Grandi e piccoli

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Commento

«Smettila di chiederlo, lo sai già che non ci puoi andare,» dice mamma.
Eva fissa le sue sorelle che corrono su e giù per lo scivolo insieme agli altri bambini.
«Qui ci sono solo i piccoli, mamma,» prova ancora. «Le mie amiche sono nel cortile della scuola. Perché loro sì e io no?»
«Forse loro non sanno che non si può entrare. Forse le loro mamme non gliel’hanno detto.»
Eva ha l’impressione che ci sia qualcosa che mamma non sta dicendo, ma non sa cosa sia. Sbuffa e si appoggia allo schienale della panchina.
«Mi annoio senza le mie amiche.» Mamma non batte ciglio, non la guarda nemmeno. Le sorelle di Eva le gridano di andare a giocare con loro, lei scuote la testa e spera che non insistano. È troppo grande per fare lo scivolo con i bimbi dell’asilo. Non per lo scivolo, quello le piace, sono i bambini a essere troppo piccoli.
Da qualche settimana le sue amiche si ritrovano nel cortile della scuola materna; da quando il comune l’ha rimesso a nuovo e hanno montato i giochi, è diventato il posto più bello del mondo. E così tutti ci vanno. Tutti a parte Eva. Perché è proibito. I maestri della scuola materna hanno appiccicato un cartello grande come una lavagna sul cancello: Proibito entrare in cortile e usare i giochi quando la scuola è chiusa. Cioè proibito sempre, perché quando la scuola è aperta i giochi li usano i piccoli.
Dopo le prime incursioni delle sue amiche, i maestri hanno avvertito le mamme che avrebbero chiamato la polizia se non avessero tenuto le figlie sotto controllo. 
«Un disastro,» hanno detto i maestri sconsolati. «Cartacce e lattine ovunque. L’altalena è già rotta. Questi giochi sono per i piccoli, non per i grandi.»
La mamma di Eva ha preso l’avvertimento sul serio, così a Eva non è permesso andarci. Perché le sue amiche non hanno paura che le vedano i maestri? Perché non hanno paura che le sgridi la polizia? Perché non hanno paura di essere messe in punizione dai genitori? Eva è certa che se lei entrasse a giocare e venisse scoperta, sua mamma la metterebbe in punizione e si arrabbierebbe molto perché ha disobbedito.
Un momento, però. Se venisse scoperta.
«Mi annoio,» ripete Eva facendo dondolare i piedi dalla panchina.
Mamma distoglie lo sguardo dal libro e le sorride. «Vai a giocare con le tue sorelle se non sai cosa fare.»
Le sorelle di Eva sono due e gridano come pazze insieme agli altri piccoli della materna e dell’asilo. Non c’è pericolo che Eva vada a correre con lo loro, se passasse qualcuno della sua classe e la vedesse penserebbe che fa giochi da bambina, mentre lei è una ragazzina. «Posso fare un giro in bici?»
Mamma sembra pensarci un momento, Eva ha paura che dica di no e allora finirebbe a giocare coi piccoli, perché su quella panchina non ci vuole più stare.
«Va bene, solo dentro il parco però.»
Eva annuisce a scatta verso la bici che ha lasciato contro la ringhiera dello spazio giochi. Salta in sella e saluta la mamma che ha ancora l’espressione strana di prima. Vorrebbe dire qualcosa che però tiene chiuso in bocca.
Eva pedala lungo il sentiero verso la fontana al centro del parco, da lì girerà a sinistra, fino al cancello principale e uscirà sul marciapiede. La scuola materna è proprio lì a fianco, quindi non è proprio come disobbedire del tutto.
Si gira, mamma è già scomparsa dietro gli alberi e la gente che passeggia. Non la vedrà.
Arrivata al cancello principale frena, mette giù i piedi e guarda verso le inferriate che dividono il parco dalla scuola materna. Sente le risate delle amiche arrivare da dietro gli alberi. Di sicuro sono in altalena, quella nuova che al posto del sedile ha una ciambella nera su cui si può salire in due. Anche in tre. È così che si è rotta l’altra. Eva ha sentito che lo raccontavano a scuola e ridevano. Loro. Lei non ci è potuta andare.
Inforca i pedali, esce dal cancello e copre i metri che la separano dalla scuola. Eva frena e si attacca alla ringhiera con le mani.
«Ciao, ragazze!» Le sue amiche se ne stanno appollaiate sull’altalena, le gambe attorcigliate fanno pensare che non siano tre, ma una specie di mostro con tre corpi e tre teste.
«Eva! Finalmente! Vieni, ci stai anche tu.»
«Non posso.»
«La mamma non vuole?»
«Hai paura che la polizia ti metta in prigione?»
«Dai, Eva, non fare la fifona, non ci vede nessuno!»
È vero, nessuno dei passanti presta attenzione a quello che succede nel cortile della scuola; quelli che guardano sorridono e vanno per la loro strada.
Eva è tentata. Potrebbe entrare per qualche minuto.  Nessuno lo verrebbe a sapere, né la mamma né la polizia. Eva scende dal sellino e appoggia i piedi a terra, le fa male lo stomaco e non riesce a smettere di pensare a mamma. A cosa è giusto e a cosa è sbagliato. Non sa decidere, non riesce a capire. L’unica cosa certa è che mamma si arrabbierebbe se la scoprisse e a Eva non piace per niente essere sgridata. Risale sulla bici, gira il manubrio in direzione del parco.
«Oggi non posso, ragazze, devo badare alle mie sorelle, volevo solo salutarvi.» Eva saluta con la mano, le sue amiche rispondono ridacchiando e poi lei rientra nel parco.
Ci andrò un altro giorno, pensa Eva e mentre pedala verso le altalene le passa il mal di pancia.
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Re: Grandi e piccoli

