Il tema

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«Leo, hai fatto il tema?» chiede Marta non appena il compagno si siede di fianco a lei.
Marta suda e sbuffa quando c’è da scrivere. Morde penne e matite a non finire fissando prima il soffitto, poi il quaderno, poi le pareti. Il vuoto siderale, una collezione di buchi neri in fila uno di fianco all’altro, così Marta descrive il suo cervello quando deve raccontare qualcosa per iscritto. Ci prova sempre, ma non le riesce di andare oltre nome e titolo. Dal suo tono di voce più alto del solito si capisce che anche questa volta il su quaderno è bianco.
«Ciao a te, Marta», ride Leo frugando nello zaino.
«Sì, ciao, ciao». Marta sbuffa ancora e dà un calcio alla sedia mentre fa dondolare le gambe avanti e indietro. «Sarà un ciao lunghissimo se torno a casa con un’altra insufficienza in italiano...»
Finalmente Leo trova quello che cercava. Si gira verso Marta sventolando un foglio come se avesse improvvisamente caldo. Il sorriso un po’ timido e un po’ coraggioso che gli attraversa la faccia però racconta un’altra storia. Marta non riesce a staccare gli occhi da quelle onde di carta, tanto che ondeggia anche lei.
«Ecco qua». Leo smette di farsi aria e appoggia il foglio che fruscia leggero di fronte alla compagna. «Devi solo copiare e sarà come se l’avessi fatto tu».
«Oh, Leo, gr...»

Bam!

I ragazzi si raddrizzano di colpo sulle sedie, ammutoliscono e poi si fanno piccoli come in prima elementare mentre la porta dell’aula si apre sbattendo e rimbalza contro la parete. Marta finisce di ringraziare Leo mimando un grazie solo con le labbra, il foglio scompare sotto il maglione.

