[CPQ 25] Uova al tegamino
Posted: Tue Apr 22, 2025 10:10 am
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Tema scelto: la frase di U. Veronesi sul fatto che non ci sono differenze tra gli animali.
[CPQ 25] Uova al tegamino
Difficile immaginare la sorpresa di Anna quando, nel rompere un uovo nella teglia, ha visto fuoriuscirne un pulcino.
"Di certo sarà morto", pensa, "l'uovo era in frigo". Avvicina la testa e cerca di trattenere un naturale ribrezzo nel pensare di dare sepoltura nell'umido a quella creaturina mai nata. Giusto un attimo, prima di vederlo alzarsi sulle zampe, aprire gli occhi, e fissarla.
«Ma che...»
«Mamma!» il pulcino è entusiasta, «visto? Alla fine sono nato; non vedevo l'ora, fino a poco fa avevo un freddo che non saprei descriverti!»
«Ho lavorato troppo...» La donna scuote la testa.
«Sì, lo dicevi questi giorni a papà.» Il volatile si guarda intorno, «piuttosto, dov'è?»
«A fare spesa. Ma tu non dovresti parlarmi: dev'essere l'effetto collaterale delle gocce.»
«Infatti non ti servono, non ne hai motivo, mamma. Poi perché non dovrei parlare? Il becco ce l'ho e sono una creatura viva, come te. Tra l'altro, non avresti qualcosa da darmi?»
«Dovrei avere delle foglie di insalata e dei semi, forse potrei provare con quelli.»
«Mi piacciono molto i semi, mamma. Il miglio è il mio preferito, più del chilometro!» Ride. «Visto? Devi ammettere che questa ti è piaciuta.»
«Non comprerò più quelle tisane dall'erborista,» commenta lei. «Assaggia il finocchietto, assaggia la cicoria... finisce che mi ha dato qualche bustina di allucinogeno.»
«C'è qualcosa che non va?»
«Il fatto che parli,» gli passa qualche seme. «Entro stasera uno di noi due deve essere esaminato, forse una tac è la cosa migliore.»
«Bello! Poi faccio anche un tic... così tic tac, mamma. Tra l'altro, io ti identifico come mia madre, ma è ovvio che siamo diversi anche se siamo tutti esseri viventi.»
«Basta parlare, davvero.»
«Perché dovrei smettere?» Abbassa il becco e raccoglie un seme. «Buono, buonissimo. Non so se sia made in Italy, ma da qualsiasi parte del mondo viene, questo è fantastico.»
«Made in Italy? Ma di cosa parli?»
«Mentre aspettavo di nascere ho sentito le vostre voci e altri suoni di questa casa. So già dal telegiornale che non siamo in un buon momento ma, da pulcino, se riesco a sfuggire a qualche pentola ho più possibilità di salvarmi di voi.» Abbassa lo sguardo e nota il fondo traslucido della teglia. «Non che la mia vita sia iniziata bene, c'è da ammetterlo.»
«Visto che sei così sveglio, allora, rispondi alle mie domande. Ho comprato le uova al supermercato, le ho tenute in frigo una settimana e ne sei uscito tu.»
«Il miracolo della vita!»
«Poi dicono che non serve credere ai complotti e che non è vero che, se si vuole qualcosa di genuino, bisogna farselo da soli. Chissà cosa danno alle galline per dare vita a roba del genere...»
«Perché? In fondo sono vivo, questo dimostra che l'allevamento era eccellente.»
«Comunque sia, le uova ce le mangiamo e i polli anche. Cosa dovrei fare? Allevarti come un figlio? Farti studiare e vederti realizzato nel lavoro? Cosa pensi di diventare in questa società, una sveglia? L'uccellino dell'orologio a cucù?»
«Viviamo in un mondo che nega la fantasia, ovvio che non mi si prospettano grandi strade. Eppure con impegno e con il tuo supporto posso diventare qualsiasi cosa. Pensa che potrei, addirittura, fare da modello per lo sviluppo di fusoliere per aerei, vista la mia natura di uccello.»
«Torna a terra che non sai volare.»
«Non intendo questo come supporto!» Il pulcino gonfia il petto. «Sarei anche un perfetto sponsor di tutti quei prodotti che hanno un pollo come marchio: cereali, riso, ... Sarei più adattabile di un modello di computer grafica e imparerei in fretta movimenti e battute.»
«Certo, perché polli e galline sono famosi per la loro intelligenza. Anche i modi di dire sono dalla tua parte: cervello di gallina è notoriamente un complimento.»
