Ciao
@Sira ,
Questo è il mio primo commento approfondito su CdM, non so se puoi considerlo un onore

.
Dunque la poesia è costruita fondamentalmente su due immagini che nell'intento dell'autore vorrebbero in qualche modo essere antitetiche, anche se basate entrambe su momenti di vita sofferenti: i respiri quasi forzati durante il travaglio e i respiri/sospiri quando si perde la speranza di qualcosa.
Si tratta sempre di atti respiratori focalizzati sull'inspirazione intensa, ciò che cambia è poi la seconda fase dell'atto respiratorio, cioè l'espirazione.
Nel caso dell'intenso dolore fisico associato alle doglie anche l'espirazione è violenta, diaframmatica. Anzi, durante i corsi preparto insegnano quei terribili espiri rapidi e consecutivi, che, nella mia esperienza di parto non ho proprio usato. Però effettivamente durante il travaglio il corpo richiede degli atti respiratori profondi nel tentativo di sopportare l'intensità della contrazione. Tu rendi benissimo l'idea con "soffocare i sensi", e in effetti quello è ciò che desidererebbe una partoriente, non percepire più i sensi perché, come tu in modo eccellente descrivi, il "travaglio lacera dentro".
È vero però che, a meno di casi drammatici e particolari, quel dolore porta a una gioia altrettanto immensa: cioè la nascita di un figlio.
Tu contrapponi alka nascita l' "aborto di un sogno", allargando il sognificato di "sogno". I dubitabilmente un figlio può essere un sogno, ma ci sono tanti altri sogni che non si riescono a realizzare nell'arco di una vita. A volte la speranza della realizzazione può accompagnarci a lungo, ma quando è chiaro che quel sogno non si concretizzerà, lo sconforto è tanto. La parola "aborto" che tu hai scelto direi che è perfetta per sintetizzare quel momento di triste consapevolezza. È allora che un inspirazione profonda e intensa come la precedente viene seguita da un'espirazione totalmente diversa: lunga e leggera, che svuota completamente.
Secondo il mio parere, del tutto opinabile e incompetente (ormai lo sai che vado a orecchio), accanto a una precisa e emotivamente pregnante scelta lessicale, non trovo nel tuo componimento (a differenza di altre vokte) un ritmo e una musicalità assimilabili o che accompagnano il contenuto. Hai scelto tutti versi brevi, sia per la prima che per la seconda parte. Se per la prima possono anche rendere bene il respiro energico e frenetico di un parto, per le ragioni sopra esposte nella seconda parte avrei visto meglio una dilatazione del verso e un ritmo più lento (in modo da descrivere rassegnazione e dispiacere).
Spero di esserti stata in qualche modo utile.
Talia