2
Ciao @Kikki ,
voglio provare a scriverti le mie impressioni da "lettore di storie della buona notte per una figlia che va alle elementari" :)

Secondo me l'inizio "in media res" é troppo ostico per un bambino, perché deve capire subito tante cose e la questione dei due parchi giochi, uno pubblico e uno dell'asilo, non é immediata. Io stesso l'ho dovuto rileggere più volte perché non capivo se c'era una scuola elementare vicino ad un asilo o un giardino pubblico vicino a una scuola e l'età approssimativa dei bambini. Proverei a semplificare ulteriormente rimarcando gli stessi termini in modo che di capisca la differenza tra asilo-bambini piccoli da una parte e giardino-bambini grandi dall'altra. Ripeterei questi termini per sottolineare la separazione netta in modo che un giovanissimo lettore la colga subito.
Kikki ha scritto: Oggi non posso, ragazze,
Toglierei "ragazze" perché non mi suona autentico, per lo meno in questo contesto. C'é una bimba appena arrivata e saluta un gruppo di amiche come una modella di Milano che entra in un locale chic? Potrebbe farlo solo se fosse il tipo di bambina che ama atteggiarsi come una mamma snob, ma da quanto segue si desume che non é questo il caso.
Kikki ha scritto: Arrivata al cancello principale frena, mette giù i piedi e guarda verso le inferriate che dividono il parco dalla scuola materna. Sente le risate delle amiche arrivare da dietro gli alberi. Di sicuro sono in altalena, quella nuova che al posto del sedile ha una ciambella nera su cui si può salire in due. Anche in tre. È così che si è rotta l’altra. Eva ha sentito che lo raccontavano a scuola e ridevano. Loro. Lei non ci è potuta andare.
Mi é piaciuta questa parte perché mi immagino mia figlia che si immedesima nella piccola avventuriera e pensa con rammarico alla disavventura dell'altalena rotta. Mi dilungherei giusto un pochino sulla dinamica della rottura (ai piccoli queste cose piacciono!), tipo "È così che si é rotta l'altra, perché tre bambini ci saltavano sopra giocando ai pirati, e quando si é spezzata la catena che la sosteneva c'é stato un gran rumore e per poco il bimbo che faceva il capitano della nave non si é rotto la testa..."

Mi sembra che in generale i giovani lettori possano gradirla!

