[Caronte] Il rubinetto
Posted: Sat Jan 30, 2021 7:41 pm
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Ludmilla, un’ingegnera di San Pietroburgo, la accoglie sulla porta.
“Buongiorno signora Silvia. Mama bene, medicine pronte.”
Sintetica, chiara, diretta, così è lei con quell’accento che le parte dal basso della gola. Tanto quanto adora la madre di Silvia, per lei ha un lieve disprezzo: sono i figli a doversi curare dei genitori, non un’estranea che viene da chissà dove.
E che va chissà dove ogni fine settimana, aggiunge mentalmente Silvia.
“Grazie Ludmilla. Ci vediamo domani pomeriggio.”
Prova a chiamare suo marito, scatta la segreteria “Amore, sono già da mia mamma. In freezer trovi la lasagne.” Sarà ancora in palestra.
Sua mamma come al solito si trova nel bagno di sopra. Prima di bussare, appoggia l’orecchio alla porta e sente un “Ciao Giulio” bisbigliato.
“Buongiorno signorina, lei chi è?”
“Mamma, sono Silvia.”
“Giusto, mi scusi scordo sempre il suo nome. Quindi rimane lei finché torna Ludmilla?”
“Certo, mamma”
“È davvero gentile a chiamarmi mamma, per farmi sentire meno sola. Ma guardi che io una figlia ce l’ho, è solo che ha tanto da fare.”
“Vieni mamma, è pronta la merenda”
Segue le istruzioni della psicogeriatra, le parla come se tutto fosse normale. Le parole non sono più alla sua portata, ma i sentimenti, quelli sì, arrivano dritti al cuore.
“Sa, signorina, tutti mi prendono per matta, ma io parlo con mio marito attraverso il rubinetto. Tutti i giorni.” le confida con la bocca piena di biscotti.
“Si, mamma, che bello.”
“Non mi risponda con sufficienza, signorina. Mia figlia non lo farebbe mai!”
Ammutolisce offesa e beve sostenuta il tè.
“Ma scusi, lei per caso sa dove si trova mia figlia Silvia?”
“Sono qui, mamma, davanti a te”, le si stringe il cuore .
“Intendo mia figlia, quella vera. Lei le assomiglia un po’, ma non c’è paragone.”
“Sono io, mamma, guardami!”
Inclina leggermente la testa.
“Sappia che mia figlia è divertente e sposata. Ho anche due nipoti, credo, che studiano qualcosa. Lei è troppo moscia per essere mia figlia.”
È vero. Silvia si sente moscia.
“Le faccio una confidenza, io parlo con mio marito attraverso il rubinetto. Tutti i giorni.”
“Davvero, mamma?”
“ Dov’è la mia figlia vera? Devo parlare con lei.”
La mamma sbadiglia davanti alla pasta col ragù.
Silvia la imbocca con attenzione, è stanca dopo la passeggiata del pomeriggio.
“Signorina, fuori è buio.”
“Sì, mamma è sera.”
“Allora lei adesso mi mette a letto”
“Sì, mamma.”
“Ho cercato tutto il giorno mia figlia, ma non l’ho trovata.”
“Sono qui, mamma.”
“È davvero gentile a chiamarmi mamma, per farmi sentire meno sola. Ma guardi che io una figlia ce l’ho, è solo che ha tanto da fare. Se la vede, le dica che il padre la cerca, mi raccomando glielo dica.”
Sua mamma dorme come una bambina, la fronte liscia senza un pensiero se non quello di trovare la figlia.
Silvia è esausta. Sua mamma ha cercato di mangiare il detersivo, ha voluto andare sull’altalena nel parco, poi ha leccato la vetrina della pasticceria e ha insultato una signora che non le piaceva. Ha chiesto a tutti, ma proprio a tutti i passanti, dove fosse sua figlia.
Scatta ancora la segreteria “Ciao amore, ho messo la mamma a letto. Guardo un film e poi vado a dormire. Buonanotte”
Lui richiama dieci minuti dopo
“Ciao, come stai?”
“Stanca, ma bene. E tu?”
“Bene, bene. Mi sto scaldando le lasagne e poi vado a letto anch’io.”
“Che hai fatto di bello?”
“Niente di che. Palestra e passeggiata in collina. Sono tornato a casa da poco. Parla ancora col rubinetto?”
“Si, Carlo, parla ancora col rubinetto.”, è stizzita, le viene da piangere, si sente ferita, come se sua mamma fosse ridotta solo a questo.
“Buona notte, Carlo.”
“Buona notte.” Le era sembrato di sentire un respiro di troppo.
Le dà fastidio che sua mamma ormai sia la nonna che parla col rubinetto.
Metti che poi fosse vero. Che ne sappiamo noi di come funzionano le cose nell’aldilà. I suoi genitori si sono amati per una vita, magari é un legame che dura oltre alla morte.
