Trame senza un "villain": come dare senso di progressione per giungere a un climax?

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Approfitto ancora di questo spazio per chiedere consiglio, promuovere una discussione e nel frattempo trovare qualche idea per il mio romanzo. :) 

La storia che ho in mente è un fantasy senza un "villain" nel senso stretto del termine: non c'è un Signore Oscuro da sconfiggere, un Impero da far cadere, una divinità da fermare per impedire la fine del mondo.
O meglio, ci sono alcuni di questi elementi, ma sono fuori dalla portata dei protagonisti che quindi non possono fare niente a riguardo.
Immaginatevi la solita storia di fantascienza apocalittica in cui i protagonisti non sono gli scienziati o i soldati che salvano la Terra, ma dei semplici passanti che vogliono evitare di finire spappolati/bruciati/fritti/ecc.

Con questo impianto in mente, ovviamente, non c'è un "villain" vero e proprio.
La "catastrofe" può coprire quel ruolo se esiste un modo per fermarla e i personaggi ne sono al corrente (es. Bruce Willis che va a disintegrare il meteorite in rotta di collisione con la Terra in Armageddon).
Tuttavia, quando questo non è possibile, manca un elemento molto usato per mostrare la progressione attraverso la storia, ovvero il conflitto con il "cattivo" che culmina poi nel climax con lo "scontro finale".

Quindi, mi chiedevo: come rendere avvincente il romanzo e mostrare progresso nella storia senza questo conflitto? Come costruire lo sviluppo per arrivare al climax? In alternativa, se non c'è climax, come dare al lettore un senso di chiusura e soddisfazione?

Nella mia storia ci sono antagonisti (non-villain), quindi i conflitti esistono, ma la scala è troppo piccola per permettere di accumulare tensione da risolvere in un climax. L'unica maniera che ho trovato sarebbe quella di far convergere la risoluzione di tutti i conflitti in un unico momento, ma data la struttura della mia trama, il risultato sarebbe forzato.
Ci sono anche elementi di crescita dei personaggi, e ovviamente anche quelli aiutano a dare senso di progressione, come in un romanzo di formazione, ma portano conflitti limitati.

Dal momento che la mia storia ha elementi "catastrofici" e "post-apocalittici", ho effettuato una ricerca su quei generi.
La maggior parte di essi costruisce tensione e giunge al climax in 2 modi:
  • trovare una soluzione alla catastrofe e metterla in pratica (es. il citato Armageddon, Il quinto giorno, ecc.)
  • avere un obiettivo, solitamente un luogo sicuro, e fare di tutto per raggiungerlo (Bird Box, The Last of Us, ecc.)
Esiste un terzo modo per aumentare la tensione "artificialmente", ed è quello di iniziare la storia in medias res (nel bel mezzo della catastrofe), utilizzando poi flashback per spiegare come si è arrivati a quel punto, e facendo coincidere il flashback del momento di rottura dell'equilibrio con il momento di maggior tensione nel romanzo.

Purtroppo nessuno dei metodi qui sopra è applicabile alla mia storia: non c'è modo di fermare la catastrofe, non esistono luoghi sicuri, e i personaggi non hanno alcun obiettivo plausibile a parte sopravvivere. E non voglio utilizzare flashback se non strettamente necessario.

Alcune storie di questo genere si focalizzano più sulla crescita personale, e non hanno un vero climax (penso a La strada di McCarthy).
Non sono contrario a questo approccio, ma preferirei qualcosa di più "tradizionale", perché ritengo che scrivere bene quel tipo di storie richieda parecchia tecnica, e io non penso di avere abbastanza esperienza.

Quindi, eccomi qui. :) 
Conoscete altri modi che possano fornire senso di progressione e di accumulo di tensione da risolvere in un climax in una storia senza "villain", a parte quelli citati?

Re: Trame senza un "villain": come dare senso di progressione per giungere a un climax?

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Ciao @Mid

Mi piace il tuo approccio non troppo tradizionale al fantasy. Anchio prediligo storie dove non ci sono i soliti buoni (quasi sempre e quasi comunque amerikani) che devono salvare il mondo dal malvagio di turno o da un asteroide, inframmezzati da pietose storie d’amore e conflitti personali. Il film che hai citato, Armageddon, come anche altri dello stesso genere e mentalità riassume questo stereotipo è per me un esempio da non seguire, però non darmi retta in quanto io ho delle idee tutte mie che si discostano alquanto dal tracciato comune sentire.
Per mia convinzione non credo e non amo storie di collisioni fra pianeti e amerikani che ci salvano atterrando sugli asteroidi.
I tuoi personaggi, non-villain sono persone normali, che non hanno il potere e forse non vogliono nemmeno interferire con gli avvenimenti “eroici” o “disastrosi” che stanno per incombere nel mondo.

