Inside
Posted: Sat Jan 30, 2021 5:41 pm
Dal Writer’s Dream
[MI 141]
Traccia di mezzanotte
Lei e lui da soli. Al buio
Stasi
Mi celi e al contempo mi proteggi, da sempre: siamo involucro e sostanza insieme. Immobili sul posto. Inscindibili. Nel buio totale.
Cambiamento
Ora, il posto cambia. Ma è sempre buio e immobilità dentro.
Perché sento e percepisco che altro si muova intorno a noi? Cos’è?
Consapevolezza
Al contatto di qualcosa che ci scava dentro, mi sorprendo a pensare alla nostra disunione con positività, quasi tu portassi via, andandotene, il buio che sinora ci ha avvolto e coinvolto entrambi.
Sento in me una tensione, un anelito a uscire allo scoperto: non siamo un’unità, un blocco unico e buio come ho sempre inconsapevolmente creduto.
Qualcosa sta cambiando e vuole arrivare al mio spazio al di là di te, oltre la tua oscura dimensione, per arrivare dritto alla mia sostanza, alla mia sottesa essenza.
Non è più tempo di coprirmi, non ho più bisogno di te, di un involucro che mi toglie il respiro.
Non è una gabbia questa?
Quanto vorrei essere capace di liberarmi, anche correndo il rischio di spezzarmi nel tentativo, ma volendo a tutti i costi scrollarmi di dosso il di più che mi attanaglia, che mi impedisce ogni movimento, che blocca dentro, al buio, la mia “sostanza”: tu, il mio “involucro”.
Posso solo sperare in qualcuno (esisterà?) che mi sappia riconoscere, cercandomi qui dentro: qualcuno che sappia le mie fattezze e non sbagli nello scartare i frammenti che mi coprono fin nelle più minute schegge di te. Che ci sappia dividere perfettamente, anche con logori arnesi, con l’abilità delle sue mani, della sua mente ispirata, di uno sguardo che già mi conosce, che già mi ha veduto da solo, senza di te accanto, attaccato.
E sta scavando, abradendo, sbozzando, sagomando, raggiungendomi.
Perché tu sei solo il contenitore, ma io sono l’essenza.
In tutti gli spazi e gli interstizi che ci facevano combaciare, ecco che oggi s'insinuano polveri e fumi,
rumori e rovine. Se ci fossero sensi, sarebbero annientati da raffiche. E calda e densa una nube: paura. Che si dirada subito, nella luce che penetra con una graduale sensibilità in me.
E io sento, io lo avverto, lo so, di riflettere la bellezza perché le appartengo, come una pennellata a un quadro: questione di armonia e di nitidezza, proporzioni e profumo di valori che sottotraccia nascono migliori.
E poi la levità… Mani grandi e forti si fan caute; hanno urgenza le dita ma leggero muove il tocco essenziale negli stacchi.
Precede l’involucro la sostanza, nella natura delle cose e della vita sottesa.
Ora tu, che quello eri, sei frammenti di buio ai miei piedi.
Libertà
Sento tensione, e torsione in movimento. Sto fuoriuscendo dalla prigione stretta di una gabbia di marmo: finalmente libera e completa, alla luce.
Adesso, statuaria e maestosa come so di essere, guardo il mio artefice, e lui mi legge, negli occhi che ha disvelato, e mi grida:
“Perché non parli?”
[MI 141]
Traccia di mezzanotte
Lei e lui da soli. Al buio
Inside
Stasi
Mi celi e al contempo mi proteggi, da sempre: siamo involucro e sostanza insieme. Immobili sul posto. Inscindibili. Nel buio totale.
Cambiamento
Ora, il posto cambia. Ma è sempre buio e immobilità dentro.
Perché sento e percepisco che altro si muova intorno a noi? Cos’è?
Consapevolezza
Al contatto di qualcosa che ci scava dentro, mi sorprendo a pensare alla nostra disunione con positività, quasi tu portassi via, andandotene, il buio che sinora ci ha avvolto e coinvolto entrambi.
Sento in me una tensione, un anelito a uscire allo scoperto: non siamo un’unità, un blocco unico e buio come ho sempre inconsapevolmente creduto.
Qualcosa sta cambiando e vuole arrivare al mio spazio al di là di te, oltre la tua oscura dimensione, per arrivare dritto alla mia sostanza, alla mia sottesa essenza.
Non è più tempo di coprirmi, non ho più bisogno di te, di un involucro che mi toglie il respiro.
Non è una gabbia questa?
Quanto vorrei essere capace di liberarmi, anche correndo il rischio di spezzarmi nel tentativo, ma volendo a tutti i costi scrollarmi di dosso il di più che mi attanaglia, che mi impedisce ogni movimento, che blocca dentro, al buio, la mia “sostanza”: tu, il mio “involucro”.
Posso solo sperare in qualcuno (esisterà?) che mi sappia riconoscere, cercandomi qui dentro: qualcuno che sappia le mie fattezze e non sbagli nello scartare i frammenti che mi coprono fin nelle più minute schegge di te. Che ci sappia dividere perfettamente, anche con logori arnesi, con l’abilità delle sue mani, della sua mente ispirata, di uno sguardo che già mi conosce, che già mi ha veduto da solo, senza di te accanto, attaccato.
E sta scavando, abradendo, sbozzando, sagomando, raggiungendomi.
Perché tu sei solo il contenitore, ma io sono l’essenza.
In tutti gli spazi e gli interstizi che ci facevano combaciare, ecco che oggi s'insinuano polveri e fumi,
rumori e rovine. Se ci fossero sensi, sarebbero annientati da raffiche. E calda e densa una nube: paura. Che si dirada subito, nella luce che penetra con una graduale sensibilità in me.
E io sento, io lo avverto, lo so, di riflettere la bellezza perché le appartengo, come una pennellata a un quadro: questione di armonia e di nitidezza, proporzioni e profumo di valori che sottotraccia nascono migliori.
E poi la levità… Mani grandi e forti si fan caute; hanno urgenza le dita ma leggero muove il tocco essenziale negli stacchi.
Precede l’involucro la sostanza, nella natura delle cose e della vita sottesa.
Ora tu, che quello eri, sei frammenti di buio ai miei piedi.
Libertà
Sento tensione, e torsione in movimento. Sto fuoriuscendo dalla prigione stretta di una gabbia di marmo: finalmente libera e completa, alla luce.
Adesso, statuaria e maestosa come so di essere, guardo il mio artefice, e lui mi legge, negli occhi che ha disvelato, e mi grida:
“Perché non parli?”