«Non devi essere scontrosa, mamma...» abbassa la testa e becca un altro seme. Lo manda giù con poca grazia prima di riprendere a parlare. «Se non accetti il mio essere diverso, non potrai diventare una persona migliore.»
«Forse hai ragione, forse il mondo non può diventare migliore per la quotidiana paura del diverso in ogni ambito. Il sistema funziona così, in fondo.»
«Vedo che mi capisci.»
Il rumore del citofono interrompe i loro discorsi; l'implume continua a beccare mentre Anna si avvicina alla porta; si sorprende di non vedere nulla dallo spioncino, deve essere di certo uno scherzo di qualche bambino vivace. Torna sui suoi passi, prima di sentire altri strani rumori e, di nuovo, il suono del citofono.
«Cosa deve accadere ancora oggi?»
Piega la bocca di lato, con un mezzo scatto guarda in modo fugace il pulcino prima di girarsi e aprire l'uscio. Di fronte a lei un pollo: aspetto distinto, si accarezza le piume con l'ala, prima di passarci il becco in mezzo, per qualche istante.
«Davvero, che cos'è, uno scherzo?»
«Scherzo?» Inizia a dire il pennuto. «Signora, so che mio figlio è da lei per via di strani disguidi nella consegna delle uova: vorrei solo riaverlo, poi me ne andrò.»
«Quindi...»
Con l'ala fa cenno di entrare. «Non si preoccupi, non sporco mica, faccio in un attimo.»
Il gallo supera l'uscio, la sala, raggiunge l'angolo cottura; non manca di guardarsi intorno con aria sorpresa, prima di notare, in una pentola, suo figlio.
«Non mi metto di certo a sindacare sulle abitudini degli esseri umani,» riprende il volatile con aria attonita. «D'altra parte, immagino anche lo stato d'animo dei lombrichi quando vengono a parlare con me...»
«Va bene, pollo, prenditi questo pulcino e sparisci, prima che ti uso come cena.»
«Che modi! Me ne vado solo per motivi di catena alimentare: nella mia posizione non posso stare qui a sindacare.»
«Tu saresti papà?» Il pulcino scende dalla teglia, ma ha paura di saltare dal piano della cucina al pavimento; la donna, presa da compassione, lo prende e lo posa a terra.
«Ti ho ritrovato, figliolo,» indica Anna con l'ala. «Ringrazia la signora che ti ha aiutato, come si dice?»
«Grazie, mamma... scusi, grazie signora. Ma è stato un piacere incontrarla.»
«Di niente,» risponde lei.
«Guardi, se vuole passiamo direttamente dal terrazzo.» Il gallo gira la testa verso il finestrone sul retro. «Raggiungeremo i campi in un attimo, lei è al piano terra.»
«Certo, certo, ci mancherebbe.»
La donna apre la grande finestra di fianco al frigorifero e attende l'uscita dei due pennuti. Li saluta con cordialità, prima di richiudere le due ante di quella scappatoia sul retro; li sente parlare, li segue con lo sguardo mentre i due saltano nel terreno sottostante per sparire progressivamente dalla sua vista.
Anna si volta con un sospiro di sollievo. Vede la teglia vicino ai fornelli, con qualche semino dentro; "meglio lavarla, ci ha camminato sopra un pulcino", la infila nella lavastoviglie e ne prende un'altra da un cassetto della cucina.
«Bene,» prova a darsi man forte, «preparo la frittata per davvero; di certo è tutta un'allucinazione.»
Con un uovo in mano, le arriva da fuori l'eco di un «mentre salti sbatti le ali, figliolo, così rallenti la caduta!» che quasi le cade l'uovo dalle mani per lo sconforto.
«Allucinazione,» prosegue, «allucinazione senz'altro.»
Gira il chiavistello, si apre la porta di casa, dall'altra parte dell'ampio ambiente sala-cucina. Rientra Luciano, suo marito, con la spesa e uno sguardo interrogativo nel trovarla sospesa con l'uovo in mano.
«C'è qualcosa che non va?»
«No, nulla, preparo la cena. Ero solo sovrappensiero.» Vede le buste della spesa. «Piuttosto, la spesa la sistemo io, pensa tu alle uova che ho qualche problema.»
«Problema? Sono rovinate?»
«No, problema dialettico.»
Il marito non si chiede cosa ci sia da disquisire sulle uova; entrambi sono a fine giornata ed è già troppo quello che hanno alle spalle.
Da fuori, intanto, giungono delle voci: «forza, non è difficile, sbatti le ali mentre salti!»
«Bambini che giocano...» commenta Luciano con un sorriso.
