Il rifiuto
Posted: Mon Jan 18, 2021 7:22 pm
«Non riesco proprio a capire cosa ci trovi in quel tipo; l'avete attrezzato bene, ma è pur sempre un residuale. La prassi prevede che vengano riportati tra quelli del loro genere. La tua unità è riuscita a eluderla adducendo motivi di studio e ricerca» il tono è di chiara deplorazione. « E ora pensi addirittura a un contratto ufficiale?»
Il messaggio non è il primo dello stesso tenore che Carmilla trasmette; le arriva chiaro, mentre si sta vestendo.
Sybil attiva il risponditore; la frase è già bella e pronta: «So come consideri la situazione, ma è l'unico che mi piace davvero. La proposta l'ha ricevuta da più di un mese. Saprò tra poco se si è deciso ad accettarla!»
Le piace davvero Bud il residuale, ma non l'ha mai sperimentato. Si è sottratto ogni volta, nel rispetto delle regole e con fermezza, perciò ha deciso di proporgli il contratto. Identico a quello in vigore tra loro: un reciproco utilizzo delle dotazioni dei contraenti, nell'ambito delle funzioni e capacità di ciascuno. I rapporti tra strutturati e residuali sono divenuti nel tempo estremamente rari, ma nessuna norma li vieta, e Sybil ha svolto una ricerca accurata per formulare la sua proposta secondo un antico rituale. La formula, non ne dubita, suonerà a Bud lusinghiera, perché in uso, la fonte è certa, presso i suoi avi remoti.
E' pronta, le pareti la riflettono da tutte le angolazioni. Può essere soddisfatta di se stessa. Una strutturata alta e snella, esemplare pregevole per forma e contenuto. Ha capelli biondi e lineamenti delicati; padroneggia a ottimi livelli ogni disciplina teorica e applicativa. È inoltre fornita di elevate competenze linguistiche e storiche, ha memorizzato un completo data base di opere artistiche insigni, eccelle in molte attività sportive.
Per raggiungere il locale in cui ha appuntamento con Bud usa il propulsore individuale. Si tratta infatti di un locale old style piuttosto periferico; ne sono stati aperti tre o quattro di recente, costosissimi per via degli arredi d'epoca stile Ikea, ormai introvabili, e dei generi di conforto inconsueti. Per Sybil producono sensazioni piuttosto sbiadite, ma Bud se n'è mostrato entusiasta: dice che gli ricordano la sua infanzia, il vago imprinting dell'ambiente originario.
E' già arrivato, si alza da un panca per accoglierla; faranno colazione insieme. Sybil avverte la consueta compiacenza, composta in ugual misura di attrazione e curiosità. Prendono posto a un piccolo tavolo rotondo di metallo chiaro, con sedie assortite.
«Carini questi mobili, non ne avevo mai visti... E non ordinare troppa roba», lo ammonisce Sybil con un sorriso «Finirai con l'ingrassare!»
«Sarò rottamato un po' .prima, poco male...»
Malgrado gli innesti e il potenziamento, Bud è infatti più tarchiato di quanto preveda la strutturazione standard e le sua efficienza risulta senz'altro inferiore. A Sybil non importa: è proprio la diversità ad alimentare il suo desiderio. Durante il periodo di crescita anche la capacità intellettuale è stata potenziata con impianti d'avanguardia e il cervello di Bud ha subito un monitoraggio costante. E tuttavia presenta settori che Sybil, pur avendo partecipato al progetto, non riesce a penetrare.
Un addetto ha intanto portato tazze, piattini e bevande. Bud beve con soddisfazione il liquido scuro e fumante, che chiama caffè, lei ne percepisce le caratteristiche con scarso gradimento. Parlano un po' di musica, interesse che condividono, e delle prossime audizioni in programma. Sybil aspetta che dica del contratto, ma lui non ne fa cenno. Dopo un silenzio prolungato si decide a chiedere se accetta. Bud scuote la testa.
«Non dovevi propormelo, è un'assurdità. Ti sei una strutturata e io un residuale, l'hai dimenticato?»
«Affatto. Si può fare, anche se avviene di rado. E tu sei molto più strutturato, ormai, di un comune residuale. Puoi fare molte cose che sarebbero rimaste fuori della tua portata. Vivrai meglio e più a lungo che se fossi rimasto nella condizione povera e marginale in cui sei...nato.»
