Rimpianto

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Rimpianto,
Corsa affannosa del ritardatario
verso un treno già partito.

Singhiozzo di un soffio di vento
troppo debole per deviare il corso del fiume.

Rimbalzo di una pietra
contro la parete impermeabile di un passato
che ritorna a lacerar di dolore il presente,
di rabbia fu il suo lancio.

Ingenuo sorriso
di un cieco pensiero
illuso di trovar domani la chiave,
spostandosi di lato da quel punto
dove ieri si fracassò
contro sbarre troppo strette
nella prigione del reale

Re: Rimpianto

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Bentornato tra noi, @greenintro.

Un componimento, il tuo, tutto imperniato sul tentativo, senz'altro riuscito, di spiegare cosa è il "rimpianto".
Quando sento o leggo questo termine, non posso non pensare a un aforisma di D'Annunzio, di lucida spietatezza, che suona così: "Il rimpianto è il vano pascolo di uno spirito disoccupato". 
Come tutti gli aforismi contiene una verità e ne nasconde altre, ma ha l'innegabile pregio di scuotere gli animi dediti a volgere troppo spesso lo sguardo al passato. Questa introduzione solo per esprimerti il mio interesse per l'argomento che tratti nella poesia: nessuno di noi è esente dal crucciarsi al pensiero di occasioni mancate o cose perdute.
Adotti nel testo una modalità prettamente descrittiva, composta di metafore inanellate: se ciò, da una parte, ha il pregio di spiegare in ogni suo recondito significato il senso del termine, dall'altra ha il difetto, appunto, di essere ripetitiva, in quanto le metafore sono tutte indirizzate allo stesso scopo. 
Il clima narrativo risulta pertanto uniforme, privo di espansioni: ciò non è affatto negativo in quanto, così mi è parso dalla lettura, rappresenta una tua scelta meditata. 
Difatti la reiterazione delle metafore crea una sorta di cappa, di senso di asfissia, che si adatta in modo perfetto alla sensazione che il rimpianto provoca nell'anima: essa si irrigidisce, cessa la sua fioritura, gira a vuoto finché un evento esterno non la costringe a tornare nel presente. 
greenintro ha scritto: sab ott 30, 2021 11:22 pmCorsa affannosa del ritardatario
verso un treno già partito.
La prima metafora è quella di più chiara evidenza e di uso abituale: di un'occasione perduta si dice infatti che "si è perso il treno". Proprio per la sua diffusione, essa appare un po' logora. Le altre, usate qui di seguito, sono invece molto più originali:
greenintro ha scritto: sab ott 30, 2021 11:22 pmSinghiozzo di un soffio di vento
troppo debole per deviare il corso del fiume.
Qui è implicita l'idea che non solo l'occasione è perduta, ma che probabilmente, se anche, per assurdo, fosse stata colta, non si sarebbe stati all'altezza di portarla a buon fine. Interessante.
greenintro ha scritto: sab ott 30, 2021 11:22 pmRimbalzo di una pietra
contro la parete impermeabile di un passato
che ritorna a lacerar di dolore il presente,
di rabbia fu il suo lancio.
Procedendo verso il termine della poesia, i versi si allungano e si aggrovigliano dal punto di vista sintattico: come scrivevo sopra, quasi fossero l'eco dell'avvilupparsi sterile del pensiero nel momento in cui s'impiglia nel rimpianto. Nei versi citati notiamo il fiorire di un altro sentimento caratteristico di quei momenti: la rabbia. A tal proposito, dopo "presente", più che la virgola, vedrei bene i due i punti.
greenintro ha scritto: sab ott 30, 2021 11:22 pmIngenuo sorriso
di un cieco pensiero
illuso di trovar domani la chiave,
spostandosi di lato da quel punto
dove ieri si fracassò
contro sbarre troppo strette
nella prigione del reale
Qui sopra si raggiunge l'apice dell'involuzione sintattica: volta anch'essa, secondo la lettura che ho intrapreso leggendo più volte la poesia, a rappresentare visivamente la gabbia oscura e inutile in cui troppo spesso permettiamo che il nostro pensiero si incastri.
Grazie per la lettura, un saluto!
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Re: Rimpianto

