Ciao,
@paolasenzalai piacere, mi chiamo Luca
Ti ritrovo di nuovo nella fantastica veste della Donna amante della vita, proprio come nell'altra tua poesia posata fuori concorso per un LP, e che ho commentato pochi giorni fa.
Qui però non c'è nessun grido, non c'è la materialità e la veemenza in cui si può trasformare la disperazione o, più semplicemente, il dispiacere (dipende un po' da come si è fatti) di morire. Questo tuo è più un invito immateriale, mi pare, all'anima dei vivi di non fermarsi.
Lascia il sentiero dei ricordi
percorri le scie delle navi
In questa apertura già tracci la strada, suggerisci, anzi, "quasi" imponi una scelta: abbandonare il sentiero solido dei pensieri per quello più fuggente e (all'apparenza) impalpabile delle scie delle navi.
Sì, perché questo significa guardare avanti, un po' nell'ignoto: continuare a vivere significa essere alla ricerca, progredire verso luoghi sconosciuti.
Tutto il contrario del rimanere inchiodati ai ricordi, rimanere in stallo, in una bonaccia perenne, proprio come nella morte.
Dunque questi primi due versi dicono praticamente tutto, fanno quasi già la poesia da soli. E comunque sono un trampolino necessario per gettarsi nei versi successivi.
e quando sarai in mare aperto
decidi dove andare
coraggio, follia saranno i tuoi timoni.
Infatti, il coraggio e la follia necessari per proseguire nella vita "da vivi", sempre alla ricerca di uno stimolo, di una nuova bellezza che allontani da quella maledetta morte (cosicché non si abbia neppure il tempo di stare a lambiccarsi il cervello coi ricordi – croci)
Segui il volo dei gabbiani
loro sanno dove andare
sempre alla ricerca di qualcosa
ancora affamati come te
In linea perfetta con quanto detto sopra. Interessante di nuovo l'invito a seguire qualcosa di imprendibile, ma stimolante. D'altronde, l'impalpabile e gli stimoli, non sono due elementi che governano e compongono la vita?
e se ogni passo ti allontana da quello che pensavi
ti avvicina un poco a me.
Fantastico. Questi due versi sono i più belli di tutta la poesia (parere personale, ovviamente). Lontano dai ricordi, dentro la vita che è futuro, ci sono io: commovente, Paola. Tenero e commovente.
Burrasche, bonaccia, tramonti, silenzi
io ti aspetterò.
Be', è tutto ciò a cui si va incontro vivendo (da vivi). Giusto!
Ora va,
é una giornata stupenda
Ecco (a parte il refuso della "e" accentata male, che ti segnalo tanto per la cronaca) io la chiuderei così.
La chiusa che proponi coi due versi successivi, li vedo di troppo:
ma non posso più vederla, io
Tu, sì!
Hai già detto tutto il necessario. Io chiuderei con "ora va, è una giornata stupenda", che non è né un punto fermo, né un punto esclamativo, ma più opportunamente dei puntini di sospensione che si riagganciano, appunto, alla temerarietà necessaria per vivere e dunque per poterti ritrovare. Se mettiamo un punto fermo è finita per tutti.
Complimenti, Paola. Mi sta facendo sempre più piacere leggerti, perché dentro hai una serie di mondi belli e pieni di "cose".
Lasciarti dicendo "a rileggerti" mi pare superfluo, ma non trovo di meglio...
