La Buca della Sabbia
Posted: Thu May 16, 2024 4:42 pm
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La tata è un'assassina.
Il bambino è abbastanza grande da sapere queste cose. Lei è seduta sulla panchina, di fianco alla buca della sabbia, e sta leggendo il giornale. Lui sta costruendo palazzi di sabbia, e sa che la tata è più vigile di quanto dia a vedere.
Non è facile creare edifici di sabbia in forme squadrate, ma oggi ha piovuto e l'umidità è perfetta. Il bambino sa essere preciso e disciplinato, quando vuole. Di fianco a lui c'è un elaborato castello di sabbia, con svariate torrette. Poco prima, la tata aveva scostato il giornale per un attimo, e gli aveva fatto un piccolo complimento, per quello.
In verità, con le sue fondamenta leggermente inclinate, l'edificio simile ad un castello è stato facile da costruire. Adesso si sta concentrando su una seconda costruzione, più moderna, linee parallele. Sta usando una scatola come sagoma, ma la Biblioteca è già crollata due volte. Le pareti alte e verticali sono molto più difficili.
Parte della sua attenzione è rivolta all'ambiente circostante, alla tata, al resto del parco giochi. Uno dei vicini sta attraversando il vialetto trascinandosi dietro un sacco di plastica nera, lungo, che sembra molto pesante. Il bambino si chiede brevemente se attirare la sua attenzione, ma decide che è meglio di no.
Al terzo tentativo, il cubo di sabbia resta in piedi. Ora, la parte difficile: il bambino gratta la parete verticale dell'edificio, quasi un granello alla volta, usando un filo d'erba secca. La sua concentrazione si riduce ad un singolo punto. Trattiene il respiro, come gli ha insegnato la mamma. Passano lunghi minuti.
Ce la fa: nel blocco di sabbia ora c'è una nicchia, sufficiente a posizionare un soldatino, e il palazzo di sabbia non è crollato. Solleva la testa: la tata lo sta sbirciando, oltre l'orlo piegato del giornale. Sorride. Con uno scatto del polso, il foglio si raddrizza e copre di nuovo il suo volto. Il titolo di prima pagina è "Omicidio!" e il bambino non sa ancora leggere bene, ma quella parola la capisce.
La parte difficile è fatta. Il bambino prende un piccolo rastrello e traccia delle linee parallele: strade, ferrovie. Mette sulla sabbia una macchinina, e alcune figurine sopra di essa; uno Zio Sam, una piccola bambola bionda, un altro soldatino… non sono nemmeno tutte della stessa marca, ma non gli importa.
Ammucchia un po' di sabbia per formare una collinetta. Sente uno sbuffo. La tata rotea gli occhi al cielo. Il bambino le fa una smorfia. Lei guarda l'orologio, e poi gli rivolge uno sguardo serio.
È ora. Il tempo è passato così in fretta, che il bambino se ne è a malapena accorto! Almeno, era riuscito a completare la scena. Strade dritte e curve, il tracciato di una ferrovia, edifici, una collinetta, la sua macchinina, i soldatini.
Prima di sera sarebbe sparito tutto, lo sapeva - ma, d'altra parte, niente dura per sempre. La vita stessa è una cosa effimera. Questa è un'altra cosa di cui il bambino è ben consapevole. La tata appoggia il giornale sulla panchina. È ora.
Lui allunga una mano, strappa una manciata d'erba, la butta sopra la collinetta. La donna fa un passo fino all'orlo della buca della sabbia, attenta a non sporcarsi le scarpe, e si sporge per esaminare la scena. «Ma che bravo!» dice, in tono ammirato, «Quasi perfetto! Manca solo la tangenziale.»
«Non posso fare una strada sopraelevata con la sabbia,» risponde lui. Ha in mano un altro soldatino, e sta fissando la collinetta erbosa, pensieroso. «E poi,» prosegue, «La tangenziale non è davvero importante.»
«No,» concorda la tata. Indica l'automobilina, con le figurine sopra. «Quello non dovrebbe essere girato leggermente verso destra?»
«Uh-uh, questa è la scena subito prima,» risponde il bambino, e la donna ridacchia. «Era girato già da prima del colpo,» dice. Non è la prima volta che lei e il bambino discutono su questo argomento.