Io procederei nel far vivere loro una vita per quanto possibile comune, seppur consapevole dell’imminenza di quanto dovrà forse avvenire (del quale non ho idea). Già qui ti potrai sbizzarrire nel descrivere questa atmosfera crepuscolare. Far vedere lo svolgersi degli avvenimenti con i loro occhi, le conseguenze di questi avvenimenti nella loro vita quotidiana, che magari peggiora, degenera sempre più con il passare del tempo. Una nostalgia per come si sarebbe potuto vivere felici se altri uomini non avessero interferito con la vita delle persone normali.

A seconda di quanto deve avvenire, provocato o per colpa di altri esseri umani, superiori o altro, comunque al di sopra del popolo comune,  qualche immagine di questi responsabili occorrerà darla, penso, anche come sottofondo. Bisogna vedere.
Se la catastrofe imminente, come accenni, non la si può fermare con il solito intervento contro i malvagi, i villain, farei progredire lentamente la storia fino a un imprevisto che, beninteso, non trasforma i tuoi protagonisti in eroi che salveranno il  mondo con bacio finale, ma un imprevisto che gli faccia vedere le cose da un altro punto di vista, con qualche strada, speranza di salvezza.
Mi spiego, così alla buona perché non ho molti elementi delle tue intenzioni sul romanzo. Un’idea pazzescamente folle di possibilità di uscita da un mondo destinato alla fine, senza particolari eroismi.
Per me questa via c’è, c’è sempre stata e sempre ci sarà. Il limite sono i nostri simili, i “potenti” e i loro scagnozzi. Ok, qua la cosa degenera in politica da quattro spicci e lasciamo perdere.

Ti faccio un esempio di salvezza, di nuova vita, di possibilità di abbandonare un mondo senza astronavi che non servono a niente per motivi lapalissiani che non sto a dire per non tediare e non rasentare il comico. (Un po’ di comicità ci vuole).

Hai presente la vecchia Europa prima della “scoperta” dell’America? Una terra vecchia e piccola appunto, che sembrava eterna, che non sarebbe mai cambiata, i suoi abitanti confinati, rinchiusi nel vecchio mondo che lo volessero o no. Ma qualcuno sapeva che esisteva un altro mondo, che poi fu chiamato America. Con la scoperta “ufficiale” di un nuovo mondo moltissimi hanno abbandonato l’Europa e sono andati a vivere in questo nuovo mondo, si sono rifatti una nuova vita, completamente diversa. E hanno fatto bene e farebbero bene anche adesso.

Fai in modo che i tuoi personaggi possano uscire da tutta questa Terra condannata. Ti chiederai dove, se tutta la Terra è  già stata scoperta e non decollano verso nuovi pianeti e bla bla bla.
Fai in modo che, per un ginepraio di motivi e coincidenze assurde ma plausibili, i tuoi personaggi, conoscano un “potente”, magari il figlio buono e pentito di uno di questi potenti (sto immaginando, tu trasforma o butta se ritieni). 
Questo figlio si è trovato per un seguito di  circostanze o è andato a sbattere per caso durante un tentativo di fuga, di diserzione, in mezzo alla gente “normale”, vive con loro, chiede di essere nascosto (forse fugge dai debiti, da un incarico non voluto, da una donna, da un uomo, da un compito che non ama…). Questo figlio di potenti, in pratica ebbene si, sarà il figlio di un malvagio, ma meno malvagio, come un angelo dell’inferno che si è pentito e ha tentato inutilmente di tornare indietro. Vedendo la disperazione dei poveracci che non saranno mai eroi ma che lo hanno accolto come uno di loro, rivelerà quindi a loro una via d’uscita. Quale sarà? Servirebbero dei tomi per dirlo, ma ti riassumo la mia idea, che poi fa parte dei sogni impossibili se non sulla carta. Immagina la Terra oltre, non tanto universi paralleli, troppo complicato, macchinoso, o forse no, ci saranno, boh. Per me una cosa più prosaica: immagina una distesa di sabbia del più grande deserto del mondo, che sta in Arabia. Immagina il deserto costellato da miliardi di monete da un centesimo e ogni moneta rappresenta un mondo, una Terra come la nostra. Gli altri centesimi sono altri mondi, a distanze più o meno impossibili ma teoricamente praticabili. Si ha l’imbarazzo della scelta. Il problema è come raggiungere uno di questi altri mondi, quale strada seguire.
Questo figlio di villain forse lo sa , forse c’è già stato in uno di questi mondi, altre Terre, sa come arrivarci, come oltrepassare questi confini o chissà che.