«Sì... bambini...» Risponde Anna.
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Tema scelto: la frase di U. Veronesi sul fatto che non ci sono differenze tra gli animali.
[CPQ 25] Uova al tegamino
Difficile immaginare la sorpresa di Anna quando, nel rompere un uovo nella teglia, ha visto fuoriuscirne un pulcino.
"Di certo sarà morto", pensa, "l'uovo era in frigo". Avvicina la testa e cerca di trattenere un naturale ribrezzo nel pensare di dare sepoltura nell'umido a quella creaturina mai nata. Giusto un attimo, prima di vederlo alzarsi sulle zampe, aprire gli occhi, e fissarla.
«Ma che...»
«Mamma!» il pulcino è entusiasta, «visto? Alla fine sono nato; non vedevo l'ora, fino a poco fa avevo un freddo che non saprei descriverti!»
«Ho lavorato troppo...» La donna scuote la testa.
«Sì, lo dicevi questi giorni a papà.» Il volatile si guarda intorno, «piuttosto, dov'è?»
«A fare spesa. Ma tu non dovresti parlarmi: dev'essere l'effetto collaterale delle gocce.»
«Infatti non ti servono, non ne hai motivo, mamma. Poi perché non dovrei parlare? Il becco ce l'ho e sono una creatura viva, come te. Tra l'altro, non avresti qualcosa da darmi?»
«Dovrei avere delle foglie di insalata e dei semi, forse potrei provare con quelli.»
«Mi piacciono molto i semi, mamma. Il miglio è il mio preferito, più del chilometro!» Ride. «Visto? Devi ammettere che questa ti è piaciuta.»
«Non comprerò più quelle tisane dall'erborista,» commenta lei. «Assaggia il finocchietto, assaggia la cicoria... finisce che mi ha dato qualche bustina di allucinogeno.»
«C'è qualcosa che non va?»
«Il fatto che parli,» gli passa qualche seme. «Entro stasera uno di noi due deve essere esaminato, forse una tac è la cosa migliore.»
«Bello! Poi faccio anche un tic... così tic tac, mamma. Tra l'altro, io ti identifico come mia madre, ma è ovvio che siamo diversi anche se siamo tutti esseri viventi.»
«Basta parlare, davvero.»
«Perché dovrei smettere?» Abbassa il becco e raccoglie un seme. «Buono, buonissimo. Non so se sia made in Italy, ma da qualsiasi parte del mondo viene, questo è fantastico.»
«Made in Italy? Ma di cosa parli?»
«Mentre aspettavo di nascere ho sentito le vostre voci e altri suoni di questa casa. So già dal telegiornale che non siamo in un buon momento ma, da pulcino, se riesco a sfuggire a qualche pentola ho più possibilità di salvarmi di voi.» Abbassa lo sguardo e nota il fondo traslucido della teglia. «Non che la mia vita sia iniziata bene, c'è da ammetterlo.»
«Visto che sei così sveglio, allora, rispondi alle mie domande. Ho comprato le uova al supermercato, le ho tenute in frigo una settimana e ne sei uscito tu.»
«Il miracolo della vita!»
«Poi dicono che non serve credere ai complotti e che non è vero che, se si vuole qualcosa di genuino, bisogna farselo da soli. Chissà cosa danno alle galline per dare vita a roba del genere...»
«Perché? In fondo sono vivo, questo dimostra che l'allevamento era eccellente.»
«Comunque sia, le uova ce le mangiamo e i polli anche. Cosa dovrei fare? Allevarti come un figlio? Farti studiare e vederti realizzato nel lavoro? Cosa pensi di diventare in questa società, una sveglia? L'uccellino dell'orologio a cucù?»
«Viviamo in un mondo che nega la fantasia, ovvio che non mi si prospettano grandi strade. Eppure con impegno e con il tuo supporto posso diventare qualsiasi cosa. Pensa che potrei, addirittura, fare da modello per lo sviluppo di fusoliere per aerei, vista la mia natura di uccello.»
«Torna a terra che non sai volare.»
«Non intendo questo come supporto!» Il pulcino gonfia il petto. «Sarei anche un perfetto sponsor di tutti quei prodotti che hanno un pollo come marchio: cereali, riso, ... Sarei più adattabile di un modello di computer grafica e imparerei in fretta movimenti e battute.»
«Certo, perché polli e galline sono famosi per la loro intelligenza. Anche i modi di dire sono dalla tua parte: cervello di gallina è notoriamente un complimento.»
