[MI185] Titolo: ascolta il mio naso
Posted: Sun Dec 08, 2024 10:48 pm
Traccia: “Un’esperienza sensoriale”
Titolo: ascolta il mio naso
“Alzati, sono dieci volte che ti chiamo e poi rompi che fai tardi!”
“Ma che fai? Non scoprirmi, ti ho detto che oggi seguiamo in streaming."
Guardo mia figlia con sospetto:
“Quando me lo avresti detto?”
Ma mi lasci dormire? Te l’ho detto ieri sera e anche quando mi hai urlato dal soggiorno, cavolo mamma, mettiti un apparecchio acustico!”
È indubbio che ormai l’udito sia zoppicante e la memoria pure, aggiungiamo che sto diventando una talpa e il quadro è incorniciato.”
Non pensavo avrei avuto un simile tracollo così presto.
Si sa, dai quaranta comincia a calare la vista a breve distanza, ora ho scavallato un altro decennio e quando sono stanca vedo sfocato anche da lontano, per tutti è così, ma nessuno lamenta la sordità, è una disfunzione associata ai vecchi e io sono la prima ad alzare l’asticella di inclusione del termine ragazze.
Sento spargersi nell’aria la fragranza del pane. È un profumo che mi inebria. A casa mia nessuno ha mai fatto il pane, né mia madre, né mia nonna; ho iniziato io con la romantica idea di una pasta madre che avrei tramandato alle mie figlie e poi ai nipoti. Dopo averne uccise diverse, ho reputato che lo spreco di farina fosse inaccettabile e ho optato per il lievito di birra fresco.
Apro il forno, vengo investita da un calore che mi riempie narici e polmoni di buono.
È odore di famiglia, di tradizioni, di amore per gli altri. Mi fa sentire bene.
Al lavoro sento che hanno nuovamente usato il detersivo alla lavanda che, mischiato alla puzza di uno straccio che dovrebbe passare a miglior vita, mi fa pizzicare il naso e mi regala un non gradito senso di nausea.
“Neanche quando eri incinta sentivi tutti questi odori, oggi non indovini il mio pranzo?”
Sorrido, siamo colleghe da un quarto di secolo, posso sicuramente definirla una cara amica.
Sento che apre la ciotola mentre vado nella mia stanza.
“Ehi, mi stai sfidando? Hai portato il polpettone di tonno e bieta all’agro per contorno!”
Valeria urla che è impossibile, che è cibo inodore.
Oltre a sentire l’odore, lei prepara sempre le stesse cose.
Non è stato difficile, decido però di approfittarne:
“Tu non senti l’odore perché fumi. Da quanto tempo è, che hai questa tossetta?”
Valeria sa che parlo per il suo bene, ma svìa il discorso:
“Tu hai sviluppato un super olfatto perché stai diventando una talpa e sorda come una campana medievale.”
Mi hanno detto che alla mia età la diminuzione di alcuni sensi non sviluppa maggiormente gli altri, forse presto maggiore attenzione ai segnali del mio corpo. I miei figli ancora si stupiscono quando gli dico di spegnere il forno quando sento dall’odore che una pietanza ha raggiunto la cottura.
“Basta pensare al mio naso! Mettiamoci al lavoro, ci vediamo in saletta per il pranzo.”
La mattinata vola, c’è molto lavoro e procedo spedita.
Lo stomaco comincia a borbottare già alle 11. Alla mezza attacco la mia ciotola scalda-vivande alla corrente e non sono la sola a sentire dopo una decina di minuti l’odorino di pollo al curry.
Mi aumenta la salivazione e mi deconcentro, totalmente persa negli odori che si mischiano nella stanza. Mattia ha messo a scaldare un panino con la porchetta sul termosifone, anche Luisa ha una ciotola che si scalda, ma la sua è in acciaio, sento del minestrone con fagioli, avverto però dei sentori particolari, esotici, forse del lime, ma anche di miele di eucalipto, una nota di legno affumicato…una spezia che non conosco, chiedo curiosa e mi dice di avere aggiunto del cardamomo.
Finalmente sono le tredici, ci spostiamo in saletta per mangiare.
Valeria è già seduta e mi ha tenuto il posto di fronte. Noto che ha un po’ di occhiaie, ultimamente è anche dimagrita velocemente.
Chiacchieriamo di lavoro, delle nostre famiglie, dell’organizzazione della festa per i diciotto anni di sua figlia più piccola.
Mi sento a disagio. Sento un odore acre, cattivo, noto.
Guardo velocemente i piatti di chi mi sta intorno.
Valeria mi chiede se c’è qualcosa che non va avvicinandosi al mio volto.
