La panchina fronte mare
Posted: Sun Jan 31, 2021 8:50 pm
La Panchina Fronte Mare
Il bianco, il nero... Sono solo i colori
di una scacchiera...
I
Sotto questo sole che detta le ore
come un maestro petulante
sotto questo sole
che batte le ore come un fabbro
ci siamo tu ed io.
Ci sono io
spiaggiato come un rifiuto vomitato dall'onda
le mani adagiate sui remi
che vogano nella sabbia
con vigore insensato
sotto un sole che mi sguscia
come fossi un mollusco.
Il sudore impergola la mia fronte
corona di finti zirconi
creata ad arte nel laboratorio dei miei pensieri
mentre il mare, beffardo, si allontana.
Ci sei tu vecchio, seduto su una panchina
a strapiombo sul mare.
Non guardi me
scruti l'onda che si infrange lontana.
Di certo ascolti il suono
delle parole che levigano le pietre.
Come un maestro d'ascia le hai intagliate
per farle veleggiare lontane
fino a sondare il confine del mondo
salpando da una panchina fronte mare.
II
Vecchio Shabine
le tue radici erano le gesta sapienti dei marinai
ma ti mancava un lembo di terra
un approdo di capelli d'ebano.
Le tue radici si muovevano come un granchio sul fondale marino
vedevi i tuoi avi nella bruma mattutina del risveglio
con i loro canti per alleggerire il peso delle catene.
È che non eri un continente ma un oceano
un ponte fra culture diverse
ma i ponti li si attraversano di fretta
per raggiungere altri luoghi.
Perdonami
avrei dovuto mettermi a cavalcioni
sulle tue ringhiere di ferro battuto
pescare con la mia piccola canna da pesca.
Ma il mio amo non sarebbe mai riuscito a sfiorarlo il tuo oceano.
Ora guardami e dimmi
quali radici può avere una salsola
nè la sabbia, nè il sale, nè l'onda
può ancorarmi a un passato
possiedo solo parole putride
e rifiuti cotti dalla salsedine
queste collane datemi in regalo
al prezzo della vita.
III
Interrogo come uno sciamano
gli esuberi tracciati nel catrame
le viscere moderne del mare.
Questo è il progresso Shabine
il popolo viaggia stretto in mare
su una portarinfuse.
Siamo merci, prodotti
catalogati per caratteristiche
il negro è l'uomo inutile
anche se possiede la pelle bianca come la mia.
Non è la tempesta a far paura
a questo bastimento che naviga.
Altro che golette o leudi
questo è forse quello che ci accomuna
l'essere entrambi fuori dal tempo.
IV
A te bastava respirare
per tradurre l'aria
scandagliavi il mare solo annusandolo
quanti tesori hai portato in superficie
solo grazie alla capienza dei tuoi polmoni.
Mentre adesso
quando assaporo l'aria
sento solo l'afrore di velelle spiaggiate.
Così costruisco la mia sintassi
con queste perle maligne abbandonate sulla spiaggia.
Rifiuti sputati dal mare
le tossine delle sue venne d'argento vivo.
V
Sfogli dei cataloghi
mentre sbucci una mela
gesti consueti
che non riesco ad imitare.
Ma sai bene che l'eleganza
non è in ciò che si fa
ma nel come.
Io ho perso ogni liturgia
del fare le cose per bene.
VI
Non importa se non ho catene
la mia pelle bianca è un inganno.
Quel grosso calabrone che ronza sopra la mia testa
possiede nei suoi tarocchi tutte le mie paure
e le gioca con me per tenermi in pugno.
Non gli servo veramente
ma lo gratifica impugnare una mosca.
Shabine il nero è solo un colore
che può stingere in mille altri colori
ed è per questo che gli schiavi oggi
hanno pigmenti etici
dove l'inumano è ammissibile, persino giusto
anche da chi lo subisce.
Prova a creare un popolo o una cultura da simili premesse.
Come sono lontani i canti dei negri tuoi avi
ed è per questo che attingo i miei costrutti verbali alla rinfusa
poggiando l'orecchio su conchiglie di plastica
ammassate qui, in questo deposito a cielo aperto.