Ecco, si dice Silvia, mentre si lava i denti, forse non è proprio il rubinetto a parlare. E poi che importanza ha, sua mamma è felice di sentire quella voce e va bene cosi.
Apre e chiude il rubinetto per sciacquarsi la bocca e se ne va a letto serena.
Domenica mattina: colazione, medicine, bagno.
“Signorina, le faccio una confidenza io parlo con mio marito attraverso il rubinetto. Quindi in bagno ci vado da sola, perché lei non deve sentire cos’ha da dirmi.”
“Si, mamma, va bene. Ti aspetto in corridoio”
Adesso sua mamma fa anche le vocine, le parole non si distingono. Chissà come le riesce quella ovattata maschile che sembra davvero uscire dal rubinetto?
“Ha origliato signorina?”
“No, mamma, non ho sentito niente.”
“Mio marito aveva un messaggio per mia figlia.”
“Sono qui, mamma.”
“Ho detto mia figlia, non lei; e quindi non le dirò nemmeno di guardare nel primo cassetto del comodino di mio marito. Lo dirò solo a mia figlia, perché è lei che deve guardare.”
“D’accordo mamma.”
Silvia liscia le lenzuola dalla parte del padre accompagnata dalle voci della messa in mondovisione al piano di sotto, apre il cassetto del comodino e trova un biglietto:
“usern: alexthebig1971
tinderpw: Mn_01sTZu4h9”
È la calligrafia tremante di sua mamma. Chissà cosa le era passato per la testa.
Per scherzo scarica tinder durante la benedizione urbi et orbi.
Sua mamma silenziosa continua a guardare la tv, Silvia inserisce username e password.
Si apre un profilo. Dà una sbirciatina, giusto per curiosità: solo le foto.
Casa sua, il suo giardino, la sua macchina, suo marito nudo col cazzo in mano e la pancetta nonostante la palestra, e una donna a seno nudo, un paio di gambe aperte e una mano a mostrare la propria voglia, e poi un sedere nudo con la scritta “lo voglio proprio qui”. Non può guardare oltre.
“Bastardo! Bastardo, pezzo di merda!”
“Silvia, è successo qualcosa?”
“Mamma, quello stronzo inqualificabile mi sta tradendo! Capisci, mi tradisce!”
“Allora era questo che voleva dirti il papà. Vai di sopra a lavarti il viso, che con il trucco colato sei davvero brutta.”
“Mamma, per favore, non è proprio il momento.”
Come una furia esce dal salotto pensando a quel marito così trasgressivo da mandare e ricevere foto del genere, mentre lei gli doveva far trovare aperto sul cuscino l’articolo di Cosmopolitan “Le posizione dell’amore” per guadagnarsi una pseudopecorina.
Seduta sul water fra lacrime e moccio viene a sapere di cene gourmet, di sabati al lago, pure un fine settimana in spa “che mia moglie non c’è”.
Vomita bile nel lavandino, il volto le brucia come se avesse la febbre a 40.
Acqua, le serve solo acqua e poi torna giù da mamma.
Il rubinetto è secco. Ecco, mancava solo questo, quando le cose iniziano ad andare male, va male tutto fin nei minimi dettagli.
“Silvia.”
La stessa voce che fa sua madre.
“Silvia, ciccia mia.” Silvia guarda nel corridoio per vedere dove si nasconde sua madre.
“Silvia, sono qui nel rubinetto.”
Le emozioni forti possono dare allucinazioni. Ha bisogno di aiuto, pensa di chiamare Carlo.
Ah, no! Carlo, no! Mica lo si può disturbare mentre tromba la domenica mattina con quella che senza dubbio è una zoccola.
Si guarda allo specchio: occhi da pazza su strisce di mascara.
“Silvia, hai trovato il biglietto?”
Si tiene al lavandino, mentre le sgorgano lacrime d’altro tipo dagli occhi chiusi.
“Papà, sei tu davvero? Sono demente come la mamma? Perché sai papà, non è che mi senta tanto bene.”
“Lo so, tesoro. Sono qui per questo. Dalle mie parti vediamo le cose in maniera diversa. Certi amori sono per sempre, altri a scadenza. Bisogna mettere da parte abitudini e orgoglio e riconoscere ciò che è finito. Non ha importanza chi va a letto con chi, quello che conta è l’amore!” seguito da uno scroscio d’acqua.
“Papà! Papà!”
“Non gridi, signorina. Si lavi il viso, che altrimenti fa brutta impressione a Ludmilla.”
“Si, mamma, hai ragione.”
“È davvero gentile a chiamarmi mamma, per farmi sentire meno sola. Ma guardi che io una figlia ce l’ho, è solo che ha tanto da fare.”
