[Caronte] A volte

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[Caronte]
A VOLTE (sequel)

viewtopic.php?p=5571#p5571 commento
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Adesso mi tocca dirlo a mia madre.
La troverò lì dove l’ho lasciata.
Carezzandole la fronte, le avevo promesso: «Te lo giuro, torno con papà.»
Appena sente le chiavi girare nella toppa corre ad aprire.
Sporge il viso fuori, cerca chi non può esserci.
Il suo sguardo incredulo non lo dimenticherò mai più.
Non mi chiede nulla, torna sul divano e si tira la coperta fino al mento.
Ho ancora la borsa al braccio, il trolley l’ho lasciato all’ingresso.
Le vado vicino e senza nessuna esitazione né delicatezza le strappo via la coperta.
Mi sembra ancora più magra di due giorni fa, quando con la mia stupida illusione ero riuscita a rianimarle le guance.
Provo a farla alzare, mi guarda sbalordita, non capisce cosa sto facendo. Tra noi comincia una lotta, la borsa cade a terra, lei cerca di darmi pugni sul petto; non vuole lasciare il divano sul quale, ormai, vive da un anno.
Tra uno strattone e un altro mi accorgo che si era truccata, ma la matita comincia già a colarle sul viso.
«Ivana potrebbe rimetterti in sesto», , dico sprezzante, mentre un sorriso beffardo mi sale alle labbra.
Non ha la forza di contrastarmi.
Io sono sostenuta dalla rabbia, lei è abbattuta dalla delusione, ecco che allora vinco io.
Non ha nemmeno capito cosa intendessi dire – Ivana, non sa proprio chi sia – e dopo aver visto il mio sorriso assurdo, avrà creduto sia davvero impazzita. Lo capisco dal suo sguardo impaurito, dal tremore che la scuote tutta.
La trascino in bagno, ci mettiamo davanti allo specchio, la costringo a guardarci.
Lei non comprende ancora quali siano le mie intenzioni, ma vede come sono ridotti i nostri volti.
Non sto meglio di lei, anche la mia matita ha cominciato a colare.
Ho provato a trattenere le lacrime ma non ce l’ho fatta più.
Mia madre aggrotta la fronte, ed è come se mi vedesse soltanto adesso. D’improvviso si rende conto della mia sofferenza.
Ho scoperto che è identica alla sua: il tradimento di mio padre ha stroncato anche me.
Quando mi sono incontrata con lui e la sua nuova famiglia, alle presentazioni sono rimasta prima stordita poi pietrificata.
Di colpo ho preso atto della mia ingenuità.
Davvero non mi ero resa conto di cosa ci stava succedendo?
Mentre osservavo Ivana, la sua nuova donna, mi sono chiesta dove fossi stata durante il loro corteggiamento, o durante il parto. Ho pensato a quante volte mio padre ci avrà mentito con il giornale in mano e i piedi allungati sopra il tavolino.
A un certo punto il bambino ha cominciato a fare i capricci, mio padre gli ha preso le guance tra le dita e me lo ha mostrato: «È bello, vero?»
Lo ha detto come se quella bellezza innocente avesse potuto giustificare il tradimento e il suo concepimento.
«Un capolavoro» gli ho risposto, mentre lo guardavo negli occhi senza leggervi più alcun affetto per me. Non mi ha chiesto nemmeno come stava mia madre.
Eppure l’ha amata tantissimo, lo so!
I ricordi tornano come lampi tra le nuvole.
La prendeva all’improvviso per i fianchi per baciarla come un amante affamato, mentre lei sprizzava la gioia fisica di chi è ancora desiderata dal suo uomo.
Poi all’improvviso erano arrivati i giorni del cattivo umore di lui, lo sguardo perplesso di mia madre. Le urla senza motivo, le attenzioni finite. E allora… la pentola scordata sul fuoco, la cena rimasta sul piatto, le porte sbattute.
Infine, il silenzio.
Ivana mi ha salutata con la faccia di tre quarti, dandomi la sinistra senza nemmeno infilarci un “arrivederci”. Aveva la destra impegnata con il cellulare, mi ha guardata ma senza vedermi. L’ho capito. Non ero io il problema, piuttosto lo era il fornitore con il quale stava discutendo della pessima qualità di non so quale prodotto.
Le parole “a presto” ripetute tra me e mio padre le ho tradotte in “mai più”.
D’altronde, cercarlo ancora sarebbe inutile, lo stesso che rincorrere l’infanzia felice a un’età troppo adulta.