Un saluto, a presto

RC

Re: Grandi e piccoli

3
RicMan ha scritto: o stesso l'ho dovuto rileggere più volte perché non capivo se c'era una scuola elementare vicino ad un asilo o un giardino pubblico vicino a una scuola e l'età approssimativa dei bambini.
è colpa mia che ho fatto confusione tra i termini. In ogni caso, nella realtà dei fatti, perché di realtà si tratta, c'è un parco con dentro una zona giochi, a fianco ci sono un asilo nido e una scuola materna.
La Eva del mio racconto, come quella della realtà, ha 8 anni e questa è una storia vera. Come al solito realtà e narrazione cozzano  :)
RicMan ha scritto: Secondo me l'inizio "in media res" é troppo ostico per un bambino, perché deve capire subito tante cose
ti do ragione se parliamo di piccoli, di bimbi che non sanno ancora leggere in autonomia o che stanno imparando. Dagli otto in su non credo abbiano grossi problemi a seguire la storia, una volta messo a posto il problema delle troppe scuole e parchi  :D
RicMan ha scritto: Toglierei "ragazze" perché non mi suona autentico, per lo meno in questo contesto.
eppure, anche questa è amara realtà. È vero, però, suona posticcio anche a sentirlo dire a una bambina di 8 anni, non solo a leggerlo  :)
RicMan ha scritto: Mi sembra che in generale i giovani lettori possano gradirla!
hai proprio ragione, sono andata a correggere.
Grazie mille, @RicMan, molto utile e gradito  :flower:
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Re: Grandi e piccoli

4
Kikki ha scritto: Commento

«Mi annoio senza le mie amiche.» Mamma non batte ciglio, non la guarda nemmeno.
Dopo le virgolette chiuse dovresti andare a capo. Ogni personaggio deve avere uno spazio suo.
Kikki ha scritto: Commento

Un momento, però. Se venisse scoperta.
Qui la ragazzina valuta il rischio e cede all'idea di disobbedire
Kikki ha scritto: Commento

Inforca i pedali, esce dal cancello e copre i metri che la separano dalla scuola. Eva frena e si attacca alla ringhiera con le mani.
«Ciao, ragazze!» Le sue amiche se ne stanno appollaiate sull’altalena, le gambe attorcigliate fanno pensare che non siano tre, ma una specie di mostro con tre corpi e tre teste.
Qui siamo difronte alla scelta
Kikki ha scritto: Commento

«La mamma non vuole?»
«Hai paura che la polizia ti metta in prigione?»
«Dai, Eva, non fare la fifona, non ci vede nessuno!»
La solita "cattiveria" dei bambini che istigano il compagno (in questo caso la compagna) a trasgredire.
Kikki ha scritto: Commento

«Oggi non posso, ragazze, devo badare alle mie sorelle, volevo solo salutarvi.» Eva saluta con la mano, le sue amiche rispondono ridacchiando e poi lei rientra nel parco.
Ci andrò un altro giorno, pensa Eva e mentre pedala verso le altalene le passa il mal di pancia.
Il trionfo di Eva, la sua autodeterminazione. Ormai è lì e potrebbe entrare, ma decide di non disobbedire alla madre, si potrebbe dire per paura, ma il fatto che subito le passi il mal di pancia significa, invece, che ha capito e ha scelto da sé. 
Kikki ha scritto: «Un disastro,» hanno detto i maestri sconsolati. «Cartacce e lattine ovunque. L’altalena è già rotta. Questi giochi sono per i piccoli, non per i grandi.»
Anche questo pezzo ha la sua importanza in un racconto per bambini. Sensibilizzarli al rispetto per le cose altrui è importante. E se Eva rammenta la frase è perché l'ha recepita.

A me è piaciuto, forse  manca di qualche pennellata colorante? O, come sostiene @RicMan, di qualche particolare infantile che possa affascinare di più un lettore bambino? Anche nel racconto precedente ti abbiamo fatto lo stesso appunto, ma capisco bene che gli otto anni sono un'età strana, soprattutto al giorno d'oggi. Non sono un'esperta di racconti per bambini, ma qui credo tu volessi mostrare, come dice il titolo stesso, il rapporto tra grandi e piccoli. E, in tal senso, questo è un racconto educativo e non una favola con gli eroi da cartoneanimato. Quindi direi che va bene. 

