[Caronte] Scatole Cinesi
Posted: Fri Jan 29, 2021 10:27 am
Link al racconto originale di @Emy: [101] Scatole Cinesi
Link al racconto traghettato qui: Scatole Cinesi
Link al commento su: Imma è Dio?
L’indolente signor Mariani sedeva in cucina, con le braccia flaccide abbandonate sul tavolo. Leggeva con vivo interesse un ricettario del XVII secolo. Quando il campanello gracchiò, sollevò infastidito lo sguardo dalle pagine, le stirò con una leggera pressione della mano, quindi si alzò e andò pigramente ad aprire.
«Buongiorno. Lei è il signor Mariani?» chiese l’uomo che occupava il pianerottolo.
Mariani inforcò gli occhiali e cerò di mettere a fuoco l’individuo segaligno che si trovava davanti a lui. Teneva le dita sul corrimano e un piede sull’ultimo gradino della rampa, pronto a filarsela. La visiera del berretto gli nascondeva il volto, ma dal badge impuntato sulla camicia, si poteva sapere che lo smilzo lavorava per la Memory Press.
«Cosa vuole?» chiese Mariani.
«Memory Press» sorrise l’altro.
«Sì, so leggere. Quindi cosa vuole?»
«C’è una consegna per lei».
Mariani si grattò la fronte. Non ricordava di aver ordinato qualcosa. Le sole consegne che riceveva riguardavano delle spezie. Le acquistava da un mercante di Hong Kong. Gliele spediva regolarmente e arrivavano ogni due mesi. Alla consegna mancavano ancora più di tre settimane. Mariani cercò di ricordare se si fosse dimenticato di saldare qualche bolletta, o se avesse omesso di pagare il posto auto all’amministratore.
«Non è il servizio di riscossione crediti, vero?» chiese.
«No, siamo la Memory Press» cantilenò il vettorino.
«Sono passato con il rosso?»
«Come?»
«È qui per chiedermi dei soldi?» si scaldò Mariani. «Per notificarmi una sanzione?»
«No».
«Robe da non credere» deplorò Mariani. Sbatté la porta e ritornò in cucina, desideroso soltanto di immergersi nuovamente nella lettura del libro. Era stato interrotto mentre cercava di mandare a mente gli ingredienti di una nuova ricetta: riso venere con gamberi e papaya della Papuasia. Non riuscì a completare la distanza che lo separava dalla cucina, che il campanello suonò di nuovo.
«Signor Mariani, non si chiude la porta in faccia a un onesto lavoratore» lo redarguì il vettorino, appena si affacciò nuovamente alla porta. «Mi ascolti. Questo è il pacco. Devo consegnarlo a lei e non me ne andrò finché non mi avrà firmato la ricevuta. Non voglio perdere il lavoro. In quarant’anni non ho mai fallito una consegna. La prego».
Mariani sospirò. La voce querula del vettorino vibrava come una lamina metallica. Non era solo smunto e magro, ma persino vecchio. I quarant’anni di servizio erano certamente un’esagerazione, ma le grinze sul dorso delle mani non mentivano. Non avrebbe lasciato per strada qualcuno a cui mancavano pochi mesi alla pensione. Osservando quegli occhietti imploranti, però, nei pensieri di Mariani si fece strada un’altra domanda: come faceva ad avere una forma così invidiabile ed essere così snello il vettorino? Mariani sentì l’irritazione fremere in ogni pingue recesso del proprio corpo.
«Ecco, qui» disse il vettorino, indicando un riquadro al centro del foglio. Mariani si avvicinò e prese con diffidenza la penna che l’altro gli stava porgendo. Si tolse gli occhiali e firmò dove gli era stato indicato.
«Ora un’altra firma qui… e anche qui in fondo. Ecco fatto».
Mariani era confuso, ma liquidò la questione. «Va bene, mi dia il pacco» disse spazientito. Allungò con gesto deciso la mano e sentì una fitta al torace. Si fermò per prendere fiato. L’inverno era stato mite, ma l’impossibilità di muoversi liberamente, lo aveva privato delle sue passeggiate serali e si era dedicato soltanto alla lettura e alla sua passione: la cucina. Ora si trovava un po’ appesantito. Aveva preso un paio di chili, ma non era il momento di mettersi a dieta. Nell’antico ricettario aveva riscoperto alcune varianti succulente da sperimentare.
«Si sente bene?» chiese il vettorino.