Avevo intuito che provenisse da lei quell’odore, ora ne ho la certezza.
Potrei banalmente dire che ha l’alito cattivo, ma non è così. È qualcosa dentro di lei, che fa uscire dalla sua bocca questo odore.
Odore di morte. Così lo avevo identificato quando da ragazza andavo a trovare mio nonno, i suoi ultimi giorni in ospedale. Aveva un tumore ai polmoni.
Sono atterrita. Cosa posso dirle? Ascolta il mio naso: odori di morte, andiamo in ospedale?
Rifletto sui giorni passati, avevo già avvertito uno strano odore in pausa pranzo, ma non lo avevo collegato, mischiato agli odori di decine di pranzi diversi. Forse oggi è più forte? Saremo in tempo?
Valeria mi stringe il braccio, è preoccupata. Non sono mai stata brava a nascondere le emozioni.
Crede che sia io a sentirmi male. Mi chiede perché non le rispondo.
Ero persa nella preoccupazione, questa volta l’incipiente sordità non ha colpe.
“Ti fidi di me? Ti prego, fidati di me, andiamo in ospedale.”
Mi guarda preoccupatissima, dalla sua risposta capisco di essere stata troppo criptica, pensa che sia io ad avere bisogno di un pronto soccorso.
“Non mi piace la tua tosse e sei dimagrita troppo e poi dici sempre di essere spossata. Voglio portarti in ospedale.”
Mi sta guardando come se fossi un’aliena. Mi avvicino a lei, sussurro, per non sembrare folle anche a tutti gli altri colleghi.
“Ti prego, togliamoci ogni dubbio. Hai un odore che mi preoccupa, davvero. Mi conosci, ci scherzo sul mio olfatto, ma questa volta…ti prego.”
Valeria si stacca allontanando anche la sedia, ha istintivamente portato una mano davanti alla bocca, è diventata rossa per l’imbarazzo.
“Valeria, non è questione di alito. Ti prego, facciamo un salto in ospedale.”
Mi guarda scettica.
“Ma che odore senti? Cosa pensi che abbia? Devo organizzare il diciottesimo di Mara. Non ha senso.”
Mi sento stretta in una morsa. La gravità di quel che temo e la ridicolaggine della sensazione a supporto.
“Valeria, è importante. Ho paura che possa essere qualcosa di grave. Capisco che sembra assurdo, ma anche solo per scrupolo. Per favore.”
La vedo incupirsi. Mi guarda di sottecchi. Io mi sento lo stomaco liquido. Sto facendo la figura della stupida, ma ancora mi arriva quell’odore pungente, amaro, cattivo, che non mi fa desistere:
“Dammi retta, andiamo al pronto soccorso, o almeno, fissiamo un appuntamento da uno pneumologo, subito. Ti faccio una proposta, se non è nulla, la visita la pago io volentieri, ok? Però te la fisso il prima possibile, se riesco anche oggi.”
Valeria mi guarda con occhi sgranati, tento di interpretare il suo stato d’animo, ma lei mi anticipa:
“Una mossa ad effetto per farmi smettere di fumare? Ma che ti prende? Sembri fuori di te.”
Lo stomaco liquido doveva essere corrosivo, perché ora mi sto sciogliendo in toto. La voce di Valeria era incrinata, si sta preoccupando, tenta la razionalità, ma ha capito che non scherzo.
“Valeria, mi sento un’idiota, ma sono veramente preoccupata. Io questo odore lo ho già sentito. Vale la pena indagare. Vieni con me in ospedale?”
Ci pensa qualche secondo, è combattuta, la vedo.
“Loredana, non posso. Sono davvero troppo indaffarata. Non posso mandare tutto all’aria per delle sensazioni.”
Mi intenerisce, me lo sta dicendo mordendosi il labbro, con voce insicura, decido che la risolutezza deve essere mia.
“Ora ti fisso un appuntamento, sarò felice di pagartelo io se risulterà una visita inutile, ma tu verrai senza fare obiezioni.”
Mi alzo e corro a finire le mie pratiche per poi dedicarmi all’impegno preso. Valeria non ha obiettato.
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“Grazie. Ancora non ci credo. Mi hai salvata, ti rendi conto? Il dottore ha detto chiaramente che la diagnosi precoce è stata fondamentale, assurdo…”
Sono felice. Mi sentivo un super eroe, con mantello e super potere, poi l’oncologo si è complimentato, dicendo che anche alcuni cani riescono a sentire in anticipo gli odori di alcune malattie. Valeria lo ascoltava rapita, io per trattenere le risate ho iniziato a lacrimare, non avevo il mantello, ma sicuramente un bel tartufo al posto del naso.