Re: Grandi e piccoli

7
@Atlab the Alchemist grazie per la lettura, non mi è molto chiaro cosa intendi nel dettaglio.
Capisco che in generale il mio racconto non è stato di tuo gusto e non condividi le mie scelte. Se ne hai voglia, mi piacerebbe molto sentire di più, che cosa non funziona e perché? Non capisco che significa "l'incipit non è", capisco che non va bene, secondo te, se mi potessi spiegare perché, vorrei davvero saperlo. Qual è il punto del naufragio? Il finale che va in loop è una cosa positiva o negativa?  :)
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Re: Grandi e piccoli

8
@Kikki 
scriviamo entrambi. Ma in modo diverso. Ci sono incipit paragonabili al volo di un albatross. Il tuo lo rincorre da vicino. 
Si può essere più lenti all'inizio per poi decollare maestosi.
Tempo fa lessi Milan Kundera. Un genio. Musicale e letterario, nel senso che ti sembra di ascoltare una musica particolare durante la lettura. Un avvilupparsi intenso di idee limpide come l'acqua. Magari si potesse tendere. In qualche modo.
Poi vi è qualcosa che lega la coda con la testa della storia. Come un intenso loop primordiale teso allo sviluppo di qualcosa (la vita stessa del racconto?) o all'implosione. 
Ma siamo in un'officina e abbiamo tutti da imparare. Le mie sono le impressioni di un muto loquace.
Ti abbraccio
Atlab

Re: Grandi e piccoli

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ciao @Kikki . Non sono un appassionato di racconti per bambini o giù di lì. Ti lascio volentieri un mio parere.
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«Smettila di chiederlo, lo sai già che non ci puoi andare,» dice  la mamma.
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Il dialogo tra madre e figlia apre la scena al parco giochi. Io avrei messo " la mamma", risulta più chiaro chi è la voce narrante.
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Eva fissa le sue sorelle che corrono su e giù per lo scivolo insieme agli altri bambini.
«Qui ci sono solo i piccoli, mamma,» prova ancora. «Le mie amiche sono nel cortile della scuola. Perché loro sì e io no?»
«Forse loro non sanno che non si può entrare. Forse le loro mamme non gliel’hanno detto.»
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Credo che la scena che proponi sia di comune esperienza. Chi non è mai andato al parco giochi e detto ai propri figli " quel gioco non è per te"?.
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Eva ha l’impressione che ci sia qualcosa che mamma non sta dicendo, ma non sa cosa sia. Sbuffa e si appoggia allo schienale della panchina.
«Mi annoio senza le mie amiche.» Mamma non batte ciglio, non la guarda nemmeno. Le sorelle di Eva le gridano di andare a giocare con loro, lei scuote la testa e spera che non insistano. È troppo grande per fare lo scivolo con i bimbi dell’asilo. Non per lo scivolo, quello le piace, sono i bambini a essere troppo piccoli.
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In effetti appare evidente che la bambina  voglia fare ancora i giochi dei piccoli, a dimostrazione che non si finisce mai di rimanere tali. 
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«Un disastro,» hanno detto i maestri sconsolati. «Cartacce e lattine ovunque. L’altalena è già rotta. Questi giochi sono per i piccoli, non per i grandi.»
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Ecco un'altra scena in cui ci si trova a riguardo le condizioni dei parchi giochi.
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La mamma di Eva ha preso l’avvertimento sul serio, così a Eva non è permesso andarci. Perché le sue amiche non hanno paura che le vedano i maestri? Perché non hanno paura che le sgridi la polizia? Perché non hanno paura di essere messe in punizione dai genitori? Eva è certa che se lei entrasse a giocare e venisse scoperta, sua mamma la metterebbe in punizione e si arrabbierebbe molto perché ha disobbedito.
Un momento, però. Se venisse scoperta.
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Gli avvertimenti della mamma e il continuo ritornare al gioco non concesso, comincia a essere troppo al centro del racconto, appesantendolo.
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Eva pedala lungo il sentiero verso la fontana al centro del parco, da lì girerà a sinistra, fino al cancello principale e uscirà sul marciapiede. La scuola materna è proprio lì a fianco, quindi non è proprio come disobbedire del tutto.
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idem
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«Ciao, ragazze!» Le sue amiche se ne stanno appollaiate sull’altalena, le gambe attorcigliate fanno pensare che non siano tre, ma una specie di mostro con tre corpi e tre teste.
«Eva! Finalmente! Vieni, ci stai anche tu.»
«Non posso.»
«La mamma non vuole?»
«Hai paura che la polizia ti metta in prigione?»
«Dai, Eva, non fare la fifona, non ci vede nessuno!»
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Questa scena rende l'idea che è il " branco" a invogliare Eva alla trasgressione. Però si continua sul solito registro, obbedire o disubbidire.
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Ci andrò un altro giorno, pensa Eva e mentre pedala verso le altalene le passa il mal di pancia.
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Il racconto si conclude con un fatto insolito: Eva obbedisce alla mamma. Vi è sicuramente in questo finale, il lancio di un messaggio morale. Il rispetto per l'insegnamento e il rispetto delle regole. Al fine educativo, didattico, il racconto può andare. ma da lettore oramai avanti negli anni, non saprei valutarlo da un  punto di vista diverso. Come detto, è troppo incentrato sul solo fatto di obbedire o disubbidire. Comunque si legge chiaramente e la sua morale è lampante. Ciao e a rileggerti. ;)
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