“Si, davvero, ho tutta una vita da rifare.”
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Ludmilla, un’ingegnera di San Pietroburgo, la accoglie sulla porta.
“Buongiorno signora Silvia. Mama bene, medicine pronte.”
Sintetica, chiara, diretta, così è lei con quell’accento che le parte dal basso della gola. Tanto quanto adora la madre di Silvia, per lei ha un lieve disprezzo: sono i figli a doversi curare dei genitori, non un’estranea che viene da chissà dove.
E che va chissà dove ogni fine settimana, aggiunge mentalmente Silvia.
“Grazie Ludmilla. Ci vediamo domani pomeriggio.”
Prova a chiamare suo marito, scatta la segreteria “Amore, sono già da mia mamma. In freezer trovi la lasagne.” Sarà ancora in palestra.
Sua mamma come al solito si trova nel bagno di sopra. Prima di bussare, appoggia l’orecchio alla porta e sente un “Ciao Giulio” bisbigliato.
“Buongiorno signorina, lei chi è?”
“Mamma, sono Silvia.”
“Giusto, mi scusi scordo sempre il suo nome. Quindi rimane lei finché torna Ludmilla?”
“Certo, mamma”
“È davvero gentile a chiamarmi mamma, per farmi sentire meno sola. Ma guardi che io una figlia ce l’ho, è solo che ha tanto da fare.”
“Vieni mamma, è pronta la merenda”
Segue le istruzioni della psicogeriatra, le parla come se tutto fosse normale. Le parole non sono più alla sua portata, ma i sentimenti, quelli sì, arrivano dritti al cuore.
“Sa, signorina, tutti mi prendono per matta, ma io parlo con mio marito attraverso il rubinetto. Tutti i giorni.” le confida con la bocca piena di biscotti.
“Si, mamma, che bello.”
“Non mi risponda con sufficienza, signorina. Mia figlia non lo farebbe mai!”
Ammutolisce offesa e beve sostenuta il tè.
“Ma scusi, lei per caso sa dove si trova mia figlia Silvia?”
“Sono qui, mamma, davanti a te”, le si stringe il cuore .
“Intendo mia figlia, quella vera. Lei le assomiglia un po’, ma non c’è paragone.”
“Sono io, mamma, guardami!”
Inclina leggermente la testa.
“Sappia che mia figlia è divertente e sposata. Ho anche due nipoti, credo, che studiano qualcosa. Lei è troppo moscia per essere mia figlia.”
È vero. Silvia si sente moscia.
“Le faccio una confidenza, io parlo con mio marito attraverso il rubinetto. Tutti i giorni.”
“Davvero, mamma?”
“ Dov’è la mia figlia vera? Devo parlare con lei.”
La mamma sbadiglia davanti alla pasta col ragù.
Silvia la imbocca con attenzione, è stanca dopo la passeggiata del pomeriggio.
“Signorina, fuori è buio.”
“Sì, mamma è sera.”
“Allora lei adesso mi mette a letto”
“Sì, mamma.”
“Ho cercato tutto il giorno mia figlia, ma non l’ho trovata.”
“Sono qui, mamma.”
“È davvero gentile a chiamarmi mamma, per farmi sentire meno sola. Ma guardi che io una figlia ce l’ho, è solo che ha tanto da fare. Se la vede, le dica che il padre la cerca, mi raccomando glielo dica.”
Sua mamma dorme come una bambina, la fronte liscia senza un pensiero se non quello di trovare la figlia.
Silvia è esausta. Sua mamma ha cercato di mangiare il detersivo, ha voluto andare sull’altalena nel parco, poi ha leccato la vetrina della pasticceria e ha insultato una signora che non le piaceva. Ha chiesto a tutti, ma proprio a tutti i passanti, dove fosse sua figlia.
Scatta ancora la segreteria “Ciao amore, ho messo la mamma a letto. Guardo un film e poi vado a dormire. Buonanotte”
Lui richiama dieci minuti dopo
“Ciao, come stai?”
“Stanca, ma bene. E tu?”
“Bene, bene. Mi sto scaldando le lasagne e poi vado a letto anch’io.”
“Che hai fatto di bello?”
“Niente di che. Palestra e passeggiata in collina. Sono tornato a casa da poco. Parla ancora col rubinetto?”
“Si, Carlo, parla ancora col rubinetto.”, è stizzita, le viene da piangere, si sente ferita, come se sua mamma fosse ridotta solo a questo.
“Buona notte, Carlo.”
“Buona notte.” Le era sembrato di sentire un respiro di troppo.
Le dà fastidio che sua mamma ormai sia la nonna che parla col rubinetto.
Metti che poi fosse vero. Che ne sappiamo noi di come funzionano le cose nell’aldilà. I suoi genitori si sono amati per una vita, magari é un legame che dura oltre alla morte.
