Le Genghe, dicembre 1261
Inviato: dom nov 19, 2023 8:05 pm
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La Genghe, dicembre 1261
I cani diedero l’allarme e Gauzo uscì dall’ovile impugnando un falcetto.
Barduccio suppose che non li avesse riconosciuti. In mano a un contadino, anche se gracile come un agnello appena nato, un falcetto poteva rivelarsi un’arma mortale, soprattutto su di un povero prete di montagna capitombolato di sella da un mulo ignorante.
Per non dare adito a dubbio alcuno, scoprì il capo ed espose la chierica al sole.
«Ah siete voi?» constatò Gauzo.
«Il Signore sia con te, figlio mio.»
«E con il vostro spirito, domine. Come posso aiutarvi?»
Era un bravo cristiano, almeno all’apparenza. Barduccio smontò e affidò la cavezza a Bonaccorso.
«Tua moglie è in casa?»
«Sì, domine.»
«Bene» disse Barduccio avviandosi.
«Ma…» provò a intervenire Gauzo.
Il castellano lo interruppe sfilando la daga di un palmo dal fodero: «Taci. Il domino è qui per ordine del conte».
Gauzo imprecò sottovoce qualcosa che aveva a che fare con la Madonna e i Santi, ma mollò il falcetto e chinò il capo in segno di ubbidienza.
La porta cedette senza resistere e Barduccio attese giusto il tempo di abituare gli occhi alla penombra. Il fuoco ardeva in un cantone, dove intravvide una donna inginocchiata.
«Chiudi, ché entra il freddo, e ancora tua figlia non sta bene.»
Barduccio richiuse.
Buccabella reggeva la testa di Aloisa che, distesa sul giaciglio con una coperta sulle spalle, sorbiva da una brocca fumante.
«Figlia mia, mai la paglia vicino al fuoco!» sgridò Barduccio.
La vecchia strillò, e la malata risputò l’infuso nella brocca.
La madre mollò la testa della figlia, che ricadde con un tonfo. Buccabella sgranò gli occhi, con la paura dipinta sul viso, ma si rasserenò distendendo le rughe quando lo riconobbe.
«Aloisa ha contratto un morbo, domine, e deve stare al camino per guarire. Almeno così ha disposto Julia» mormorò.
Barduccio lesse nel suo sguardo il timore di avere parlato troppo e ne approfittò subito, burbero e solenne.
«Che intruglio le stai somministrando? Per che male è la cura? E che c’entra la mammana?»
Buccabella posò la brocca sul pavimento.
Sforzandosi di alzare il capo, Aloisa confessò con un lamento struggente: «Domine, Catelina è morta per colpa mia, e adesso finirò tra le fiamme dell’inferno».
Esausta, si riadagiò e chiuse gli occhi.
Barduccio sedette sulla panca accanto al fuoco. Per non infrangere il sigillo sacramentale, non poteva rivelare come fosse venuto a conoscenza degli eventi, ma l’ammissione della fanciulla avrebbe consentito un approfondimento. E poi, se era stato Gauzo a uccidere i conversi, poco importava cosa avrebbe intuito Buccabella.
La vecchia gli porse la brocca.
«Fiutate, domine. Radiche di genzianèla bollite nel vino» spiegò a mo’ di giustificazione.
«E alla sorella cosa è capitato?» la incalzò Barduccio.
«Ha perso sangue dalla fessa, molto sangue e con dolori al ventre. E poi è morta, e che il Signore l’abbia in gloria. L’abbiamo sepolta nel campo vicino alla pieve.»
Buccabella frignava, ma lui decise di non farsi intenerire.
«Hai chiamato la mammana perché le tue figlie erano pregne? Tu sai di non poter mentire, ché è un peccato grave raccontare frottole a un sacerdote.»
«Domine, perdono! È stato Gauzo a decidere, non io. È tutta colpa sua.»
La testa canuta tra le mani, singhiozzò disperata.
Barduccio attese che si calmasse un po’ prima di insistere.
«Figliola, erano pregne dello stesso seme o di quello di padri diversi?»
«Gauzo dice che la colpa è di quel converso dai capelli rossi, di Rufo della Cella del Monte, e dell’altro infame, che neppure so come si chiami.»
«Tu sai che sono morti entrambi?»
Buccabella smise di piangere. Il viso sconvolto in un ghigno rugoso, si alzò in piedi, e Barduccio ebbe paura che volesse mettergli le mani addosso.
«Il mio Gauzo non è un assassino. E i nostri peccati, e che il Signore ci perdoni, li abbiamo già confessati al domino Martino. Una figlia è morta, e per l’altra c’è mancato poco. Confesso, domine: abbiamo gioito ché qualcuno ha fatto giustizia al posto nostro, e il figlio di Caino e il suo compare adesso bruciano all'inferno.»