Re: Grandi e piccoli

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Ciao @Kikki, passo velocemente sperando di riuscire a restituirti un commento sostanzioso.
 Dal punto di vista formale non ho grandi considerazioni da fare mi sembra che la punteggiatura sia perfetta, c'è un solo refuso.
Kikki ha scritto: Eva vada a correre con lo loro
che appunto è sicuramente solo un refuso
Kikki ha scritto: La scuola materna è proprio lì a fianco, quindi non è proprio come disobbedire del tutto.
Questa ripetizione di "Proprio" stona un pochino, forse se avessi tolto il secondo proprio sarebbe filato meglio il senso della frase, oppure avessi sostituito con "esattamente". Ho capito che il tono del racconto vuole rispecchiare i pensieri di una bambina ma una ripetizione di proprio, pronunciato da lei forse si poteva mantenere solo se non fosse stata in grado di pronunciare la parola "proprio" e per esempio una delle due fosse stata scritta e quindi pronunciata come "poprio".
Kikki ha scritto: Ci andrò un altro giorno, pensa Eva e mentre pedala verso le altalene le passa il mal di pancia.
Penso che l'ultimo pensiero di Eva avresti potuto o renderlo graficamente in un altro modo, per esempio usando il corsivo , oppure renderlo in maniera indiretta, per esempio "A Eva passa il mal di pancia ed è sicura che ci tornerà un altro giorno"

Dal punto di vista contenutistico, ti faccio i miei complimenti perché attraverso un linguaggio "infantile" sei riuscita a rendere non solo il punto di vista di una ragazzina, ma anche il suo conflitto tra il dover dar retta alla mamma, dover badare alle sorelle e voler fare ciò che preferisce; inoltre hai reso magistralmente secondo me il suo desiderio di voler fare le cose che faceva da bambina ma l'obbligo di dover rispettare il divieto di non usare il parco giochi e quindi doversi adattare alla sua nuova condizione di "bambina in crescita" trovando nuovi passatempi.
Ammetto che all'inizio, forse il fatto che tu abbia sottolineato più volte il fatto che Eva volesse giocare sullo scivolo ma la mamma si fosse imposta, così come le risatine finali delle amiche, mi hanno fatto pensare che stessi descrivendo una persona con qualche ritardo.
In questo racconto ho trovato l'unica pecca di parlare della mamma non come "la mamma" come vorrebbe l'italiano ma semplicemente come "mamma" assimilando quindi il suo ruolo di madre al nome, facendocelo addirittura sparire dietro.



