[Caronte] Eyeliner [rivisitato]
Posted: Sun Jan 31, 2021 1:11 am
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“Prendete il vostro AB Blade edizione glamour. Notate la raffinatezza della confezione argentata. Apritela e afferrate con cautela la lama. Guardatela, così sottile e affilata: è tecnologia giapponese!
Immergetela nell’apposita boccetta di kajal, sfilatela e fate sgocciolare il trucco in eccesso. Stirate la palpebra con il polpastrello e applicate piano...così. Attenzione, ci vuole un gesto deciso, ma morbido, c’è rischio di tagliarsi.
Un ultimo ritocco e il vostro eyeliner AB Blade è pronto. Guardate, dona allo sguardo quell'aria misteriosa che solo una lama di tale manifattura sa dare. Non vi sembro proprio una diva del cinema?”
Laura mise in pausa il tutorial: era la terza volta che provava quel maledetto eyeliner e si era procurata solo dei fastidiosi taglietti sulle palpebre. Stavolta però il tratto risultava quasi perfetto. Giusto un ultimo ritocco...
«Ahia, cazzo!» lanciò lo stiletto, che tintinnó sul pavimento. Una ferita impercettibile e dolorosissima iniziò a stillare sangue rigandole la guancia. «Ma chi me lo fa fare!»
«Non è successo niente» disse Mara, stesa sul letto e assorbita dal cellulare, con lo sguardo annoiato e le dita frenetiche che battevano sui tasti. «Disinfetta con l’acqua ossigenata e poi ripassa la ferita con l’eyeliner normale, così non si vede».
Laura si voltò a guardarla con un occhio solo, l'altro lo tamponava con il cotone. Le tette di Mara, strizzate in un toppino arancione, non cedevano alla gravità.
Tornò a specchiarsi. Il viso era truccato a metà e si poteva vedere lo stacco del fondotinta sul collo. Curvò le labbra in una smorfia.
«Potrei evitare di metterlo, tanto neanche mi nota»
«Laura, non attiri la sua attenzione se non ti valorizzi»
L'AB Blade era arrivato una settimana prima e Laura lo aveva subito nascosto in un cassetto.
«Cosa c'è in quel pacco?» aveva chiesto sua madre.
«Roba di scuola»
«E non puoi comprarla in cartoleria?»
Laura aveva sorriso, rassicurante.
«Su internet costa tutto la metà, mamma»
La madre aveva annuito ed era tornata in salone senza far troppe domande, grazie a sua figlia aveva capito che i tempi cambiano e i ragazzini sono più abili dei genitori nel gestire le novità, ne aveva preso atto in silenzio.
Quella stessa sera alla televisione parlarono dell’AB Blade come l’ultima folle moda adolescenziale che aveva reso cieche già molte ragazzine. La madre aveva scosso la testa con disapprovazione.
«Quando ero adolescente io» aveva detto al marito appisolato sul divano «Non ci si truccava. La prima volta che ho messo un rossetto avevo diciott’anni e mio padre mi ha tirato una sberla. Ti ricordi? L’avevo messo per il nostro primo appuntamento»
Il marito aveva mugugnato qualcosa in risposta, ma lei aveva continuato, incrociando le braccia.
«E Laura si è anche arrabbiata con me che non le ho comprato la trousse per Natale. Ha solo quindici anni. Ma da grande mi ringrazierà»
Laura si sedette sul letto di Mara, pensierosa. «Sai che alla tv hanno detto che l’AB Blade ha reso cieche già dieci ragazze?»
Mara sbuffò.
«Anche tu con questa storia. La giornalista del servizio è la stessa che va a farsi le iniezioni di botox allo studio di mio zio, e ha il coraggio di criticare un eyeliner. Comunque» guardò Laura negli occhi, maliziosa «Marco mi ha mandato un messaggio: stasera c’è».
Laura ebbe un tuffo al cuore.
