Qualcosa è cambiato

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A volte nella vita succedono cose che, pur non rivestendo in quel momento un particolare significato, nel tempo riescono a produrre effetti imprevedibili. Non posso fare a meno di chiedermi se ciò io che sono sia frutto di un caso, di una mia determinazione o di che altro; e al tempo stesso, quale effetto potranno avere le mie azioni sul destino delle persone che incontro.



Il fatto è che quel giorno, una calda giornata di maggio, mi trovavo in treno a causa di certi affari. Lo scompartimento di seconda classe dove avevo trovato posto era occupato da altre tre persone oltre me. Ognuno intento alle proprie letture.

Per un motivo sconosciuto, il treno iniziò a rallentare fino a fermarsi in aperta campagna. L’uomo seduto vicino alla porta dello scompartimento brontolò qualcosa, si alzò, uscì nel corridoio e aprì il finestrino sporgendo la testa per vedere cosa ci impedisse di proseguire.

Dal finestrino entrò un refolo d’aria profumata di erba tagliata. Da un lato fu un momento gradevole, un respiro più fresco in confronto all’odore stantio dello scompartimento, dall’altro fu la causa di un insopportabile solletico al naso.

Sentii d’un tratto gli occhi gonfiarsi, la difficoltà a controllare il respiro e …

– E … Et ciù.

– Salute. – Mi sentii rispondere dall’uomo che mi era seduto davanti.

Avevo fatto appena in tempo a parare il mio viso con la mano destra che si era riempita di muco viscido. Con la sinistra cercai di tastare le tasche dei pantaloni nella speranza di trovare qualche rimasuglio di carta per potermi pulire.

Fu allora che il mio dirimpettaio estrasse dal taschino della giacca il suo fazzoletto. Lo prese da un angolo tra il pollice e l’indice, lo sventolo in modo da spiegarlo e me lo porse.

Era un fazzoletto di cotone leggero, candido. Non me la sentivo di approfittare di un gesto di tale cortesia.

– Gra … Grazie. – Balbettai. – Ma non vorrei … Forse qualcuno ne ha uno di carta.

– Macché, tenga, non si preoccupi. – insistette lui con un sorriso.

Mentre accettavo la sua offerta, lo vidi davvero per la prima volta.

Aveva un aspetto elegante. Capelli grigi pettinati all’indietro, baffi e pizzetto ben curati. Indossava un completo cachi di lana leggera, una camicia a righe sottili e al collo un papillon di seta di un colore violetto chiaro.

Come ho potuto non notarlo prima, mi chiesi. Eppure dovetti rassegnarmi al fatto di essere stato così lontano, preso dai miei pensieri, da non aver potuto considerare nemmeno per un attimo chi avevo di fronte.

La consistenza di quel cotone poi. È curioso notare come in un oggetto così semplice si possano trovare qualità inaspettate. Avvicinandolo al volto ne apprezzai tutta la morbidezza e il profumo. Essenza di lavanda, così leggera da essere percepibile solo avvicinandolo al naso.

– Mi spiace. – Dissi. – Non so però come potrei restituirglielo.

– Ma no, non ce n’è bisogno. Ne ho altri in valigia, almeno una dozzina. – Il suo tono divenne colloquiale. – E poi non sopporterei vederla soffiarsi il naso in uno di quelli di carta. Poco dignitoso.

– Sì, – replicai, – ma mi dispiace privarla del suo fazzoletto.

Il volto del mio interlocutore si fece più serio, senza mai perdere il suo modo bonario.

– Non mi sta privando di nulla, mi creda. Vedrà che in futuro troverà mille modi per restituirmi il favore.

In quel momento non compresi appieno ciò che mi stava dicendo, non ci feci quasi caso.

Dopo quel breve scambio di battute il treno ripartì e tutti tornammo al nostro posto: immersi ognuno nelle proprie faccende.

Dolo qualche giorno ritrovai nelle tasche quel fazzoletto, ormai sporco e sdrucito. Lo misi nella cesta della biancheria da lavare, ma quando uscii da casa senza, mi sentii come se mi mancasse qualcosa.

