Questioni divine

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«…questa mattina, intorno alle sei, ha ucciso i suoi genitori usando un coltello da cucina; il movente non è ancora chiaro ma si sospetta che il ragazzo abbia avuto una lite in famiglia…»
In tivvù c'è il TG delle venti, il conduttore sta mandando il primo servizio e ha già rotto. Lino sbuffa e spegne la televisione.
Da qualche settimana la situazione è diventata insostenibile. Morti su morti, sempre a causa di scatti d’ira senza senso.
Mah, pensa. E basta, non pensa più.
Un ragazzo riflessivo, Lino.
Sta per addentare un pezzo di carne quando sente bussare alla porta. Con una smorfia blocca la forchetta a mezz’aria.
«Chi è?»
Dopo quache istante, vista l’assenza di risposta, si alza con la forchetta ancora in mano. Spalanca l’uscio ma vede solo la porta del dirimpettaio. Si gira a destra, poi a sinistra.
Nessuno.
Sta per rientrare quando sente un verso strano; sembra che qualcuno si stia preparando a sputare. Abbassa lo sguardo verso la fonte del rumore: a terra c’è un fagotto che si muove.
Porta la forchetta alle labbra e mangia il pezzetto di carne.
«Quokka!»
«Quokka?» chiede Lino con la bocca piena.
«Quokka!» gli risponde il fagotto.
Lo apre senza pensarci due volte. Ne esce un animaletto strano, il “più felice del mondo”. Una Quokka.
Il piccolo topo-canguro lo guarda sorridendo; allunga il collo verso il tavolo imbandito.
«Quokka! Quoka no quoka!». L’animaletto zompetta all’interno dell’appartamento come fosse suo. Lino prende il fagotto e si accorge che per terra c’è anche una busta. Arraffa pure quella, poi torna dentro.
La Quokka è già salita sul tavolo a depredare la cena. Lino dovrebbe essere infastidito, invece è divertito; una nuova luce gli lampeggia negli occhi: beata ignoranza. Nella busta c’è una lettera scritta a mano e decide di leggerla.

Salve,
sono il Padreterno.
Non ci crederai, ma ho un sacco di cose da fare, quindi sarò breve.
Mi raccomando, porta in giro la Quokka senza farle correre pericoli e dalle da mangiare solo verdura. Cerca di non farle ingerire altro, non so che effetti potrebbe avere sulla sua abilità. Riguardo al resto, ne abbiamo già discusso in Cielo.
Ah, penso proprio che quando ti arriverà la Quokka saranno già cominciate le stragi; quello screanzato di Lucifero ha barato, come al solito. Ha mandato la piaga sulla Terra qualche giorno fa.
Vedi di non fare baggianate, l’ultima volta che ho mandato qualcuno laggiù... non è finita proprio tanto bene.

In fede (non te la dimenticare mai),
Dio


Sarà uno scherzo, di sicuro: il destinatario non è nemmeno lui. Il ragazzo che non era stato scelto rimane interdetto.
La Quokka ha spolverato tutta la carne e adesso lo guarda felice. Fa un bel ruttino.

Sei mesi dopo, in Cielo

«Non è andata come speravamo, proprio per niente. Dovevi pensare a qualcosa di meglio che a uno stupido gas che spinge all’odio incondizionato.»
«Ma che ne vuoi sapere tu con la tua Quokka! Guarda laggiù che sorrisi da ebete!»
Dio e Lucifero si sono incontrati nell’alto dei Cieli, stavolta. Fanno a turno, così da non rompere le palle a nessuno per par condicio e via discorrendo. Non sia mai che demoni o angeli scartavetrino i maroni perché Lucifero si è recato troppo in Cielo o perché il Padre di tutto ha messo a rischio la sua incolumità giù negli Inferi.
L’Ente Supremo ha bucato una nuvola apposta per osservare: al momento la Quokka sta ballando nella Piazza Rossa. Mosca è piena di gente accorsa ad acclamare lei e il suo “padrone”, il ragazzo che l’aveva ricevuta per sbaglio.
Tutti ridono, ballano, si divertono. Hanno perso la maggior parte della loro intelligenza. Non esistono più Stati o Continenti: è rimasto solo il Regno della Quokka, che comprende Europa, Asia e Oceania.
L’Africa e l’America sono invece in balia del gas di Lucifero. Il Creatore sposta la visuale del buco su New York. «Guarda qui, allora!»
«Toh, che bordello. Meglio incazzati che deficienti» commenta Lucifero, che insieme all’Altissimo scruta le esplosioni, le fiamme e le urla oltre la nuvola.
«Gesù…». L’Onnipotente, contrariato, scuote la testa.
Che c’è, padre? esordisce una voce fuori campo.
«Oh, niente, figliolo. Lascia stare, sto parlando con Lucifero.»
Ancora non se n’è andato, quel sudicio?
Il Saggio Barba Lunga fa spallucce mentre guarda Lucifero. «Scusalo, è così nervoso da duemila anni a questa parte…. non me ne fa passare una.»
«Lascia perdere. Piuttosto, che facciamo adesso? Propongo di risolvere la questione come ai vecchi tempi: Ultimo Sangue.»
Il Dispensatore di Giustizia non risponde. Alza gli occhi e chiama a gran voce: «Gesù! Gesù!».
Nessuno risponde.
«Gesù, ce l’ho con te!»
Eccomi, eccomi. Come faccio a capire quando ce l’hai con me oppure no? Non sono mica un profeta!
Il Castigatore del Male ignora le lamentele. «Ascolta, figlio mio. Informa il Coro, ci sarà un Ultimo Sangue fra tre giorni.»
«Perché fra tre giorni?» si intromette Lucifero.
«Eddai, non rompere. Tradizione» borbotta il Primo fra i Santi.

