Il 27 Gennaio 1945 i russi liberarono il campo di Auschwitz. Dal giorno dopo, spontaneamente o forzatamente, furono invitati a visitare il lager
per primi i civili tedeschi del paese di Auschwitz.
Poterono così guardare in faccia l'orrore che sinora avevano sospettato e taciuto, così vicini al crematorio da avere sentito, per lungo tempo, l'odore della carne bruciata.
Ecco, è il silenzio della paura, certo. Ma ci sono tanti modi di non assuefarsi alla disumanità contigua a noi. Non urlando vanamente e direttamente, ma adoperandosi a far arrivare un messaggio, mille messaggi, in un flusso ininterrotto, centomila messaggi al di fuori di quei posti disumani, altrove.
Non tapparsi il naso, chiudere gli occhi e le orecchie all'evidenza.
Con tutto ciò, io l'ho scritta pensando a loro, ai civili tedeschi di quel paese marchiato.
Tu mi dici,
@bestseller2020 :
Nel contesto trovo la tua poesia forse un po ristretta per colpire il cuore e gli animi.
Il voltarsi dall'altra parte, per paura, viltà, indifferenza, davanti a casi umani abnormi come quello, sia monito per tutti noi "umani" che, in ogni epoca,
ci dovessimo trovare di fronte, di fianco, di lato, dietro
un'altra ombra che si lascia camminare...