La partita

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Nel 2007, divenne impossibile per un umano battere il computer a scacchi. Nei 2023, l’Unione europea implementò Intro, un sistema informatico che consigliava i funzionari sulle migliori politiche pubbliche. Nel 2035, i cittadini dell’UE votarono, a stretta maggioranza, che Intro avesse il potere di decisione finale. Nel 2043, Intro divenne il reggitore di un governo globale. Nel 2056, il mondo era diventato un’utopia senza precedenti. Tutti i cittadini dormivano dalle otto alle dieci ore, lavoravano cinque ore al giorno e avevano a disposizione il resto della giornata per nutrirsi dell’ottima alimentazione bilanciata decisa da Intro e per dedicarsi ai loro hobby e alle loro passioni. L’ultimo libro di filosofia mai pubblicato si intitolò "La storia è finita," firmato collettivamente da tutti i filosofi del mondo.
Nel 2069, fu chiaro a tutti che questa vita non aveva senso, perché, dal momento che non c'erano più problemi, l’esistenza era ormai una noiosissima gabbia dorata. Crebbe un movimento di pubblica opinione che voleva la destituzione di Intro, per il ritorno a un governo di donne e uomini. Il computer (tramite una comunicazione circolare a tutti i cittadini) fece sapere che avrebbe abdicato al suo ruolo soltanto quando un essere umano fosse riuscito a batterlo a scacchi. Peccato che, dal 2007, era diventato matematicamente impossibile per un umano vincere a scacchi contro il computer, in quanto la macchina era in grado di prevedere ogni partita mai giocata o ancora giocabile.
Intanto, la giornata di lavoro, vista l’automatizzazione quasi totale, era stata ridotta a tre ore, pressoché simboliche. Giovanni, un idraulico semi-alcolizzato di Potenza (diventare alcolizzati del tutto era impossibile, dato che Intro decideva quanto ti spettava da bere), durante il suo turno stava controllando distrattamente che l’automa lavorasse sull’impianto. Per ridere, chiese al robot se dopo il lavoro volesse farsi un goccetto con lui. Lui rispose educatamente di no.
Mentre si apriva la seconda (e, purtroppo, penultima) birra della giornata ebbe un’idea.
“So come battere Intro” disse, scrivendo su un gruppo di resistenza alla dittatura informatica.
“Impossibile” risposero gli altri. “Nessuno può farlo.”
“Si può fare. Voglio giocare a scacchi con lui.”
“Da quando giochi a scacchi?”
“Da quando avevo dieci anni. M’insegnò mio zio. I bianchi muovono per primi, vero?»
“Sì.”
“Se Intro mi fa muovere per primo, posso batterlo.”
“Vediamo” scrisse Intro, che controllava tutte le comunicazioni e, quando era citato, a volte interveniva.
La notizia (che, dopo tanti decenni, un umano avrebbe sfidato un computer a scacchi) fece scalpore e divenne subito internazionale. Ci fu curiosità sulla richiesta dell’idraulico Giovanni di muovere per primo. Era stato teorizzato, da grandi scacchisti del passato, che il bianco avesse un infinitesimale vantaggio sul nero, poiché aveva la prima mossa. Si pensò che Giovanni (il classico genio sotto mentite spoglie) si ritenesse in grado di giocare la partita perfetta, l’unica partita, fra le bilioni del database di Intro, che gli avrebbe permesso di vincere. Molto meno probabile che vincere una lotteria. Molto meno probabile che ci fosse vita su altri pianeti. Una piccolissima, quasi inesistente possibilità. L’unica, però, che avrebbe permesso alla donna e all’uomo di liberarsi dalla benevola dittatura del computer.
Il giorno della partita, che si sarebbe tenuta nella sala conferenze della sede del governo centrale, Giovanni si presentò in blue-jeans, camicia di flanella, barba incolta e fiato leggermente alcolico. La sala era colma di giornalisti e di funzionari. La scacchiera, posta su un palco, era elettronica, per consentire a Intro di fare automaticamente le sue mosse. A destra, c’era l’orologio digitale e una caraffa con l’acqua.
Giovanni, senza troppe cerimonie, si sedette al suo posto. Guardò sospettosamente la caraffa, quindi prese una lattina dalla tasca della giacca. Pose i piedi sul tavolo, si rilassò sulla sedia e aprì la birra. Fino a quel momento, non aveva fatto nulla che fosse contro il regolamento della federazione scacchistica internazionale, perciò l’arbitro non intervenne.
Rimase così, tenendo tutti col fiato sospeso, ad aspettare. Il pubblico, pur sapendo che era impossibile, voleva che Intro perdesse. Nonostante l’aspetto e il comportamento poco consono dello sfidante, coltivava la speranza che fosse un idiot savant.
Intro, comunque, non aveva problemi ad attendere. Era eterno.
Dopo un lasso di tempo che sembrò infinito, l’arbitro dell’incontro disse:
«Deve far partire il tempo.»
«Giusto» rispose Giovanni, come rinvenendo da una sorta di torpore. Si sedette composto, guardò la scacchiera con la massima concentrazione, premette il bottone dell’orologio e avanzò il pedone della regina di tre caselle.
Intro rise. La storia ricominciò.
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Re: La partita

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Ciao @Domenico S.
un'ottima Intro la tua, pardon, incipit!

