[Caronte] Arriva la TV
Posted: Fri Jan 29, 2021 6:27 pm
Il racconto traghettato è qui: viewtopic.php?p=5914#p5914
L’ho scritto per la terza Tappa del Ferragosto d’inchiostro 2019 [FdI 2019-3].
Il tema del racconto doveva avere come perno la voglia di esplorare nuovi luoghi (fisici, reali). Obbligatorio anche l’inserimento di una poesia composta dall’autore, scoperta in loco durante l’esplorazione. Ho modificato il finale, come richiesto praticamente da tutti i commentatori.
Il nuovo racconto ne è il sequel.
Qui il commento: viewtopic.php?p=5910#p5910
Dicembre 1957
Poltrone e sedie sono sistemate a semicerchio davanti al mobile di mogano chiuso. Papà si avvicina con uno straccio in mano e pulisce accuratamente, poi apre le due ante ripiegandole ai lati. Appare lo schermo perlaceo del televisore che riflette la stanza rimpicciolita e la sua immagine distorta. Su un lato ci sono le manopole dei comandi, che nessuno può toccare, mentre in basso c’è la superficie telata che nasconde l’altoparlante. Per finire spolvera il cinescopio con una delicatezza che sconfina nell’affetto.
I miei genitori avevano discusso molto prima di acquistarlo. La mamma era contraria per via del costo pazzesco, ma alla fine papà si era imposto.
- Basta andare al bar! - aveva tuonato - D’ora in poi la televisione ce la vedremo comodamente seduti a casa!
Così due uomini la portarono su per le scale a pezzi, il più inquietante dei quali si chiamava tubo catodico. Sotto la supervisione di un tecnico in camice immacolato fu montata in salotto. Era il primo televisore che entrava nello stabile e alcuni condomini assistettero in silenzio all’avvenimento, rosi dall’invidia.
La mamma portò un caffè al tecnico. Sopra il suo taschino, pieno di cacciaviti, c’era la scritta “DuMont”, la stessa riportata in rilievo sotto lo schermo del televisore. Si accorse che la stavo guardando.
- Sappi che questo non è un apparecchio qualunque, ma un concentrato della più avanzata tecnologia al mondo. Difficilmente si potrà andare oltre, lascialo dire a me che sono appena tornato da un corso di aggiornamento in America!
La mano della mamma che teneva la tazzina tremò, mentre io lo guardavo con sconfinata ammirazione. Quell’uomo era stato in America come Mike Buongiorno. E improvvisamente seppi che da grande avrei fatto il tecnico della DuMont. Non più il missionario in Africa, quindi, come avevo deciso da quando era venuto a parlarci in classe un sacerdote che si chiamava Padre Tosetti; e neppure il tranviere, lavoro che però conservava intatto tutto il suo fascino.
- Ad esempio, la stupirebbe sapere – continuò l’uomo rivolto a mio padre – il numero di canali selezionabili con questo modello d’avanguardia.
Mio padre sogghignò.
- Guardi che ormai l‘apparecchio l’ho comprato, per cui è inutile che racconti favole. Questa storia dei canali l’ho già sentita raccontare in ufficio, ma non ci credo affatto.
- Eppure, sembra proprio che in pochi anni ne avremo un secondo.
- Ma a cosa servirebbe? Mica si possono vedere due programmi insieme!
- Però si può scegliere. Immagini che su uno ci sia la partita e sull’altro un concerto che piace a sua moglie.
- E allora? – ringhiò mio padre diventando aggressivo.
- Niente, dicevo così tanto per dire - rispose il tecnico intimidito - è chiaro che si guarda la partita.
- C’è poi un’altra cosa! - insistette mio padre - Se contemporaneamente ci fossero due programmi interessanti su canali diversi, qualunque scegliessi mi resterebbe il rammarico di non avere potuto vedere l’altro. Pensa che sia questo che vogliono quelli della televisione? E adesso mi spieghi come funziona che prendo appunti.
5 Aprile 1958, sabato
Questa è una giornata particolare perché papà ha invitato gli zii a vedere Il Musichiere dopo cena. Sicuramente porteranno delle paste, speriamo con la panna montata. Inoltre, verranno anche i cugini che sono quattro maschi e una femmina, tutti più piccoli di me.
Abbiamo finito di mangiare e la mamma sta facendo i mestieri in cucina. L’attesa è lunga e chiedo a mio fratello di giocare a palla in corridoio. Ma lui, come spesso succede, rifiuta.
- Ciccio Bombolo Cannoniere, con tre buchi nel sedere! - lo provoco.
