Primule sulla Luna
Posted: Wed Jun 04, 2025 2:00 pm
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Primule sulla Luna
Difficile raccogliere primule sulla Luna, se non ce le pianti; con la gravità ridotta, poi, si possono spiccare salti che neanche una star NBA, con tanto di annaffiatoio appresso colmo d'acqua. L'accortezza non sta tanto nell'evitare un'eccessiva insolazione nel lento giorno lunare, quanto nel riscaldare la piantina nell'altrettanto lunga notte. Il gibboso faccione selenico è sorpreso di vedermi, sono l'unico con il naso in su tra una folla intenta alla propria vita. Mentre qui si scioglie la rugiada su è già secco da chissà quante ore; chissà se lei abbia sete, me lo chiedo più volte. Forse la Luna si piegherebbe in un mezzo sorriso se riuscisse ad abbeverarsi da qualche parte, magari grazie all'acqua di una cometa di passaggio anche se dimentico sempre che lo scontro tra i due sarebbe traumatico. Già immagino un bel bernoccolo nero, per miliardi di anni che noi, qui, diremmo "un nuovo cratere da impatto, il cratere Pinco Pallino" perché, a una certa, gli scienziati ce li finiamo, ad appiccicarli a buchi e foruncoli lunari. Che poi, la Luna, li conosce? Sarebbe divertente sentirla, un giorno, dirci che le prude il cratere Tycho, quarantatré gradi sud e undici ovest, sì proprio quello, per poi chiamare l'asteroide Eros per scontrarsi con lei che, magari, le passa il prurito. Gran parte del cielo ha un nome o un codice identificativo, la Luna potrebbe lanciare un bel saluto a Haumea che, dall'altra parte del Sistema Solare, le direbbe quanto possa far freddo nella fascia di Kuiper. Non può nemmeno immaginare come ci si sente, con il sole non più grande di un chicco di riso su un cielo nero. Facile brillare e scaldarsi quando si gira intorno alla Terra, voglio vederti qui, a fare l'oggetto transnettuniano, questa è la risposta del pianeta nano. Carino, poi, pianeta nano, di certo oggi non si potrebbe nemmeno dire, dovremmo definirlo pianeta piccino, diversamente grande o altre cose corrette che possano distogliere l'attenzione dai veri problemi.
Su Haumea le primule non fioriscono, pensa questo la Luna mentre scuote la testa; noi le chiamiamo librazioni, spostamenti periodici del satellite che ci permettono di vedere poco più della faccia che ci mostra ogni volta. È la Luna che scuote la testa, lo fa a ogni guerra, lo fa quando pensa al freddo da Giove in poi e quando i terrapiattisti non si chiedono se sia piatta anche lei. Perché vuole attenzione, troppo facile mandare tostapane meccanici a studiarla o sparare proiettili laser, vorrei vedere quando gli uomini metteranno di nuovo piede su di lei... solo Marte le dà soddisfazione, carino che si imbarazza e diventa rosso ogni volta che la guarda. No, non lo fa con tutti, è l'attrazione per Selene a renderlo rubro d'amore. Lui ne ha due di satelliti, ma sono poco più che mosche che gli ronzano intorno per infastidirlo.
Forse le primule fiorirebbero su Marte anche se, nel cambio di stagione, rischiano di finire sepolte sotto la sabbia. La Luna sta lì a ricambiare lo sguardo del pianeta rosso, pensa a come "marziano" sia oggi sinonimo di extraterrestre, in generale. Marziano e non lunare, perché, lei non è fuori dalla Terra? Voglio proprio vedere gli omini prendere la bicicletta e venire qui mentre dicono che qualcosa di alieno è marziano... se la ride sotto i baffi, anche se da quaggiù appare sempre quella faccia pensosa. Troppo bassa la risoluzione degli occhi, con qualche telescopio si possono scrutare le pieghe della sua intimità. Povera Luna, mai una volta che può stare in pace, giusto per distrarsi un attimo e tornare sollevata dopo qualche miliardo di anni passati a fissarci. Chissà se si nasconderebbe dietro gli anelli di Saturno o se potrebbe approfittarne per andare a trovare proprio Haumea. No, troppo freddo, poi lei è più grande, finisce che il pianetino ghiacciato le piomba addosso nella foga di un abbraccio distruggendo entrambi. Pazienza, si fa guardare mentre si specchia al Sole, dipinge ombrine maliziose sul bordo dei crateri in base alle sue fasi senza contare quel vedo-non-vedo sul terminatore che ne risalta i particolari. Attraente, amabile palla lattiginosa, invocazioni dei poeti e progetti scientifici non possono sbagliarsi: dietro le etichette di mari, monti, piane e crateri deve esserci un richiamo ancestrale difficile da cogliere. Lo stesso che mi fa alzare la testa, fino a trovarla, pallida sul cielo mattutino.