Torno a fissare mia madre, non devo spiegarle nulla e non troviamo altro modo di comunicare se non abbracciandoci forte.
Scivoliamo sul pavimento dove le piastrelle non fanno alcun male, mentre il mio petto è in affanno e sento lo stomaco sul punto di vomitare anche il cuore.
Mia madre ha compreso ogni cosa. Mi consola con le stesse parole che usava quando da bambina capitava di farmi male: «No, amore mio, no. Ci sono io con te.» Un sussurro dolce più di una carezza.
Si rianima, si asciuga gli occhi, prova a tirarmi su. Non ci riesco, sono ancora annientata da ciò che ci ha fatto mio padre. Ma lei non si arrende. Ed è con la forza che sento venirle alle braccia che riesce a sollevarmi: «Laviamoci il viso e vediamo di mettere in piedi una cena.»
Adesso sono io che la guardo stupita.
La sua voce non trema, non più.
Ha abbandonato il suo dolore per dare sollievo al mio.

Re: [Caronte] A volte (sequel)

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ciao @Adel J. Pellitteri . Senza ombra di dubbio ritengo il tuo primo racconto poi traghettato, migliore del sequel . E' ben compatto e ordinato. Scorrevole e senza inciampi temporali. Buona anche la rappresentazione sentimentale tra loro, gli intrecci affettivi. Questo sequel comincia dal ritorno a casa di lei figlia ( anche qui non ha un nome) per dare la notizia della definitiva rottura che ha una doppia frattura. Il gioco del dolore delle due donne, una madre una figlia è ben evidenziato, ma sei ritornata con dei flash ripetitivi, quando parli dell'incontro col padre e la sua nuova famiglia. Secondo il mio parere avresti dovuto spendere i caratteri che avevi a disposizione su qualcos'altro. Capisco che non potevi aprire neanche ad altro, dato che parti col ritorno di lei a casa dalla madre. Forse qui potevi giocarti qualcosa, dato che l'intermezzo avrebbe comportato un momento di interruzione al flusso narrativo. Peccato, avresti potuto bissare la buona riuscita della prima versione. ciao a presto :love:
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

Re: [Caronte] A volte (sequel)

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@bestseller2020 ciao grazie per avere già commentato. Fino ad ora non avevo mai scritto un sequel, ampliamenti sì, veri e propri sequel no. Ho pensato che anche questo racconto doveva potersi leggere indipendentemente dal primo, ma se l'ho presentato come sequel avrei dovuto prestare più attenzione. Con le battute ancora a disposizione avrei potuto fare tanto. Grazie per avermelo fatto notare.

Re: [Caronte] A volte (sequel)

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:) Eccomi da te, @Adel J. Pellitteri

Hai saputo mostrare quanto basta le emozioni e i caratteri dei quattro protagonisti di questa triste storia. In questo sequel ti sei focalizzata sul rapporto madre-figlia post separazione dal marito e padre. È come elaborare un lutto, e bene hai fatto a mettere in evidenza, nel finale, il sentimento materno che spinge la donna abbandonata ad accantonare il proprio dolore per dare sollievo alla sofferenza della figlia.
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [Caronte] A volte

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Ciao @Adel J. Pellitteri
Letti entrambi i racconti che rappresentano un'unica vicenda che si dipana in modo coerente senza soluzione di continuità.
La storia è una di quelle fin troppo conosciute e vissute. Hai descritto molto bene nel dettaglio la situazione, tanto da far pensare che questo scritto vada al di là della finzione narrativa.
Un racconto del genere non sembra scritto per caso, e allora mi fermo qui nel timore di essere indiscreto.

