Cosa conta?
Posted: Sat Oct 04, 2025 8:07 pm
Raccontami una storia, mi diceva.
«…Raccontamela piano e intanto stringimi questa mano, così puoi sentire quando dormo.
Dopo conta fino a cento magari anche duecento poi quando vai via dammi un bacio che anche se non sembra io lo sento»
Mi sdraiavo accanto a lui in una piccola porzione di materasso, le braccia cominciavano a formicolare in pochi minuti, ma non muovevo un muscolo fino a quando non sentivo il suo respiro rallentare. Stavo li, mi faceva sentire cosi importante, così giusta, come se tutto il mio valore fosse condensato in quel momento. Essere la sua ancora mentre si abbandonava al sonno.
Poi, una sera, lo trovo seduto sul bordo del letto, di fronte alla sua sedia colorata.
«Mamma siediti qui sta sera, così io sto più largo e non sento il tuo respiro sul mio naso, perché mi da fastidio»
Improvvisamente, inaspettatamente, uno shock. Così netto e spiazzante, sono disorientata. Inizio a raccontare, ma i pensieri sono altrove, che cosa è appena successo?
Una burrasca di emozioni e intanto lui mi prende la mano, sento le lacrime formarsi, trattengo. Intravedo i contorni del suo viso, li metto faticosamente a fuoco nel buio della stanza, è sereno. Sono sempre io, lui è sempre lui non c’è motivo di rattristarsi ma allora cosa cos’è questo magone che mi sale dalla pancia, di che cosa ho paura?
Guardo lo spazio vuoto nel suo letto.
Sono ancora una certezza?
Per chi?
Ora mi guardo riflessa nel vetro della finestra mentre lo osservo camminare , zaino in spalla, andatura ciondolante, ripenso a quella sera. Poco fa uscendo mi dice
«ciao mamma, ti voglio bene»
Ecco cosa conta, che si senta libero.
Libero di dire che il mio alito in faccia è fastidioso, libero di dire che mi vuole bene, libero di andare e di tornare. Sempre.
«…Raccontamela piano e intanto stringimi questa mano, così puoi sentire quando dormo.
Dopo conta fino a cento magari anche duecento poi quando vai via dammi un bacio che anche se non sembra io lo sento»
Mi sdraiavo accanto a lui in una piccola porzione di materasso, le braccia cominciavano a formicolare in pochi minuti, ma non muovevo un muscolo fino a quando non sentivo il suo respiro rallentare. Stavo li, mi faceva sentire cosi importante, così giusta, come se tutto il mio valore fosse condensato in quel momento. Essere la sua ancora mentre si abbandonava al sonno.
Poi, una sera, lo trovo seduto sul bordo del letto, di fronte alla sua sedia colorata.
«Mamma siediti qui sta sera, così io sto più largo e non sento il tuo respiro sul mio naso, perché mi da fastidio»
Improvvisamente, inaspettatamente, uno shock. Così netto e spiazzante, sono disorientata. Inizio a raccontare, ma i pensieri sono altrove, che cosa è appena successo?
Una burrasca di emozioni e intanto lui mi prende la mano, sento le lacrime formarsi, trattengo. Intravedo i contorni del suo viso, li metto faticosamente a fuoco nel buio della stanza, è sereno. Sono sempre io, lui è sempre lui non c’è motivo di rattristarsi ma allora cosa cos’è questo magone che mi sale dalla pancia, di che cosa ho paura?
Guardo lo spazio vuoto nel suo letto.
Sono ancora una certezza?
Per chi?
Ora mi guardo riflessa nel vetro della finestra mentre lo osservo camminare , zaino in spalla, andatura ciondolante, ripenso a quella sera. Poco fa uscendo mi dice
«ciao mamma, ti voglio bene»
Ecco cosa conta, che si senta libero.
Libero di dire che il mio alito in faccia è fastidioso, libero di dire che mi vuole bene, libero di andare e di tornare. Sempre.