Se tu sei strano
Posted: Sat Aug 14, 2021 9:58 am
SE TU SEI STRANO
Se tu sei strano perché
hai costruito una casa di tronchi nel bosco
e bruci i ricordi nella stufa, ogni sera
io sarò il fumo del tuo fuoco,
salirò nel camino e poi, da fuori
ti resterò intorno, come
un abbraccio di nebbia
Se tu sei strano perché
parli spagnolo e balli il flamenco
(malissimo entrambi) io sarò il sangue caldo
che contraddice la severità del pensiero
e va e viene nel tuo cuore, inducendoti
a sussurrare dolcemente, ogni sera
mi casa es su casa
Lo so, fanno la fila
le donne che amano uomini come te
- e credono di amarli davvero - ma
io sono l’unica a non compatirti
l’unica a perdere la testa
per le tue stranezze, l’unica
con le valige pronte nell’auto
Se tu sei strano perché
parli da solo, per la strada
allora imbelletterò la tua ombra
e le ricorderò le buone maniere
affinchè possa confondersi tra la gente
e nessuno rida di te
Se tu sei strano perché
vuoi fare l’amore con me alla luce del giorno
io verrò incontro alle tue mani
e ti guarderò dritto negli occhi perché
non avrò mai, mai paura di te
Perché se tu sei strano
io non chiedo di meglio, ma
non pensare mai che io sia un’illusa
perché so esattamente
quello che voglio12 agosto 2021
C’è una bella canzone di Wolf Larsen intitolata If i be wrong, e io che ascolto musica prevalentemente d’oltreoceano da anni senza per questo essere riuscito ancora nemmeno a intuire il significato di un testo in inglese, ho pensato che wrong significasse strano. Che bel titolo, mi sono detto, mentre il mio cervello già ci ricamava intorno. “Che peccato”, ho pensato poi, fino a che casualmente mi sono reso conto che wrong non stava per strano, ma per sbagliato. “Fantastico”, ho esclamato ad alta voce, e giù a scrivere di getto la poesia. A quel punto mi sono trovato a valutare che i versi, scritti nell’arco di un’ora o poco più e poi rifiniti il giorno successivo (ma penso di doverci lavorare ancora un po'), poggiavano su alcuni luoghi comuni di natura sessista: la voce narrante era femminile, tale l’ho percepita fin dall’inizio, e il protagonista sullo sfondo era maschile. “Non è mica giusto”, ho pensato, “perché una donna non dovrebbe avere le stesse opportunità di un uomo di essere strana?” Così ho provato a invertire le parti, ma mi sono reso conto subito che non funzionava, non c’era verso di adattarla a quella che era stata l’ispirazione iniziale, e i motivi non sono difficili da intuire. La poesia si basa su una figura a suo modo egocentrica e su un’altra, al contrario, consapevolmente decisa a rimanere in secondo piano e a svolgere un ruolo di supporto, di assistenza, di cura. Ecco, quest’ultimo è il vocabolo che meglio s’attaglia a ciò che intendo e proprio in virtù di esso non era possibile associarvi, a quella figura, una natura maschile. Così come non riuscivo proprio a vedere nel soggetto egocentrico una figura femminile. So che la realtà è diversa, soprattutto ai giorni nostri, ma il mio immaginario, e credo non soltanto il mio, è tarato su certe associazioni che non possono essere scardinate perché poi la poesia verrebbe fuori razionalizzata, politicamente corretta ma non sincera, non se dev’essere scritta da me. I luoghi comuni nascono per essere contestati e rinnovati, ne sono consapevole, ma dovrà farlo qualcun altro, o meglio qualcun’altra, con una propria poesia.