«Allora, ci facciamo belle sì, o no?» insistette l'amica.
Si voltò verso lo stiletto che la osservava dall’angolo della stanza. Luccicava, beffarda.
Sbuffò, tanto valeva ritentare. Si alzò e raccolse la piccola lama che nella sua sottigliezza rifletteva tutto, dal pavimento agli occhi di lei.
Passò la lametta nel cotone imbevuto di disinfettante.
«Ok, però questa volta mi trucchi tu, sei più brava».
Mara sorrise, battendo le mani. Si affrettò a prenderle lo stiletto e con meticolosità chirurgica le stirò le palpebre, cominciò a tagliuzzare e tamponare, tra gli ahia e le risatine. Soffiò per far asciugare il trucco e l'alito al mentolo arrivò come un vento fresco su quei graffi vivi. Le porse lo specchio.
«Ecco, sei perfetta, tra un po’ il rossore sparirà»
Quella sera arrivarono in discoteca in ritardo, la sala era piena di ragazzini e la musica hip hop era assordante, il pavimento era illuminato da led verdi che si accendevano spegnevano a suon di bassi e Laura sentiva quel ritmo pulsarle nelle palpebre.
«Guarda» disse Mara, tirandole la mano: Marco, in giacca nera, maglietta e jeans stava pagando un cocktail al bar. Si accorse di loro e le salutò agitando una mano, facendo cenno alle ragazze di aspettarlo. Cominciò a farsi strada tra la calca e Laura sentì il battito aumentare e le mani diventare sudaticce.
"Ora lo saluto, ma faccio la vaga e non lo guardo negli occhi" pensò, spiandolo con la coda dell'occhio.
Una ragazza, ballando, per sbaglio urtò Marco con la spalla e metà del suo cocktail le si rovesciò sui capelli. Marco cominciò a barcamenarsi in quello che dal labiale sembrava un vago e bonario tentativo di scuse. Le chiese dei fazzoletti e iniziò a tamponarle il viso, alla fine fece una battuta che le strappò una risata. Si allontanarono insieme verso il piano bar.
Laura si voltò verso Mara che chiacchierava con il bodyguard, un uomo nerboruto sulla trentina.
«Ma non ci ha neanche salutate. Se ne è andato con quella!» le frignó nell’orecchio.
«Allora facciamolo ingelosire» sentenziò Mara, liquidò il bodyguard con un sorriso, le sistemò la scollatura e la tirò con sé al centro pista.
Cominciarono a bere e dopo poco l'alcool iniziò a fare effetto. Le luci e la musica si confusero.
Un ragazzo si avvicinò, era carino, le sorrise, Laura ricambiò, lui le cinse la vita, lei iniziò a ballare, gli diede le spalle, si scompigliò i capelli, si voltò, lui cerco di baciarla e lei si spostò, ridacchiando.
"Ma sì, chi se ne importa di Marco"
La musica era stordente, il sorriso di quel ragazzo, pure.
Ballarono, ogni tanto lui cercava un contatto più stretto, le cingeva la vita, accarezzava il top di lustrini che Laura aveva nascosto nello zaino e indossato a casa di Mara. Sua madre le impartiva di vestirsi moderata, di non truccarsi, ma aveva visto che vita difficile avevano le altre ragazzine, quelle che non si vestivano alla moda, che non si truccavano, che non baciavano, che non ammiccavano?
In quella giostra di luci e musica guardò negli occhi la sua nuova conquista, afferrò il viso con entrambe le mani e lo baciò con trasporto.
In quello stesso momento aprì gli occhi e Mara ammiccava, soddisfatta, sullo sfondo Marco, al bancone del bar, si era fermato ad osservare la scena.
Laura ripensò al tutorial di quella stessa sera.
"Sarete le regine della festa!" diceva.
Sorrise tra sé, Laura, con le labbra ancora incollate a quelle dello sconosciuto. Quel tutorial, a quanto pare, aveva ragione.