VII
Sono come Antigone
voglio dare degna sepoltura ai miei fratelli
perchè non c'è onda che sbianchi
questo filare di copertoni.
Spetta alle mie ruspe
recitare un Requiem
che strappi con il metallo dei denti
un poco di terra salsa al mare.
Un tumulo alle libagioni
di questo folle progresso.
VIII
Shabine quando provavi il piacere
doloroso come un riccio di mare
quello non era tradimento
era la pena
di un uomo a cui non è stata concessa
la possibilità di essere fedele.
Osserva il vero tradimento.
Corpi incontrano corpi
che bramano di assomigliare ad altri corpi.
Modificano le loro misure, il loro colore, la loro geografia.
Non hanno un orizzonte
perchè tutto è bidimensionale
come fossero cartoline o depliant.
Non c'è vero desiderio.
Io affonderei volentieri
in un riccio di mare
pungermi per sentirmi vivo.
IX
Fra questi dirupi
che privi di terrazzamenti
rovinano in mare
fra questi dirupi
intagliati dall'onda
come legno putrido
no pensavo di incontrare
le tue casuarine, ma almeno le ginestre
con i loro profumi.
È colpa di questa bruma che sa di petrolio
del suo velo ammorbato.
Da dove proviene?
Non dalla terra
quella nebbia che ti faceva vedere
oltre il dettato delle forme
ma da questi container
che stazzano le navi con i loro veleni.
Sbroglio il pescato di giornata impigliato nei tramagli
Grondano sangue.
X
Ti sei alzato dalla tua panchina
(probabilmente hai visto abbastanza)
lasciando un vuoto enorme.
Quel tuo trono di legno che hai lasciato
con le sue schegge e i suoi orizzonti
non potrà mai avere un'altra voce.
Resta solo un oggetto
ancorato ad una falesia
insieme a te era una vertigine.
Post Scrittum
Ogni uomo è un'isola
ad eccezione dei Poeti come te
la poesia è un oceano
che solo i poeti sanno navigare.
Eccolo il mio errore
per questo mi trovo spiaggiato qui
fra le costole della mia isola.
Il bianco, il nero... Sono solo i colori
di una scacchiera...
I
Sotto questo sole che detta le ore
come un maestro petulante
sotto questo sole
che batte le ore come un fabbro
ci siamo tu ed io.
Ci sono io
spiaggiato come un rifiuto vomitato dall'onda
le mani adagiate sui remi
che vogano nella sabbia
con vigore insensato
sotto un sole che mi sguscia
come fossi un mollusco.
Il sudore impergola la mia fronte
corona di finti zirconi
creata ad arte nel laboratorio dei miei pensieri
mentre il mare, beffardo, si allontana.
Ci sei tu vecchio, seduto su una panchina
a strapiombo sul mare.
Non guardi me
scruti l'onda che si infrange lontana.
Di certo ascolti il suono
delle parole che levigano le pietre.
Come un maestro d'ascia le hai intagliate
per farle veleggiare lontane
fino a sondare il confine del mondo
salpando da una panchina fronte mare.
II
Vecchio Shabine
le tue radici erano le gesta sapienti dei marinai
ma ti mancava un lembo di terra
un approdo di capelli d'ebano.
Le tue radici si muovevano come un granchio sul fondale marino
vedevi i tuoi avi nella bruma mattutina del risveglio
con i loro canti per alleggerire il peso delle catene.
È che non eri un continente ma un oceano
un ponte fra culture diverse
ma i ponti li si attraversano di fretta
per raggiungere altri luoghi.
Perdonami
avrei dovuto mettermi a cavalcioni
sulle tue ringhiere di ferro battuto
pescare con la mia piccola canna da pesca.
Ma il mio amo non sarebbe mai riuscito a sfiorarlo il tuo oceano.
Ora guardami e dimmi
quali radici può avere una salsola
nè la sabbia, nè il sale, nè l'onda
può ancorarmi a un passato
possiedo solo parole putride
e rifiuti cotti dalla salsedine
queste collane datemi in regalo
al prezzo della vita.