4
@greenintro
Ciao, cercherò di aggiungere qualcosa di nuovo al commento di questa poesia, nonostante Ippolita abbia detto già molto. Al di là della sua analisi strutturale, ho letto nella poesia come l'io lirico abbia in sé un autentico rimpianto, un trauma che non riesce a superare, e che decide di descrivere in versi, forse confidando nel potere lenitivo della parola e della confessione. Non sappiamo quale sia questo rimpianto, ed è giusto non saperlo: però sappiamo come si esprime in immagini incalzanti. La mia interpretazione di questa poesia comunque deriva da quanto intuisco dagli ultimi versi:
greenintro ha scritto: Ingenuo sorriso
di un cieco pensiero
illuso di trovar domani la chiave,
spostandosi di lato da quel punto
dove ieri si fracassò
contro sbarre troppo strette
nella prigione del reale
Quell'immagine della prigione del reale con le sbarre troppo strette mi ha fatto pensare a un'amara constatazione, e mi ha fatto riflettere su come in effetti le nostre scelte errate alla fine ci costringano in situazioni da cui non possiamo, o (molto spesso) non sappiamo come uscire. Ho trovato appropriato l'utilizzo dell'immagine della prigione.

La poesia mi ha fatto pensare anche a come spesso le scelte che determinano la nostra vita avvengano in pochi attimi, senza che noi abbiamo avuto il modo di capire che quegli attimi sono decisivi. Ho letto nella poesia l'amara constatazione che noi stessi siamo i fautori della nostra vita. Almeno, questo è quanto ho capito.

Concludo dicendo che a mio avviso il valore principale della poesia è che vale come ammonimento: data la tragicità della situazione di chi non può ripercorre le sue scelte per farne altre, è opportuno vagliare attentamente tutto quanto si fa quando si ha il tempo, e la poesia ci invita ad evitare di trovarci nella situazione amaramente descritta dall'io lirico.
https://domenicosantoro.art.blog/

Re: Rimpianto

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Ringrazio @Ippolita e @Domenico S. per l'attenzione al mio componimento e condivido i loro appunti. @Ippolita ha colto delle implicazioni di significato che magari non avevo neanche così meditato, anche se magari inconsciamente pensate, colto comunque in modo molto valido. Un paio di precisazioni: la metafora del treno non è stata motivata dall'espressione popolare "aver perso il treno", semplicemente mi piaceva l'idea di calare la descrizione del rimpianto all'interno di una quotidianità nella quale il cercare di prendere il treno è esperienza molto comune, per rendere il senso della scrittura il più possibile concreta e facilmente immaginabile e condivisibile (anche se posso capire il rischio di cadere nella banalità). Per quanto riguarda la scelta della virgola prima di "di rabbia fu il suo lancio" anziché i due punti, comprendo il senso dell'appunto, ho preferito la virgola, perché i due punti avrebbero determinato l'impressione di una strofa tutta finalizzata a illustrare il significato dell'ultimo verso, che in questo sarebbe diventato il perno di tutta la strofa, in questo modo il tutto si sarebbe presentato più come un "ordine", una logica già predeterminata a spiegare il concetto della rabbia associata al rimpianto. Invece ho preferito impostare la cosa più come "flusso di coscienza" casuale e libero, in cui ogni verso è messo sullo stesso livello di importanza degli altri, senza che uno pretenda di riassumere il senso di tutti gli altri, imponendo una logica incentrata su di sé. 

Concordo anche con @Domenico S. riguardo il  senso di monotonia espressiva, spero non troppo fastidioso per chi legge, come già detto da Ippolita, il fine era quello di descrivere un singolo sentimento, il rimpianto, per cui le immagini erano focalizzarle a rappresentare, senza deviare l'attenzione verso altri concetti, in questo senso si potrebbe parlare di approccio voluto, o comunque reso necessario dall'obiettivo di partenza.
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