Titolo: ascolta il mio naso
“Alzati, sono dieci volte che ti chiamo e poi rompi che fai tardi!”
“Ma che fai? Non scoprirmi, ti ho detto che oggi seguiamo in streaming."
Guardo mia figlia con sospetto:
“Quando me lo avresti detto?”
Ma mi lasci dormire? Te l’ho detto ieri sera e anche quando mi hai urlato dal soggiorno, cavolo mamma, mettiti un apparecchio acustico!”
È indubbio che ormai l’udito sia zoppicante e la memoria pure, aggiungiamo che sto diventando una talpa e il quadro è incorniciato.”
Non pensavo avrei avuto un simile tracollo così presto.
Si sa, dai quaranta comincia a calare la vista a breve distanza, ora ho scavallato un altro decennio e quando sono stanca vedo sfocato anche da lontano, per tutti è così, ma nessuno lamenta la sordità, è una disfunzione associata ai vecchi e io sono la prima ad alzare l’asticella di inclusione del termine ragazze.
Sento spargersi nell’aria la fragranza del pane. È un profumo che mi inebria. A casa mia nessuno ha mai fatto il pane, né mia madre, né mia nonna; ho iniziato io con la romantica idea di una pasta madre che avrei tramandato alle mie figlie e poi ai nipoti. Dopo averne uccise diverse, ho reputato che lo spreco di farina fosse inaccettabile e ho optato per il lievito di birra fresco.
Apro il forno, vengo investita da un calore che mi riempie narici e polmoni di buono.
È odore di famiglia, di tradizioni, di amore per gli altri. Mi fa sentire bene.
Al lavoro sento che hanno nuovamente usato il detersivo alla lavanda che, mischiato alla puzza di uno straccio che dovrebbe passare a miglior vita, mi fa pizzicare il naso e mi regala un non gradito senso di nausea.
“Neanche quando eri incinta sentivi tutti questi odori, oggi non indovini il mio pranzo?”
Sorrido, siamo colleghe da un quarto di secolo, posso sicuramente definirla una cara amica.
Sento che apre la ciotola mentre vado nella mia stanza.
“Ehi, mi stai sfidando? Hai portato il polpettone di tonno e bieta all’agro per contorno!”
Valeria urla che è impossibile, che è cibo inodore.
Oltre a sentire l’odore, lei prepara sempre le stesse cose.
Non è stato difficile, decido però di approfittarne:
“Tu non senti l’odore perché fumi. Da quanto tempo è, che hai questa tossetta?”
Valeria sa che parlo per il suo bene, ma svìa il discorso:
“Tu hai sviluppato un super olfatto perché stai diventando una talpa e sorda come una campana medievale.”
Mi hanno detto che alla mia età la diminuzione di alcuni sensi non sviluppa maggiormente gli altri, forse presto maggiore attenzione ai segnali del mio corpo. I miei figli ancora si stupiscono quando gli dico di spegnere il forno quando sento dall’odore che una pietanza ha raggiunto la cottura.
“Basta pensare al mio naso! Mettiamoci al lavoro, ci vediamo in saletta per il pranzo.”
La mattinata vola, c’è molto lavoro e procedo spedita.
Lo stomaco comincia a borbottare già alle 11. Alla mezza attacco la mia ciotola scalda-vivande alla corrente e non sono la sola a sentire dopo una decina di minuti l’odorino di pollo al curry.
Mi aumenta la salivazione e mi deconcentro, totalmente persa negli odori che si mischiano nella stanza. Mattia ha messo a scaldare un panino con la porchetta sul termosifone, anche Luisa ha una ciotola che si scalda, ma la sua è in acciaio, sento del minestrone con fagioli, avverto però dei sentori particolari, esotici, forse del lime, ma anche di miele di eucalipto, una nota di legno affumicato…una spezia che non conosco, chiedo curiosa e mi dice di avere aggiunto del cardamomo.
Finalmente sono le tredici, ci spostiamo in saletta per mangiare.
Valeria è già seduta e mi ha tenuto il posto di fronte. Noto che ha un po’ di occhiaie, ultimamente è anche dimagrita velocemente.
Chiacchieriamo di lavoro, delle nostre famiglie, dell’organizzazione della festa per i diciotto anni di sua figlia più piccola.
Mi sento a disagio. Sento un odore acre, cattivo, noto.
Guardo velocemente i piatti di chi mi sta intorno.
Valeria mi chiede se c’è qualcosa che non va avvicinandosi al mio volto.
Avevo intuito che provenisse da lei quell’odore, ora ne ho la certezza.