"Nel 2007, divenne impossibile per un umano battere il computer a scacchi. Nei 2023, l’Unione europea implementò Intro, un sistema informatico che consigliava i funzionari sulle migliori politiche pubbliche. Nel 2035, i cittadini dell’UE votarono, a stretta maggioranza, che Intro avesse il potere di decisione finale. Nel 2043, Intro divenne il reggitore di un governo globale. Nel 2056, il mondo era diventato un’utopia senza precedenti. Tutti i cittadini dormivano dalle otto alle dieci ore, lavoravano cinque ore al giorno e avevano a disposizione il resto della giornata per nutrirsi dell’ottima alimentazione bilanciata decisa da Intro e per dedicarsi ai loro hobby e alle loro passioni. L’ultimo libro di filosofia mai pubblicato si intitolò "La storia è finita," firmato collettivamente da tutti i filosofi del mondo."
Mi piace come hai utilizzato un dato reale, un fatto avvenuto nel passato, per basare le successive conseguenze, rendendole plausibili e mettendo fin da subito in chiaro che la sospensione dall'incredulità era fondata.
Unico appunto: so che è una scelta e che anche così non è sbagliato, ma valuterei la possibilità di eliminare la virgola dopo il sintagma preposizionale iniziale.

"era ormai una noiosissima gabbia dorata". Eliminerei "noiosissima". Il concetto è reso da quel "gabbia dorata".

"Peccato che, dal 2007, era diventato matematicamente impossibile per un umano vincere a scacchi contro il computer, in quanto la macchina era in grado di prevedere ogni partita mai giocata o ancora giocabile." --> valuterei l'opportunità di fare a meno di questo. Hai già chiarito all'inizio che dal 2007 i computer erano imbattibili a scacchi.

"Giovanni, un idraulico semi-alcolizzato di Potenza (diventare alcolizzati del tutto era impossibile, dato che Intro decideva quanto ti spettava da bere)" ahahah bellissima.

"La notizia (che, dopo tanti decenni, un umano avrebbe sfidato un computer a scacchi) fece scalpore e divenne subito internazionale. Ci fu curiosità sulla richiesta dell’idraulico Giovanni di muovere per primo. Era stato teorizzato, da grandi scacchisti del passato, che il bianco avesse un infinitesimale vantaggio sul nero, poiché aveva la prima mossa. Si pensò che Giovanni (il classico genio sotto mentite spoglie) si ritenesse in grado di giocare la partita perfetta, l’unica partita, fra le bilioni del database di Intro, che gli avrebbe permesso di vincere. Molto meno probabile che vincere una lotteria. Molto meno probabile che ci fosse vita su altri pianeti. Una piccolissima, quasi inesistente possibilità. L’unica, però, che avrebbe permesso alla donna e all’uomo di liberarsi dalla benevola dittatura del computer."
Forse questa parte è un po' troppo didascalica.

"Fino a quel momento, non aveva fatto nulla che fosse contro il regolamento della federazione scacchistica internazionale, perciò l’arbitro non intervenne." XD

A parte qualche breve appunto, che comunque ha valore di opinione personale, il racconto mi è piaciuto. Una società così utopica da essere, in realtà, una dittatura morbida. Il futuro sarà questo? Può essere: in un certo senso, è già il presente.
Nonostante una trama lineare, il finale resta un po' nebuloso e, in un certo senso, spiazza.
Alla prossima
M

Re: La partita

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@m.q.s. Ciao, grazie mille per aver commentato e letto il racconto. In effetti anch'io era in dubbio se andasse la virgola dopo gli anni. Tutte le tue annotazioni mi sembrano molto sensate. In effetti quella parte sembra un po' didascalica, ma volevo fare una storia che risultasse breve e incisiva. Cercherò di articolarla un po'. Il finale, anziché nebuloso, voleva essere ironico e spiazzante, ma forse non è andato veramente a segno. Penserò a come migliorare la storia. Grazie ancora!
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