III
Interrogo come uno sciamano
gli esuberi tracciati nel catrame
le viscere moderne del mare.
Questo è il progresso Shabine
il popolo viaggia stretto in mare
su una portarinfuse.
Siamo merci, prodotti
catalogati per caratteristiche
il negro è l'uomo inutile
anche se possiede la pelle bianca come la mia.
Non è la tempesta a far paura
a questo bastimento che naviga.
Altro che golette o leudi
questo è forse quello che ci accomuna
l'essere entrambi fuori dal tempo.
IV
A te bastava respirare
per tradurre l'aria
scandagliavi il mare solo annusandolo
quanti tesori hai portato in superficie
solo grazie alla capienza dei tuoi polmoni.
Mentre adesso
quando assaporo l'aria
sento solo l'afrore di velelle spiaggiate.
Così costruisco la mia sintassi
con queste perle maligne abbandonate sulla spiaggia.
Rifiuti sputati dal mare
le tossine delle sue venne d'argento vivo.
V
Sfogli dei cataloghi
mentre sbucci una mela
gesti consueti
che non riesco ad imitare.
Ma sai bene che l'eleganza
non è in ciò che si fa
ma nel come.
Io ho perso ogni liturgia
del fare le cose per bene.
VI
Non importa se non ho catene
la mia pelle bianca è un inganno.
Quel grosso calabrone che ronza sopra la mia testa
possiede nei suoi tarocchi tutte le mie paure
e le gioca con me per tenermi in pugno.
Non gli servo veramente
ma lo gratifica impugnare una mosca.
Shabine il nero è solo un colore
che può stingere in mille altri colori
ed è per questo che gli schiavi oggi
hanno pigmenti etici
dove l'inumano è ammissibile, persino giusto
anche da chi lo subisce.
Prova a creare un popolo o una cultura da simili premesse.
Come sono lontani i canti dei negri tuoi avi
ed è per questo che attingo i miei costrutti verbali alla rinfusa
poggiando l'orecchio su conchiglie di plastica
ammassate qui, in questo deposito a cielo aperto.
VII
Sono come Antigone
voglio dare degna sepoltura ai miei fratelli
perchè non c'è onda che sbianchi
questo filare di copertoni.
Spetta alle mie ruspe
recitare un Requiem
che strappi con il metallo dei denti
un poco di terra salsa al mare.
Un tumulo alle libagioni
di questo folle progresso.
VIII
Shabine quando provavi il piacere
doloroso come un riccio di mare
quello non era tradimento
era la pena
di un uomo a cui non è stata concessa
la possibilità di essere fedele.
Osserva il vero tradimento.
Corpi incontrano corpi
che bramano di assomigliare ad altri corpi.
Modificano le loro misure, il loro colore, la loro geografia.
Non hanno un orizzonte
perchè tutto è bidimensionale
come fossero cartoline o depliant.
Non c'è vero desiderio.
Io affonderei volentieri
in un riccio di mare
pungermi per sentirmi vivo.
IX
Fra questi dirupi
che privi di terrazzamenti
rovinano in mare
fra questi dirupi
intagliati dall'onda
come legno putrido
no pensavo di incontrare
le tue casuarine, ma almeno le ginestre
con i loro profumi.
È colpa di questa bruma che sa di petrolio
del suo velo ammorbato.
Da dove proviene?
Non dalla terra
quella nebbia che ti faceva vedere
oltre il dettato delle forme
ma da questi container
che stazzano le navi con i loro veleni.
Sbroglio il pescato di giornata impigliato nei tramagli
Grondano sangue.
X
Ti sei alzato dalla tua panchina
(probabilmente hai visto abbastanza)
lasciando un vuoto enorme.
Quel tuo trono di legno che hai lasciato
con le sue schegge e i suoi orizzonti
non potrà mai avere un'altra voce.
Resta solo un oggetto
ancorato ad una falesia
insieme a te era una vertigine.
Post Scrittum
Ogni uomo è un'isola
ad eccezione dei Poeti come te
la poesia è un oceano
che solo i poeti sanno navigare.
Eccolo il mio errore
per questo mi trovo spiaggiato qui
fra le costole della mia isola.