Tieni a mente i confini. Oltrepassare i confini, abbandonare questa vecchia Terra e andare in un'altra, con esseri, umani, disposti ad accogliere. La famosa “accoglienza”, perché no? 
Gli sviluppi potrebbero esserci. Naturalmente ti dovrai fermare nel momento in cui i tuoi personaggi riusciranno a oltrepassare i confini, seguendoli forse fino all’avvistamento della nuova Terra. Non possiamo sapere come sarà la vita in uno di questi nuovi mondi. Forse non sarà perfetta, la perfezione non esiste, ma immaginiamo sia una vita migliore. Forse da quelle terre, senza scomodare anni luce o galassie lontane lontane, qualcuno ogni tanto viene a vedere come viviamo, per quanto io non creda agli ufo o meglio: ci saranno pure cose strane che volano, ma vengono da altre terre, sono quelli gli "altri" mondi, oltre i confini del nostro.

Considera tutto quello che ho detto alla stregua di fantastiche balle pseudo-fantascientifiche. Non si sa mai. I guardiani della rivoluzione del politicamente corretto (sic...)  sono sempre in agguato...   :D
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: Trame senza un "villain": come dare senso di progressione per giungere a un climax?

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Se il mio romanzo vedrà mai la luce, tu sarai certamente nella pagina dei ringraziamenti, @Alberto Tosciri. :D 

Delle idee che hai menzionato, ne scarterò solo una. E per un limite mio, non perché l'idea in sé sia male.
Alberto Tosciri ha scritto: ven dic 01, 2023 5:10 pmFar vedere lo svolgersi degli avvenimenti con i loro occhi, le conseguenze di questi avvenimenti nella loro vita quotidiana, che magari peggiora, degenera sempre più con il passare del tempo. Una nostalgia per come si sarebbe potuto vivere felici se altri uomini non avessero interferito con la vita delle persone normali.
Quest'idea è bellissima, ma difficile da scrivere e rendere interessante. Almeno, io non credo di esserne in grado.
Conoscendomi, finirei per perdermi in una sbrodolata di prosa pseudo-malinconica che piace solo a me e finisce per far sbadigliare il lettore. L'ho fatto molte volte in passato, sto cercando di perdere il vizio. :fuma:   
Ci sono romanzi che riescono benissimo in questo, ma richiedono equilibrio perfetto tra introspezione, descrizione e azione; tra prosa asciutta e prosa più poetica e immaginativa. Al mio livello, non penso di esserne capace.

Il resto delle tue idee è molto stimolante, e credo che una in particolare sarà il mio faro guida:
Alberto Tosciri ha scritto: ven dic 01, 2023 5:10 pmUn’idea pazzescamente folle di possibilità di uscita da un mondo destinato alla fine, senza particolari eroismi.
Avevo intravisto una possibilità simile nei miei piani, ma il tuo commento mi aiuterà a dargli forma, sebbene in maniera diversa da come l'hai immaginata.
In pratica è simile al punto che avevo menzionato nel mio post (i protagonisti hanno un obiettivo/luogo da raggiungere), ma diventa sfumato e lontano. Ottimo modo per aumentare poco a poco la tensione senza interferire con il mondo che avevo in mente.
Un po' come la ricerca di un fantomatico "regno del Prete Gianni", o di un "Eldorado". In questo caso, i personaggi sono spinti dalle necessità della sopravvivenza.
E l'idea di fermarsi "sulla soglia", prima di arrivare, è perfetta per mantenere un certo senso di mistero, lasciando il finale concluso ma aperto.

Dovrò elaborare l'idea sulla base di quanto ho già in mente.
Mi ha dato tantissimo da pensare, e direi che per almeno una settimana o due ho materiale su cui lavorare!

Grazie ancora per il commento. :)  Sei sempre gentilissimo.

Re: Trame senza un "villain": come dare senso di progressione per giungere a un climax?