Re: [Caronte] A volte

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Dunque, argomento che non mi è affatto estraneo, questo punto di vista di una figlia in mezzo alla tempesta.
Dovrei essere obiettiva, ma in realtà come in ogni lettore, i meccanismi di identificazione prendono il sopravvento se si tratta un tema così personale e intimo.
Nel primo racconto hai descritto l’incontro con il padre, nel secondo quello con la madre.
Trovo che i personaggi siano credibile anche se non sempre. Ci sono elementi che li rendono reali, ma a volte sembrano un po’ tirati via. Oscillano fra una visione profondamente introspettiva è una certa superficialità.
Mi sembra che comunque il padre abbia maggiore spessore, sia una personaggio tridimensionale, e non scontato.
Se ne percepisce il camminare su un crinale fra senso di colpa e conseguente bisogno di giustificarsi, e il piacere della sua nuova esistenza. Senza riuscire a vivere pienamente nessuno uno dei due stati d’animo.
Nel primo racconto ho apprezzato la percezione del sorgere del conflitto vissuta dalla figlia, mentre un po’ meno incisivo mi è sembrato il susseguirsi di stati emotivi della madre.
Madre depressa che a tratti pare po’ stereotipata, anche se onestamente colgo tutti gli elementi caratterizzanti una depressione. È un po come se tu volessi fare una sorta di descrizione di un’autentica depressione, descrivendone gli aspetti più evidenti ma ti volessi fermare un po’ prima di manifestare un empatico coinvolgimento.
Come se a un certo punto una forma di pudore ti avesse fatto tirare il freno, mettendo sotto il vetro della finzione narrativa la realtà di un’esperienza dolorosa.
Ti dico questo perché io, da figlia, quella esperienza esattamente come tu la racconti l’ho vissuta. E credo di aver sperimentato anche quel pudore che a un certo punto fa tirare il freno.
Ho letto il commento di mio marito @Poldo , (abbiamo commentato senza esserci messi d’accordo, a riprova che è un tema....sentito) e come lui, penso che sia un testo davanti al quale più di tanto non mi sento di dire. Anche io per un altro sorta di pudore.
Aggiungo che entrambi e racconti sono scritti bene, sono scorrevoli, narrativamente più che corretti.
Un buon lavoro in sostanza.

Re: [Caronte] A volte

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 ...tanto da far pensare che questo scritto vada al di là della finzione narrativa.
Un racconto del genere non sembra scritto per caso, e allora mi fermo qui nel timore di essere indiscreto

@Poldo Grazie, lo ritengo un complimento visto che non c'è esperienza diretta. Ho solo cercato di immedesimarmi in una giovane donna che si trovava a vivere il collasso della sua famiglia. All'inizio immagina di poter risolvere la crisi tra i suoi genitori (crede di essere ancora uno "valore" importantre tra i due), ma quando incontra suo padre e scopre l'esistenza di un altro figlio, capisce che il loro passato non esiste più, non è più ricostruibile.

Re: [Caronte] A volte

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@Cicciuzza grazie per il tuo commento, come ho già detto, il mio racconto è solo un lavoro di immedesimazione. Nel secondo racconto, non ho aggiunto paragrafi ad ampliare la storia per paura di indebolirne l'intensità (e non per pudore). In realtà è la mia ostinazione alla sintesi che, in alcuni casi, si manifesta come difetto. Questo è uno dei casi.
Comunque grazie per avere apprezzato il lavoro nel suo complesso.

P.s. l'idea di questo contest l'ho travata fantastica.

Re: [Caronte] A volte

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Ciao @Adel J. Pellitteri . Ti confesso che se non avessi letto il commento di @Poldo e la tua smentita, che, no, non è un racconto autobiografico, anche io mi sarei trovato in imbarazzo a dirti quanto segue. Ma sono nella posizione di vantaggio di aver ricevuto un chiarimento e quindi lo dico senza timore di ferirti. Effettivamente emerge un risentimento che fa pensare a un'esperienza personale. Questo, se da una parte conferisce credibilità al racconto, dall'altra, secondo me, è un limite: la voce narrante è davvero molto giudicante, spietatamente giudicante, in entrambi i racconti direi. Anche dei propri genitori e delle loro motivazioni non si conosce proprio tutto tutto, e, dopo una fase di rabbia, subentra uno sforzo di comprensione. Da persona, diciamo, "informata sui fatti", ti dico che sembra scritto da una figlia che non ha ancora elaborato il lutto della separazione dei genitori, e rappresenta in maniera molto emotiva la storia. La cosa, per quanto realistica, stona, anche perché la protagonista narrante è adulta...insomma, sembra una narratrice un po' immatura, che dà più spazio alle proprie emozioni che a quelle dei propri personaggi. Ripeto, te lo dico con la serenità di aver letto che non è una tua esperienza diretta. Poi, certo, magari c'è chi reagisce così, e andrebbe bene rappresentarlo in un racconto. Ma non come voce narrante, risulta poco efficace, sorry.
A rileggerti, sei brava, non lasciarti scoraggiare da questo pupazzo che è diventato un notorio rompifalle, prendi il buono <3
Scrittore maledetto due volte