«Sì, sono in forma smagliante» tagliò corto Mariani. Trascinando i piedi, indietreggiò ed entrò in casa. Chiuse la porta senza salutare e si diresse in cucina. Lo posò sul tavolo accanto al ricettario, e lo aprì. Al suo interno c’era un pacco di dimensioni più piccole, un badge della Memory Press e una lettera. L’aprì e lesse il contenuto.
Caro signore,
conoscendo la sua inclinazione per la lettura, speriamo di farle cosa gradita. Nel pacco troverà un’edizione originale, un compendio affascinante che le farà certamente dimenticare la realtà per immergersi in un mondo vivido. Se non gradisse il libro, non abbia scrupoli: usi il pacco per rimandarlo indietro. La Memory Press ha già predisposto ogni cosa per il ritiro, non deve preoccuparsi di nulla. Se il libro risultasse di suo gradimento e volesse tenerselo, dovrà pagare il valore di cinquecento Euro che un nostro incaricato verrà a riscuotere tra dieci giorni.
Cordiali saluti.
Seccato Mariani si rigirò tra le dita il badge. Era del tutto identico a quello indossato dal gracile vettorino. C’era scritto semplicemente Memory Press. Voltò il foglio e controllò se nel pacco ci fossero altri ritagli o volantini, gli sembrava strano che, prevedendo la possibilità di reso, non lasciassero i recapiti dell’azienda. Non trovando nessun indizio, sollevò il pacco più piccolo e lo aprì, posizionando poi il suo contenuto sulla tavola.
A notte fonda, Mariani era ancora in cucina. Sulla levigata superficie in legno naturale ora c’erano due libri. La Memory Press gli aveva mandato un’edizione di un bestiario medioevale, di nessun interesse per lui. Accluso, nel pacco del libro, c’era poi una copia da compilare di una bolla di accompagnamento e un elenco interminabile di nomi e cognomi, con relativi indirizzi, divisi per città, quartieri, palazzi e scale interne.
Ora Mariani sapeva perché non c’erano informazioni di contatto: in caso di reso avrebbe dovuto consegnare lui stesso il pacco, scegliendo il destinatario tra le persone di quell’elenco e l’elenco sembrava contenere il mondo intero. Se non fosse costato tanto se lo sarebbe tenuto, ma cinquecento Euro era un mucchio di denaro. Tirò da parte l’elenco e individuò un nome tra quelli che abitavano nella sua stessa città, ma non troppo vicino. Si segnò l’indirizzo su un foglio preso dal cassetto del tavolo e risistemò l’elenco nel pacco.
Presa la bolla tra le mani la stava per compilare ma ebbe un’esitazione. Si alzò e sparì nella stanza attigua, portando con sé il plico di scartoffie. Si udì il rumore di rulli e di ganasce di plastica e Mariani ricomparve con le copie stampate della bolla e del badge. Inserì nel pacco il documento originale e il badge, poi ritagliò la stampa del talloncino e compilò il documento di consegna che avrebbe usato.
Mise il badge e la bolla sul ripiano dove teneva le chiavi e i documenti. Controllò, infine, che i due pacchi fossero perfettamente allestiti e li infilò l’uno dentro l’altro, così come gli erano giunti. Era tutto pronto. L’indomani si sarebbe liberato del libro.
Mariani ripensò allo smilzo vettorino che lo aveva raggiunto a casa per consegnargli una maledizione, una specie di malattia infettiva, come un agente di contagio. I nomi della lista erano molti, persino le pagine erano troppe da contare, ma Mariani non riusciva a togliersi dalla mente il suo aspetto smunto e nervoso. Per essere così magro, chissà quante volte era stato raggiunto da un libro e si era dovuto improvvisare vettorino. Forse la lista non era così estesa e quando la sventura arrivava in una città, si propagava e ritornava, saturando le esistenze. Il vettorino aveva sostenuto che faceva consegne da quarant’anni. Non aveva senso, a un certo punto era preferibile perdere cinquecento Euro. O forse nemmeno a quel punto il contagio cessava, magari sarebbe arrivata una seconda ondata e poi una terza. Mariani scosse la testa, erano solo fantasie. Ora sarebbe andato a dormire e l’indomani si sarebbe sbarazzato del pacco e sarebbe tornato al riso venere con gamberi e papaya della Papuasia.
L’indomani, l’indolente signor Stefani sedeva in salotto, con le braccia flosce abbandonate sui braccioli della propria poltrona. Leggeva con vivo interesse un almanacco sul birdwatching, quando uno seccatore suonò alla sua porta.