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“Prendete il vostro AB Blade edizione glamour. Notate la raffinatezza della confezione argentata. Apritela e afferrate con cautela la lama. Guardatela, così sottile e affilata: è tecnologia giapponese!
Immergetela nell’apposita boccetta di kajal, sfilatela e fate sgocciolare il trucco in eccesso. Stirate la palpebra con il polpastrello e applicate piano...così. Attenzione, ci vuole un gesto deciso, ma morbido, c’è rischio di tagliarsi.
Un ultimo ritocco e il vostro eyeliner AB Blade è pronto. Guardate, dona allo sguardo quell'aria misteriosa che solo una lama di tale manifattura sa dare. Non vi sembro proprio una diva del cinema?”
Laura mise in pausa il tutorial: era la terza volta che provava quel maledetto eyeliner e si era procurata solo dei fastidiosi taglietti sulle palpebre. Stavolta però il tratto risultava quasi perfetto. Giusto un ultimo ritocco...
«Ahia, cazzo!» lanciò lo stiletto, che tintinnó sul pavimento. Una ferita impercettibile e dolorosissima iniziò a stillare sangue rigandole la guancia. «Ma chi me lo fa fare!»
«Non è successo niente» disse Mara, stesa sul letto e assorbita dal cellulare, con lo sguardo annoiato e le dita frenetiche che battevano sui tasti. «Disinfetta con l’acqua ossigenata e poi ripassa la ferita con l’eyeliner normale, così non si vede».
Laura si voltò a guardarla con un occhio solo, l'altro lo tamponava con il cotone. Le tette di Mara, strizzate in un toppino arancione, non cedevano alla gravità.
Tornò a specchiarsi. Il viso era truccato a metà e si poteva vedere lo stacco del fondotinta sul collo. Curvò le labbra in una smorfia.
«Potrei evitare di metterlo, tanto neanche mi nota»
«Laura, non attiri la sua attenzione se non ti valorizzi»
L'AB Blade era arrivato una settimana prima e Laura lo aveva subito nascosto in un cassetto.
«Cosa c'è in quel pacco?» aveva chiesto sua madre.
«Roba di scuola»
«E non puoi comprarla in cartoleria?»
Laura aveva sorriso, rassicurante.
«Su internet costa tutto la metà, mamma»
La madre aveva annuito ed era tornata in salone senza far troppe domande, grazie a sua figlia aveva capito che i tempi cambiano e i ragazzini sono più abili dei genitori nel gestire le novità, ne aveva preso atto in silenzio.
Quella stessa sera alla televisione parlarono dell’AB Blade come l’ultima folle moda adolescenziale che aveva reso cieche già molte ragazzine. La madre aveva scosso la testa con disapprovazione.
«Quando ero adolescente io» aveva detto al marito appisolato sul divano «Non ci si truccava. La prima volta che ho messo un rossetto avevo diciott’anni e mio padre mi ha tirato una sberla. Ti ricordi? L’avevo messo per il nostro primo appuntamento»
Il marito aveva mugugnato qualcosa in risposta, ma lei aveva continuato, incrociando le braccia.
«E Laura si è anche arrabbiata con me che non le ho comprato la trousse per Natale. Ha solo quindici anni. Ma da grande mi ringrazierà»
Laura si sedette sul letto di Mara, pensierosa. «Sai che alla tv hanno detto che l’AB Blade ha reso cieche già dieci ragazze?»
Mara sbuffò.
«Anche tu con questa storia. La giornalista del servizio è la stessa che va a farsi le iniezioni di botox allo studio di mio zio, e ha il coraggio di criticare un eyeliner. Comunque» guardò Laura negli occhi, maliziosa «Marco mi ha mandato un messaggio: stasera c’è».
Laura ebbe un tuffo al cuore.
«Allora, ci facciamo belle sì, o no?» insistette l'amica.
