[GdP2] L'ultima quercia

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Traccia 5: Quercia

L'ultima quercia

Riempio lo spazio
antistante la hall
mentre radici di platani,
tigli, castagni ed abeti
giacciono sotto un letto
di grigio cemento.

Soffoco anch'io 
tra lo zelo dell'uomo:
una costruzione ambiziosa, 
un parcheggio, piccole aiuole
seguaci del cambio stagione

Farò pure oggi da sfondo ad un selfie
ai turisti paganti dell'Hotel Paradiso.

Re: [GdP2] L'ultima quercia

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La povera quercia, alla stregua di un animale in gabbia, con le radici soffocate dal cemento a far da sfondo alle foto dei turisti.
Immagine vera, l’egoismo dell’uomo che piega la natura ai suoi sfizi. 
Sono versi asciutti che arrivano dritti al punto e fanno il loro dovere di smuovere la coscienza e far riflettere.
Chissà cosa aveva visto nel passato quella pianta, chissà cosa le riserverà il futuro. Se lo avrà.
Ti segnalo “holle”  (hall)
e self (selfie)
Ottima interpretazione della traccia. Complimenti  :flower:

Re: [GdP2] L'ultima quercia

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La poesia si apre con una dichiarazione che anche senza leggere i versi successivi fa stringere il cuore. La quercia non è più un simbolo, ma un riempitivo, un segnaposto e il primo verso fa “rima” con l’ultimo distico quando si concretizza l’idea di lei come una decorazione per i turisti, praticamente uno sfondo, mentre la sua tragedia si consuma. Molto bello e triste come sappia riconoscere le radici degli altri alberi, suggerendo in qualche modo come le sue radici possano toccare quelle degli alberi che non ci sono più e (appunto) riconoscerli sotto quello che sembra un sepolcro più che un letto.

La seconda strofa mi è piaciuta di meno, ma è gusto puramente personale: avrei preferito qualcosa di più incisivo sull’intervento dell’uomo, però l’immagine delle aiuole artificiali che la quercia (mi sembra) non riconosce come le altre radici morte mi è piaciuta davvero tanto; ho letto una nota di orgoglio in quei due versi, un albero antico che ancora è cosciente di ciò che è e di ciò che ha visto e non si mischia alle “seguaci del cambio stagione”, che mi sembra significare sia il “cambio di stagione” più naturale che il “cambio stagione” più mondano.

Quel “pure oggi” sembra l’unico riferimento all’età della Quercia la cui longevità è divenuta una monotonia per colpa dell’uomo. Mi chiedo se l’Hotel Paradiso si chiami così per qualche ragione in particolare, sembra quasi ironico di fronte a quella sorta di inferno che questa quercia vive!

Dal lato dello stile ho apprezzato tanto come i versi vanno pian piano allungandosi come se fosse una telecamera che va indietro per prendere tutte le cose che descrive, andando dall’ “intimità” della quercia, del suo spazio e dei suoi ricordi, fino al suo presente nel grande Hotel Paradiso. In particolare, nella prima strofa ho apprezzato certe “rime di senso” come “letto/cemento” e “spazio/holle (hall?)” ed è una cosa che mi sarebbe piaciuto vedere anche nelle altre due!
C’è giusto da stare un po’ attenti con i termini come Hall e Selfie!

Insomma, spero di non aver toppato con il mio blaterare, mi ha fatto molto piacere leggere questa poesia!
https://www.alkalina.net/

http://maxbarberio.com/

Re: [GdP2] L'ultima quercia

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@Monica ha scritto: mar mar 21, 2023 11:48 am La povera quercia, alla stregua di un animale in gabbia, con le radici soffocate dal cemento a far da sfondo alle foto dei turisti.
Immagine vera, l’egoismo dell’uomo che piega la natura ai suoi sfizi. 
Sono versi asciutti che arrivano dritti al punto e fanno il loro dovere di smuovere la coscienza e far riflettere.
Chissà cosa aveva visto nel passato quella pianta, chissà cosa le riserverà il futuro. Se lo avrà.
Ti segnalo “holle”  (hall)
e self (selfie)
Ottima interpretazione della traccia. Complimenti  :flower:
Grazie per questo bel commento, sono contenta ti sia arrivata ogni immagine.
Come dobbiamo fare con i refusi? Sono una vera piaga! Perchè scorgiamo quelli degli altri e non i nostri (nemmeno in un testo breve come una poesia)?  :facepalm:
Mistero

Re: [GdP2] L'ultima quercia

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Adel J. Pellitteri ha scritto: mar mar 21, 2023 9:32 am Riempio lo spazio
antistante la hall
mentre radici di platani,
tigli, castagni ed abeti
giacciono sotto un letto
di grigio cemento.
Un'amara auto-ironia della maestosa Quercia ridotta a riempitivo verde, ma sempre "meglio" della fine fatta fare agli altri alberi "minori".
Adel J. Pellitteri ha scritto: mar mar 21, 2023 9:32 amSoffoco anch'io 
tra lo zelo dell'uomo:
una costruzione ambiziosa, 
un parcheggio, piccole aiuole
seguaci del cambio stagione
Gli attenti albergatori fanno cambiare al loro giardiniere (e ne basta a e avanza uno) i fiori delle aiuole a seconda della stagione. 

