Ciao
@BollaDiSapone !.
Piacere di conoscerti.

Intanto, prima di iniziare, mi complimento per il bellissimo nick.
Se facevi parte del Wd può darsi che ci fossimo già incrociati, ma così a mente non ricordo.
Veniamo alla tua (bella!) poesia?

Sono stato subito attirato dal titolo. Sono sposato con una tailandese, ed è superfluo specificare quanto l'oriente mi affascini.
Ecco, di lanterne non sono però esperto, ma a intuito quelle rosse credo che abbiano a che fare con la spiritualità cinese (?).
Nel cielo baci di lanterne rosse,
salutano il fiume svestite dei corpi
come un sospiro freddo
appena sotto l'orecchio,
Quanto piacevole ermetismo in questi primi versi. Di solito quand'è così non ne indovino una che sia una, ma vabbè

Baci di lanterne rosse mi fa pensare all'immagine positiva che le lanterne disegnano, poi, certo, il rosso delle labbra (e di tutto ciò mi faccio un gran bel quadro), e mi sento immergere nella sfera spirituale in maniera pittoresca.
Poi, però, quel "sospiro freddo appena sotto l'orecchio" mi fa rabbrividire, mi introduce questa volta, dopo un inizio "caloroso", in un contesto meno confortevole...
e siamo sul ponte a guardare
Ora so attribuire la provenienza del sospiro freddo: arriva dal fiume. Dai defunti? Forse è una specie di funerale? Non so ma il freddo mi fa pensare alla morte. E comunque arriva in maniera intima, perché "sotto l'orecchio" sa quasi di sussurro, di confidenza (macabretta, se ho intuito bene)
tra i fiori le finestre mancate,
noi, forbici d'un sogno
senza le labbra morbide.
Qui viene fuori una mancanza, che non riesco a contestualizzare se non con la morte di cui sopra.
"Noi, forbici di un sogno"...
fatico a codificarla. È un bellissimo verso, evocativo, ma mi sfugge il senso (per palese demerito mio, mi pare ovvio).
Quel "noi" sembra sancire il distacco tra vivi e "non vivi" (ormai ho deciso che si tratta di un funerale

), però dentro ci leggo un senso di colpa che in tal senso mi mette in difficoltà.
Le labbra morbide invece mi riportano al rosso delle lanterne (baci nel cielo), e questo mi fa pensare che, già dai versi precedenti, ci sia stato proprio un cambio di stato d'animo.
Poi leggo l'ultima strofa
Della neve restano le orme sciolte,
come piatti sporchi e briciole
sulle tavole e ai piedi delle porte
senza più le loro maniglie.
e allora propendo per portare avanti il mio pensiero, cioè che dalla materialità delle lanterne, con tutto il loro gran colpo d'occhio, si passi ad uno stato di assenza, a una forte nostalgia per chi non c'è più.
Beh, nonostante qualche perplessità per quanto riguarda la mia stessa interpretazione

non posso nascondere di essere stato catturato dai tuoi versi, molto.
Ci sono immagini precise e non banali, ma soprattutto non scontate (l'originalità) e mentre gli occhi si riempiono, a fasi alterne, di rosso e di vuoto, la lettura scorre che è un piacere.
Complimenti, BollaDiSapone (ma quant'è bello 'sto nome...), e a rileggerti prestissimo!