Volevo piantare primule sulla Luna, un giorno. Mi sono fermato sul bordo di un cratere a guardare i terrestri farsi la guerra; peccato, il verde-blu di quella palla è un bel colore, trasformarlo in un arido marroncino non sarebbe l'ideale, bastano già le nubi su Venere. Avevo queste primule in mano e la Luna mi ha detto di tenerle per onorare i nostri morti. Non credevo che un mondo statico in un eterno presente mi parlasse di vita e di morte; l'ho rimproverata di essere arida e inerte. Come il nostro cuore, è stata la sua risposta. Ho lasciato cadere le primule al suolo, si sono sfaldate per l'assenza di atmosfera mentre un Sole sovrano ha contribuito ad avvizzirle fino a bruciarle. Il nostro satellite è una grigia palla di polvere e crateri come tanti altri sassi dello spazio, mentre la vita appartiene alla Terra anche se stiamo cercando di cancellarla.
Forse non posso piantare primule sulla Luna.
Forse non posso andare sulla Luna.
Forse tutto questo non è mai esistito.
Un vasetto di primule sta su una sedia, vicino alla manovia, credo che sia un regalo per la festa della donna.
Prendo l'ennesimo pezzo dal carrello, in questa catena di montaggio che mi strappa alla giovinezza per portarmi alla vecchiaia. Hanno preso la mia vita e i miei sogni in cambio di un misero e necessario indennizzo: per così poco non permetterò che si prendano anche la mia capacità di immaginare.
Primule sulla Luna
Difficile raccogliere primule sulla Luna, se non ce le pianti; con la gravità ridotta, poi, si possono spiccare salti che neanche una star NBA, con tanto di annaffiatoio appresso colmo d'acqua. L'accortezza non sta tanto nell'evitare un'eccessiva insolazione nel lento giorno lunare, quanto nel riscaldare la piantina nell'altrettanto lunga notte. Il gibboso faccione selenico è sorpreso di vedermi, sono l'unico con il naso in su tra una folla intenta alla propria vita. Mentre qui si scioglie la rugiada su è già secco da chissà quante ore; chissà se lei abbia sete, me lo chiedo più volte. Forse la Luna si piegherebbe in un mezzo sorriso se riuscisse ad abbeverarsi da qualche parte, magari grazie all'acqua di una cometa di passaggio anche se dimentico sempre che lo scontro tra i due sarebbe traumatico. Già immagino un bel bernoccolo nero, per miliardi di anni che noi, qui, diremmo "un nuovo cratere da impatto, il cratere Pinco Pallino" perché, a una certa, gli scienziati ce li finiamo, ad appiccicarli a buchi e foruncoli lunari. Che poi, la Luna, li conosce? Sarebbe divertente sentirla, un giorno, dirci che le prude il cratere Tycho, quarantatré gradi sud e undici ovest, sì proprio quello, per poi chiamare l'asteroide Eros per scontrarsi con lei che, magari, le passa il prurito. Gran parte del cielo ha un nome o un codice identificativo, la Luna potrebbe lanciare un bel saluto a Haumea che, dall'altra parte del Sistema Solare, le direbbe quanto possa far freddo nella fascia di Kuiper. Non può nemmeno immaginare come ci si sente, con il sole non più grande di un chicco di riso su un cielo nero. Facile brillare e scaldarsi quando si gira intorno alla Terra, voglio vederti qui, a fare l'oggetto transnettuniano, questa è la risposta del pianeta nano. Carino, poi, pianeta nano, di certo oggi non si potrebbe nemmeno dire, dovremmo definirlo pianeta piccino, diversamente grande o altre cose corrette che possano distogliere l'attenzione dai veri problemi.