All’inizio provai a non farci caso, quando però mi ritrovai ad armeggiare di nuovo con la bustina di plastica e le tasche piene di carta sporca mi prese una nostalgia irrefrenabile.

Entrai in una merceria e comprai due fazzoletti di cotone, ma già il giorno dopo ne ordinai due dozzine. Per la verità la vecchia merciaia mi guardò con una certa curiosità. Non capita spesso che qualcuno compri fazzoletti di cotone; ormai tutti usano quelli di carta, così fu felice di vendermi tutti quelli che le rimanevano.

Cercai nelle profumerie, con non poche difficoltà, un essenza di lavanda così delicata come quella che avevo avvertito sul treno. Solo dopo diversi tentativi compresi che avrei dovuto solamente chiudere i fazzoletti in una scatola di latta insieme a un piccolo mazzetto di fiori di lavanda.

Avere in tasca un fazzoletto divenne un’abitudine. Ogni volta che mi capitava di utilizzarlo non potevo non pensare al viaggiatore che mi aveva regalato il suo. Lo avevo osservato per l’ultima volta quando eravamo scesi dal treno. Nonostante l’età aveva un passo spedito e portava con disinvoltura una piccola valigia di cuoio; sul capo un panama la cui fascia ricordava il colore del papillon.

Giorno per giorno ho iniziato a fare molta più attenzione a tante piccole cose e questo ha cambiato il mondo intorno a me, a iniziare dalla mia casa. Era una questione di dignità, come aveva detto l’uomo del fazzoletto. Non per darsi un tono, la dignità va ben oltre. Con il suo gesto lui si era preso cura della mia dignità in quel momento di difficoltà, per quanto potesse apparire banale.



Qualche giorno fa, davanti allo specchio del bagno, mentre mi radevo, mi è venuta l’idea di lasciarmi crescere i baffi e il pizzo. Non so perché, ma mi è sembrata una scelta naturale, così come curare meglio il mio abbigliamento.

Ogni tanto provo a riflettere. Possibile che un semplice fazzoletto abbia avuto un tale potere su di me? Sciocchezze, mi rispondo. Eppure non posso fare a meno di notare certi cambiamenti, che però devo dire, non mi dispiacciono affatto.

Sì, lo ammetto; è finita che mi sono comperato anche un ottimo completo in fresco di lana e un cappello di panama da abbinare al papillon.

Quando mi sono guardato allo specchio sono scoppiato a ridere senza potermi fermare. Se il me stesso di prima trovava buffo questo modo di essere, ora penso che tutto ciò sia solo l’immagine della mia nuova natura, quella che mi rende più felice di prima.



Inutile dire che non ho mai più avuto occasione di incontrare quel gentile signore e mi è rimasto addosso il peso di un debito da saldare. Ho ancora nelle orecchie quella sua strana frase, pronunciata in modo quasi solenne, sui mille modi di restituirgli il favore. Ci ho riflettuto parecchio. Un gesto semplice mi ha insegnato così tante cose.

Sì, credo di aver capito come fare.

