La notte

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Commento a "Disinnamoramento" di Mario 74

Rivedo quell’abito nero, che il vento
sbatteva sul tuo corpo magro, lungo la
spiaggia, dove c’eravamo rifugiati
perché il mare spegnesse il discorso.

I tuoi pensieri erano nascosti dagli occhi,
ma li conoscevo bene. Andammo oltre
la duna. Vidi, nel tuo sguardo, i loro
volti che persistevano nella memoria.

Erano le persone di ieri.
Quelle che avevi incontrato,
e che non avresti mai più vedute.

Ogni parola che ti avevo detto,
e quelle che ancora mi sovvenivano, 
erano come promesse d’un ubriaco.

***

Poi tornammo al porticciolo,
lucente di sole e tormentato di vento.
Riconoscerti, vederti attraversare ogni
stato dell’essere, era rinascere a ogni istante.

Così per un momento non eri più adulta,
e dopo eri tua madre, tua sorella,
eri la sconosciuta con cui avevi
soltanto incrociato uno sguardo al negozio

d’abiti, dove avevi scelto un vestito
da riporre nell’armadio per indossarlo
per un’occasione niente di speciale.

Ma continuavo a rimanerti ignaro.
Un capitolo chiuso e forse dimenticato,
un: «Come stai?» fra i ghiacci che affioravano nel bicchiere. 

***

Ma la parola fine arriva mai?
Come ci si libera da un’ossessione?
Tu ridevi, scorrendo con gli occhi i sudoku.
Nel mare cominciava a regnare regina la notte.

Scostai il giornale enigmistico, dove inserivi cifre,
forse a caso, forse per non parlarmi,
forse davvero presa dal gioco. Al gioco
e al caso siamo votati, e la fine arriva in un istante.

Una giornata a mare. Non da trattenersi troppo,
rinvangare un’amicizia, ma solo per dovere,
per porre, finalmente, la parola fine al discorso.

Il vento riportava a galla vecchi legni porosi,
tutto ritorna sempre a galla,
tutto è.
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