Re: [Caronte] A volte

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 @Edu : la voce narrante è davvero molto giudicante, spietatamente giudicante, in entrambi i racconti direi

Se lo avesse letto un persona che già vissuto l'esperienza in questi termini avrebbe detto "tu hai capito esattamente come mi sono sentita". Io cerco di non giudicare mai, ma se scegli di descrivere le emozioni di un personaggio devi stare dalla sua partre (mia opinione personale). Così come ho spiegato da dove è venuta l'ispirazione nel commenti sul WD, ora aggiungo una frase che una venticinquenne molto alla moda, laureata, indipendente e quant'altro mi ha detto: "alla separazione dei miei mi sono sentita morire, li avevo sempre visti innamorati, fisicamente sempre molto vicini e questa tragedia non me l'aspettavo. Dovesse capitare a me, e avessi già figlio, farò di tutto perché non succeda, il dolore è superiore a quello della morte (la morte l'accetti perché non dipende da te una scelta di altri è piu dura). Io le risposi "sei grande, devi fartene una ragione e queste sono ormai storie di ordinaria amministrazione". Le mi disse" no, no sono storie di ordinaria amministrazione ma di ordinaria follia". Comincio a capire oggi cosa intendesse dire.
Quindi non mi sento giudicante. Mi ha mosso lo stesso appunto @ befana profana (che non riesco a taggare), ma ripeto un altro lettore (vedi @Cicciuzza) non hanno sottolineato questo aspetto.
Ti ringrazio per il tuo attento commento, ogni lettore mi insegna qualcosa

Re: [Caronte] A volte

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È un racconto molto realistico.
Davvero i figli e le figlie fanno così quando i genitori si separano e si rifanno una vita, davvero hanno una visione idealizzata del prima e il dopo rimane un trauma che espone le debolezze di tutte le parti coinvolte.
A me il racconto é piaciuto molto. La figlia adulta con una lieve sindrome da crocerossina che pensa di risolvere i problemi dei genitori dimenticandosi ciò che vale anche per i figli tre (ex)moglie e (ex)marito non mettere dito, é stata descritta benissimo. Traspare tutto il suo essere distratta davanti a un padre che di carattere non ha proprio moltissimo.
Entrambe i racconti mi hanno coinvolta molto e a mio avviso si completano molto bene l'no con l'altro.
È un peccato che le mamme superino i propri dolori solo per alleviare quello dei figli, sarebbe bene che lo facessero anche per e stesse una volta tanto. Questo però é solo un commento di merito, perché hai trasmesso perfettamente lo sforzo che ha compiuto per sua figlia.

Re: [Caronte] A volte

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Adesso mi tocca dirlo a mia madre.
La troverò lì dove l’ho lasciata.
Carezzandole la fronte, le avevo promesso: «Te lo giuro, torno con papà.»
la frase barrata non la metterei. O allora la metterei dopo, quando la madre delusa torna sul divano puoi precisare "al divano su cui l'avevo lasciata."
(Mi permetto perché è raro trovare qualcosa da togliere in un tuo testo ;) )
I ricordi tornano come lampi tra le nuvole.
La prendeva all’improvviso per i fianchi per baciarla come un amante affamato, mentre lei sprizzava la gioia fisica di chi è ancora desiderata dal suo uomo.
in queste due righe ci sono un po' troppe frasi fatte e immagini preconfezionate per i miei gusti, ma è una questione di gusti, immagino. Però il resto prima e dopo è molto più "vero" e immediato, queste due frasi mi stonano, insomma.
Torno a fissare mia madre, non devo spiegarle nulla e non troviamo altro modo di comunicare se non abbracciandoci forte.
non devo spiegarle nulla e ci abbracciamo forte.
(L'ho rifatto, ho trovato un'altra frase di troppo xD )