Adel J. Pellitteri ha scritto: mar mar 21, 2023 9:32 amFarò pure oggi da sfondo ad un selfie
ai turisti paganti dell'Hotel Paradiso.
Amaro e sarcastico finale.

Tu sei brava, @Adel J. Pellitteri, mai banale o scontata. Ogni volta mi sorprendi con le tue intuizioni e declinazioni del tema, qualunque sia.
Sei dotata di un'intelligenza poetica che abbini ad uno spontaneo lirismo.  (y)
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [GdP2] L'ultima quercia

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Ciao @Adel J. Pellitteri

Anch'io mi accodo ai commenti che hai ricevuto. L'ho trovata semplice nella sua interpretazione ma ricca di significato.
Mi verrebbe da aggiungere che proprio una quercia ingabbiata tra tutto quel cemento è proprio un'onta , considerata la natura selvaggia di questa maestosa pianta. Non è che la trovi dappertutto, ci vuole un clima particolare, mediterraneo. Vi è una leggenda sulla quercia che recita così:

Tanto tempo fa, quando ancora era cosa comune incontrare per strada il Signore Iddio, un giorno il diavolo mogio mogio si recò da lui. Fattosi coraggio, gli rivolse rispettosamente la parola: “Tu, o Signore, sei il padrone di tutto l’universo, mentre io, povero diavolo, non posseggo nulla in questo mondo…Ti prego pertanto di concedermi la potestà su una minima parte del creato.” E Dio, di rimando: “Cosa desidereresti avere?” E il diavolo: “Il potere su boschi e foreste!” E Dio decretò: “Così avvenga. Il potere su boschi e foreste ti apparterrà quando questi d’inverno saranno senza fogliame. Tornerà a me, invece, nelle altre stagioni, quando gli alberi saranno coperti di foglie.” Saputa la notizia dell’avvenuto patto, tutti gli alberi del bosco cominciarono a preoccuparsi, finché l’inquietudine si trasformò in agitazione.
Il carpino, il tiglio, il platano, il faggio, l’olmo, l’acero si chiedevano avviliti: “Cosa possiamo fare? A noi le foglie cadono proprio in autunno”. Finché al faggio venne l’idea di consultare la quercia, l’albero saggio tra i saggi. Quando sentì la storia del patto, la quercia rifletté gravemente ed alla fine sentenziò: “Faremo così, cari amici. Io tenterò di trattenere sui rami le foglie secche, finché a voi non saranno spuntate le nuove!
In tal modo il demonio non potrà avere il dominio su nessuno di noi. Così avvenne e il diavolo  beffato. Da allora la savia quercia trattiene il fogliame secco per tutto l’inverno, finché in primavera spuntano le prime foglie verdi.
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

Re: [GdP2] L'ultima quercia

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Che bella leggenda @bestseller2020, grazie per averla condivisa!
Immaginare i motivi dietro alla natura, prima che la scienza portasse le sue spiegazioni, portava a questo tipo di storie affascinanti.

Tornando alla poesia, ho sempre pensato agli animali in cattività o alle piantine da vaso in casa, comprate e "uccise" per sbadataggine (io che non ho il pollice verde, sono la prima a scagliarmi la pietra da sola), ma non ho mai considerato gli alberi come ingabbiati nel cemento. Grazie per avermi dato nuovi spunti di riflessione, in maniera semplice, ma efficace. Poche pennellate per rendere un concetto ben più profondo.

Re: [GdP2] L'ultima quercia

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Adel J. Pellitteri ha scritto: mar mar 21, 2023 9:32 amL'ultima quercia

Riempio lo spazio
antistante la hall
mentre radici di platani,
tigli, castagni ed abeti
giacciono sotto un letto
di grigio cemento.

Soffoco anch'io 
tra lo zelo dell'uomo:
una costruzione ambiziosa, 
un parcheggio, piccole aiuole
seguaci del cambio stagione

Farò pure oggi da sfondo ad un selfie
ai turisti paganti dell'Hotel Paradiso.
 @Adel J. Pellitteri 
Il tono distaccato, riflessivo e dolente dell'osservatore disincantato è quello che ho percepito nella tua poesia ed è anche quello che prediligo. Mi è piaciuta molto. 
I primi versi sono stupendi, quella che chiamiamo "natura" ma che a mio avviso è il principale e unico contesto reale in cui è inserito il nostro vivere, schiacciata sotto il peso di quella grande illusione che invece chiamiamo in molti modi, progresso, modernità, avanzamento tecnologico, tutti termini che sottintendono un livello sempre superiore, sempre in evoluzione positiva a dispetto di tutte le contraddizioni e le catastrofi ambientali che sono ormai all'ordine del giorno.
I versi successivi non sono da meno, e a me piace quel non tirarsi fuori, quel dire "faccio parte anch'io di tutto questo". Lo trovo coerente, in quanto ognuno di noi, a suo modo, si ritrova a dover vivere questa modernità, fermo restando il non potersi esimere da quella che è la responsabilità intellettuale dell'esserne consapevoli, del non partecipare alla grande illusione del futuro.
Il tono dolente di cui parlavo all'inizio, quello dell'impotenza credo, raggiunge il suo apice negli ultimi due versi.
Bravissima. Ciao.
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