Su Haumea le primule non fioriscono, pensa questo la Luna mentre scuote la testa; noi le chiamiamo librazioni, spostamenti periodici del satellite che ci permettono di vedere poco più della faccia che ci mostra ogni volta. È la Luna che scuote la testa, lo fa a ogni guerra, lo fa quando pensa al freddo da Giove in poi e quando i terrapiattisti non si chiedono se sia piatta anche lei. Perché vuole attenzione, troppo facile mandare tostapane meccanici a studiarla o sparare proiettili laser, vorrei vedere quando gli uomini metteranno di nuovo piede su di lei... solo Marte le dà soddisfazione, carino che si imbarazza e diventa rosso ogni volta che la guarda. No, non lo fa con tutti, è l'attrazione per Selene a renderlo rubro d'amore. Lui ne ha due di satelliti, ma sono poco più che mosche che gli ronzano intorno per infastidirlo.
Forse le primule fiorirebbero su Marte anche se, nel cambio di stagione, rischiano di finire sepolte sotto la sabbia. La Luna sta lì a ricambiare lo sguardo del pianeta rosso, pensa a come "marziano" sia oggi sinonimo di extraterrestre, in generale. Marziano e non lunare, perché, lei non è fuori dalla Terra? Voglio proprio vedere gli omini prendere la bicicletta e venire qui mentre dicono che qualcosa di alieno è marziano... se la ride sotto i baffi, anche se da quaggiù appare sempre quella faccia pensosa. Troppo bassa la risoluzione degli occhi, con qualche telescopio si possono scrutare le pieghe della sua intimità. Povera Luna, mai una volta che può stare in pace, giusto per distrarsi un attimo e tornare sollevata dopo qualche miliardo di anni passati a fissarci. Chissà se si nasconderebbe dietro gli anelli di Saturno o se potrebbe approfittarne per andare a trovare proprio Haumea. No, troppo freddo, poi lei è più grande, finisce che il pianetino ghiacciato le piomba addosso nella foga di un abbraccio distruggendo entrambi. Pazienza, si fa guardare mentre si specchia al Sole, dipinge ombrine maliziose sul bordo dei crateri in base alle sue fasi senza contare quel vedo-non-vedo sul terminatore che ne risalta i particolari. Attraente, amabile palla lattiginosa, invocazioni dei poeti e progetti scientifici non possono sbagliarsi: dietro le etichette di mari, monti, piane e crateri deve esserci un richiamo ancestrale difficile da cogliere. Lo stesso che mi fa alzare la testa, fino a trovarla, pallida sul cielo mattutino.
Volevo piantare primule sulla Luna, un giorno. Mi sono fermato sul bordo di un cratere a guardare i terrestri farsi la guerra; peccato, il verde-blu di quella palla è un bel colore, trasformarlo in un arido marroncino non sarebbe l'ideale, bastano già le nubi su Venere. Avevo queste primule in mano e la Luna mi ha detto di tenerle per onorare i nostri morti. Non credevo che un mondo statico in un eterno presente mi parlasse di vita e di morte; l'ho rimproverata di essere arida e inerte. Come il nostro cuore, è stata la sua risposta. Ho lasciato cadere le primule al suolo, si sono sfaldate per l'assenza di atmosfera mentre un Sole sovrano ha contribuito ad avvizzirle fino a bruciarle. Il nostro satellite è una grigia palla di polvere e crateri come tanti altri sassi dello spazio, mentre la vita appartiene alla Terra anche se stiamo cercando di cancellarla.
Forse non posso piantare primule sulla Luna.
Forse non posso andare sulla Luna.
Forse tutto questo non è mai esistito.
Un vasetto di primule sta su una sedia, vicino alla manovia, credo che sia un regalo per la festa della donna.
Prendo l'ennesimo pezzo dal carrello, in questa catena di montaggio che mi strappa alla giovinezza per portarmi alla vecchiaia. Hanno preso la mia vita e i miei sogni in cambio di un misero e necessario indennizzo: per così poco non permetterò che si prendano anche la mia capacità di immaginare.