- Chilodicelosadiessere, millevoltepiùdimé saraité! - risponde andando sul pesante con una frase che mi manda sempre in bestia. Per fargliela pagare gli torco un polso con una mano da una parte e con l'altra in senso contrario, e lui sente gli spilli. Così impara! Si mette a piangere e chiama la mamma che urla che non ne può più e viene a picchiarmi.
Poi ci ripensa perché oggi è anche la festa per il compleanno di mio fratello che compie sette anni. Gli hanno regalato Il Meccano, ma è ancora troppo piccolo per capirci qualcosa e quindi ho deciso che lo uso io. Abbiamo mangiato la torta con le bambine del palazzo, che sono venute a fargli gli auguri. C’era anche Lauretta che ho deciso di sposare da grande, anche se non gliel’ho ancora detto perché deve essere una sorpresa.
Papà sta armeggiando con la televisione e si innervosisce come al solito. La mamma dice che ha un caratteraccio, però guadagna bene perché una volta l’ho accompagnato in banca e gli hanno dato tutti i soldi che voleva senza fiatare. Cosa fa esattamente non lo so, perché dice solo che va in ufficio. Proprio ieri ci hanno dato un tema su cosa fanno i nostri papà e io ho scritto che è un direttore. Così, quando oggi la maestra ha letto i compiti, tutti mi hanno guardato con rispetto perché sicuramente è il padre più importante della classe.
Finalmente arrivano gli zii con i cugini e le paste. È passato del tempo dall’ultima volta che ci siamo visti.
- Come ti sei fatto grande! - dice zio Pino pizzicandomi una guancia - Ormai sei un giovanotto!
- E Marina sembra proprio una signorinella! - dice papà a mia cugina che fa una smorfia compiaciuta. Però è vero, è diventata molto carina.
- Ma è capricciosa! – rivela sua mamma che è la sorella piccola di papà.
Poco male, so io come si trattano le bambine capricciose. Adesso siamo seduti davanti alla televisione, noi bambini per terra e io vicino a mia cugina. Papà l’accende e, come ogni tanto succede, c’è un’immagine che fischia con su scritto che le trasmissioni riprenderanno il più presto possibile.
- Sembra proprio che il televisore non funzioni! - dice subdolo zio Gaspare.
- Lui non c’entra! - risponde mio padre punto sul vivo - La colpa è della RAI che in questo momento non trasmette.
Zio Gaspare lavora nella tipografia del Corriere della Sera ed è comunista, che non so esattamente cosa vuol dire; però so che, per fare uscire dai gangheri papà, basta fargliene vedere uno. Meno male che tengono tutti e due al Milan, se no sarebbe impossibile metterli insieme.
Ma ecco che un brivido ci attraversa perché comincia la musichetta che aspettavamo. Anche se Carosello è troppo breve, non c’è nessun bambino a cui non piace perché, nei giorni normali, è un bel modo di finire la giornata e andare a letto.
Però a me piace di più Rin Tin Tin che ho visto questo pomeriggio. Spesso sogno a occhi aperti che Rasti muore trafitto da una freccia, così il tenente Masters deve cercare un altro bambino e sceglie me.
Oggi a Carosello c’è l’Omino coi Baffi, che è così così, mentre le altre, e cioè Ercolino e Dura Minga, sono da ridere. L’ultima è l’Ispettore Rock, che per me è il massimo. Indovino l’assassino, che era anche l’unico oltre Rock, e mia cugina mi guarda impressionata.
- Sei molto intelligente... - sussurra.
- Lo so, e infatti sono il primo della classe anche se studio pochissimo! - mento. Solo in parte, però, perché la seconda parte della frase è esatta.
Quindi comincia Il Musichiere. Incredibilmente il conduttore, Mario Riva, a papà è simpatico anche se è romano, e i romani li odia perché dice che non lavorano. Come se non bastasse, a Roma ci sono il governo ladro e Fanfani.
Le gare musicali sono appassionanti, ma poi Mario Riva annunzia che ci saranno due ospiti che escono da dietro un grande giubbox. Si scopre che sono due urlatori: Mina e Celentano.
- Nooo! – grida papà – Mario, adesso ti ci metti anche tu! Questa televisione comincia a farmi arrabbiare!
Al che zio Gaspare dice che invece a lui piacciono e scoppia un gran trambusto. Tutti intervengono per dire la loro, mentre sullo schermo Celentano si agita come un orangutan e a papà viene la schiuma alla bocca. Nessuno bada a noi, così ne approfitto per stringere una mano di Marina che mi lascia fare e sorride. La guardo negli occhi e decido che, anche se siamo cugini, da grande la sposerò.