Ti faccio i miei complimenti, è una lettura molto piacevole

Re: Grandi e piccoli

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Ciao @Kikki ,approfitto ancora del tuo racconto per commentare e magari postare.
Cogli una situazione che mi vedeva e mi vede ancora coinvolto negli interminabili pomeriggi aspettando che i bambini finiscano di giocare al parco, o trovare una mediazione tra chi vorrebbe andarsene e chi vorrebbe rimanere, proprio in un contesto simile a quello che descrivi: un nido e una materna adiacenti a un parco pubblico. Un racconto che riflette bene i momenti e le dinamiche che si possono sviluppare tra bambini, trattato in modo semplice e adatto alla fascia d'età a cui hai pensato. Trattandosi di uno spaccato, immagino, di una situazione reale, lo hai descritto in modo semplice e lineare e va benissimo, però per renderlo più stimolante all'attenzione dei piccoli ci sarebbe stata bene qualche situazione più attraente, con qualche aneddoto buffo, qualche imprevisto, qualche situazione più spiazzante. Qualche colore in più come ti è stato suggerito.
Kikki ha scritto: «Smettila di chiederlo, lo sai già che non ci puoi andare,» dice mamma.
Eva fissa le sue sorelle che corrono su e giù per lo scivolo insieme agli altri bambini.
«Qui ci sono solo i piccoli, mamma,» prova ancora. «Le mie amiche sono nel cortile della scuola. Perché loro sì e io no?»
«Forse loro non sanno che non si può entrare. Forse le loro mamme non gliel’hanno detto.»
Quest'inizio è perfetto, entra subito nel vivo e mantiene un po' di suspense sulla situazione che si sta descrivendo.
Kikki ha scritto: «Mi annoio senza le mie amiche.» Mamma non batte ciglio, non la guarda nemmeno. Le sorelle di Eva le gridano di andare a giocare con loro, lei scuote la testa e spera che non insistano. È troppo grande per fare lo scivolo con i bimbi dell’asilo.
Metterei due punti dopo insistano invece del punto
Kikki ha scritto: . Le sorelle di Eva le gridano di andare a giocare con loro, lei scuote la testa e spera che non insistano. È troppo grande per fare lo scivolo con i bimbi dell’asilo. Non per lo scivolo, quello le piace, sono i bambini a essere troppo piccoli.
Da qualche settimana le sue amiche si ritrovano nel cortile della scuola materna; da quando il comune l’ha rimesso a nuovo e hanno montato i giochi, è diventato il posto più bello del mondo. E così tutti ci vanno. Tutti a parte Eva. Perché è proibito. I maestri della scuola materna hanno appiccicato un cartello grande come una lavagna sul cancello: Proibito entrare in cortile e usare i giochi quando la scuola è chiusa. Cioè proibito sempre, perché quando la scuola è aperta i giochi li usano i piccoli.
Dopo le prime incursioni delle sue amiche,
Ho evidenziato in grassetto alcuni passaggi che non sono chiari. Il cartello attaccato al cancello segue una logica però, dopo, le amiche fanno le prime incursioni. In questo caso non è chiaro come le bambine possano aver fatto le incursioni se la scuola è chiusa. Normalmente i cortili delle materne sono delimitati da una rete rispetto ad un parco pubblico adiacente e il cancello giustamente è chiuso. Magari è irrilevante ma, avendo anche vissuto situazioni simili, spiegherei in che modo sono arrivate nella zona proibita. Forse attraverso un passaggio segreto, un buco nella rete o attraverso un albero cresciuto sul confine in modo che sarebbe bastato scavalcarlo per superare l'ostacolo? Anche quando la scuola è aperta, per motivi di sicurezza, bisogna suonare il campanello per farsi aprire.

