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Como si fuera esta noche la última vez

Posted: Sat Jan 23, 2021 12:10 pm
by Ippolita
Sviluppo del racconto di @caipiroska in occasione del bel contest estivo:
https://www.writersdream.org/forum/foru ... ano-klimt/

La prima volta che era stato a Boa Vista, a ventiquattro anni, Alberto aveva avuto un'intuizione: uno di quei movimenti sotterranei che d'un tratto guizzano verso l'alto dalle voragini dell'Io come serpentelli affamati di luce.
Da un piccolo molo, verso sera, si era fermato a osservare i bambini che si tuffavano in acqua: emergevano ridendo e di nuovo, presa la rincorsa, si buttavano nel mare. Il sole tramontava dietro quei corpi scuri, agili, e ne faceva brillare i contorni. La vita, pensò, avrebbe potuto essere anche per lui acqua e cielo.

«Come accidenti ti viene in mente di trasferirti in un'isola sperduta in mezzo all'oceano, non lo capisco. A fare una cosa che non sai fare, oltretutto. E se non ti riesce? Se non guadagni abbastanza per mantenerti? Sei stato assunto da poco, per la miseria, e hai la fortuna di fare il lavoro per cui hai studiato. E Marika? Cosa dirai a Marika, visto che tempo fa parlavate di convivenza? Con tua madre avevamo già messo gli occhi su un bell'appartamentino a pochi isolati da qui, perfetto per voi due. Almeno vieni a vederlo: di sicuro cambierai idea. Sta attaccato alla metropolitana, davanti a un piccolo parco coi giochi, e lì vicino c'è pure un supermercato».
Alberto era partito lo stesso. Capo Verde non è così lontano, aveva ripetuto ai genitori. Tornerò per le feste, o verrete voi da me. A Marika spiegherò tutto, e lei capirà.

Quei bambini gli si erano conficcati nell'anima. Tornò a guardarli la sera del suo arrivo, dopo essersi sistemato per pochi soldi in una camera in affitto, lì sul porto. Prima del passo definitivo, aveva a disposizione i novanta giorni del visto: sufficienti per imparare il portoghese e conoscere a fondo l'isola. Tutto il resto, ne era certo, sarebbe arrivato.
«A Santa Monica non andarci da solo, può essere pericoloso», gli aveva detto il giorno seguente il tizio che affittava i quad. «Domani ci porto sei tedeschi. Vieni con noi». Alberto sorrise e declinò l'invito. C'era già stato con gli amici, a Santa Monica, quando aveva visitato l'isola l'anno prima. Stavolta non voleva che inutili voci sporcassero quel silenzio irreale.
Si pose davanti all'oceano, tra il cielo e il vento, con i piedi ben saldi sulla sabbia bianca, e spalancò le braccia. Le onde lo frastornavano, come tutto lì intorno: i chilometri di spiaggia nuda, quel mare incontenibile e rabbioso e il vento che sembrava volesse strappargli i polmoni. Sentiva l'odore della vita appena nata, bestiola avida di sangue. Lo sfidava, impavida: non sono tua, non sono di nessuno, pareva dirgli.
Il sole infocato gli scorticava la pelle, ma lui rimaneva lì, immobile; chinò la testa, e chiese perdono alle uova di tartaruga che la volta precedente, correndo con gli amici su quelle dune vergini, aveva dissotterrato e distrutto. Pianse e gridò che era stato uno stupido sbaglio, che le uova sotto la coltre di sabbia non si vedevano. Ma i tartarughini non erano nati! Non avevano potuto correre verso l'oceano, né toccare il rimbombo dell'acqua! Alberto si lasciò cadere sulla sabbia. La baciò con furia, quasi volesse morderla, poi sollevò il viso umido e sporco e implorò Posidone di renderlo pesce: se non tutt'intero, pesce nella parte di sotto. Era sirena, come Klimt, e come lui aveva dentro una smania furiosa. I baci di Marika – così timidi, così aggraziati – non ne avevano mai penetrato le tenebre.

«Ti sei sistemato bene» disse il padre di Alberto osservando con una punta di disprezzo la piccola casa imbiancata a calce e il mobilio sparuto. «Come farai a campare in mezzo a questi primitivi, lo sai solo tu».
«Vieni in veranda, papà. Ti preparo una cosa fresca da bere. Se ti fermassi una settimana invece di due giorni ti renderesti conto che qui la gente è l'opposto di quello che pensi».
«Marika si sta per sposare con un avvocato, lo sapevi? E tu stai qui a fare il pescatore».
«Non faccio il pescatore, papà. Accompagno i turisti che vogliono pescare, te l'ho detto tante volte».
«Ma non hai ancora una barca tutta tua», replicò il padre mentre beveva a piccoli sorsi un succo di frutta ghiacciato, piluccando pezzetti di una torta di banane che Alberto aveva poggiato sul tavolino.
«No, non ho ancora una barca tutta mia. Sto imparando il mestiere, lavoro con uno dell'isola» gli rispose senza astio. «La mamma quando si decide a venire? Al telefono mi dice "presto", ma questo "presto" non arriva mai. Sono passati due anni: un po' di curiosità non le viene?»
«Ma se ci riempi in continuazione di video di questo buco dove vivi! e di tutti quegli amici tuoi neri, e del mare sempre ringhioso! Curiosità di che? Di questo posto che sembra la luna, col vento che ti stacca le orecchie dalla testa? Ma cosa sei venuto a fare qui? A Milano avevi tutto, porca miseria. Mi tocca pure il figlio barbone, mi tocca».
«Oltre a cosa, papà? Dai, non ci mettiamo a litigare. Ti porto in un posto qui vicino. Beviamo una birra e sentiamo un po' di musica».
«Solo se mi prometti che non farai mai un figlio con una di queste donne. Non vogliamo nipoti bastardi, io e tua madre».

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Non mi hai risposto. Come avresti potuto, d'altra parte? Ora ti scrivo dove potrai trovarmi, se già non lo sai. Come la volta scorsa, questo biglietto che stai leggendo lo avrà lasciato al tuo portiere una mia amica di Capo Verde che fa la colf a Milano.
Vent'anni fa mi urlasti di fare il trasgressivo, di avere il coraggio di dire "noi". Oggi quel coraggio l'ho trovato. Qui il vento spazza via il dolore, e nel mare ho visto le sirene. Sono diventato mezzo pesce anch'io, come te. Vieni a Sal Rei e chiedi di Alberto: mi conoscono tutti, ormai. Devo restituirti quel bacio che mi desti; e poi voglio farti vedere le tartarughe appena nate che corrono verso l'oceano. Ascolterai insieme a me le risate dei bambini che giocano col mare, e io ti carezzerò i capelli.


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il titolo è un omaggio a Cesária Évora, Bésame mucho