Prima della neve
Posted: Sun Jan 24, 2021 6:59 pm
Quello fu il giorno in cui nella città di Sorgona nevicò per la prima volta. La piazza era fredda e i tubi innocenti erano ghiacciati e scivolosi; un tempo erano state ottime seggiole per culi sbarazzini e culi di barboni. La città era stranita, il mare era cristallo e il cielo bianco come non lo era mai stato, e forse niente sarebbe più stato come prima. Quello fu il giorno in cui nella città di Sorgona nevicò per la prima volta.
"Stai sempre sul marciapiede, quando sei al semaforo fermati, anche se c'è il via libera tu guarda lo stesso la strada" - le ultime raccomandazioni della mamma di Pietro in quella mattina dal sole pallido, nessuna rondine in cielo, solo qualche soffio di vento di tramontana mostrava un po' di vita in una giornata che pareva immobile. Cappello, sciarpa e zaino in spalla, Pietro si avvia per la prima volta verso la scuola della sua piccola cittadina senza esser tenuto per mano da nessuno, senza un occhio che guardi per lui, senza una voce che gli dica cosa fare. Un gradino alla volta freme di guadagnar la libertà, un primo passo verso la paura che a quell'età non si prova per la curiosità di fare ciò che fanno i grandi. Pietro esce dal palazzo di quattro piani, il grande portone di legno si chiude alle sue spalle; come un uccellino che esce per la prima volta dal suo nido, fa un saltello per scendere dall'ultimo gradone che porta al marciapiede. Sotto i piedi di Pietro mattonelle grigio scuro che squadrano la città frammentata a lingue d'asfalto, sopra la testa di Pietro il cielo bianco, davanti a Pietro il suo giorno da pioniere. Le labbra di Pietro disegnano un sorriso, le sopracciglia un'espressione di curiosità sul suo faccino ancora da bambino. Il passo è sicuro, le gambe dentro dei pantaloni verdi come un grillo avanzano a buon ritmo. Alla sua destra il negozio di fiori della signora Maria gli da un buongiorno pieno di colori, più avanti il profumo di ciambelle e di cornetti caldi dal forno di Don Mimmo riempie il suo naso da fragranza. Il poco timore iniziale si trasforma in una valanga di emozioni interminabili, Pietro è all'ultima volata, come un ciclista che si stacca dal gruppo e va via da solo a tagliare il traguardo della vittoria, eccolo! è lì! sta arrivando! Pietro si ferma, sotto i suoi piedi le scale della rampa, davanti a lui la scuola, sopra la sua testa il cielo bianco. Il mondo si ferma, arriva la magia: dei fiocchi di neve iniziano a coprire il tetto della scuola, dolcemente ricoprono le strade di quella città di mare. La neve lentamente ricopre ogni cosa.
Quello fu il giorno in cui nella città di Sorgona nevicò per la prima volta. La piazza era fredda e i tubi innocenti erano ghiacciati e scivolosi; un tempo erano state ottime seggiole per culi sbarazzini e culi di barboni. La città era stranita, il mare era cristallo e il cielonbianco come non lo era mai stato, e forse niente sarebbe più stato come prima. Quello fu il giorno in cui nella città di Sorgona nevicò per la prima volta.
-Possiamo cambiare! ci possiamo riprovare!-
mmhhh.. lascia perdere, siamo troppo diversi.
-ma Elisa, io ti amo... ti prego diamoci un'altra possibilità!
-ti ho detto di lasciare perdere, basta, lasciami in pace!!!
-per favore, ti prego... non mi lasciare!
L'amaro in bocca e il vuoto attorno, Filippo dagli occhi gonfi di lacrime riattacca desolato la cornetta del telefono. E' la prima volta che si sente solo, da solo senza Elisa, la sua ormai storica fidanzata. Storica perché già dalle scuole elementari si tenevano per mano, già alle gite dell'oratorio nel pullman si sedevano insieme, poi il loro primo bacio, la prima cotta. Quella notte fu la più solitaria per Filippo. Vagò per le strade di Sorgona, piangendo, guardando il mare. Un grande senso d'angoscia, anche una grande paura, nella prima volta in cui si ritrovò da solo a guardare le stelle, da solo a scrutare l'orizzonte e a pensare di doverlo raggiungere senza Elisa. Filippo continua a vagare per le vie di Sorgona, dalla spiaggia al porto, risale verso la piazza vicino alla chiesa, dietro le nuvole risale anche il sole, in una mattinata fredda, senza vento e con il cielo bianco. Il sole ormai è sorto da un pezzo, Filippo ha camminato tutta la notte, prosegue oltre la piazza, incrocia l'insegna del negozio “Maria Floreale”. . E' lì che aveva comprato il mazzo di fiori la prima volta che uscì insieme a Elisa, viso immobile, mani in tasca, una lacrima scende sul viso di Filippo, forse sarà l'ultima. Dal cielo, iniziano a scendere fiocchi di neve. C'è la neve che scende, c'è Filippo che guarda immobile il negozio di fiori, c'è una lacrima che scorre su una guancia, mentre la neve ricopre ogni cosa.