Pronuncia la parola con imbarazzo: nessuno nasce in quel modo primitivo e animalesco tra gli strutturati. Lui tace e Sybil spera di averlo convinto, ma si ricrede subito. L'espressione è tesa, le rivolge uno sguardo ostile.
«E dove avreste dovuto riportami. Padre, madre, una donna con cui fare figli, non una specie di manichino superdotato. Cosa puoi capirne tu?»
L'addetto alla ristorazione torna con altro caffè e due bustine di carta. Bud sembra placarsi, prende un “cornetto” alla marmellata e lo morde di gusto.
«Non ne vuoi? Difficile trovarne così buoni».
«Figurati se m'interessa, – replica Sybil offesa, mentre i suoi circuiti annaspano- Così ci disprezzi! Se non volevi stare con noi, perché non l'hai detto? Sembravi contento di possedere tante capacità e competenze nuove.»
«Certo, perché mi avete plagiato con la vostra mitologia della tecnica. Vieni, ti mostro qualcosa».
Si spostano nella sala adiacente tutta specchi e velluti, dove fa bella mostra di sé un antico pianoforte a coda. Mentre Sybil lo osserva sgomenta lo apre e, con la mano sinistra che corre sui tasti a velocità strabiliante, esegue un pezzo complicato.
«Lo riconosci? Dai, cerca in quel tuo cervello positronico!»
«Ravel?» chiede incerta.
«Bravissima: concerto per la mano sinistra in re maggiore. Lo scrisse per un pianista che aveva perduto il braccio destro in guerra. Tra un po' saranno due secoli, pensa quanto siamo cambiati.»
«Ma tu, – balbetta lei – non sai suonare!»
Bud smette e la riconduce al tavolino.
«Adesso sì, con questa mano sinistra. Un gioiello: tecnologia d'avanguardia».
Tira su la manica, scopre l'attacco della protesi.
«Cosa è successo alla tua?»
Lui si cava di tasca una busta di carta, in tutto simile a quelle dei cornetti, e la butta sul tavolo.
«Non avevi chiesto la mia mano? L'ho tenuta da parte per te, in freezer.»
Apre la porta a vetri, va via, senza rivolgerle neppure un'occhiata.
Sybil prende con ripugnanza il sacchetto. La mano mozza si è in gran parte scongelata, del sangue comincia a colare dal polso.
(Da un MI. Il tema della mano mozzata era di scrittore incolore)
Il messaggio non è il primo dello stesso tenore che Carmilla trasmette; le arriva chiaro, mentre si sta vestendo.
Sybil attiva il risponditore; la frase è già bella e pronta: «So come consideri la situazione, ma è l'unico che mi piace davvero. La proposta l'ha ricevuta da più di un mese. Saprò tra poco se si è deciso ad accettarla!»
Le piace davvero Bud il residuale, ma non l'ha mai sperimentato. Si è sottratto ogni volta, nel rispetto delle regole e con fermezza, perciò ha deciso di proporgli il contratto. Identico a quello in vigore tra loro: un reciproco utilizzo delle dotazioni dei contraenti, nell'ambito delle funzioni e capacità di ciascuno. I rapporti tra strutturati e residuali sono divenuti nel tempo estremamente rari, ma nessuna norma li vieta, e Sybil ha svolto una ricerca accurata per formulare la sua proposta secondo un antico rituale. La formula, non ne dubita, suonerà a Bud lusinghiera, perché in uso, la fonte è certa, presso i suoi avi remoti.
E' pronta, le pareti la riflettono da tutte le angolazioni. Può essere soddisfatta di se stessa. Una strutturata alta e snella, esemplare pregevole per forma e contenuto. Ha capelli biondi e lineamenti delicati; padroneggia a ottimi livelli ogni disciplina teorica e applicativa. È inoltre fornita di elevate competenze linguistiche e storiche, ha memorizzato un completo data base di opere artistiche insigni, eccelle in molte attività sportive.
Per raggiungere il locale in cui ha appuntamento con Bud usa il propulsore individuale. Si tratta infatti di un locale old style piuttosto periferico; ne sono stati aperti tre o quattro di recente, costosissimi per via degli arredi d'epoca stile Ikea, ormai introvabili, e dei generi di conforto inconsueti. Per Sybil producono sensazioni piuttosto sbiadite, ma Bud se n'è mostrato entusiasta: dice che gli ricordano la sua infanzia, il vago imprinting dell'ambiente originario.
