Poldo wrote: Potrei reagire per difendermi, certo. Ma come potrei agire per il bene?
Forse se cercassi di capire perché è successo potrei fare mille altre cose per fare in modo che altri non si trovino a commettere lo stesso errore.
Troppo spesso il male genera male, non è facile spezzare questa catena di eventi, ma certo non la si spezza con la vendetta.
No, la vendetta no. Te lo dice uno che proviene da società patriarcali dove la vendetta era codificata da un codice d'onore antico non scritto, fisso nella memoria e del quale io per istinto ne capisco alcuni principi, anche se non li faccio miei, frutto di profondissime ingiustizie subite nei secoli dalle mie parti.
Ai soprusi era istintivo agire d'impeto, occhio per occhio, dente per dente, fidando nella Bibbia; secondo quel codice, non c'erano alternative.
Resteresti sbalordito dal codice d'onore barbaricino; se subivi un'ingiustizia non ti rivolgevi allo stato, del quale non ci si fidava, ma si reagiva in proprio. Con il sangue. Poi, sapendo che si sarebbe finiti in galera, si fuggiva sulle montagne. Uomini rei sono rimasti decenni nascosti sulle montagne dopo un delitto. La giustizia li andava a cercare. Non era contemplato arrendersi. Se si veniva scoperti si preferiva essere uccisi in un conflitto a fuoco. Una morte onorevole.
E ancora di più dalla Carta de Logu di Eleonora d'Arborea, un corpus di leggi del XIII secolo scritte in sardo dalla Giudicessa Eleonora, che rimase in vigore fino ai Savoia.
Tanto pour parler, è una sera fredda, La Giudicessa aveva stabilito che se veniva sequestrato un uomo per ottenerne un riscatto doveva essere multata tutta la comunità, a cominciare dalle guardie che non lo avevano impedito e poi tutti gli altri cittadini, abbassando i prezzi dei loro prodotti agricoli che vendevano di settimana in settimana. I sequestratori non avevano scampo, in quanto avevano danneggiato tutti e venivano catturati dalla popolazione e consegnati alla giustizia.
Chi veniva scoperto ad appiccare il fuoco veniva seduta stante gettato vivo tra le fiamme.
Queste sono cose superate, appartengono al passato. Ma l'indignazione per l'ingiustizia, da qualunque parte provenga, da qualunque, non è stata intaccata nel modo di pensare e di rispondere. Se a volte sono strano non farci caso, sono istintivo ma forse equilibrato e tu da quel "forse" trarrai già delle conclusioni...
Mio padre, che se ne è andato giusto venti anni fa, era stato prigioniero dei lager tedeschi per due anni, era un Carabiniere di diciannove anni all'epoca eppure, per quel poco che mi raccontava, mi insegnò che non odiava i tedeschi anzi aveva pianto con loro quando si era ritrovato sotto i bombardamenti di Dresda e con i suoi commilitoni li aveva aiutati a estrarre morti e feriti dalle macerie. Non erano più nemici ma esseri umani. Una lezione particolare da parte di un ex prigioniero, mio padre, che ho fatta mia.
Non odiare, non vendicarsi. La poesia e un'altra cosa, una suggestione d'istinto. Parole scritte. Eccessive, amareggiate anche, sfiduciate.
Questo lo dico per sfatare il fatto che alcuni pensano che io sia un violento golpista integralista cristiano e fascista, apprezzato un po' quando scribacchia ma del quale non si possono condividere le idee... Non sono niente di tutto questo (a parte lo scribacchino). Ho idee antiquate, ma niente Santa Inquisizione o passo dell'oca selvaggia.
Ho anche dei fantastici nipotini tedeschi figurati e sono due anni e adesso tre che non li vedo; per via della pandemia non possono viaggiare... E questa non è una bella cosa.