Ricordo lo scambio che avevamo avuto riguardo al primo racconto, resto convinta che là il giudizio riservato al padre e alla "altra" risultasse eccessivamente violento e non giustificato da ciò che era dato sapere al lettore. Secondo me in questo sequel invece la rabbia e la condanna restano: per forza, è una figlia tradita e ferita, forse irrimediabilmente, che racconta; ma trovo che ognuno ritrovi uno spessore. Non solo la madre, che qui diventa personaggio agente e decisivo, ma anche il padre che nel primo racconto era relegato a una macchietta in balia di una compagna padrona manipolatrice, qui ritrova un seppur minimo ruolo attivo, nell'assumere le sue scelte, la nuova famiglia e, forse (nel senso che è lei ferita che lo sente così, non è detto che sia la volontà del padre) nel voler tagliare i ponti con la prima.
Mi piace la madre che ritrova forze e personalità quando si rende conto del dolore della figlia, sono d'accordo con @Almissima che sarebbe bello potessimo ritrovare forza dignità e motivazioni per noi stessi, ma è vero che è più facile "scuotersi" quando è qualcuno che amiamo ad averne bisogno.
In conclusione, non è uno dei racconti tuoi che preferisco, però ho apprezzato più questo dell'originale, ci sono passaggi molto vivi, in cui è facile riconoscersi.
L'unica cosa, continuo a non capire la scelta di tutte quelle frasi isolate con a capo, all'inizio. Una sorta di versificazione della prosa?
Ciao, @Adel J. Pellitteri
I intend to live forever, or die trying.
(Groucho Marx)

Re: [Caronte] A volte

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@Almissima grazie per il bel commento. Sono contenta dei giudizi alterni che si stanno sviluppando intorno a questo testo. A me piace cogliere e descrivere aspetti della vita che viviamo, ci si può riconoscere oppure no, si può essere d'accordo con il modo di reagire oppure no, ma ci tengo a raccontare almeno una piccola parte della verità. I sentimenti sono determinanti nella nostra vita, nessuno può negarlo, anzi noi siamo i nostri sentimenti, ciò che proviamo, ma anche ciò che subiamo (soprattutto ciò che subiamo).
La madre che reagisce per la figlia lo fa grazie a un sentimento forte che sovrasta e supera se stessa. Comprendo quando dici "vorrei che la donna lo facesse per se stessa e non per la figlia", ma lo dici perché lo immagini come un dovere al quale la donna non può sottrarsi, mentre io l'ho usato per fare emergere la forza di un sentimento più forte e più grande in grado di rimetterla in piedi.
Osservo e scrivo anche di altri punti di vista, se non lo facessi non sarei credibile come autrice.
Sapere che sono riuscita a farti sentire ciò che provavano le "persone" che ho scelto (preferisco chamarle così piuttosto che personaggi), mi rende felice.
Grazie infinite :love:

Re: [Caronte] A volte

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Ciao, @Adel J. Pellitteri . Arrivo a commentare quando ormai ti è stato già detto più o meno tutto. Non amo molto i testi che si concentrano sulle emozioni e i sentimenti piuttosto che sulla trama, ma è un mio gusto personale. Riconosco la tua capacità di immedesimazione in una materia così delicata, tanto più che, come tu stessa hai chiarito, nel brano non c’è nessun intento autobiografico. Vuol dire che sei stata brava a calarti nella situazione e a descrivere quelle emozioni. Il brano è scorrevole, piacevole da leggere. Rivedrei la grafica, anche secondo me tutto quegli spazi bianchi alla fine della frase hanno poco senso.
Grazie della lettura, @Adel J. Pellitteri.

Re: [Caronte] A volte

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@Bef grazie infinite per il commento, sono contenta che tu abbia trovato qualcosa da sistemare anche in questo breve testo (metterei la faccina sorridente, ma dal cellulare non ci riesco). Ogni occhio è uno scanner. Avevo creato un racconto che superava le 8.000 battute. Aggiungeva particolari sulla donna Rambo per proseguire con questo, ma alla fine ho preferito selezionare solo questa immagine (anche perché non lo avrei potuto postare qui).
Tutti gli a capo finali, così come le frasi corte in generale, come ha notato anche @Mafra sono una mia scelta. Mi danno la sensazione di essere più incisive. Di sicuro non è così, visto che lo notate in tanti, ma questo è ciò che provo scrivendole. Grazie @Mafra, hai apprezzato il testo sebbene noi sia nelle tue corde, lo ritengo un gran complimento.
Se c'è una che ha bisogno di un editor che le stia sempre dietro a sistemare errorini erroracci e incompiutezze, quella sono io. Grazie ancora ad entrambe.

Re: [Caronte] A volte

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Carezzandole la fronte, le avevo promesso: «Te lo giuro, torno con papà.»
Appena sente le chiavi girare nella toppa corre ad aprire.
Sporge il viso fuori, cerca chi non può esserci.
Il suo sguardo incredulo non lo dimenticherò mai più.


