Rendi l'anima a Dio
Posted: Sun Jun 11, 2023 7:09 pm
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Quante persone ho visto prepararsi a morire, ognuno con i propri mezzi.
Chi con una cintura esplosiva legata a quella vita utile solo al martirio,
chi armata dello scudo del silenzio e dell’illusione: mia madre.
Eppure non vi era bisogno di promettere di tornare vincitrice
su quel cancro che ti divorava.
Madre, io non avevo bisogno del latte del tuo seno: ero già un soldato.
Ho visto la lenta costruzione della dipartita di mio padre.
Un altare di mattoni cotti al fuoco dell’indifferenza,
alla caduta del sipario all’ultimo atto, proprio nel giorno della sua festa il 19 marzo.
Questo ci avevi preparato e servito di fronte al tuo corpo statuario e severo.
Ma c’è stato anche chi, impossibilitato a vivere,
se ne è andato senza immaginare una morte diversa da quella del suicida.
Nessun progetto di vita, ma solo paura all'idea della morte naturale.
Ma tu Andrea? Ieri ti ho visto camminare sotto casa mia, dopo tre mesi di attesa.
Ricordo il nostro arrivederci. Il mio augurio a non mollare. Tu che mi guardi impavido.
Io che mento a me stesso e a te: il cancro dentro alla tua testa purtroppo vincerà.
Adesso che ci ritroviamo per quella strada desolata, attraversata da cani
e gatti randagi, tu ancora mi abbracci e baci.
Ma non mi puoi parlare e ti scusi: il male ti ha divorato la parola.
Ma bastano i gesti e gli occhi per dirmi dei tuoi pensieri, che intatti,
ancora mantengono forte la tua presenza: tu ci sei.
Mi è bastato leggere attraverso il fondo dei tuoi lobi cerchiati di sangue raffermo
per trovare i segni della vittoria del tuo male.
Ma ora mi guardi e sorridi, mi fai capire che ti stai preparando, anche tu.
Deformi le labbra in uno sforzo sovrumano solo per dirmi:
verrai a colorare la mia sepoltura. Vorrei dirti che lo farò ma mi trattengo;
pensando alla bianca calce per gli uomini giusti, quella del tuo sepolcro.
Ti sei girato che ancora mi mandavi baci, come uno che va via per sempre
e si sbraccia nel salutarti dall’alto del transatlantico che parte.
Capisco che ti sei preparato bene. Ed è stata la stessa meravigliosa vita a aiutarti.
Te ne stai andando con lo stesso sorriso di sempre. Senza rimpianti e rivendicazioni.
Senza pretese e senza fare la vittima di niente.
Come la vita ti ha insegnato a vivere, adesso ti insegna a morire: con dignità.
Rendi l’anima a Dio, sicuro che Lui non la getterà al vento.
Quante persone ho visto prepararsi a morire, ognuno con i propri mezzi.
Chi con una cintura esplosiva legata a quella vita utile solo al martirio,
chi armata dello scudo del silenzio e dell’illusione: mia madre.
Eppure non vi era bisogno di promettere di tornare vincitrice
su quel cancro che ti divorava.
Madre, io non avevo bisogno del latte del tuo seno: ero già un soldato.
Ho visto la lenta costruzione della dipartita di mio padre.
Un altare di mattoni cotti al fuoco dell’indifferenza,
alla caduta del sipario all’ultimo atto, proprio nel giorno della sua festa il 19 marzo.
Questo ci avevi preparato e servito di fronte al tuo corpo statuario e severo.
Ma c’è stato anche chi, impossibilitato a vivere,
se ne è andato senza immaginare una morte diversa da quella del suicida.
Nessun progetto di vita, ma solo paura all'idea della morte naturale.
Ma tu Andrea? Ieri ti ho visto camminare sotto casa mia, dopo tre mesi di attesa.
Ricordo il nostro arrivederci. Il mio augurio a non mollare. Tu che mi guardi impavido.
Io che mento a me stesso e a te: il cancro dentro alla tua testa purtroppo vincerà.
Adesso che ci ritroviamo per quella strada desolata, attraversata da cani
e gatti randagi, tu ancora mi abbracci e baci.
Ma non mi puoi parlare e ti scusi: il male ti ha divorato la parola.
Ma bastano i gesti e gli occhi per dirmi dei tuoi pensieri, che intatti,
ancora mantengono forte la tua presenza: tu ci sei.
Mi è bastato leggere attraverso il fondo dei tuoi lobi cerchiati di sangue raffermo
per trovare i segni della vittoria del tuo male.
Ma ora mi guardi e sorridi, mi fai capire che ti stai preparando, anche tu.
Deformi le labbra in uno sforzo sovrumano solo per dirmi:
verrai a colorare la mia sepoltura. Vorrei dirti che lo farò ma mi trattengo;
pensando alla bianca calce per gli uomini giusti, quella del tuo sepolcro.
Ti sei girato che ancora mi mandavi baci, come uno che va via per sempre
e si sbraccia nel salutarti dall’alto del transatlantico che parte.
Capisco che ti sei preparato bene. Ed è stata la stessa meravigliosa vita a aiutarti.
Te ne stai andando con lo stesso sorriso di sempre. Senza rimpianti e rivendicazioni.
Senza pretese e senza fare la vittima di niente.
Come la vita ti ha insegnato a vivere, adesso ti insegna a morire: con dignità.
Rendi l’anima a Dio, sicuro che Lui non la getterà al vento.