E' già arrivato, si alza da un panca per accoglierla; faranno colazione insieme. Sybil avverte la consueta compiacenza, composta in ugual misura di attrazione e curiosità. Prendono posto a un piccolo tavolo rotondo di metallo chiaro, con sedie assortite.
«Carini questi mobili, non ne avevo mai visti... E non ordinare troppa roba», lo ammonisce Sybil con un sorriso «Finirai con l'ingrassare!»
«Sarò rottamato un po' .prima, poco male...»
Malgrado gli innesti e il potenziamento, Bud è infatti più tarchiato di quanto preveda la strutturazione standard e le sua efficienza risulta senz'altro inferiore. A Sybil non importa: è proprio la diversità ad alimentare il suo desiderio. Durante il periodo di crescita anche la capacità intellettuale è stata potenziata con impianti d'avanguardia e il cervello di Bud ha subito un monitoraggio costante. E tuttavia presenta settori che Sybil, pur avendo partecipato al progetto, non riesce a penetrare.
Un addetto ha intanto portato tazze, piattini e bevande. Bud beve con soddisfazione il liquido scuro e fumante, che chiama caffè, lei ne percepisce le caratteristiche con scarso gradimento. Parlano un po' di musica, interesse che condividono, e delle prossime audizioni in programma. Sybil aspetta che dica del contratto, ma lui non ne fa cenno. Dopo un silenzio prolungato si decide a chiedere se accetta. Bud scuote la testa.
«Non dovevi propormelo, è un'assurdità. Ti sei una strutturata e io un residuale, l'hai dimenticato?»
«Affatto. Si può fare, anche se avviene di rado. E tu sei molto più strutturato, ormai, di un comune residuale. Puoi fare molte cose che sarebbero rimaste fuori della tua portata. Vivrai meglio e più a lungo che se fossi rimasto nella condizione povera e marginale in cui sei...nato.»
Pronuncia la parola con imbarazzo: nessuno nasce in quel modo primitivo e animalesco tra gli strutturati. Lui tace e Sybil spera di averlo convinto, ma si ricrede subito. L'espressione è tesa, le rivolge uno sguardo ostile.
«E dove avreste dovuto riportami. Padre, madre, una donna con cui fare figli, non una specie di manichino superdotato. Cosa puoi capirne tu?»
L'addetto alla ristorazione torna con altro caffè e due bustine di carta. Bud sembra placarsi, prende un “cornetto” alla marmellata e lo morde di gusto.
«Non ne vuoi? Difficile trovarne così buoni».
«Figurati se m'interessa, – replica Sybil offesa, mentre i suoi circuiti annaspano- Così ci disprezzi! Se non volevi stare con noi, perché non l'hai detto? Sembravi contento di possedere tante capacità e competenze nuove.»
«Certo, perché mi avete plagiato con la vostra mitologia della tecnica. Vieni, ti mostro qualcosa».
Si spostano nella sala adiacente tutta specchi e velluti, dove fa bella mostra di sé un antico pianoforte a coda. Mentre Sybil lo osserva sgomenta lo apre e, con la mano sinistra che corre sui tasti a velocità strabiliante, esegue un pezzo complicato.
«Lo riconosci? Dai, cerca in quel tuo cervello positronico!»
«Ravel?» chiede incerta.
«Bravissima: concerto per la mano sinistra in re maggiore. Lo scrisse per un pianista che aveva perduto il braccio destro in guerra. Tra un po' saranno due secoli, pensa quanto siamo cambiati.»
«Ma tu, – balbetta lei – non sai suonare!»
Bud smette e la riconduce al tavolino.
«Adesso sì, con questa mano sinistra. Un gioiello: tecnologia d'avanguardia».
Tira su la manica, scopre l'attacco della protesi.
«Cosa è successo alla tua?»
Lui si cava di tasca una busta di carta, in tutto simile a quelle dei cornetti, e la butta sul tavolo.
«Non avevi chiesto la mia mano? L'ho tenuta da parte per te, in freezer.»
Apre la porta a vetri, va via, senza rivolgerle neppure un'occhiata.
Sybil prende con ripugnanza il sacchetto. La mano mozza si è in gran parte scongelata, del sangue comincia a colare dal polso.
(Da un MI. Il tema della mano mozzata era di scrittore incolore)