liberarti di me.»
«Io...io non credo, non sono più un bambino. Prima mi bastava spostare l'attenzione, ti ricordi? Quando papà ci faceva quelle cose, io non potevo sopportarlo ma tu sì. Io non meritavo le cose che ci faceva papà....io gli volevo bene, ma non avevo scampo, per questo sei arrivato, perché tu eri…ma ora sei diventato come lui, io no, io voglio sposare Marina, le ho promesso che sarei tornato e lo farò.»
«Papà non ti voleva bene, nessuno ti vuole bene. Non fare lo scemo e scordati quella stronza. Dammi una mano, cerchiamo di liberarci da queste cinghie prima che entri l’infermiere.»
«Il dottore ha detto che ora dipende soltanto da me. La cura sta funzionando e tu dovrai andartene, non possiamo sopravvivere insieme. Vuoi farti punire? Ok, soffrirò anch'io, ma non andrò via. Tra poco tempo sparirai, io uscirò da questo posto e andrò da Marina, mi perdonerà e la sposerò; Prendi la pillola e non ci pensare»
«Mi avete rotto le palle, tu, la tua cura e quella stronza che, per due schiaffi, ha chiamato la polizia; ci avessi combinato qualcosa almeno tu. Amore platonico del cazzo. Mi avessi dato retta, noi…
«Zitto, sta arrivando, ricordati che se rifiuti la terapia andrà sempre peggio per noi. Io non rinuncerò a Marina.»
«Buongiorno signorine, vi avverto, oggi mi girano. Il primo che fa storie finisce in isolamento prima che se ne renda conto.»
« Eccolo quel maiale nero, scommetto che si caga sotto se comincio a dar di matto. Dai, divertiamoci un po', mettiamogli paura; gli voglio saltare addosso e prenderlo per il collo. Ti ricordi quella volta che papà ci ha legato in cantina? Ci hai messo un minuto a uscire dai nodi, fallo ancora, ti prego, quanto vorrei cavargli gli occhi. Tanto non la prendo la pillola, non ci penso proprio ad andarmene a dormire.»
«Sì che la prenderai, lo sai. Lo costringerai alle maniere forti ma, la prenderai. Guarda Benito, nemmeno se ne è accorto; poveraccio mi fa una pena, sembra così solo. Tra poco toccherà a tei»
«Sei sempre stato un rammollito. Ma chissene frega di quello scemo di Benito, io voglio andarmene da qui ora. Guardagli quelle dita grasse e nere, sembrano merda di cane, ti rendi conto? Maledetto schifoso negro, Non voglio che mi passi la terapia, mi fa schifo.»
«Per favore non dire niente, smettila, che ti frega se è nero o giallo.»
«Senti, ti ricordi del mio piano? Facciamolo stanotte, poi andiamo da Marina, la facciamo fuori, prendiamo la sua macchina, i suoi soldi e ce ne andiamo in Spagna, alle Canarie.»
«Ti ho detto di no! Io devo tornare da lei.»
«E ora tocca al nostro Luigi, chi c’è al citofono? Lo svitato o il babbeo? Ma guardati, ti hanno infiocchettato come un salame. Ti conviene non fare storie e aprire la bocca, altrimenti chiamo Oscar, ti faccio tappare il naso e, bada Gige', se la sputi ti addormentiamo e questa pillola te la mettiamo nel culo.»
«Cazzo vuoi? sei solo una merda in camice bianco, non mi serve quella cazzo di pillola, stramaledetto tu e tutta la tua razza di scimmie schifose…»
«Oscar! Trattamento speciale al numero sette. Subito!»
«No! No, vattene lontano da me, negro di...mmhm schifossmmh..»
***
«Buongiorno Luigi, chiudi la porta e siediti.»«Buongiorno dottore, bello il suo studio, non ero mai stato qui.»
«Infatti, qui passano solo quelli che se ne vanno. Oggi è il tuo ultimo giorno, no? Stavo controllando la tua scheda. Niente sintomi negli ultimi otto mesi. Ormai posso dire che sei guarito, contento?»
«Sono felice, dottore, gli amici dell'Associazione Diamounamano mi aspettano per pranzo, ci sarà una festa in mio onore.
«Bene, mi congratulo per la tua determinazione. Sono certo che riuscirai a rifarti una vita.»
« Si, sicuramente, in questi due anni non ho pensato ad altro. Grazie dottore.»
«Ti firmo la ricetta e puoi andare, non scordarti di passare in segreteria per il primo appuntamento di controllo, dovrai continuare con la terapia e farti rivedere ogni tanto.»
«Non lo dimenticherò. Ora la saluto dottore, gliel'ho detto, mi aspettano.»
«Vai, vai e comportati bene.»
***
«È strano, non mi sento poi così diverso, e non è cambiato niente neanche fuori alla fine. Prendo il tram o faccio una camminata? Cammino, mi piace guardarmi la punta delle scarpe che fanno la spola sulla loro ombra»«Non andiamo a pranzo vero? Stiamo andando da Marina?»
«Io vado a trovare Marina, le faccio una sorpresa.»
«La ammazziamo vero?»
«Questa era la tua intenzione. Lei capirà la mia non appena mi vedrà. Tu capirai piano piano, ma sarà troppo tardi.»
«Cosa? Sono ancora qui nonostante tutto, ammetto che sei diventato bravo, ma ora che siamo fuori io...»
«Non la spaventerai stavolta, non la toccherai, lei non vedrà nemmeno l'ombra di te sul mio viso. Tu non esisti, qui dentro sei solo un ricordo che sta per svanire e per sempre.»
***
«Oooh, sarà davvero un bel volo! Ma tu guarda che cazzo di situazione di merda. Ma davvero ci credevi che ti avrebbe perdonato? Eccola la sotto la tua troia, guardala, scommetto che non vede l’ora. Di la verità, un po’ tu te l'aspettavi, vero? »«Sì, ma è solo colpa tua,»
«Dai, ma hai visto che stronza? Invece di perdonarti ha chiamato di nuovo la polizia. Non le importa niente di te, Le hai detto che vuoi suicidarti e lei ti ha detto ammazzati.»
«Le peserà sulla coscienza per il resto della sua vita. Non mi dimenticherà.»
«Oddio, che scemo sei. Pensa che scena: ti raccoglieranno in mezzo a un lago di sangue, le braccia spezzate e la testa spaccata. Dai, fallo! Mi perderò il divertimento ma, a questo punto, il pensiero mi dà perfino sollievo. Bèh, Che aspetti? Cos'è, vuoi mica tornare indietro adesso? Stanno arrivando anche i pompieri, le senti le sirene? Dai! Spicchiamo il volo.»
«Non ci riesco perché tu sei qui, voglio farlo da solo.»
«Lo so, per questo io ci sono sempre stato, per impedirtelo ogni volta che ci hai provato. Risolvevo sempre i nostri problemi: procuravo i soldi, le donne ... ma adesso, vuoi fare di testa tua? Sei tu che comandi? Allora accomodati, o vuoi restare su questo parapetto tutto il giorno?»
«Aspetto che tu stia zitto.»