Link al racconto traghettato qui: Scatole Cinesi
Link al commento su: Imma è Dio?
L’indolente signor Mariani sedeva in cucina, con le braccia flaccide abbandonate sul tavolo. Leggeva con vivo interesse un ricettario del XVII secolo. Quando il campanello gracchiò, sollevò infastidito lo sguardo dalle pagine, le stirò con una leggera pressione della mano, quindi si alzò e andò pigramente ad aprire.
«Buongiorno. Lei è il signor Mariani?» chiese l’uomo che occupava il pianerottolo.
Mariani inforcò gli occhiali e cerò di mettere a fuoco l’individuo segaligno che si trovava davanti a lui. Teneva le dita sul corrimano e un piede sull’ultimo gradino della rampa, pronto a filarsela. La visiera del berretto gli nascondeva il volto, ma dal badge impuntato sulla camicia, si poteva sapere che lo smilzo lavorava per la Memory Press.
«Cosa vuole?» chiese Mariani.
«Memory Press» sorrise l’altro.
«Sì, so leggere. Quindi cosa vuole?»
«C’è una consegna per lei».
Mariani si grattò la fronte. Non ricordava di aver ordinato qualcosa. Le sole consegne che riceveva riguardavano delle spezie. Le acquistava da un mercante di Hong Kong. Gliele spediva regolarmente e arrivavano ogni due mesi. Alla consegna mancavano ancora più di tre settimane. Mariani cercò di ricordare se si fosse dimenticato di saldare qualche bolletta, o se avesse omesso di pagare il posto auto all’amministratore.
«Non è il servizio di riscossione crediti, vero?» chiese.
«No, siamo la Memory Press» cantilenò il vettorino.
«Sono passato con il rosso?»
«Come?»
«È qui per chiedermi dei soldi?» si scaldò Mariani. «Per notificarmi una sanzione?»
«No».
«Robe da non credere» deplorò Mariani. Sbatté la porta e ritornò in cucina, desideroso soltanto di immergersi nuovamente nella lettura del libro. Era stato interrotto mentre cercava di mandare a mente gli ingredienti di una nuova ricetta: riso venere con gamberi e papaya della Papuasia. Non riuscì a completare la distanza che lo separava dalla cucina, che il campanello suonò di nuovo.
«Signor Mariani, non si chiude la porta in faccia a un onesto lavoratore» lo redarguì il vettorino, appena si affacciò nuovamente alla porta. «Mi ascolti. Questo è il pacco. Devo consegnarlo a lei e non me ne andrò finché non mi avrà firmato la ricevuta. Non voglio perdere il lavoro. In quarant’anni non ho mai fallito una consegna. La prego».
Mariani sospirò. La voce querula del vettorino vibrava come una lamina metallica. Non era solo smunto e magro, ma persino vecchio. I quarant’anni di servizio erano certamente un’esagerazione, ma le grinze sul dorso delle mani non mentivano. Non avrebbe lasciato per strada qualcuno a cui mancavano pochi mesi alla pensione. Osservando quegli occhietti imploranti, però, nei pensieri di Mariani si fece strada un’altra domanda: come faceva ad avere una forma così invidiabile ed essere così snello il vettorino? Mariani sentì l’irritazione fremere in ogni pingue recesso del proprio corpo.
«Ecco, qui» disse il vettorino, indicando un riquadro al centro del foglio. Mariani si avvicinò e prese con diffidenza la penna che l’altro gli stava porgendo. Si tolse gli occhiali e firmò dove gli era stato indicato.
«Ora un’altra firma qui… e anche qui in fondo. Ecco fatto».
Mariani era confuso, ma liquidò la questione. «Va bene, mi dia il pacco» disse spazientito. Allungò con gesto deciso la mano e sentì una fitta al torace. Si fermò per prendere fiato. L’inverno era stato mite, ma l’impossibilità di muoversi liberamente, lo aveva privato delle sue passeggiate serali e si era dedicato soltanto alla lettura e alla sua passione: la cucina. Ora si trovava un po’ appesantito. Aveva preso un paio di chili, ma non era il momento di mettersi a dieta. Nell’antico ricettario aveva riscoperto alcune varianti succulente da sperimentare.
«Si sente bene?» chiese il vettorino.
