[GdP2] La Guardiana
Posted: Tue Mar 21, 2023 12:23 pm
Commento: viewtopic.php?p=47834#p47834
Traccia 5: Quercia
La Guardiana
Oggi è caduto un seme lì sul dosso
che non conosce i re del nostro tempo,
che non lo vedono così lontano
dalle cose vicine alle loro corone.
Oggi una voce dolce si è seduta
lì sul dosso e il suo canto si è versato
nell’erba, nella terra di nessuno,
nutrendo il seme nell’immaginare
delle forti radici che ancora non sono,
ma il seme è astuto, il seme è curioso;
il seme immagina braccia per sporgersi,
occhi per vedere
quel grande arco azzurro sospeso
attorno un disco d’oro luminoso
nel mezzo di un gran suolo senza suolo
dove il seme si abbevera di luce.
Oggi, oggi e ancora oggi
è sorta una vita lì in cima al dosso.
Per noi
stagioni di un colore che si spegne,
per lei
un battito di ciglia delle fronde.
Quando gli Dei appendono l’argento
su per l’arco azzurro,
un mondo sotto il mondo è manifesto
e tutte le creature nate al buio
danzano con un dono per il seme
cresciuta nella cura di ogni cosa.
Quando gli Dei appendono poi l’oro
su per l’arco azzurro,
sorgono strane forme per la valle
che sono come lei, ma non lo sono.
Questi occhi di corteccia non lo sanno
che sono solo scalpi
(tetti e mura)
e le voci che ascolta con le foglie
(che tremano confuse a quel rumore)
sono abitanti di scuri ventri morti.
Oggi, oggi e ancora oggi
una guardiana si erge lì sul dosso
(un ruolo che lei ignora con amore)
guarda con le radici e la corteccia le due valli
e non conosce
l’equilibrio dell’oro e dell’argento,
finché il prato si tinge di entrambi.
Oggi, nell’ombra possente e gentile
due voci dolci si sono sedute,
che non conoscono i re di quel tempo
perché non vedono così lontano
dalle cose vicine al loro cuore.
E questa è stata la loro rovina.
Allora dalle valli si alza un suono
come il grido di mille e una creatura
e le fronde stormiscono scomposte
per la tempesta di passi che giunge
dalle valli agitate, dalle bocche
che lei credeva essere fratelli
ed ora vomitano folte schiere
di cose dure, cose luccicanti,
ma che non splendono né hanno colore.
Quando si incontrano lì sopra il dosso
l’argento e l’oro, un nuovo sapore
cola nel suolo, bagna il suo cuore
e la costringe, la costringe a bere.
Questa guardiana si erge lì sul dosso
e per la prima volta la sua voce
squarcia il fragore tutt’attorno
come un ruggito sgorgato dall’aria
in un grido impossibile che tocca
ogni petto che artiglia e stringe stringe,
finché ogni cosa che luccica fugge.
Oggi è da sola la quercia sul dosso.
Osserva la rovina per la valle,
attende il mondo nascosto danzare,
non sente più le dolci voci insieme;
è il ruolo che ha abbracciato con dolore
la guardiana che osserva le stagioni.
Oggi una voce dolce si è seduta
lì sul dosso con passi vecchi e stanchi
che l’erba, che la terra di nessuno
ricordano da prima della guerra.
Il canto è fragile, presto si spegne
per consolare la Quercia e i suoi ricordi.
Traccia 5: Quercia
La Guardiana
Oggi è caduto un seme lì sul dosso
che non conosce i re del nostro tempo,
che non lo vedono così lontano
dalle cose vicine alle loro corone.
Oggi una voce dolce si è seduta
lì sul dosso e il suo canto si è versato
nell’erba, nella terra di nessuno,
nutrendo il seme nell’immaginare
delle forti radici che ancora non sono,
ma il seme è astuto, il seme è curioso;
il seme immagina braccia per sporgersi,
occhi per vedere
quel grande arco azzurro sospeso
attorno un disco d’oro luminoso
nel mezzo di un gran suolo senza suolo
dove il seme si abbevera di luce.
Oggi, oggi e ancora oggi
è sorta una vita lì in cima al dosso.
Per noi
stagioni di un colore che si spegne,
per lei
un battito di ciglia delle fronde.
Quando gli Dei appendono l’argento
su per l’arco azzurro,
un mondo sotto il mondo è manifesto
e tutte le creature nate al buio
danzano con un dono per il seme
cresciuta nella cura di ogni cosa.
Quando gli Dei appendono poi l’oro
su per l’arco azzurro,
sorgono strane forme per la valle
che sono come lei, ma non lo sono.
Questi occhi di corteccia non lo sanno
che sono solo scalpi
(tetti e mura)
e le voci che ascolta con le foglie
(che tremano confuse a quel rumore)
sono abitanti di scuri ventri morti.
Oggi, oggi e ancora oggi
una guardiana si erge lì sul dosso
(un ruolo che lei ignora con amore)
guarda con le radici e la corteccia le due valli
e non conosce
l’equilibrio dell’oro e dell’argento,
finché il prato si tinge di entrambi.
Oggi, nell’ombra possente e gentile
due voci dolci si sono sedute,
che non conoscono i re di quel tempo
perché non vedono così lontano
dalle cose vicine al loro cuore.
E questa è stata la loro rovina.
Allora dalle valli si alza un suono
come il grido di mille e una creatura
e le fronde stormiscono scomposte
per la tempesta di passi che giunge
dalle valli agitate, dalle bocche
che lei credeva essere fratelli
ed ora vomitano folte schiere
di cose dure, cose luccicanti,
ma che non splendono né hanno colore.
Quando si incontrano lì sopra il dosso
l’argento e l’oro, un nuovo sapore
cola nel suolo, bagna il suo cuore
e la costringe, la costringe a bere.
Questa guardiana si erge lì sul dosso
e per la prima volta la sua voce
squarcia il fragore tutt’attorno
come un ruggito sgorgato dall’aria
in un grido impossibile che tocca
ogni petto che artiglia e stringe stringe,
finché ogni cosa che luccica fugge.
Oggi è da sola la quercia sul dosso.
Osserva la rovina per la valle,
attende il mondo nascosto danzare,
non sente più le dolci voci insieme;
è il ruolo che ha abbracciato con dolore
la guardiana che osserva le stagioni.
Oggi una voce dolce si è seduta
lì sul dosso con passi vecchi e stanchi
che l’erba, che la terra di nessuno
ricordano da prima della guerra.
Il canto è fragile, presto si spegne
per consolare la Quercia e i suoi ricordi.