La Buca della Sabbia (versione breve)
Posted: Fri May 17, 2024 4:46 pm
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La tata è un'assassina.
Il suo volto è occultato dal giornale, ma il bambino sa che, in realtà, non le sfugge nulla. Lui fa palazzi di sabbia, e ogni tanto le lancia uno sguardo. Uno di quegli attimi di distrazione gli costa il crollo della costruzione squadrata. L'umidità è perfetta oggi, ma le pareti verticali sono difficili.
Riempie nuovamente la scatola che usa come stampo. Sa che la tata non lo sta giudicando, ma anche così vorrebbe che, stavolta, la Biblioteca restasse in piedi. Solleva la scatola con un movimento lento e costante, trattenendo il respiro, come gli ha insegnato la mamma. La costruzione di sabbia regge.
Sente un tic-tic-tic, e vede che la tata ha piegato il giornale, e lo fissa, picchiettando il quadrante dell'orologio. Il suo tempo è finito. Il bambino la fissa, implorante. Un attimo di severo silenzio, e poi: «Cinque minuti.» Il tono è finale, inappellabile.
Lui prende uno stelo d'erba secca, e, con mano ferma ma delicata, traccia le sagome di strade e ferrovie, e una finestra sull'edificio moderno. Posiziona la sua macchinina tra quello e il palazzo con le torrette e le fondamenta inclinate (molto più facile: era rimasto in piedi al primo tentativo).
Sulla macchinina, piazza delle figurine un po' male assortite: uno Zio Sam, una bambolina bionda, un pupazzetto… poi, dopo averci pensato un pochino, ammucchia qualche manciata di sabbia in una collinetta, e la cosparge con dei frammenti d'erba. Quando ci posiziona sopra un soldatino, disteso, la tata sbuffa.
La donna piega il giornale, e lo ripone nella borsetta. Il titolo di prima pagina è "Omicidio!" e il bambino non legge ancora molte parole, ma quella sì. Lei si china, e gli fa un complimento per la precisione della scena. «Ma quello non dovrebbe essere girato di lato?» aggiunge, puntando una delle figurine sulla macchinina.
«No,» dice il bambino, e traccia linee di tiro immaginarie con il filo d'erba. «Due colpi. Uno per lui, uno per il Presidente. Fwosh! Fwosh!»
Sta alzando la voce senza accorgersene, ma la tata sorride. Indica la figura sulla collinetta erbosa, e dice, «Ma era pieno di gente, e quello non l'ha visto nessuno.»
«Perché era bravo! Più bravo di quel cialtrone di Oswald. Più bravo di tutti! Anche io sarò così!»
Nell'entusiasmo, il bambino non sta gridando, ma quasi. È importante che abbiano degli eroi, alla sua età, pensa la tata. Nota che la madre è entrata nel vialetto, e un attimo dopo se ne accorge anche il bambino. Lui salta in piedi, fa un sorriso enorme, e le corre incontro, travolgendo la Biblioteca e le Corti Vecchie, seppellendo il soldatino sulla collina erbosa.
«Mamma!» grida, mentre le abbraccia le gambe. La tata si china per raccogliere i giocattoli, scrollando via la sabbia, mentre la madre fa un cenno col mento verso il giornale che sbuca dalla borsetta, chiedendo se si parli di lei. «No, signora,» risponde, e l'altra donna annuisce soddisfatta.
«Mamma, hai la manica sporca di sangue,» nota il bambino.
«Oh, non è niente, tesoro. Non è mio,» risponde la madre, piegando all'indietro il polsino per nascondere una piccola macchia. «Pizza stasera?»
Il bambino fa un «Siiiì» entusiasta, e poi i tre si allontanano lungo il viale, verso casa. Il secondo tiratore, dimenticato nella sabbia, non verrà più ritrovato.
La tata è un'assassina.
Il suo volto è occultato dal giornale, ma il bambino sa che, in realtà, non le sfugge nulla. Lui fa palazzi di sabbia, e ogni tanto le lancia uno sguardo. Uno di quegli attimi di distrazione gli costa il crollo della costruzione squadrata. L'umidità è perfetta oggi, ma le pareti verticali sono difficili.
Riempie nuovamente la scatola che usa come stampo. Sa che la tata non lo sta giudicando, ma anche così vorrebbe che, stavolta, la Biblioteca restasse in piedi. Solleva la scatola con un movimento lento e costante, trattenendo il respiro, come gli ha insegnato la mamma. La costruzione di sabbia regge.
Sente un tic-tic-tic, e vede che la tata ha piegato il giornale, e lo fissa, picchiettando il quadrante dell'orologio. Il suo tempo è finito. Il bambino la fissa, implorante. Un attimo di severo silenzio, e poi: «Cinque minuti.» Il tono è finale, inappellabile.
Lui prende uno stelo d'erba secca, e, con mano ferma ma delicata, traccia le sagome di strade e ferrovie, e una finestra sull'edificio moderno. Posiziona la sua macchinina tra quello e il palazzo con le torrette e le fondamenta inclinate (molto più facile: era rimasto in piedi al primo tentativo).
Sulla macchinina, piazza delle figurine un po' male assortite: uno Zio Sam, una bambolina bionda, un pupazzetto… poi, dopo averci pensato un pochino, ammucchia qualche manciata di sabbia in una collinetta, e la cosparge con dei frammenti d'erba. Quando ci posiziona sopra un soldatino, disteso, la tata sbuffa.
La donna piega il giornale, e lo ripone nella borsetta. Il titolo di prima pagina è "Omicidio!" e il bambino non legge ancora molte parole, ma quella sì. Lei si china, e gli fa un complimento per la precisione della scena. «Ma quello non dovrebbe essere girato di lato?» aggiunge, puntando una delle figurine sulla macchinina.
«No,» dice il bambino, e traccia linee di tiro immaginarie con il filo d'erba. «Due colpi. Uno per lui, uno per il Presidente. Fwosh! Fwosh!»
Sta alzando la voce senza accorgersene, ma la tata sorride. Indica la figura sulla collinetta erbosa, e dice, «Ma era pieno di gente, e quello non l'ha visto nessuno.»
«Perché era bravo! Più bravo di quel cialtrone di Oswald. Più bravo di tutti! Anche io sarò così!»
Nell'entusiasmo, il bambino non sta gridando, ma quasi. È importante che abbiano degli eroi, alla sua età, pensa la tata. Nota che la madre è entrata nel vialetto, e un attimo dopo se ne accorge anche il bambino. Lui salta in piedi, fa un sorriso enorme, e le corre incontro, travolgendo la Biblioteca e le Corti Vecchie, seppellendo il soldatino sulla collina erbosa.
«Mamma!» grida, mentre le abbraccia le gambe. La tata si china per raccogliere i giocattoli, scrollando via la sabbia, mentre la madre fa un cenno col mento verso il giornale che sbuca dalla borsetta, chiedendo se si parli di lei. «No, signora,» risponde, e l'altra donna annuisce soddisfatta.
«Mamma, hai la manica sporca di sangue,» nota il bambino.
«Oh, non è niente, tesoro. Non è mio,» risponde la madre, piegando all'indietro il polsino per nascondere una piccola macchia. «Pizza stasera?»
Il bambino fa un «Siiiì» entusiasta, e poi i tre si allontanano lungo il viale, verso casa. Il secondo tiratore, dimenticato nella sabbia, non verrà più ritrovato.