Quello fu il giorno in cui nella città di Sorgona nevicò per la prima volta. La piazza era fredda e i tubi innocenti erano ghiacciati e scivolosi; un tempo erano state ottime seggiole per culi sbarazzini e culi di barboni. La città era stranita, il mare era cristallo e il cielo bianco come non lo era mai stato, e forse niente sarebbe più stato come prima. Quello fu il giorno in cui nella città di Sorgona nevicò per la prima volta.
Chhqqq... un gorgoglio di bolle. Risalendo l'acqua attraversa i granelli di caffè. Il profumo invade la casa della signora Maria. Come ogni mattina: una zolletta di zucchero, una mescolata colcucchiaino e poi tanti piccoli sorsi per assaporarne bene l'aroma. Un freddo gelido passa per glispifferi della finestra. La signora Maria indossa il suo solito cappottone viola e poi giù per le scale.Qualche folata di vento le provoca un pizzicorio alla gola, con garbo ed eleganza la simpatica vecchietta percorre la strada che da casa la porta al suo negozio di fiori. Il negozio in cui ha iniziatoa lavorare fin da ragazza, è stato il suo primo ed unico lavoro, da domani sarà anche l'ultimo, si da domani, perché da domani chiuderà il negozio. Ancora ricorda quando ci entrò per la prima volta. Quando prese in affitto il locale guardando le pareti già immaginava come avrebbe posizionato gli espositori: lì avrebbe messo la cassa col bancone, finalmente avrebbe anche utilizzato quel lampadario che le piaceva tanto, la videro ballare la prima volta che entrò nel suo negozio, ballare sulle note della musica della sua fantasia. Quella mattina però, sarebbe stata l'ultima volta, l'ultima volta che avrebbe girato la chiave nella serratura, l'ultima volta che avrebbe posato il suo cappottone viola sull'appendiabiti arancione dietro la porta, l'ultima volta che avrebbe annaffiato i suoi fiori. La signora Maria si sistema dietro al bancone e questa sarà la sua prima ultima volta, il suo primo addio a un pezzo della sua vita. A fine giornata sarà la prima volta che quel bancone si ricoprirà di polvere, perché la polvere non si sa da dove viene, la polvere forse cade dal cielo, come la neve che in strada, fuori dal negozio sta coprendo ogni cosa.
Quello fu il giorno in cui nella città di Sorgona nevicò per la prima volta. La piazza era fredda e i tubi innocenti erano ghiacciati e scivolosi; un tempo erano state ottime seggiole per culi sbarazzini e culi di barboni. La città era stranita, il mare era cristallo e il cielo bianco come non lo era mai stato, e forse niente sarebbe più stato come prima... c'è un bimbo che esce dal nido, un ragazzo che vaga, una signora che balla e c'è la neve che ricopre ogni cosa.
"Stai sempre sul marciapiede, quando sei al semaforo fermati, anche se c'è il via libera tu guarda lo stesso la strada" - le ultime raccomandazioni della mamma di Pietro in quella mattina dal sole pallido, nessuna rondine in cielo, solo qualche soffio di vento di tramontana mostrava un po' di vita in una giornata che pareva immobile. Cappello, sciarpa e zaino in spalla, Pietro si avvia per la prima volta verso la scuola della sua piccola cittadina senza esser tenuto per mano da nessuno, senza un occhio che guardi per lui, senza una voce che gli dica cosa fare. Un gradino alla volta freme di guadagnar la libertà, un primo passo verso la paura che a quell'età non si prova per la curiosità di fare ciò che fanno i grandi. Pietro esce dal palazzo di quattro piani, il grande portone di legno si chiude alle sue spalle; come un uccellino che esce per la prima volta dal suo nido, fa un saltello per scendere dall'ultimo gradone che porta al marciapiede. Sotto i piedi di Pietro mattonelle grigio scuro che squadrano la città frammentata a lingue d'asfalto, sopra la testa di Pietro il cielo bianco, davanti a Pietro il suo giorno da pioniere. Le labbra di Pietro disegnano un sorriso, le sopracciglia un'espressione di curiosità sul suo faccino ancora da bambino. Il passo è sicuro, le gambe dentro dei pantaloni verdi come un grillo avanzano a buon ritmo. Alla sua destra il negozio di fiori della signora Maria gli da un buongiorno pieno di colori, più avanti il profumo di ciambelle e di cornetti caldi dal forno di Don Mimmo riempie il suo naso da fragranza. Il poco timore iniziale si trasforma in una valanga di emozioni interminabili, Pietro è all'ultima volata, come un ciclista che si stacca dal gruppo e va via da solo a tagliare il traguardo della vittoria, eccolo! è lì! sta arrivando! Pietro si ferma, sotto i suoi piedi le scale della rampa, davanti a lui la scuola, sopra la sua testa il cielo bianco. Il mondo si ferma, arriva la magia: dei fiocchi di neve iniziano a coprire il tetto della scuola, dolcemente ricoprono le strade di quella città di mare. La neve lentamente ricopre ogni cosa.