E meno male che non l’ho già detto a Lauretta, se no adesso sarei davvero in un bel guaio.
L’ho scritto per la terza Tappa del Ferragosto d’inchiostro 2019 [FdI 2019-3].
Il tema del racconto doveva avere come perno la voglia di esplorare nuovi luoghi (fisici, reali). Obbligatorio anche l’inserimento di una poesia composta dall’autore, scoperta in loco durante l’esplorazione. Ho modificato il finale, come richiesto praticamente da tutti i commentatori.
Il nuovo racconto ne è il sequel.
Qui il commento: viewtopic.php?p=5910#p5910
Dicembre 1957
Poltrone e sedie sono sistemate a semicerchio davanti al mobile di mogano chiuso. Papà si avvicina con uno straccio in mano e pulisce accuratamente, poi apre le due ante ripiegandole ai lati. Appare lo schermo perlaceo del televisore che riflette la stanza rimpicciolita e la sua immagine distorta. Su un lato ci sono le manopole dei comandi, che nessuno può toccare, mentre in basso c’è la superficie telata che nasconde l’altoparlante. Per finire spolvera il cinescopio con una delicatezza che sconfina nell’affetto.
I miei genitori avevano discusso molto prima di acquistarlo. La mamma era contraria per via del costo pazzesco, ma alla fine papà si era imposto.
- Basta andare al bar! - aveva tuonato - D’ora in poi la televisione ce la vedremo comodamente seduti a casa!
Così due uomini la portarono su per le scale a pezzi, il più inquietante dei quali si chiamava tubo catodico. Sotto la supervisione di un tecnico in camice immacolato fu montata in salotto. Era il primo televisore che entrava nello stabile e alcuni condomini assistettero in silenzio all’avvenimento, rosi dall’invidia.
La mamma portò un caffè al tecnico. Sopra il suo taschino, pieno di cacciaviti, c’era la scritta “DuMont”, la stessa riportata in rilievo sotto lo schermo del televisore. Si accorse che la stavo guardando.
- Sappi che questo non è un apparecchio qualunque, ma un concentrato della più avanzata tecnologia al mondo. Difficilmente si potrà andare oltre, lascialo dire a me che sono appena tornato da un corso di aggiornamento in America!
La mano della mamma che teneva la tazzina tremò, mentre io lo guardavo con sconfinata ammirazione. Quell’uomo era stato in America come Mike Buongiorno. E improvvisamente seppi che da grande avrei fatto il tecnico della DuMont. Non più il missionario in Africa, quindi, come avevo deciso da quando era venuto a parlarci in classe un sacerdote che si chiamava Padre Tosetti; e neppure il tranviere, lavoro che però conservava intatto tutto il suo fascino.
- Ad esempio, la stupirebbe sapere – continuò l’uomo rivolto a mio padre – il numero di canali selezionabili con questo modello d’avanguardia.
Mio padre sogghignò.
- Guardi che ormai l‘apparecchio l’ho comprato, per cui è inutile che racconti favole. Questa storia dei canali l’ho già sentita raccontare in ufficio, ma non ci credo affatto.
- Eppure, sembra proprio che in pochi anni ne avremo un secondo.
- Ma a cosa servirebbe? Mica si possono vedere due programmi insieme!
- Però si può scegliere. Immagini che su uno ci sia la partita e sull’altro un concerto che piace a sua moglie.
- E allora? – ringhiò mio padre diventando aggressivo.
- Niente, dicevo così tanto per dire - rispose il tecnico intimidito - è chiaro che si guarda la partita.
- C’è poi un’altra cosa! - insistette mio padre - Se contemporaneamente ci fossero due programmi interessanti su canali diversi, qualunque scegliessi mi resterebbe il rammarico di non avere potuto vedere l’altro. Pensa che sia questo che vogliono quelli della televisione? E adesso mi spieghi come funziona che prendo appunti.
5 Aprile 1958, sabato
Questa è una giornata particolare perché papà ha invitato gli zii a vedere Il Musichiere dopo cena. Sicuramente porteranno delle paste, speriamo con la panna montata. Inoltre, verranno anche i cugini che sono quattro maschi e una femmina, tutti più piccoli di me.
Abbiamo finito di mangiare e la mamma sta facendo i mestieri in cucina. L’attesa è lunga e chiedo a mio fratello di giocare a palla in corridoio. Ma lui, come spesso succede, rifiuta.
- Ciccio Bombolo Cannoniere, con tre buchi nel sedere! - lo provoco.