Questo è l'unico punto del racconto che mi convince poco, tanto che lo eliminerei volentieri.
Poco credibile, infatti, la promessa della figlia alla madre di riportarle a casa il marito, suo padre, che aveva già incontrato nel prequel insieme alla nuova compagna e il figlio, tutto teso a giustificarsi e a mostrare la validità e la bontà della sua scelta. Su che basi, quindi, avrebbe mai potuto immaginare, e addirittura promettere, un ritorno? L'incredulità della madre ci potrebbe stare di più perché la speranza è l'ultima a morire, ma anche questa è una speranza basata veramente sul nulla che non giustifica lo sguardo incredulo. Davvero - come appare dalla delusione espressa anche in seguito - aveva potuto pensare a un ritorno del marito prodigo? La nuova compagna e il figlio spariscono, chi s'è visto s'è visto e tutti vissero felici e contenti?
Avrei invece visto meglio se ci fosse stato quel che c'è dopo, ben scritto e ben espresso, un po' più approfondito e preparato: solidarietà e complicità fra madre e figlia sino al momento in cui la prima si riscuote e torna a guardare al futuro: lo show non si ferma e la vitaccia continua.
Non per nulla il finale:

Ma lei non si arrende. Ed è con la forza che sento venirle alle braccia che riesce a sollevarmi: «Laviamoci il viso e vediamo di mettere in piedi una cena.»
Adesso sono io che la guardo stupita.
La sua voce non trema, non più.
Ha abbandonato il suo dolore per dare sollievo al mio.


è quello che mi è piaciuto di più, molto umano, forte e credibile.
Bel racconto.
Se leggi bene questa riga non hai bisogno degli occhiali da vista

Re: [Caronte] A volte

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@Macleobond grazie per essere passato. Devo chiarirti però il racconto, sia nel prequel che ne sequel in alcuni punti faccio capire che sia la figlia che la madre erano allo scuro della nuova famiglia del padre (il "chi si è visto si è visto" cui fai riferimento è messo in atto dal padre che ha scelto di lasciare la prima famiglia senza avere avuto il coraggio di svelare l'esistenza della seconda). Ecco perché la ragazza era convinta di potere riportare il padre a casa, credeva fosse una crisi meno seria (i figli non percepiscono mai fino in fondo i problemi di coppia dei genitori, e di conseguenza agisce con ingenuità). Il tradimento, nel mio testo, ha più di una sfaccettatura. Almeno questa era la mia intenzione.

I punti dove si può capire la dinamica è quando alle presentazioni la ragazza rimane di stucco. Poi c'è anche il punto in cui dice che la madre non sa chi sia Ivana. Magari non sono riuscita a farmi capire, ma credevo che la trama fosse chiara. Nella versione più lunga, che sforava per il numero di caratteri, avevo di sicuro aggiunto qualche dettaglio in più, ma l'essenziale qui c'è.

Grazie per avere apprezzato il finale.

@Kikki grazie anche a te per esserti fermata a commentare, nel prequel la mia protagonista ha incontrato il padre venendo a conoscenza della sua nuova seconda famiglia, nel sequel mostro lei che torna a casa e deve affrontare la madre con un dolore in più, il suo. Devo rivedere l'incipit di questo per capire meglio cosa non quadra.
Per il "maestra" diciamo che hai esagerato abbondantemente, ma mi fa piacere lo stesso :love:

Re: [Caronte] A volte

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Ciao, @Adel J. Pellitteri e bentrovata. Ho letto entrambi i racconti con il cuore in gola. Sei stata davvero brava a immedesimarsi nei personaggi e a renderli vivi e soprattutto reali sulla carta. Ho letto le tue risposte, e visto che non si tratta di un'esperienza diretta, la bravura è ancora più evidente e da sottolineare. Tuttavia, come spesso mi è accaduto in questi giorni, ho trovato il primo racconto di una spanna in più rispetto al sequel che secondo me, al di là dell'aspetto emotivo conferito ad entrambe le donne, madre depressa e figlia tradita, e sicuramente ben riuscito, perde un po' la forza. Per me il racconto originale ha un equilibrio maggiore e al livello stilistico mi ha convinto di più. In ogni caso una bella prova.
Piccoli Grandi Sognatori

 Without faith, without hope, there can be no peace of mind. [cit.]