Kikki ha scritto: i maestri hanno avvertito le mamme che avrebbero chiamato la polizia se non avessero tenuto le figlie sotto controllo. 
Mi sembra un po' esagerato, ameno che sia una provocazione, ma in quel caso sarebbe stato meglio che uscisse da un discorso diretto.
Kikki ha scritto: «Un disastro,» hanno detto i maestri sconsolati. «Cartacce e lattine ovunque. L’altalena è già rotta. Questi giochi sono per i piccoli, non per i grandi.»
Se per grandi si intende delle coetanee di Eva e quindi di otto anni circa, forse lattine ovunque mi sembra esagerato, è più da adolescente. Per quello che è la mia esperienza i bambini al parco quando giocano bevono normalmente solo acqua. Anche le cartacce ancora non mi sembra che sia da bambini lasciarle in giro. Sul fatto che rompano le cose, anche involontariamente è verissimo.
Kikki ha scritto: La mamma di Eva ha preso l’avvertimento sul serio, così a Eva non è permesso andarci. Perché le sue amiche non hanno paura che le vedano i maestri? Perché non hanno paura che le sgridi la polizia? Perché non hanno paura di essere messe in punizione dai genitori?
Sono rimasto anch'io incuriosito, perché? Immagino perché tutti sono disinteressate a loro: i maestri con la scuola chiusa sono andati via, la polizia non viene sicuramente, e la mamma è impegnata a leggere il suo libro o a chiacchierare con altre mamme.
Kikki ha scritto: Le sorelle di Eva sono due e gridano come pazze insieme agli altri piccoli della materna e dell’asilo. Non c’è pericolo che Eva vada a correre con lo loro, se passasse qualcuno della sua classe e la vedesse penserebbe che fa giochi da bambina, mentre lei è una ragazzina.
Anche questo pensiero non mi convince pienamente, mi sembra più da adolescente. Credo che fino alle elementari i bambini hanno ancora una certa ingenuità ed è frequente che giochino insieme anche con i più piccoli.
Kikki ha scritto: Eva pedala lungo il sentiero verso la fontana al centro del parco, da lì girerà a sinistra, fino al cancello principale e uscirà sul marciapiede.
Forse metterei due punti dopo parco e toglierei la virgola dopo sinistra.

Kikki ha scritto: Si gira, mamma è già scomparsa dietro gli alberi e la gente che passeggia. Non la vedrà.
Arrivata al cancello principale frena, mette giù i piedi e guarda verso le inferriate che dividono il parco dalla scuola materna. Sente le risate delle amiche arrivare da dietro gli alberi. Di sicuro sono in altalena, quella nuova che al posto del sedile ha una ciambella nera su cui si può salire in due. Anche in tre. È così che si è rotta l’altra. Eva ha sentito che lo raccontavano a scuola e ridevano. Loro. Lei non ci è potuta andare.
Si ripresenta il dubbio che avevo espresso prima: come sono entrate? Forse quel giorno avevano dimenticato il cancello aperto. Normalmente sia che la scuola sia aperta o chiusa lo è anche il cancello
Kikki ha scritto: Inforca i pedali, esce dal cancello e copre i metri che la separano dalla scuola. Eva frena e si attacca alla ringhiera con le mani.
  Fa un po' strano inforcare i pedali, forse è più corretto inforcare le bicicletta oppure monta sui pedali.
Kikki ha scritto: «Ciao, ragazze!» Le sue amiche se ne stanno appollaiate sull’altalena, le gambe attorcigliate fanno pensare che non siano tre, ma una specie di mostro con tre corpi e tre teste.
Bella questa immagine del mostro.
Kikki ha scritto: «Eva! Finalmente! Vieni, ci stai anche tu.»
«Non posso.»
«La mamma non vuole?»
«Hai paura che la polizia ti metta in prigione?»
«Dai, Eva, non fare la fifona, non ci vede nessuno!»
È vero, nessuno dei passanti presta attenzione a quello che succede nel cortile della scuola; quelli che guardano sorridono e vanno per la loro strada.
Eva è tentata. Potrebbe entrare per qualche minuto.  Nessuno lo verrebbe a sapere, né la mamma né la polizia. Eva scende dal sellino e appoggia i piedi a terra, le fa male lo stomaco e non riesce a smettere di pensare a mamma. A cosa è giusto e a cosa è sbagliato. Non sa decidere, non riesce a capire. L’unica cosa certa è che mamma si arrabbierebbe se la scoprisse e a Eva non piace per niente essere sgridata. Risale sulla bici, gira il manubrio in direzione del parco.
«Oggi non posso, ragazze, devo badare alle mie sorelle, volevo solo salutarvi.» Eva saluta con la mano, le sue amiche rispondono ridacchiando e poi lei rientra nel parco.
Ci andrò un altro giorno, pensa Eva e mentre pedala verso le altalene le passa il mal di pancia.
 Il finale mi piace, mette in luce nella piccola bambina un grande senso di maturità. Forse alle amiche spavalde non sarebbe guastato un imprevisto che le avrebbe fatte riflettere...cadere dall'altalena o qualcos'altro, e attirare così anche l'attenzione delle mamme.
La storia è bella, qualche momento più spiritoso per renderla più accattivante a un bambino ci starebbe stato bene.