Re: Qualcosa è cambiato

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Un racconto molto grazioso che tocca un tema in apparenza di poco conto, ma in realtà di grande profondità. 
Trattare con cura noi stessi ci restituisce un'immagine di dignità che a sua volta si riflette sugli altri, i quali la rimandano a noi: un circolo virtuoso che crea positività e valore. 
L'interessante argomento mi ha fatto tornare alla mente una notizia letta tempo fa a proposito di uno studio compiuto da un'equipe di psicologi. Un gruppo di giovani, di pari età, titolo di studio e interessi generali è stato diviso in due: a una metà è stato chiesto di indossare un camice da medico. Poi, entrambi i gruppi sono stati sottoposti a vari test (di cui non ricordo la dinamica). Quelli col camice da medico hanno raggiunto risultati sorprendentemente più elevati degli altri. Questo perché, col camice indosso, si erano percepiti come medici, e i medici nell'immaginario collettivo sono (o dovrebbero essere) preparati, affidabili, seri. Ricchi di dignità.
Il tuo simpatico protagonista, col fazzoletto di cotone nel taschino, si sente "a posto", ma non si accontenta e anela all'ulteriore raffinatezza dovuta alla fragranza di lavanda. La quale, si badi, non è ottenuta dal semplice atto di spruzzare due gocce di essenza, ma dal ben più laborioso (e sofisticato, e indice di amore di sé e del bello) atto di sistemare nel cassetto, accanto ai fazzoletti, un mazzetto odoroso di fiori di lavanda. 
Questi piccoli gesti provocano cambiamenti che, con "effetto domino", coinvolgono tutti gli ambiti della vita: verso la fine del racconto, difatti, il protagonista accenna anche a migliorie operate nella propria abitazione. 
Nel finale comprendiamo che egli ha il desiderio di condividere con gli altri l'eccezionale scoperta. 
Molto simpatica la figura del signore pieno di fazzoletti: quasi surreale, e piena di fascino.

Passo a un'analisi puntuale di alcuni luoghi del testo.
Poldo ha scritto: ven gen 01, 2021 4:18 pmchiedermi se ciò io che sono sia frutto
Piccolo refuso: "se ciò che io".
Poldo ha scritto: ven gen 01, 2021 4:18 pmLo scompartimento di seconda classe dove avevo trovato posto era occupato da altre tre persone oltre me. Ognuno intento alle proprie letture
Hai parlato di "persone", pertanto dopo il punto scriverei "Ognuna".
Poldo ha scritto: ven gen 01, 2021 4:18 pmAvevo fatto appena in tempo a parare il mio viso con la mano destra che si era riempita di muco viscido
Scriverei: "Avevo fatto appena in tempo a pararmi il viso, che la mano destra si era riempita...".
Poldo ha scritto: ven gen 01, 2021 4:18 pmMentre accettavo la sua offerta, lo vidi davvero per la prima volta
Scriverei: "... lo osservai con attenzione". Tutto sommato, non c'era motivo che lo osservasse prima di quel momento.
Poldo ha scritto: ven gen 01, 2021 4:18 pm – E poi non sopporterei vederla soffiarsi il naso in uno di quelli di carta. Poco dignitoso.
La classe non è acqua!
Poldo ha scritto: ven gen 01, 2021 4:18 pmDolo qualche giorno
Piccolo refuso: "dopo".
Poldo ha scritto: ven gen 01, 2021 4:18 pmun essenza di lavanda
'Un'essenza".

Ti ringrazio per la preziosa lettura, @Poldo. Un saluto.
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Re: Qualcosa è cambiato

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Poldo ha scritto: lo sventolo in
refuso: sventolò
Storiella simpatica dal finale aperto. Mi aspetto un seguito, perché mi hai incuriosito. Sì, un incontro può cambiarti la vita. Nel tuo caso devo però ammettere che il tizio che offre il suo fazzoletto mi risulta un po' inquietante.
Poldo ha scritto:
– Non mi sta privando di nulla, mi creda. Vedrà che in futuro troverà mille modi per restituirmi il favore.
Questa frase, infatti, fa nascere in me qualche sospetto, non so, mi mette in allarme.
Carissimo @Poldo  cosa hai in serbo per noi?
Aspetto di scoprire in quale modo si sdebiterà il tuo personaggio. 
Lettura gradevole

Re: Qualcosa è cambiato

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Poldo il tuo racconto mi è piaciuto enormemente. Il modo in cui scrivi mi affascina e cattura, davvero, complimenti.
Non ho nulla da correggere, volevo solo esprimere il mio apprezzamento per questo racconto che mi piacerebbe tantissimo se avesse un seguito.
Inoltre sono una persona che sui treni osserva molto e le persone più incisive e singolari della mia vita le ho conosciute proprio in treno ed ognuna mi ha lasciato un insegnamento, sicchè questo racconto mi ha colpita particolarmente.
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