Gli occhi di Marta e dei suoi compagni sono impegnati nella ricerca di qualcosa con cui mostrarsi occupati, qualcosa che non sia troppo appariscente o interessante da richiamare lo sguardo scrutatore di Toni.
Toni è alto, dovrebbe essere in terza, ma l’anno scorso è stato bocciato, così il suo umore e il suo carattere sono cresciuti insieme alle gambe e ai brufoli infiammati che hanno lasciato libero solo il naso.
La sua sagoma si staglia gigantesca nel riquadro illuminato della porta, Marta riesce a vederlo con la coda dell’occhio che storce fino a farsi girare la testa.
Se la porta sbatte la giornata è no, se non sbatte la giornata è in forse.
In classe non vola una mosca. Neanche durante i compiti in classe, neanche la prof. più severa riesce a ottenere il silenzio di tomba che aleggia quando la mattina Toni fa la sua apparizione.
E ora osserva tutti con un sorrisino ricurvo stampato sulle labbra.
«Buongiorno, bambini», strepita Toni scimmiottando la prof. di italiano.
Poi sogghigna facendo rumore e le teste chinate dei compagni sussultano in modo quasi impercettibile. Quasi. Nulla sfugge agli occhi perforanti di Toni che prorompe in un altro ghigno di trionfo.
Sospira soddisfatto e si addentra lento tra i banchi.
Le teste e le spalle si abbassano ancora un po’ mentre Toni finge di fermarsi dall’uno o dall’altro compagno, come se stesse scegliendo la frutta più bella tra i banchi del mercato. Marta sbircia Leo: ha gli occhi chiusi e le mani strette tra le gambe. Tocca spesso a lui. “Essere bravi ha un prezzo”, pensa Marta mentre il tema le pesa sullo stomaco come i peperoni a cena. “Leo doveva immaginarselo che Toni non avrebbe fatto i compiti per oggi...”
Toni arriva di fianco al loro banco. Si ferma, abbassa una mano con forza e la blocca a un millimetro dal quaderno di Leo.
La classe intera pare venire risucchiata in un buco nero senz’aria, o in un sacchetto da sottovuoto.
Con un altro ghigno Toni arraffa il quaderno, lo chiude con un sono sciaf e si dirige al suo banco in ultima fila. Ci manca poco che fischietti.
La classe riprende a respirare, le schiene si raddrizzano, le teste si sollevano, qualcuno addirittura mormora. Solo la schiena di Leo rimane piegata e solo la sua testa resta bassa.
I ragazzi si rimettono a chiacchierare come se niente fosse successo. “Forza dell’abitudine”, pensa Marta che continua a sbirciare Leo. Non si è mosso e non ha aperto gli occhi.
Piano piano Marta tira fuori il tema stropicciato da sotto il maglione. Altra occhiata a Leo che è immobile come una statua di gesso. Marta stende il foglio sul banco facendolo scricchiolare. Leo non reagisce. Marta fa per aprire la bocca, ma i suoi occhi tornano al foglio, poi a Leo, poi al foglio e poi all’orologio appeso sopra la lavagna.
E poi non guarda più nessuno, si mette a scrivere come una forsennata, il viso arrossato dalla vergogna, finché la prof. non compare sulla porta.
«Buongiorno, bambini».
«Buongiorno, prof.».
La prof. d’Antonella insegna nella sezione D da poco tempo. È arrivata come una ventata d’aria fresca, non è giovane, ma li vede per davvero. La prof. d’Antonella ha il sorriso negli occhi e sulla bocca, racconta storie deliziose quando la testa dei suoi alunni comincia a funzionare al contrario e spesso premia i compiti ben fatti con delle caramelle gommose a forma di fragola e di uovo fritto. Nessuno si lamenta, le caramelle scusano qualsiasi cosa: che li chiami bambini quanto vuole. Ma quando si arrabbia la prof. si fa buia e la sua voce diventa fastidiosa come le unghie raschiate sulla lavagna. La prof. d’Antonella non sopporta chi copia durante i compiti in classe e chi non fa quelli a casa. Per questo ha sempre Toni nel mirino. Antonio lo chiama lei, per i compagni che si azzardano a rivolgergli la parola è Toni.
«Chi raccoglie i temi?» chiede la prof. dopo l’appello. «Leo? Ci pensi tu?»
La classe trattiene di nuovo il respiro. “Tutti hanno visto”, pensa Marta. “Tutti sanno”.
Leo non muove un muscolo, continua a fissare il banco. Marta vede il mento che gli trema, vorrebbe alzarsi e pensarci lei, ma le sue gambe sono incollate alla sedia.
«Raccolgo io, prof.». La voce di Toni è scivolosa come lo sciroppo alla fragola.
La prof. spalanca gli occhi dalla sorpresa, ma poi annuisce.
Quando Toni arriva da Marta, Leo alza lo sguardo verso di lei che stringe il quaderno.
Marta e Leo conversano senza suoni.
«Allora, Antonio?» chiama la prof. «Non mettiamoci tutto il giorno».
Toni allunga la mano verso Marta, sorridendo a Leo.
«Tu non mi dai il tema, Leo?» Toni gli dà un colpetto sulla schiena, Leo sa cosa lo aspetta se fa la spia. Incassa e sta zitto.
Marta vorrebbe sapere come essere coraggiosa per restituirgli il foglio. Allo stesso tempo vuole tanto andare al cinema sabato insieme ai cugini, ma sa che con un altro insufficiente i suoi la terranno a casa.
Toni strappa il quaderno di mano a Marta che rimane con un “no” piantato in gola.
Toni lascia cadere i quaderni sulla cattedra, un foglio strappato volteggia a terra. Toni lo raccoglie e lo mette con gli altri.
«Di chi è? E il quaderno?»
«È il mio, prof.», esclama Toni. «Ho finito il quaderno, non ho fatto in tempo a comprarne uno nuovo».
«Va bene, Antonio. Almeno hai fatto i compiti». La prof. sorride a Toni, Marta sente tema e peperoni fare su e giù nello stomaco. Se ritrovasse la voce Leo si salverebbe e Toni tornerebbe a essere il solito bulletto sfaticato. Perché nessuno dice niente? Perché lei non dice niente? «Hanno consegnato tutti?»
«Solo Leonardo non me l’ha dato».
«Leonardo?» La prof. d’Antonella è allibita. Le volte che Leo non ha fatto i compiti si contano sulle dita di una mano. «Non comincerai mica anche tu!»
Lui rimane immobile, lo sguardo conficcato nel banco. “Cosa pensi, Leo?” si chiede Marta. “Che sono un’amica del cavolo? Che so prendere e basta? Che sono un’egoista?”
Poi Marta allunga una mano e guarda le sue dita sfiorare quelle del compagno. Lui sobbalza, lei anche. Non se lo aspettava. Non se lo aspettavano.
«No, prof., mi scusi».
E allora la prof. lo guarda meglio e lo vede; se ne accorgono tutti, anche Toni. La prof. si volta e osserva anche lui.
«Vi do la possibilità di essere voi a dire cosa sta succedendo. Non importa chi, chiunque ne abbia voglia è ben accetto».
Toni si irrigidisce di fianco alla cattedra, Leo pianta lo sguardo più a fondo nel banco, Marta stringe la mano del compagno. La classe tace.
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Linda e la montagna di fuoco
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