- Chilodicelosadiessere, millevoltepiùdimé saraité! - risponde andando sul pesante con una frase che mi manda sempre in bestia. Per fargliela pagare gli torco un polso con una mano da una parte e con l'altra in senso contrario, e lui sente gli spilli. Così impara! Si mette a piangere e chiama la mamma che urla che non ne può più e viene a picchiarmi.
Poi ci ripensa perché oggi è anche la festa per il compleanno di mio fratello che compie sette anni. Gli hanno regalato Il Meccano, ma è ancora troppo piccolo per capirci qualcosa e quindi ho deciso che lo uso io. Abbiamo mangiato la torta con le bambine del palazzo, che sono venute a fargli gli auguri. C’era anche Lauretta che ho deciso di sposare da grande, anche se non gliel’ho ancora detto perché deve essere una sorpresa.
Papà sta armeggiando con la televisione e si innervosisce come al solito. La mamma dice che ha un caratteraccio, però guadagna bene perché una volta l’ho accompagnato in banca e gli hanno dato tutti i soldi che voleva senza fiatare. Cosa fa esattamente non lo so, perché dice solo che va in ufficio. Proprio ieri ci hanno dato un tema su cosa fanno i nostri papà e io ho scritto che è un direttore. Così, quando oggi la maestra ha letto i compiti, tutti mi hanno guardato con rispetto perché sicuramente è il padre più importante della classe.
Finalmente arrivano gli zii con i cugini e le paste. È passato del tempo dall’ultima volta che ci siamo visti.
- Come ti sei fatto grande! - dice zio Pino pizzicandomi una guancia - Ormai sei un giovanotto!
- E Marina sembra proprio una signorinella! - dice papà a mia cugina che fa una smorfia compiaciuta. Però è vero, è diventata molto carina.
- Ma è capricciosa! – rivela sua mamma che è la sorella piccola di papà.
Poco male, so io come si trattano le bambine capricciose. Adesso siamo seduti davanti alla televisione, noi bambini per terra e io vicino a mia cugina. Papà l’accende e, come ogni tanto succede, c’è un’immagine che fischia con su scritto che le trasmissioni riprenderanno il più presto possibile.
- Sembra proprio che il televisore non funzioni! - dice subdolo zio Gaspare.
- Lui non c’entra! - risponde mio padre punto sul vivo - La colpa è della RAI che in questo momento non trasmette.
Zio Gaspare lavora nella tipografia del Corriere della Sera ed è comunista, che non so esattamente cosa vuol dire; però so che, per fare uscire dai gangheri papà, basta fargliene vedere uno. Meno male che tengono tutti e due al Milan, se no sarebbe impossibile metterli insieme.
Ma ecco che un brivido ci attraversa perché comincia la musichetta che aspettavamo. Anche se Carosello è troppo breve, non c’è nessun bambino a cui non piace perché, nei giorni normali, è un bel modo di finire la giornata e andare a letto.
Però a me piace di più Rin Tin Tin che ho visto questo pomeriggio. Spesso sogno a occhi aperti che Rasti muore trafitto da una freccia, così il tenente Masters deve cercare un altro bambino e sceglie me.
Oggi a Carosello c’è l’Omino coi Baffi, che è così così, mentre le altre, e cioè Ercolino e Dura Minga, sono da ridere. L’ultima è l’Ispettore Rock, che per me è il massimo. Indovino l’assassino, che era anche l’unico oltre Rock, e mia cugina mi guarda impressionata.
- Sei molto intelligente... - sussurra.
- Lo so, e infatti sono il primo della classe anche se studio pochissimo! - mento. Solo in parte, però, perché la seconda parte della frase è esatta.
Quindi comincia Il Musichiere. Incredibilmente il conduttore, Mario Riva, a papà è simpatico anche se è romano, e i romani li odia perché dice che non lavorano. Come se non bastasse, a Roma ci sono il governo ladro e Fanfani.
Le gare musicali sono appassionanti, ma poi Mario Riva annunzia che ci saranno due ospiti che escono da dietro un grande giubbox. Si scopre che sono due urlatori: Mina e Celentano.
- Nooo! – grida papà – Mario, adesso ti ci metti anche tu! Questa televisione comincia a farmi arrabbiare!
Al che zio Gaspare dice che invece a lui piacciono e scoppia un gran trambusto. Tutti intervengono per dire la loro, mentre sullo schermo Celentano si agita come un orangutan e a papà viene la schiuma alla bocca. Nessuno bada a noi, così ne approfitto per stringere una mano di Marina che mi lascia fare e sorride. La guardo negli occhi e decido che, anche se siamo cugini, da grande la sposerò.
E meno male che non l’ho già detto a Lauretta, se no adesso sarei davvero in un bel guaio.