«Sì, sono in forma smagliante» tagliò corto Mariani. Trascinando i piedi, indietreggiò ed entrò in casa. Chiuse la porta senza salutare e si diresse in cucina. Lo posò sul tavolo accanto al ricettario, e lo aprì. Al suo interno c’era un pacco di dimensioni più piccole, un badge della Memory Press e una lettera. L’aprì e lesse il contenuto.
Caro signore,
conoscendo la sua inclinazione per la lettura, speriamo di farle cosa gradita. Nel pacco troverà un’edizione originale, un compendio affascinante che le farà certamente dimenticare la realtà per immergersi in un mondo vivido. Se non gradisse il libro, non abbia scrupoli: usi il pacco per rimandarlo indietro. La Memory Press ha già predisposto ogni cosa per il ritiro, non deve preoccuparsi di nulla. Se il libro risultasse di suo gradimento e volesse tenerselo, dovrà pagare il valore di cinquecento Euro che un nostro incaricato verrà a riscuotere tra dieci giorni.
Cordiali saluti.
Seccato Mariani si rigirò tra le dita il badge. Era del tutto identico a quello indossato dal gracile vettorino. C’era scritto semplicemente Memory Press. Voltò il foglio e controllò se nel pacco ci fossero altri ritagli o volantini, gli sembrava strano che, prevedendo la possibilità di reso, non lasciassero i recapiti dell’azienda. Non trovando nessun indizio, sollevò il pacco più piccolo e lo aprì, posizionando poi il suo contenuto sulla tavola.
A notte fonda, Mariani era ancora in cucina. Sulla levigata superficie in legno naturale ora c’erano due libri. La Memory Press gli aveva mandato un’edizione di un bestiario medioevale, di nessun interesse per lui. Accluso, nel pacco del libro, c’era poi una copia da compilare di una bolla di accompagnamento e un elenco interminabile di nomi e cognomi, con relativi indirizzi, divisi per città, quartieri, palazzi e scale interne.
Ora Mariani sapeva perché non c’erano informazioni di contatto: in caso di reso avrebbe dovuto consegnare lui stesso il pacco, scegliendo il destinatario tra le persone di quell’elenco e l’elenco sembrava contenere il mondo intero. Se non fosse costato tanto se lo sarebbe tenuto, ma cinquecento Euro era un mucchio di denaro. Tirò da parte l’elenco e individuò un nome tra quelli che abitavano nella sua stessa città, ma non troppo vicino. Si segnò l’indirizzo su un foglio preso dal cassetto del tavolo e risistemò l’elenco nel pacco.
Presa la bolla tra le mani la stava per compilare ma ebbe un’esitazione. Si alzò e sparì nella stanza attigua, portando con sé il plico di scartoffie. Si udì il rumore di rulli e di ganasce di plastica e Mariani ricomparve con le copie stampate della bolla e del badge. Inserì nel pacco il documento originale e il badge, poi ritagliò la stampa del talloncino e compilò il documento di consegna che avrebbe usato.
Mise il badge e la bolla sul ripiano dove teneva le chiavi e i documenti. Controllò, infine, che i due pacchi fossero perfettamente allestiti e li infilò l’uno dentro l’altro, così come gli erano giunti. Era tutto pronto. L’indomani si sarebbe liberato del libro.
Mariani ripensò allo smilzo vettorino che lo aveva raggiunto a casa per consegnargli una maledizione, una specie di malattia infettiva, come un agente di contagio. I nomi della lista erano molti, persino le pagine erano troppe da contare, ma Mariani non riusciva a togliersi dalla mente il suo aspetto smunto e nervoso. Per essere così magro, chissà quante volte era stato raggiunto da un libro e si era dovuto improvvisare vettorino. Forse la lista non era così estesa e quando la sventura arrivava in una città, si propagava e ritornava, saturando le esistenze. Il vettorino aveva sostenuto che faceva consegne da quarant’anni. Non aveva senso, a un certo punto era preferibile perdere cinquecento Euro. O forse nemmeno a quel punto il contagio cessava, magari sarebbe arrivata una seconda ondata e poi una terza. Mariani scosse la testa, erano solo fantasie. Ora sarebbe andato a dormire e l’indomani si sarebbe sbarazzato del pacco e sarebbe tornato al riso venere con gamberi e papaya della Papuasia.
L’indomani, l’indolente signor Stefani sedeva in salotto, con le braccia flosce abbandonate sui braccioli della propria poltrona. Leggeva con vivo interesse un almanacco sul birdwatching, quando uno seccatore suonò alla sua porta.