Sempre una piacevole lettura.
Alla prossima

Re: Grandi e piccoli

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@bestseller2020 grazie per avermi letto  :)
bestseller2020 ha scritto: Gli avvertimenti della mamma e il continuo ritornare al gioco non concesso, comincia a essere troppo al centro del racconto, appesantendolo.
dici? Il centro del racconto è proprio questo, cioè il gioco proibito diventa la scusa per parlare di una bambina che sta lottando con se stessa perché vuole giocare con le sue amiche, ma vuole ancora ubbidire alla mamma. Sta prendendo lo slancio verso la crescita e il rendersi autonoma dai genitori e dai loro insegnamenti, ma non è ancora pronta a rischiare.
bestseller2020 ha scritto: Comunque si legge chiaramente e la sua morale è lampante.
in realtà, non volevo fare la morale a nessuno, ho solo riportato un fatto realmente accaduto negli ultimi tempi a una mamma e a una bambina a cui sono molto vicina, scusa la rima. Trovo che sia molto affascinante questo momento di incertezza che sta vivendo la bambina che è tirata verso parti opposte da due desideri forti. Prima o poi disobbedirà e il finale della storia dovrà cambiare  :asd:
Kore ha scritto: Questa ripetizione di "Proprio" stona un pochino,
Ho corretto, grazie @Kore, mi era scappato insieme all'altro refuso che hai segnalato.
Kore ha scritto: più volte il fatto che Eva volesse giocare sullo scivolo ma la mamma si fosse imposta,
Eva è libera di andare  fare lo scivolo con le sue sorelle, è lei con non vuole andarci perché vorrebbe raggiungere le amiche nel cortile della scuola. Allo stesso tempo vorrebbe fare lo scivolo, ma teme che passino i suoi compagni di classe e la vedano fare giochi da piccoli. È tutto una presa di posizione, niente altro  :)
Kore ha scritto: assimilando quindi il suo ruolo di madre al nome, facendocelo addirittura sparire dietro.
hai ragione, ma avevo bisogno di eliminare caratteri e il personaggio della mamma era solo strumentale in questo racconto; diciamo che si è sacrificata per il bene della figlia  :P
Kasimiro ha scritto: Qualche colore in più come ti è stato suggerito
hai ragione, negli ultimi tempi manco di colore e questi raccontini mi vengono con difficoltà. Farò una pausa per un po' a vedere se mi torna la voglia
Kasimiro ha scritto: non è chiaro come le bambine possano aver fatto le incursioni se la scuola è chiusa.
non ho dato importanza a questo dettaglio, forse avrei dovuto. Nella realtà scavalcano e basta, niente di avventuroso o difficle, mi rendo conto però che ho dato per scontata una cosa che avrebbe potuto evolversi in altro.
Kasimiro ha scritto: Mi sembra un po' esagerato,
è una storia vera, ma sono sicura che i maestri l'abbiano detto solo per spaventare i bambini e con Eva ha funzionato, con gli altri mica tanto  :lol:
Kasimiro ha scritto: forse lattine ovunque mi sembra esagerato, è più da adolescente.
hai ragione, ho modificato  (y)
Kasimiro ha scritto: anche questo pensiero non mi convince pienamente, mi sembra più da adolescente.
e invece è proprio il pensiero di una bambina di 8 anni, molto matura per la sua età, secondo me, però ha sorpreso anche me
Grazie mille, @Kasimiro, le tue riflessioni sono sempre utili  :)
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Linda e la montagna di fuoco
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