Ecco, si dice Silvia, mentre si lava i denti, forse non è proprio il rubinetto a parlare. E poi che importanza ha, sua mamma è felice di sentire quella voce e va bene cosi.
Apre e chiude il rubinetto per sciacquarsi la bocca e se ne va a letto serena.
Domenica mattina: colazione, medicine, bagno.
“Signorina, le faccio una confidenza io parlo con mio marito attraverso il rubinetto. Quindi in bagno ci vado da sola, perché lei non deve sentire cos’ha da dirmi.”
“Si, mamma, va bene. Ti aspetto in corridoio”
Adesso sua mamma fa anche le vocine, le parole non si distingono. Chissà come le riesce quella ovattata maschile che sembra davvero uscire dal rubinetto?
“Ha origliato signorina?”
“No, mamma, non ho sentito niente.”
“Mio marito aveva un messaggio per mia figlia.”
“Sono qui, mamma.”
“Ho detto mia figlia, non lei; e quindi non le dirò nemmeno di guardare nel primo cassetto del comodino di mio marito. Lo dirò solo a mia figlia, perché è lei che deve guardare.”
“D’accordo mamma.”
Silvia liscia le lenzuola dalla parte del padre accompagnata dalle voci della messa in mondovisione al piano di sotto, apre il cassetto del comodino e trova un biglietto:
“usern: alexthebig1971
tinderpw: Mn_01sTZu4h9”
È la calligrafia tremante di sua mamma. Chissà cosa le era passato per la testa.
Per scherzo scarica tinder durante la benedizione urbi et orbi.
Sua mamma silenziosa continua a guardare la tv, Silvia inserisce username e password.
Si apre un profilo. Dà una sbirciatina, giusto per curiosità: solo le foto.
Casa sua, il suo giardino, la sua macchina, suo marito nudo col cazzo in mano e la pancetta nonostante la palestra, e una donna a seno nudo, un paio di gambe aperte e una mano a mostrare la propria voglia, e poi un sedere nudo con la scritta “lo voglio proprio qui”. Non può guardare oltre.
“Bastardo! Bastardo, pezzo di merda!”
“Silvia, è successo qualcosa?”
“Mamma, quello stronzo inqualificabile mi sta tradendo! Capisci, mi tradisce!”
“Allora era questo che voleva dirti il papà. Vai di sopra a lavarti il viso, che con il trucco colato sei davvero brutta.”
“Mamma, per favore, non è proprio il momento.”
Come una furia esce dal salotto pensando a quel marito così trasgressivo da mandare e ricevere foto del genere, mentre lei gli doveva far trovare aperto sul cuscino l’articolo di Cosmopolitan “Le posizione dell’amore” per guadagnarsi una pseudopecorina.
Seduta sul water fra lacrime e moccio viene a sapere di cene gourmet, di sabati al lago, pure un fine settimana in spa “che mia moglie non c’è”.
Vomita bile nel lavandino, il volto le brucia come se avesse la febbre a 40.
Acqua, le serve solo acqua e poi torna giù da mamma.
Il rubinetto è secco. Ecco, mancava solo questo, quando le cose iniziano ad andare male, va male tutto fin nei minimi dettagli.
“Silvia.”
La stessa voce che fa sua madre.
“Silvia, ciccia mia.” Silvia guarda nel corridoio per vedere dove si nasconde sua madre.
“Silvia, sono qui nel rubinetto.”
Le emozioni forti possono dare allucinazioni. Ha bisogno di aiuto, pensa di chiamare Carlo.
Ah, no! Carlo, no! Mica lo si può disturbare mentre tromba la domenica mattina con quella che senza dubbio è una zoccola.
Si guarda allo specchio: occhi da pazza su strisce di mascara.
“Silvia, hai trovato il biglietto?”
Si tiene al lavandino, mentre le sgorgano lacrime d’altro tipo dagli occhi chiusi.
“Papà, sei tu davvero? Sono demente come la mamma? Perché sai papà, non è che mi senta tanto bene.”
“Lo so, tesoro. Sono qui per questo. Dalle mie parti vediamo le cose in maniera diversa. Certi amori sono per sempre, altri a scadenza. Bisogna mettere da parte abitudini e orgoglio e riconoscere ciò che è finito. Non ha importanza chi va a letto con chi, quello che conta è l’amore!” seguito da uno scroscio d’acqua.
“Papà! Papà!”
“Non gridi, signorina. Si lavi il viso, che altrimenti fa brutta impressione a Ludmilla.”
“Si, mamma, hai ragione.”
“È davvero gentile a chiamarmi mamma, per farmi sentire meno sola. Ma guardi che io una figlia ce l’ho, è solo che ha tanto da fare.”
“Si, davvero, ho tutta una vita da rifare.”