Il mio ultimo paio di scarpe (Bob66 & Sira)

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 IL MIO ULTIMO PAIO DI SCARPE

Poesia scritta a quattro mani, le mie e quelle sicuramente più raffinate di Sira, che ringrazio di cuore per aver inizialmente messo in versi il testo in prosa da me postato in contest, e poi dedicato il suo tempo a rielaborarli insieme a me, in più riprese,

 
 
 
 
 
Pomeriggio d’estate, silenzioso e distopico, 
quando la gente sparisce e la città rivive.
E io con lei. 
Porto in giro sandali da pensionato 

e pochi capelli bianchi, effimeri come 
semi di tarassaco.
La città mi si offre nell’intimo, 
in ogni sua singola vena e arteria.
Disponibile, languida, essenza di storia 
e tempo, segreti per esuli in patria. 
Qualcuno pronosticava che il peso 
del tempo ci avrebbe schiacciato, 
ma la verità è che invecchiando, 
con filosofia, l'ego diventa più leggero, 
quasi scompare.

Le ritrovo in cantina, per caso, 

dietro una scatola di vecchi libri, 
arroganti e tronfie, supponenti, 
certe di rappresentare la sola 
alternativa umana possibile. 
Mi guardano con quel ghigno scollato, 
aperto in punta, tra la tomaia e la suola, 
vecchie carnefici delle mie dita che, 
storte e deformi, ora si godono l’aria aperta 
e gli anni che restano di vita, quella vera. 
Quelle logore scarpe da lavoro 
rivendicano invece una vita diversa: 
fatica, sudore, sacrificio, dovere,
spacciati come qualcosa di sano, positivo, 
atavicamente etico. Stronze!

Lo dicano alle schiene piegate, alle mani 

di cuoio, ai polmoni intasati di calce, 
cemento, e peggio.
Lo dicano alle mogli, stanche di veder 
tornare i loro uomini sfiniti, ingrugnati.
Ai figli, che hanno scelto strade meno 
faticose, moralmente discutibili.
Cosa potevamo pretendere, in fondo?
Lo dicano alla città e al territorio, 
in sofferenza per la gloria del cemento, 
dell’auto, della plastica: 
brutta copia di un sogno americano 
made in Italy.
Lo dicano al cielo e al mare, 
saturi dei postumi delle nostre sbornie.
 
Quanto le ho odiate quelle scarpe,
ma anche accettate e subite, 
persino amate. Bella contraddizione!
Non ho avuto il coraggio di buttarle allora,
e non ce l’ho neppure ora.
Si tengano, dunque, questo piccolo angolo 
di cantina come un sepolcro in cui essere 
dimenticate, abbandonate a quei sogni 
che non mi appartengono più.
Libero.

Re: Il mio ultimo paio di scarpe (Bob66 & Sira)

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Poeta Zaza ha scritto: Il contenuto è tuo, @Bob66, ma @Sira  ti ha aiutato con l'afflato giusto per "alzare" le tue frasi e farle volare alte, libere e  incisive!  (y)
Non vorrei essere stata fraintesa: anche nell'afflato della nuova versione c'è di certo la tua mano, @Bob66 . :)
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: Il mio ultimo paio di scarpe (Bob66 & Sira)

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@Ippolita 
Grazie, cara, sono felice che ti piaccia.  :love3:  
Non avevo mai fatto questo tipo di esperienza prima d’ora, e devo ammettere che è stato molto entusiasmante e stimolante.  

@Bob66 è un galantuomo, si sa,  <3  ma va specificato che la poesia non è stata scritta a quattro mani, al massimo a due e mezzo, visto che il testo originale è suo, così come la prima stesura in versi.
Il mio contributo è stato minimo, ma sono davvero felice che qualcosa di me si sia fusa con i versi del mio amico e pRoeta preferito.  :P

@Poeta Zaza 
Grazie per essere passata!  :hug:
Non credo che Roberto abbia frainteso, anche perché tu conosci come tutti la sua capacità di poetare e non avresti potuto esprimerti diversamente.

E ora, speriamo che Roberto non fugga di nuovo, ma forse non ne ha intenzione e sta già scrivendo un racconto per il LongMI…    :diavolo2:
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Re: Il mio ultimo paio di scarpe (Bob66 & Sira)

