Questione di colore

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So sfumare il mio mondo: decoloro
quelle tinte più cupe
- minacciose -
al contrario, coloro lo sbiadito:
immersa nel contesto - mi ci intingo -
riverbero altrui tinte
- a rispecchiarmi -
così mi ambiento meglio
- mi ci muovo -
con maggiore scioltezza.
Ma se lo vedo sporco - a fosche tinte -
con uno scroscio di parole inondo
- lavo il mio mondo
con la poesia –
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: Questione di colore

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Ciao @Poeta Zaza , di tutte le tue poesie che ho letto ti confesso che questa è quella che mi è piaciuta di più. Dico questo perché ho letto una voce matura, consapevole, che parla con esattezza di quelli che sono i moti dell'anima di un poeta e che alterna gravità a leggerezza e direi anche che lo fa con garbo.

Il modo di fare poesia, e di vivere, espressi in questa poesia, mi hanno fatto venire in mente un testo che ho letto di recente, l'introduzione che Tolkien fa al suo "Silmarillion." L'autore riporta il diverso modo di creare che hanno gli elfi rispetto a Sauron, il loro nemico. Gli elfi intrecciano la vita di arte, partendo dalla natura per nobilitarla con la loro creatività e la loro intelligenza, ma senza opporsi ad essa e senza opporsi, soprattutto, alla nostra finale mortalità. La "mortalità" non è da intendersi solo come quella fisica, ma ai limiti che la natura pone alle nostre persone. Per esempio, io a volte scrivo poesie perché vorrei fossero belle come quelle di Thomas Eliot, ma alla fine sono sempre Domenico, riesco a scrivere le poesie di Domenico: questa è la mia mortalità, i limiti che il mio essere "me" mi impone. Ciò non significa che siamo limitati: come tu giustamente riporti nella tua poesia, possiamo colorare un testo di base, il mondo, che spesso ci risulta triste e tedioso. Siamo tutti comunque irriducibilmente originali e dobbiamo trovare noi stessi, quello che sappiamo fare, per dare un utile contributo a un mondo, un testo di base spesso tanto stonato. Sauron, il nemico degli elfi, invece cerca di trascendere i limiti della natura, creandosi un mondo tutto suo, pressoché meccanico e finalistico (votato al proprio proseguimento meccanicamente infinito), e perciò fallisce. Non so se tu sia una conoscitrice di Tolkien, ma il lavoro del tuo io poetico, nella tua bella poesia, mi ha fatto venire in mente questo esempio: perciò leggo maturità, consapevolezza, accettazione del reale e anche coraggio: complimenti.

Anche da un punto di vista formale mi è piaciuta, con gli incisi che fanno da contrappunto, come è del resto loro compito, ma che ci indicano anche come sia in atto quel processo di "colorazione" del reale tramite la poesia, che negli ultimi versi giustamente rivendichi. Mi sembra che, in questa poesia, abbiamo visto proprio ciò che intendi esprimere nei tuoi versi. Ho letto anche un lavoro di pensiero, di riflessione e di autoconsapevolezza.

Spero il mio contributo ti sia utile! A presto!
https://domenicosantoro.art.blog/

Re: Questione di colore

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Domenico S. ha scritto: Ciao @Poeta Zaza , di tutte le tue poesie che ho letto ti confesso che questa è quella che mi è piaciuta di più. Dico questo perché ho letto una voce matura, consapevole, che parla con esattezza di quelli che sono i moti dell'anima di un poeta e che alterna gravità a leggerezza e direi anche che lo fa con garbo.

Il modo di fare poesia, e di vivere, espressi in questa poesia, mi hanno fatto venire in mente un testo che ho letto di recente, l'introduzione che Tolkien fa al suo "Silmarillion." L'autore riporta il diverso modo di creare che hanno gli elfi rispetto a Sauron, il loro nemico. Gli elfi intrecciano la vita di arte, partendo dalla natura per nobilitarla con la loro creatività e la loro intelligenza, ma senza opporsi ad essa e senza opporsi, soprattutto, alla nostra finale mortalità. La "mortalità" non è da intendersi solo come quella fisica, ma ai limiti che la natura pone alle nostre persone. Per esempio, io a volte scrivo poesie perché vorrei fossero belle come quelle di Thomas Eliot, ma alla fine sono sempre Domenico, riesco a scrivere le poesie di Domenico: questa è la mia mortalità, i limiti che il mio essere "me" mi impone. Ciò non significa che siamo limitati: come tu giustamente riporti nella tua poesia, possiamo colorare un testo di base, il mondo, che spesso ci risulta triste e tedioso. Siamo tutti comunque irriducibilmente originali e dobbiamo trovare noi stessi, quello che sappiamo fare, per dare un utile contributo a un mondo, un testo di base spesso tanto stonato. Sauron, il nemico degli elfi, invece cerca di trascendere i limiti della natura, creandosi un mondo tutto suo, pressoché meccanico e finalistico (votato al proprio proseguimento meccanicamente infinito), e perciò fallisce. Non so se tu sia una conoscitrice di Tolkien, ma il lavoro del tuo io poetico, nella tua bella poesia, mi ha fatto venire in mente questo esempio: perciò leggo maturità, consapevolezza, accettazione del reale e anche coraggio: complimenti.

Anche da un punto di vista formale mi è piaciuta, con gli incisi che fanno da contrappunto, come è del resto loro compito, ma che ci indicano anche come sia in atto quel processo di "colorazione" del reale tramite la poesia, che negli ultimi versi giustamente rivendichi. Mi sembra che, in questa poesia, abbiamo visto proprio ciò che intendi esprimere nei tuoi versi. Ho letto anche un lavoro di pensiero, di riflessione e di autoconsapevolezza.

Spero il mio contributo ti sia utile! A presto!
Caro @Domenico S.  Grazie millanta mille volte!  <3

È il commento articolato, motivato, approfondito, tra i più graditi che ho ricevuto per una mia poesia. 
Forse non molto "utile" perché non mi evidenzi una pecca, una nota a margine.

Me lo incornicio questo commento!  :si:
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


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