«Non devi essere scontrosa, mamma...» abbassa la testa e becca un altro seme. Lo manda giù con poca grazia prima di riprendere a parlare. «Se non accetti il mio essere diverso, non potrai diventare una persona migliore.»
«Forse hai ragione, forse il mondo non può diventare migliore per la quotidiana paura del diverso in ogni ambito. Il sistema funziona così, in fondo.»
«Vedo che mi capisci.»
Il rumore del citofono interrompe i loro discorsi; l'implume continua a beccare mentre Anna si avvicina alla porta; si sorprende di non vedere nulla dallo spioncino, deve essere di certo uno scherzo di qualche bambino vivace. Torna sui suoi passi, prima di sentire altri strani rumori e, di nuovo, il suono del citofono.
«Cosa deve accadere ancora oggi?»
Piega la bocca di lato, con un mezzo scatto guarda in modo fugace il pulcino prima di girarsi e aprire l'uscio. Di fronte a lei un pollo: aspetto distinto, si accarezza le piume con l'ala, prima di passarci il becco in mezzo, per qualche istante.
«Davvero, che cos'è, uno scherzo?»
«Scherzo?» Inizia a dire il pennuto. «Signora, so che mio figlio è da lei per via di strani disguidi nella consegna delle uova: vorrei solo riaverlo, poi me ne andrò.»
«Quindi...»
Con l'ala fa cenno di entrare. «Non si preoccupi, non sporco mica, faccio in un attimo.»
Il gallo supera l'uscio, la sala, raggiunge l'angolo cottura; non manca di guardarsi intorno con aria sorpresa, prima di notare, in una pentola, suo figlio.
«Non mi metto di certo a sindacare sulle abitudini degli esseri umani,» riprende il volatile con aria attonita. «D'altra parte, immagino anche lo stato d'animo dei lombrichi quando vengono a parlare con me...»
«Va bene, pollo, prenditi questo pulcino e sparisci, prima che ti uso come cena.»
«Che modi! Me ne vado solo per motivi di catena alimentare: nella mia posizione non posso stare qui a sindacare.»
«Tu saresti papà?» Il pulcino scende dalla teglia, ma ha paura di saltare dal piano della cucina al pavimento; la donna, presa da compassione, lo prende e lo posa a terra.
«Ti ho ritrovato, figliolo,» indica Anna con l'ala. «Ringrazia la signora che ti ha aiutato, come si dice?»
«Grazie, mamma... scusi, grazie signora. Ma è stato un piacere incontrarla.»
«Di niente,» risponde lei.
«Guardi, se vuole passiamo direttamente dal terrazzo.» Il gallo gira la testa verso il finestrone sul retro. «Raggiungeremo i campi in un attimo, lei è al piano terra.»
«Certo, certo, ci mancherebbe.»
La donna apre la grande finestra di fianco al frigorifero e attende l'uscita dei due pennuti. Li saluta con cordialità, prima di richiudere le due ante di quella scappatoia sul retro; li sente parlare, li segue con lo sguardo mentre i due saltano nel terreno sottostante per sparire progressivamente dalla sua vista.
Anna si volta con un sospiro di sollievo. Vede la teglia vicino ai fornelli, con qualche semino dentro; "meglio lavarla, ci ha camminato sopra un pulcino", la infila nella lavastoviglie e ne prende un'altra da un cassetto della cucina.
«Bene,» prova a darsi man forte, «preparo la frittata per davvero; di certo è tutta un'allucinazione.»
Con un uovo in mano, le arriva da fuori l'eco di un «mentre salti sbatti le ali, figliolo, così rallenti la caduta!» che quasi le cade l'uovo dalle mani per lo sconforto.
«Allucinazione,» prosegue, «allucinazione senz'altro.»
Gira il chiavistello, si apre la porta di casa, dall'altra parte dell'ampio ambiente sala-cucina. Rientra Luciano, suo marito, con la spesa e uno sguardo interrogativo nel trovarla sospesa con l'uovo in mano.
«C'è qualcosa che non va?»
«No, nulla, preparo la cena. Ero solo sovrappensiero.» Vede le buste della spesa. «Piuttosto, la spesa la sistemo io, pensa tu alle uova che ho qualche problema.»
«Problema? Sono rovinate?»
«No, problema dialettico.»
Il marito non si chiede cosa ci sia da disquisire sulle uova; entrambi sono a fine giornata ed è già troppo quello che hanno alle spalle.
Da fuori, intanto, giungono delle voci: «forza, non è difficile, sbatti le ali mentre salti!»
«Bambini che giocano...» commenta Luciano con un sorriso.
«Sì... bambini...» Risponde Anna.