Tre giorni dopo, sulla Terra

L’Arena è stata preparata in territorio neutrale: da una parte gli Angeli, dall’altra i Demoni. Sul palchetto riservato ci sono solo il Potentissimo e Lucifero.
«Solite regole?» chiede l’Amministratore della vita.
«Tre intromissioni, un campione soltanto» annuisce Lucifero.
Entrambi schioccano le dita. Al centro dell’arena prendono forma due campioni: una Chimera rossa, alata e infuocata; un Angelo in armatura dorata, con una spada nella mano destra e una bottiglia di vino mezza vuota nella sinistra.
L’Erogatore di Bontà scuote la testa. «Gli avevo detto di non bere…»
Lucifero ride e lo scontro ha inizio.
Roba da far tremare la terra, prosciugare mari, spostare montagne e cose del genere. Il primo a intromettersi è Lucifero: evoca un doppione della chimera, bianca e nera. L’Assolutore la trasforma prontamente in una zebra.
Gobba.
Lucifero aggrotta la fronte. «Perché una zebra?»
«Preservo i colori». L’Ostentatore di Benignità inarca un sopracciglio e ghigna.
«Perché gobba, allora?»
«Che domanda stupida, Lucifero. Mi piace così, pure se è inutile. Prendi la Terra: senza l’uomo se la caverebbe lo stesso… anzi, a meraviglia. Eppure...»
Lucifero fa un gestaccio e il Sommamente Pio fa finta di non vedere.
Lucifero allora decide di attaccare l’Angelo con una colonna infuocata degna del più basso degli Inferi. Il Magnanimo avvolge il suo campione con uno scudo dorato.
«Sei di un’originalità sconvolgente» dichiara ironico l’Inarrivabile.
«Fammi vedere tu, allora, Egregio babbeo.»
Il Maestro gentile evoca la Quokka proprio davanti alla Chimera. L’animaletto più felice del mondo sorride al mostro e comincia a ballare. «Quokka! Quoka no quoka!».
L’aberrazione blocca gli artigli che stavano per squarciare la bestiolina a mezz’aria: è rimasta incantata.
Lucifero schiocca le dita.
Un demonietto cieco, sordo e pure muto scende in volo ad afferrare la Quokka per portarla fuori dall’arena, sul palchetto riservato.
L’Amico di Tutti i Popoli guarda Lucifero stupefatto.
Questi fa spallucce. «Non guardarmi così; non potevo ucciderla, è troppo carina.»
Il combattimento continua ma sembra destinato ad andare per le lunghe. La Chimera e l’Angelo non riescono a sopraffarsi l’un l’altro per giorni.
Di mattina, il Soleggiato in Volto tiene la Quokka in braccio e la coccola mentre Lucifero gioca a scacchi con Gesù, che ogni tanto rovescia la scacchiera sul palchetto per non perdere.
Di notte l’Uno e Trino dorme e Lucifero coglie l’occasione per aggrovigliargli la barba.
«Mi sono stancato. Mi ritiro, fai uscire tutti da qui. Riportaci in Cielo» sbotta Lucifero dopo una settimana.
«Perché?» chiede timidamente il Fulgido Esempio di Educazione.
«Fallo e basta!»
«Madonna, Luci, quanto diventi scorbutico da annoiato…»
Ora anche la mamma! Eddai, papà!

Poco tempo dopo, in Cielo

«E ora come la mettiamo?» chiede il Pacioso Conciliante.
Lucifero schiocca le dita per l’ultima volta. Si sente un boato: la Terra è esplosa.
«Mio Dio! Che hai fatto?». Il Maggiormente Tollerante allarga le braccia: «Non puoi fare così ogni santa volta!»
Lucifero gioca con la coda. «Ci vediamo fra sette giorni per ricominciare?»
Domenico Russo - Editor
Gruppo Dedalo - Servizi editoriali

Re: Questioni divine

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Ciao @Niko .
Un racconto cosmogonico con qualche velleità umoristica. Cosa per niente facile.
All'inizio renderei il ritmo più serrato.
Niko ha scritto:In tivvù c'è il TG delle venti, il conduttore sta mandando il primo servizio e ha già rotto. Lino sbuffa e spegne la televisione.
Da qualche settimana la situazione è diventata insostenibile. Morti su morti, sempre a causa di scatti d’ira senza senso.
ti proporrei:"Il conduttore del TG delle venti ha già rotto. Lino sbuffa e spegne la televisione. Morti su morti, ira senza senso."
Il racconto si segue bene per la prima parte, poi diventa piuttosto slegato. Dio e Lucifero barattano in cielo il destino della terra, poi quella disfida di cui non si capisce un gran che. Qualche battuta apprezzabile emerge ogni tanto, ma non riscatta del tutto il senso di confusione.
Se devo dire, un esperimento non ben riuscito.
Cercherei piuttosto di salvare l'idea della Quokka, magari proseguendo il racconto con la storia di Lino. In fondo è un animaletto tanto carino. :brillasguardo: :D

Re: Questioni divine

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Grazie per il passaggio, @Poldo, e soprattutto per i consigli.
Questo racconto è stato scritto in occasione di un MI che richiedeva qualcosa che aveva a che fare con i fagotti, mi sa :asd: per questo al tempo ho pensato subito alla Quokka :lol:
Soprattutto la parte del duello è confusionaria e un po' frettolosa, hai proprio ragione... è un espediente poco riuscito, quello del duello, per inserire qualche battuta ironica e portare al finale, erm, esplosivo.

Ancora grazie, ci becchiamo in giro.
:quokka:
Domenico Russo - Editor
Gruppo Dedalo - Servizi editoriali
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