Si voltò verso lo stiletto che la osservava dall’angolo della stanza. Luccicava, beffarda.
Sbuffò, tanto valeva ritentare. Si alzò e raccolse la piccola lama che nella sua sottigliezza rifletteva tutto, dal pavimento agli occhi di lei.
Passò la lametta nel cotone imbevuto di disinfettante.
«Ok, però questa volta mi trucchi tu, sei più brava».
Mara sorrise, battendo le mani. Si affrettò a prenderle lo stiletto e con meticolosità chirurgica le stirò le palpebre, cominciò a tagliuzzare e tamponare, tra gli ahia e le risatine. Soffiò per far asciugare il trucco e l'alito al mentolo arrivò come un vento fresco su quei graffi vivi. Le porse lo specchio.
«Ecco, sei perfetta, tra un po’ il rossore sparirà»
Quella sera arrivarono in discoteca in ritardo, la sala era piena di ragazzini e la musica hip hop era assordante, il pavimento era illuminato da led verdi che si accendevano spegnevano a suon di bassi e Laura sentiva quel ritmo pulsarle nelle palpebre.
«Guarda» disse Mara, tirandole la mano: Marco, in giacca nera, maglietta e jeans stava pagando un cocktail al bar. Si accorse di loro e le salutò agitando una mano, facendo cenno alle ragazze di aspettarlo. Cominciò a farsi strada tra la calca e Laura sentì il battito aumentare e le mani diventare sudaticce.
"Ora lo saluto, ma faccio la vaga e non lo guardo negli occhi" pensò, spiandolo con la coda dell'occhio.
Una ragazza, ballando, per sbaglio urtò Marco con la spalla e metà del suo cocktail le si rovesciò sui capelli. Marco cominciò a barcamenarsi in quello che dal labiale sembrava un vago e bonario tentativo di scuse. Le chiese dei fazzoletti e iniziò a tamponarle il viso, alla fine fece una battuta che le strappò una risata. Si allontanarono insieme verso il piano bar.
Laura si voltò verso Mara che chiacchierava con il bodyguard, un uomo nerboruto sulla trentina.
«Ma non ci ha neanche salutate. Se ne è andato con quella!» le frignó nell’orecchio.
«Allora facciamolo ingelosire» sentenziò Mara, liquidò il bodyguard con un sorriso, le sistemò la scollatura e la tirò con sé al centro pista.
Cominciarono a bere e dopo poco l'alcool iniziò a fare effetto. Le luci e la musica si confusero.
Un ragazzo si avvicinò, era carino, le sorrise, Laura ricambiò, lui le cinse la vita, lei iniziò a ballare, gli diede le spalle, si scompigliò i capelli, si voltò, lui cerco di baciarla e lei si spostò, ridacchiando.
"Ma sì, chi se ne importa di Marco"
La musica era stordente, il sorriso di quel ragazzo, pure.
Ballarono, ogni tanto lui cercava un contatto più stretto, le cingeva la vita, accarezzava il top di lustrini che Laura aveva nascosto nello zaino e indossato a casa di Mara. Sua madre le impartiva di vestirsi moderata, di non truccarsi, ma aveva visto che vita difficile avevano le altre ragazzine, quelle che non si vestivano alla moda, che non si truccavano, che non baciavano, che non ammiccavano?
In quella giostra di luci e musica guardò negli occhi la sua nuova conquista, afferrò il viso con entrambe le mani e lo baciò con trasporto.
In quello stesso momento aprì gli occhi e Mara ammiccava, soddisfatta, sullo sfondo Marco, al bancone del bar, si era fermato ad osservare la scena.
Laura ripensò al tutorial di quella stessa sera.
"Sarete le regine della festa!" diceva.
Sorrise tra sé, Laura, con le labbra ancora incollate a quelle dello sconosciuto. Quel tutorial, a quanto pare, aveva ragione.