Re: [Caronte] A volte

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Ciao, è il mio primo commento ad un racconto e non so bene come iniziare : p
Parto dicendoti che mi sono piaciuti entrambi i racconti ma il secondo un po' di più, forse perchè tendo ad apprezzare i racconti che mi sono più vicini. Sono contenta che non sia per nulla autobiografico così posso commentare senza remore.
Il racconto e le emozioni dei personaggi, in così poche battute, si esprimono al meglio. Mi è piaciuto molto come hai rappresentato in poche scene anche l'egoismo/giustificazione del padre, la delusione di una figlia nell'aprire gli occhi sulla realtà e la forza di una madre che per proteggerla mette da parte i suoi sentimenti di donna abbandonata (ho particolarmente apprezzato la scena finale).
Unica pecca è che il cambiamento della donna, da quando la figlia la strappa dal divano alla scena di fronte allo specchio, mi risulta troppo repentino ma credo sia dovuto al fatto che volevi esprimerne l'annientamento per poi concludere con una speranza diciamo.

Ora arrivo al testo:
«Ivana potrebbe rimetterti in sesto», ,
qui ti segnalo il refuso della doppia virgola ed un dubbio: non capisco che cosa vuole dire con questa frase. Ho letto entrambi i racconti e capisco la descrizione di Ivana ma comunque mi appare senza senso questa conclusione a meno che, ragionandoci, non sia un modo di fare ironia. Del tipo "se stai male adesso chissà nel vedere Ivana".
mentre un sorriso beffardo mi sale alle labbra.
Io ho interpretato quel "mi sale" come se fosse la rabbia man mano a montargli e facesse salire quel sorriso. Non sono convinta comunque che il verbo salire sia utilizzato correttamente in questa frase.
Io sono sostenuta dalla rabbia, lei è abbattuta dalla delusione, ecco che allora vinco io.
La metto in evidenza solo perchè mi è piaciuta molto.
Scivoliamo sul pavimento dove le piastrelle non fanno alcun male
Mi spezza la visualizzazione della scena perchè un attimo dopo mi chiedo: perchè le piastrelle dovrebbero farci male?

Ancora complimenti e grazie per questo racconto : )

Re: [Caronte] A volte

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@Emy grazie per esserti fermata a commentare e grazie per avere apprezzato. In effetti questo sequel poveva essere gestito meglio con più parole. Credo che posterò su racconti lunghi la versione che, ultimata, sforava le 8000 batte, non perchè venga ancora letto (sai che noia) ma per salvarlo in una versione completa. Vediamo, ci rifletto su. :love:

@lunasonne grazie anche a te per avere commentato e apprezzato, sono contenta che tu abbia notato il riferimento imperfetto a Ivana. in realtà ho tolto un pezzo dove, attraverso le risposte date al telefono, immagina la donna a gestire un salone di bellezza (ecco perché l'avrebbe rimessa in sesto). Ho lascialo la frase così come l'hai letta perché ho pensato che potesse suonare ironica, come a dire: e sapessi di Ivana staresti anche peggio.
Ma riconosco che l'espediente non funziona alla perfezione e tu hai fatto bene a notarlo. (y)

Re: [Caronte] A volte

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Ciao @Adel J. Pellitteri
ho trovato molto incisivo il primo racconto. Nella sua brevità ed essenzialità ha un che di folgorante. Questo secondo racconto mi ha colpito di meno. Credo che il punto di vista della figlia sia un po' troppo esasperato anche perché dalla sola lettura non avevo capito che il padre avesse una doppia famiglia e quindi una doppia vita. Pensavo che avesse sì lasciato la prima moglie per Ivana, ma non che il bambino fosse già nato prima (anche se, riflettendo a posteriori, poteva benissimo capirsi). La scena in cui il padre chiede se il bimbo è bello e la protagonista risponde a quel modo mi era dunque sembrata troppo crudele nei confronti di un bambino innocente (e tale rimane comunque, sia nato prima o dopo la separazione ). Siccome la figlia è adulta mi è sembrata una reazione un po' scomposta nei confronti di un bimbo piccolo (che è suo fratello).
Sono considerazioni del tutto personali e di pancia, me ne rendo conto, ma te le dico comunque, magari ti possono servire.
La parte finale, invece, trovo che sia bellissima. Questo emergere dal dolore da parte della madre per aiutare la figlia è una scena davvero emozionante.
Ciao, alla prossima!
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