La Genghe, dicembre 1261
I cani diedero l’allarme e Gauzo uscì dall’ovile impugnando un falcetto.
Barduccio suppose che non li avesse riconosciuti. In mano a un contadino, anche se gracile come un agnello appena nato, un falcetto poteva rivelarsi un’arma mortale, soprattutto su di un povero prete di montagna capitombolato di sella da un mulo ignorante.
Per non dare adito a dubbio alcuno, scoprì il capo ed espose la chierica al sole.
«Ah siete voi?» constatò Gauzo.
«Il Signore sia con te, figlio mio.»
«E con il vostro spirito, domine. Come posso aiutarvi?»
Era un bravo cristiano, almeno all’apparenza. Barduccio smontò e affidò la cavezza a Bonaccorso.
«Tua moglie è in casa?»
«Sì, domine.»
«Bene» disse Barduccio avviandosi.
«Ma…» provò a intervenire Gauzo.
Il castellano lo interruppe sfilando la daga di un palmo dal fodero: «Taci. Il domino è qui per ordine del conte».
Gauzo imprecò sottovoce qualcosa che aveva a che fare con la Madonna e i Santi, ma mollò il falcetto e chinò il capo in segno di ubbidienza.
La porta cedette senza resistere e Barduccio attese giusto il tempo di abituare gli occhi alla penombra. Il fuoco ardeva in un cantone, dove intravvide una donna inginocchiata.
«Chiudi, ché entra il freddo, e ancora tua figlia non sta bene.»
Barduccio richiuse.
Buccabella reggeva la testa di Aloisa che, distesa sul giaciglio con una coperta sulle spalle, sorbiva da una brocca fumante.
«Figlia mia, mai la paglia vicino al fuoco!» sgridò Barduccio.
La vecchia strillò, e la malata risputò l’infuso nella brocca.
La madre mollò la testa della figlia, che ricadde con un tonfo. Buccabella sgranò gli occhi, con la paura dipinta sul viso, ma si rasserenò distendendo le rughe quando lo riconobbe.
«Aloisa ha contratto un morbo, domine, e deve stare al camino per guarire. Almeno così ha disposto Julia» mormorò.
Barduccio lesse nel suo sguardo il timore di avere parlato troppo e ne approfittò subito, burbero e solenne.
«Che intruglio le stai somministrando? Per che male è la cura? E che c’entra la mammana?»
Buccabella posò la brocca sul pavimento.
Sforzandosi di alzare il capo, Aloisa confessò con un lamento struggente: «Domine, Catelina è morta per colpa mia, e adesso finirò tra le fiamme dell’inferno».
Esausta, si riadagiò e chiuse gli occhi.
Barduccio sedette sulla panca accanto al fuoco. Per non infrangere il sigillo sacramentale, non poteva rivelare come fosse venuto a conoscenza degli eventi, ma l’ammissione della fanciulla avrebbe consentito un approfondimento. E poi, se era stato Gauzo a uccidere i conversi, poco importava cosa avrebbe intuito Buccabella.
La vecchia gli porse la brocca.
«Fiutate, domine. Radiche di genzianèla bollite nel vino» spiegò a mo’ di giustificazione.
«E alla sorella cosa è capitato?» la incalzò Barduccio.
«Ha perso sangue dalla fessa, molto sangue e con dolori al ventre. E poi è morta, e che il Signore l’abbia in gloria. L’abbiamo sepolta nel campo vicino alla pieve.»
Buccabella frignava, ma lui decise di non farsi intenerire.
«Hai chiamato la mammana perché le tue figlie erano pregne? Tu sai di non poter mentire, ché è un peccato grave raccontare frottole a un sacerdote.»
«Domine, perdono! È stato Gauzo a decidere, non io. È tutta colpa sua.»
La testa canuta tra le mani, singhiozzò disperata.
Barduccio attese che si calmasse un po’ prima di insistere.
«Figliola, erano pregne dello stesso seme o di quello di padri diversi?»
«Gauzo dice che la colpa è di quel converso dai capelli rossi, di Rufo della Cella del Monte, e dell’altro infame, che neppure so come si chiami.»
«Tu sai che sono morti entrambi?»
Buccabella smise di piangere. Il viso sconvolto in un ghigno rugoso, si alzò in piedi, e Barduccio ebbe paura che volesse mettergli le mani addosso.
«Il mio Gauzo non è un assassino. E i nostri peccati, e che il Signore ci perdoni, li abbiamo già confessati al domino Martino. Una figlia è morta, e per l’altra c’è mancato poco. Confesso, domine: abbiamo gioito ché qualcuno ha fatto giustizia al posto nostro, e il figlio di Caino e il suo compare adesso bruciano all'inferno.»