Potrei banalmente dire che ha l’alito cattivo, ma non è così. È qualcosa dentro di lei, che fa uscire dalla sua bocca questo odore.
Odore di morte. Così lo avevo identificato quando da ragazza andavo a trovare mio nonno, i suoi ultimi giorni in ospedale. Aveva un tumore ai polmoni.
Sono atterrita. Cosa posso dirle? Ascolta il mio naso: odori di morte, andiamo in ospedale?
Rifletto sui giorni passati, avevo già avvertito uno strano odore in pausa pranzo, ma non lo avevo collegato, mischiato agli odori di decine di pranzi diversi. Forse oggi è più forte? Saremo in tempo?
Valeria mi stringe il braccio, è preoccupata. Non sono mai stata brava a nascondere le emozioni.
Crede che sia io a sentirmi male. Mi chiede perché non le rispondo.
Ero persa nella preoccupazione, questa volta l’incipiente sordità non ha colpe.
“Ti fidi di me? Ti prego, fidati di me, andiamo in ospedale.”
Mi guarda preoccupatissima, dalla sua risposta capisco di essere stata troppo criptica, pensa che sia io ad avere bisogno di un pronto soccorso.
“Non mi piace la tua tosse e sei dimagrita troppo e poi dici sempre di essere spossata. Voglio portarti in ospedale.”
Mi sta guardando come se fossi un’aliena. Mi avvicino a lei, sussurro, per non sembrare folle anche a tutti gli altri colleghi.
“Ti prego, togliamoci ogni dubbio. Hai un odore che mi preoccupa, davvero. Mi conosci, ci scherzo sul mio olfatto, ma questa volta…ti prego.”
Valeria si stacca allontanando anche la sedia, ha istintivamente portato una mano davanti alla bocca, è diventata rossa per l’imbarazzo.
“Valeria, non è questione di alito. Ti prego, facciamo un salto in ospedale.”
Mi guarda scettica.
“Ma che odore senti? Cosa pensi che abbia? Devo organizzare il diciottesimo di Mara. Non ha senso.”
Mi sento stretta in una morsa. La gravità di quel che temo e la ridicolaggine della sensazione a supporto.
“Valeria, è importante. Ho paura che possa essere qualcosa di grave. Capisco che sembra assurdo, ma anche solo per scrupolo. Per favore.”
La vedo incupirsi. Mi guarda di sottecchi. Io mi sento lo stomaco liquido. Sto facendo la figura della stupida, ma ancora mi arriva quell’odore pungente, amaro, cattivo, che non mi fa desistere:
“Dammi retta, andiamo al pronto soccorso, o almeno, fissiamo un appuntamento da uno pneumologo, subito. Ti faccio una proposta, se non è nulla, la visita la pago io volentieri, ok? Però te la fisso il prima possibile, se riesco anche oggi.”
Valeria mi guarda con occhi sgranati, tento di interpretare il suo stato d’animo, ma lei mi anticipa:
“Una mossa ad effetto per farmi smettere di fumare? Ma che ti prende? Sembri fuori di te.”
Lo stomaco liquido doveva essere corrosivo, perché ora mi sto sciogliendo in toto. La voce di Valeria era incrinata, si sta preoccupando, tenta la razionalità, ma ha capito che non scherzo.
“Valeria, mi sento un’idiota, ma sono veramente preoccupata. Io questo odore lo ho già sentito. Vale la pena indagare. Vieni con me in ospedale?”
Ci pensa qualche secondo, è combattuta, la vedo.
“Loredana, non posso. Sono davvero troppo indaffarata. Non posso mandare tutto all’aria per delle sensazioni.”
Mi intenerisce, me lo sta dicendo mordendosi il labbro, con voce insicura, decido che la risolutezza deve essere mia.
“Ora ti fisso un appuntamento, sarò felice di pagartelo io se risulterà una visita inutile, ma tu verrai senza fare obiezioni.”
Mi alzo e corro a finire le mie pratiche per poi dedicarmi all’impegno preso. Valeria non ha obiettato.
----------
“Grazie. Ancora non ci credo. Mi hai salvata, ti rendi conto? Il dottore ha detto chiaramente che la diagnosi precoce è stata fondamentale, assurdo…”
Sono felice. Mi sentivo un super eroe, con mantello e super potere, poi l’oncologo si è complimentato, dicendo che anche alcuni cani riescono a sentire in anticipo gli odori di alcune malattie. Valeria lo ascoltava rapita, io per trattenere le risate ho iniziato a lacrimare, non avevo il mantello, ma sicuramente un bel tartufo al posto del naso.