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Mid ha scritto: ven dic 01, 2023 5:39 pmDelle idee che hai menzionato, ne scarterò solo una. E per un limite mio, non perché l'idea in sé sia male.

Quest'idea è bellissima, ma difficile da scrivere e rendere interessante. Almeno, io non credo di esserne in grado.
Conoscendomi, finirei per perdermi in una sbrodolata di prosa pseudo-malinconica che piace solo a me e finisce per far sbadigliare il lettore. L'ho fatto molte volte in passato, sto cercando di perdere il vizio. :fuma:   
Ci sono romanzi che riescono benissimo in questo, ma richiedono equilibrio perfetto tra introspezione, descrizione e azione; tra prosa asciutta e prosa più poetica e immaginativa. Al mio livello, non penso di esserne capace.
Forse non ne sarei capace nemmeno io, ma nella mia vita ho conosciuto persone, uomini e donne, non dell'Europa ma del Medio Oriente, persone semplici, che mi raccontavano per ore i loro sogni, i loro desideri, com'era la loro vita prima di svariate guerre e tragedie provocate dall'uomo. In questi ricordi mi facevano vedere con le  parole i loro paesi, le loro case, i loro giardini immersi nella pace, pieni di vita, di gente, di piccoli avvenimenti epocali, di amori nei quali era bello immergersi, rimanervi per sempre. Non sentivi neanche i 50 gradi del deserto e a lungo andare avevo fatto mio quel genere di vita e di pensieri. Starei per ore a parlarne e a scriverne, faticando a riadattare  il tutto in italiano perchè è una lingua che non raggiunge le sfumature e i  profondi significati dell'arabo. Forse un giorno lo farò, qualcosa ho anche scritto quà e là, ma non è facile per me rievocare certi periodi che poi fecero anche parte della mia vita.
Se vuoi puoi rendere interessante anche una strada polverosa, il vento, un muro imbiancato a calce e un piccolo cortile se ci metti la tua anima nel volerlo vedere, nel volerlo descrivere, nel volerti compenetrare fino in fondo.
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: Trame senza un "villain": come dare senso di progressione per giungere a un climax?

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Senza sapere la trama almeno a grandi linee, forse non riuscirò a dare dei consigli adatti

Da quello che hai scritto, tenendo conto che stai narrando di un gruppo di personaggi che vuole solo sopravvivere alla catastrofe in corso, potresti focalizzarti su un singolo personaggio, tenendolo come protagonista, e arrivare al climax con la sopravvivenza ormai difficilissima, mostrando come sia separato dagli altri, magari ferito, magari malato, magari isolato da qualche parte e inseguito da animali/mostri/razziatori, quindi arrivando al punto in cui il lettore da quasi per scontato che il personaggio stia per morire, salvo poi salvarlo in qualche modo

Solo un paio di consigli extra: non usare un narratore in prima persona, almeno per me, se a narrare è il personaggio, do per scontato che sia sopravvissuto a ciò che sta narrando; usare altri personaggi e punti di vista, per "convincere" il lettore che il personaggio sia effettivamente morto, facendoli perdere le speranze mentre, cercandolo, trovano tutte le prove possibili della sua morte; infine, tanto per aggiungerlo, ovviamente il salvataggio deve essere credibile e sensato, non un deus ex machina

Re: Trame senza un "villain": come dare senso di progressione per giungere a un climax?

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Bardo96 ha scritto: lun dic 04, 2023 6:59 pmarrivare al climax con la sopravvivenza ormai difficilissima, mostrando come sia separato dagli altri, magari ferito, magari malato, magari isolato da qualche parte e inseguito da animali/mostri/razziatori, quindi arrivando al punto in cui il lettore da quasi per scontato che il personaggio stia per morire, salvo poi salvarlo in qualche modo
Questa è una buona idea, anche se mi sarà difficile costruirla.

Prima di arrivare a quel punto, ho già ferito, avvelenato e isolato il protagonista lungo il percorso, ed è stato inseguito da nemici e "mostri", anche se il tutto in scene separate. Farlo accadere di nuovo sarebbe accanimento. :asd: 
Però ho capito cosa intendi. Probabilmente potrei eliminare alcune delle scene precedenti, in modo da complicare le cose per lui durante il climax mantenendo una certa varietà.
Per il salvataggio non sono preoccupato, già ho in mente chi interverrà e come.

Grazie per il suggerimento. :)
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