Imma è di Dio?
Posted: Thu Jan 28, 2021 11:03 am
Non era più tempo di ripensamenti, e in realtà non vi era motivo che ve ne fosse alcuno. Sperava di apparire agli occhi degli altri (ed erano tanti! e tutti fissi sul suo corpo disteso) luminosa come le vetrate nelle cattedrali, e solenne allo stesso modo: grandiosa, e commovente, e umile, e perfetta. Il volto sulle dita sovrapposte poggiate al pavimento, l'abito nero a coprire tutto il corpo che si prostrava dinanzi all'altare: Imma che diventa suora! Imma che prega faccia a terra, che si immerge tutta in Dio. Imma che rinuncia al mondo!
Vieni a prendermi, ella sussurrava, non lasciarmi qui con me, fai in modo che io sia tua, fai tu in modo che ciò accada. Lo spazio che mi hai dato è troppo grande, questo mondo è troppo grande, a me basta una cella. Io non voglio poter scegliere, voglio che definito sia il mio tempo, netto come il profilo dei monti al crepuscolo: un tempo per pregare, un tempo per leggere, uno per meditare, e zappare, e riposare; e così per sempre. Questo sia il mio abito, uno e scuro, divengano bianchi i miei capelli e arida la pelle. Anche se Tu non esisti, la tua casa mi darà asilo. Molteplicità, io a te mi sottraggo e ti maledico.
Imma aveva quarantacinque anni e pensava di essere venuta dallo spazio. Era certa che un ufo l'avesse deposta nel giardino fiorito della casa dei suoi genitori e che la fanciullezza con i fratelli e le sorelle, e poi gli anni di studio e il lavoro e i viaggi e gli amanti fossero come i nove mesi che il feto trascorre nell'utero materno: necessari per prepararsi alla vita fuori, nel mondo vero, quello in cui ancora non era mai stata. Il mondo in cui si trovava in quel momento, quello dove l'aveva spinta con prepotenza l'ultima contrazione materna, era stato per Imma una lampada accesa in mezzo agli occhi tenuti spalancati da solide graffe. Non si può resistere a lungo con una lampada puntata dritta nelle pupille. Eppure Imma, proprio per il fatto che, a suo dire, veniva da un altro pianeta, aveva resistito molto a lungo.
Comprese che qualcosa cominciava a vacillare quando un pomeriggio, in libreria, si era vertiginosamente accasciata tra gli scaffali con in mano un libro di Bultmann intitolato Storia ed escatologia mentre in realtà era entrata per cercare una guida illustrata per il viaggio in Giappone; e poi quel giorno in cui, tra le braccia di un collega che le carezzava con la lingua il collo bianco, si rese conto in modo inequivocabile che non le sarebbe stato possibile concedersi a ogni uomo, e neppure leggere tutti i libri i cui titoli aveva con diligenza trascritto su un libretto apposito o nuotare nel Mediterraneo dei Cartaginesi, né osservare la terra con gli occhi di un'aquila o restituire la vita a un bambino morto. Quel giorno comprese altresì con pienezza, mentre il collega le sfiorava le natiche con una piuma leggera, che non le era più possibile neppure scegliere con agio un barattolo di pelati, perché il suo cervello si rifiutava di procedere.
Siccome aveva sentito dire da qualcuno che era inutile rivolgersi a specialisti della psiche, i quali l'avrebbero di certo imbottita di pasticche o di inutili parole, Imma andò a parlare con la suora che conosceva da bambina, la piccola suora lucana con l'occhio strabico che le aveva insegnato il catechismo e il gesto corretto del segno della croce. Quel giorno aveva intuito che quella avrebbe potuto essere la via d'uscita: la suorina le teneva tra le mani minute il viso accaldato lodando la misericordia di Dio e Imma intanto pensava con ardore all'ordine che dà disciplina e alla disciplina che dà ordine. Non avrebbe neppure disdegnato di cominciare una carriera militare, ma rifletté che forse era troppo tardi. No: la via era segnata. Dio aveva osato farla nascere sul pianeta sbagliato, quello in cui il tempo corre e si ferma come gli pare e sul quale ci si sente come un omino affamato con lo stomachino piccino piccino di fronte a una tavola traboccante delizie? Ebbene: lei si sarebbe rifugiata per dispetto proprio nella casa di Dio, e lì avrebbe aspettato un segnale dal suo mondo.
La musica e il coro di voci si elevavano nel tempio del Signore con ghirigori di argento e tutt'intorno vi erano silenzio e profumo d'incenso: ognuno degli astanti aspettava con desiderio la sostituzione del velo bianco con quello nero, suggello definitivo della consacrazione.
Imma si alzò e fissò a lungo la croce. Guardò poi intorno a sé, speranzosa, ma nessuna navicella spaziale era ancora atterrata per riportarla a casa.