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@Sira @Poeta Zaza @Ippolita 
Non so da dove cominciare a rispondere quindi esordisco con un grazie accompagnato da un bel cuore  <3 , che non sbaglia mai, e poi cerco di andare con ordine.
Ippolita ha scritto: Come si solleva in aria, leggera, ora che ha lasciato a terra la zavorra? 
Ma io amo quella zavorra, Ippolita!  :sob: Non posso assolutamente vivere senza! Ahahah, vabbè dai, per una volta ogni tanto ce la posso fare.
Scherzi a parte, per quanto mi riguarda, e parlo per me, le ultime discussioni sulla natura della poesia mi hanno avvicinato molto a completarne una definizione ideologica che tiene insieme tutte le consapevolezze e le esperienze maturate nel tempo. Un'opinione non superficiale che sento di poter far mia e che credo mi sarà utile nei futuri approcci alla scrittura in versi. Questo esercizio, mio e di Sira, mi pare che sposi completamente la linea delle cose che ci siamo detti, spogliando l'opera originale di quanti più riferimenti personali possibili, senza snaturarne l'idea di base che era chiaramente in buona parte autobiografica e quindi non semplicissima da riportare nell'ambito di quell'universalità di cui abbiamo parlato (ma qui l'apporto di Siretta, che credo sia modesta di natura, è stato fondamentale). Ma del resto, lo abbiamo detto: ferma restando la definizione di poesia data, poi credo siano legittimi diversi livelli di aderenza a quel concetto, e diversi gradi di contaminazione con le altre forme di espressione.
Poeta Zaza ha scritto: Non vorrei essere stata fraintesa
 Assolutamente no, Mariangela. Ti ringrazio invece per l'apprezzamento :sss: . Che dire a proposito dell'afflato poetico? Ferme restando le premesse delle discussioni precedenti e del commento qui sopra, in cui a mio avviso sono state fissate delle caratteristiche che ben definiscono i diversi ambiti della scrittura - prosa, poesia e a cascata, volendo approfondire la discussione, verrebbero saggistica, narrativa di genere, articoli, opinioni, commenti, corrispondenza epistolare eccetera; perché in fondo tutto ciò che è fatto di parole messe nero su bianco su carta o pc, non fa mondo a sé, o forse sì, ma rientra indiscutibilmente in quel grande universo che è la Scrittura, la quale è, a sua volta, una delle principali attitudini che (ovvio ma ricordarlo non ci costa nulla) contraddistinguono l'essere umano - io personalmente mi sento di dire che mi piace moltissimo la poesia, ma non mi permette di esprimermi come voglio e di andare al fondo delle cose, o di quello che a me pare tale, come soltanto riesco ad appagarmi quando scrivo. Credo che ognuno di noi si scelga la forma espressiva che gli si attaglia di più, senza necessariamente doversi sentire più o meno superficiale, più o meno autorevole, più o meno sensibile. Detto questo, nulla mi impedirà, ora che ho nuovamente rotto il ghiaccio, di scrivere in versi al prossimo contest di poesia.  :super:
Sira ha scritto: ma sono davvero felice che qualcosa di me si sia fusa con i versi del mio amico e pRoeta preferito.
Felice che tu sia felice, Siretta :hug: . Eppure, senza fare il galantuomo, mi sento di dire che il tuo apporto è stato fondamentale e prezioso perché, oltre alle felici soluzioni da te introdotte, mi ha permesso di superare con più decisione alcuni impasse che bloccavano il passaggio dalla prosa alla poesia.
Sira ha scritto: speriamo che Roberto non fugga di nuovo
Ma io non fuggo mai, Siretta! Semmai cito Guccini (e poi la vado a mettere in Jukebox) <3 :

Abito sempre, qui da me
in questa stessa strada
che non sai mai se c'è
Al mondo sono andato, dal mondo
son tornato sempre vivo

Sira ha scritto: e sta già scrivendo un racconto per il LongMI…
Scordatelo, ahahah!  :P L'unica cosa che posso promettere, salvo incidenti, è la mia presenza ai prossimi Lampi  :super:

Re: Il mio ultimo paio di scarpe (Bob66 & Sira)

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@Bob66  :)
Bob66 ha scritto: Ma io non fuggo mai, Siretta! Semmai cito Guccini (e poi la vado a mettere in Jukebox) <3 :

Abito sempre, qui da me
in questa stessa strada
che non sai mai se c'è
Al mondo sono andato, dal mondo
son tornato sempre vivo

Bella la canzone, ma io ti ho meglio riconosciuto in questa strofa:

… E ho ancora la forza di scegliere parole
Per gioco, per il gusto di potermi sfogare
Perché, che piaccia o no, è capitato
Che sia quello che so fare

Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: Il mio ultimo paio di scarpe (Bob66 & Sira)

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Poeta Zaza ha scritto: Bella la canzone, ma io ti ho meglio riconosciuto in questa strofa:
"Che sia quello che so fare" sono parole grosse, ma nelle prime due strofe mi ci ritrovo senz'altro. Grazie, Mariangela. :sss:
Sira ha scritto: Il prossimo Contest di poesia inizia domenica 21 agosto e termina la domenica successiva.
Il 21 sarà il mio ultimo giorno di ferie. Scriverò qualcosa di memorabilmente triste  :P

Re: Il mio ultimo paio di scarpe (Bob66 & Sira)

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Bob66 ha scritto: Ma io amo quella zavorra, Ippolita!  :sob: Non posso assolutamente vivere senza! Ahahah, vabbè dai, per una volta ogni tanto ce la posso fare
Con "zavorra" intendevo proprio l'idea di "quantità" cui si può fare a meno, non certo l'idea di pondus, nel senso etimologico, appunto, di "peso", "equilibrio", "importanza", "valore", "severità". Qualità, queste ultime, che nel tuo testo, dopo lo sfrondamento, risaltano vivide. 
La scrittura, per me, non è mai interessante se manca di pondus.
Un saluto caro, @Bob66.
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