Ciao
@Anglares,
mi accosto con qualche esitazione a questa tua poesia sulla Speranza, sia perché è la prima volta che ti commento, sia perché mi accorgo che tu hai uno stile tuo, fortemente caratterizzato, quindi immagino anche profondamente meditato e convinto dei propri mezzi, anche se non immediatamente accessibile (almeno così a me sembra). In ogni caso è una poesia di tono "elevato", che nella scelta accurata dei termini si distingue da tutte le altre che qui partecipano (specialmente la mia, che non è altro che un "lampo" informe e grezzo questa volta, perché proprio non ho saputo fare di meglio).
Prima ti dico le mie impressioni "immediate - spontanee":
Anglares wrote: In cima al dente di cigno
è un'espressione letteralmente irreale (i cigni non hanno denti) e perciò, nell'intenzione, immagino "surreale". Con il surreale, io penso, bisogna andarci cauti perché evoca qualcosa che è nel subconscio, e qui si va a rischio: cosa evoca nel mio subconscio? Forse l'immagine di uno stelo bianco lattiginoso che si protende verso il cielo, sopra il quale
Anglares wrote: l'orso umano
Qui pretendi forse troppo dalla mia fantasia; io mi immagino questo orso che dorme in bilico sopra uno spuntone di materia dentale lattiginosa, e allora cerco di visualizzarlo come in una pittura; però aggiungi
Anglares wrote: nel suo letargo fertile
...
di gesti accaduti accadenti d'avvenire
e qui rischio di andare in panne; dunque tu evochi l'umanità come un orso in letargo, dipingi questo letargo come "fertile" (di sogni, credo, idee) e come rimuginìo (come appunto nei sogni) del passato e del futuro. Va bene, mi dico: però faccio fatica ad immaginare l'umanità così; vorrà dire che sto ad ascoltare, e vediamo cosa verrà dopo.
Anglares wrote: Sarà
il sogno germogliante
a ricondurre la luce nella terra sonora
Vibrerà
nelle ossa di cristallo
Il canto onirico del giorno da svegli
Quindi il sogno porterà luce (che adesso, evidentemente, non c'è) di speranza (non lo dici qui, ma è nella traccia). Di passaggio trovo difficoltà a interiorizzare "
[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]la terra sonora" e "[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]le ossa di cristallo" che mi assomigliano vagamente a quelle che la mia prof di italiano, tanti anni fa, chiamava "espressioni esornative".
[/font][/font]C'è poi quel forte ossimoro non spiegato e per me difficile da intuire (se non forse nel senso che il sonno di prima era un dormiveglia)
Anglares wrote: destava-non-svegliava
Anglares wrote: l'oggi apparso nel sogno soffuso caduto nel rialzarsi d'un domani
con quest'altro che lo incalza e non è meno duro (cioè, mentre si rialza, cade?).
Il senso finale è chiaro:
Anglares wrote: Il tempo vegliava sul diamante incantato che si sarebbe dischiuso.
però per me è decisamente troppo ottimistico perché (se vogliamo andare sul pesante!) in un certo senso ammicca all'assioma idealistico (Hegel e così via) per cui "finché c'è vita c'è speranza" e un giorno verranno "le magnifiche sorti e progressive", in una situazione (come l'attuale; ma quale non lo è?) in cui la speranza è incerta, confusa, lì lì per scomparire, e allora (dico io) non si tratta di professare una aspettativa cieca nell'avvenire quanto piuttosto di alimentarla, questa speranza.
Ora ho forse esagerato con gli approfondimenti, sicché magari le riflessioni al di là dell'"immediato - spontaneo" che avevo promesso, le metterò in un successivo commento, se quello che ho scritto finora tu lo troverai pertinente e non del tutto fuori luogo.
In ogni caso, complimenti, una bella prova di immaginazione e un inno alla speranza comunque.
Ciao