Quello fu il giorno in cui nella città di Sorgona nevicò per la prima volta. La piazza era fredda e i tubi innocenti erano ghiacciati e scivolosi; un tempo erano state ottime seggiole per culi sbarazzini e culi di barboni. La città era stranita, il mare era cristallo e il cielonbianco come non lo era mai stato, e forse niente sarebbe più stato come prima. Quello fu il giorno in cui nella città di Sorgona nevicò per la prima volta.
-Possiamo cambiare! ci possiamo riprovare!-
mmhhh.. lascia perdere, siamo troppo diversi.
-ma Elisa, io ti amo... ti prego diamoci un'altra possibilità!
-ti ho detto di lasciare perdere, basta, lasciami in pace!!!
-per favore, ti prego... non mi lasciare!
L'amaro in bocca e il vuoto attorno, Filippo dagli occhi gonfi di lacrime riattacca desolato la cornetta del telefono. E' la prima volta che si sente solo, da solo senza Elisa, la sua ormai storica fidanzata. Storica perché già dalle scuole elementari si tenevano per mano, già alle gite dell'oratorio nel pullman si sedevano insieme, poi il loro primo bacio, la prima cotta. Quella notte fu la più solitaria per Filippo. Vagò per le strade di Sorgona, piangendo, guardando il mare. Un grande senso d'angoscia, anche una grande paura, nella prima volta in cui si ritrovò da solo a guardare le stelle, da solo a scrutare l'orizzonte e a pensare di doverlo raggiungere senza Elisa. Filippo continua a vagare per le vie di Sorgona, dalla spiaggia al porto, risale verso la piazza vicino alla chiesa, dietro le nuvole risale anche il sole, in una mattinata fredda, senza vento e con il cielo bianco. Il sole ormai è sorto da un pezzo, Filippo ha camminato tutta la notte, prosegue oltre la piazza, incrocia l'insegna del negozio “Maria Floreale”. . E' lì che aveva comprato il mazzo di fiori la prima volta che uscì insieme a Elisa, viso immobile, mani in tasca, una lacrima scende sul viso di Filippo, forse sarà l'ultima. Dal cielo, iniziano a scendere fiocchi di neve. C'è la neve che scende, c'è Filippo che guarda immobile il negozio di fiori, c'è una lacrima che scorre su una guancia, mentre la neve ricopre ogni cosa.
Quello fu il giorno in cui nella città di Sorgona nevicò per la prima volta. La piazza era fredda e i tubi innocenti erano ghiacciati e scivolosi; un tempo erano state ottime seggiole per culi sbarazzini e culi di barboni. La città era stranita, il mare era cristallo e il cielo bianco come non lo era mai stato, e forse niente sarebbe più stato come prima. Quello fu il giorno in cui nella città di Sorgona nevicò per la prima volta.
Chhqqq... un gorgoglio di bolle. Risalendo l'acqua attraversa i granelli di caffè. Il profumo invade la casa della signora Maria. Come ogni mattina: una zolletta di zucchero, una mescolata colcucchiaino e poi tanti piccoli sorsi per assaporarne bene l'aroma. Un freddo gelido passa per glispifferi della finestra. La signora Maria indossa il suo solito cappottone viola e poi giù per le scale.Qualche folata di vento le provoca un pizzicorio alla gola, con garbo ed eleganza la simpatica vecchietta percorre la strada che da casa la porta al suo negozio di fiori. Il negozio in cui ha iniziatoa lavorare fin da ragazza, è stato il suo primo ed unico lavoro, da domani sarà anche l'ultimo, si da domani, perché da domani chiuderà il negozio. Ancora ricorda quando ci entrò per la prima volta. Quando prese in affitto il locale guardando le pareti già immaginava come avrebbe posizionato gli espositori: lì avrebbe messo la cassa col bancone, finalmente avrebbe anche utilizzato quel lampadario che le piaceva tanto, la videro ballare la prima volta che entrò nel suo negozio, ballare sulle note della musica della sua fantasia. Quella mattina però, sarebbe stata l'ultima volta, l'ultima volta che avrebbe girato la chiave nella serratura, l'ultima volta che avrebbe posato il suo cappottone viola sull'appendiabiti arancione dietro la porta, l'ultima volta che avrebbe annaffiato i suoi fiori. La signora Maria si sistema dietro al bancone e questa sarà la sua prima ultima volta, il suo primo addio a un pezzo della sua vita. A fine giornata sarà la prima volta che quel bancone si ricoprirà di polvere, perché la polvere non si sa da dove viene, la polvere forse cade dal cielo, come la neve che in strada, fuori dal negozio sta coprendo ogni cosa.
Quello fu il giorno in cui nella città di Sorgona nevicò per la prima volta. La piazza era fredda e i tubi innocenti erano ghiacciati e scivolosi; un tempo erano state ottime seggiole per culi sbarazzini e culi di barboni. La città era stranita, il mare era cristallo e il cielo bianco come non lo era mai stato, e forse niente sarebbe più stato come prima... c'è un bimbo che esce dal nido, un ragazzo che vaga, una signora che balla e c'è la neve che ricopre ogni cosa.