Il bambino appoggia l'ultimo soldatino sulla collinetta, disteso, e poi usa lo stelo di erba secca per tracciare delle linee di tiro immaginarie nell'aria, una dalla nicchia scavata nella Biblioteca, e una dalla collinetta. «Dei colpi,» dice, marcando il plurale. «Se c'è un complice nell'erba, allora non è necessario che il Governatore sia girato a destra.»
Fa due versi, pwosh pwosh!, in rapida successione. «Uno per lui, uno per il Presidente.»
«C'era un sacco di gente,» risponde lei, «Ma nessuno ha visto un complice.»
«Perché era davvero bravo,» dice il bambino, alzando la voce senza accorgersene, «E un giorno anche io sarò così bravo!»
La tata sorride. È importante che i ragazzini abbiano degli idoli, anche se immaginari. «Non come quel buffone di Oswald, eh?»
«Esatto!» grida, sorridendo, e poi nota la figura che sta entrando nel parco. «Mamma!»
La mamma si avvicina, lungo il vialetto del parco giochi. Lui è felicissimo di vederla, e scatta in piedi, travolgendo le torrette della Corte Vecchia, rendendo irriconoscibile il tracciato della ferrovia, e facendo collassare la Biblioteca sulla collinetta erbosa, sopra il tiratore senza nome. Le corre incontro e le abbraccia le gambe, mentre lei sorride, gli arruffa i capelli, e dice, «Ehi! Attento, con quelle mani sporche di sabbia!»
La tata le si avvicina, con il giornale sotto un braccio, e le stringe la mano. «Ha dato problemi?» chiede la mamma, ma sa che il bambino è un angelo, e prosegue facendo un cenno col mento al giornale. «Novità?»
«Hanno trovato l'arma,» risponde la tata, un po' imbarazzata, mentre si china per raccogliere i soldatini e la macchinetta, e l'altra donna emette un tsk-tsk di disapprovazione.
«Dovresti stare più attenta. Parlano di me?»
La tata scuote la testa. La mamma sorride, e poi si rivolge al figlio: «Dai, andiamo.»
Il bambino rilascia la mamma dall'abbraccio. «Mamma?»
«Sì?»
«Hai la manica sporca di sangue.»
«Oh!» dice la signora, rivoltando il polsino all'indietro, «Non ti preoccupare, tesoro, non è mio. Oggi pizza, che ne dici?»
E il bambino fa un «Siiiì» entusiasta, mentre comincia a seguirla fuori dal parco, verso casa. Il secondo tiratore, rimasto nella sabbia, non verrà più ritrovato.
La tata è un'assassina.
Il bambino è abbastanza grande da sapere queste cose. Lei è seduta sulla panchina, di fianco alla buca della sabbia, e sta leggendo il giornale. Lui sta costruendo palazzi di sabbia, e sa che la tata è più vigile di quanto dia a vedere.
Non è facile creare edifici di sabbia in forme squadrate, ma oggi ha piovuto e l'umidità è perfetta. Il bambino sa essere preciso e disciplinato, quando vuole. Di fianco a lui c'è un elaborato castello di sabbia, con svariate torrette. Poco prima, la tata aveva scostato il giornale per un attimo, e gli aveva fatto un piccolo complimento, per quello.
In verità, con le sue fondamenta leggermente inclinate, l'edificio simile ad un castello è stato facile da costruire. Adesso si sta concentrando su una seconda costruzione, più moderna, linee parallele. Sta usando una scatola come sagoma, ma la Biblioteca è già crollata due volte. Le pareti alte e verticali sono molto più difficili.
Parte della sua attenzione è rivolta all'ambiente circostante, alla tata, al resto del parco giochi. Uno dei vicini sta attraversando il vialetto trascinandosi dietro un sacco di plastica nera, lungo, che sembra molto pesante. Il bambino si chiede brevemente se attirare la sua attenzione, ma decide che è meglio di no.
Al terzo tentativo, il cubo di sabbia resta in piedi. Ora, la parte difficile: il bambino gratta la parete verticale dell'edificio, quasi un granello alla volta, usando un filo d'erba secca. La sua concentrazione si riduce ad un singolo punto. Trattiene il respiro, come gli ha insegnato la mamma. Passano lunghi minuti.
Ce la fa: nel blocco di sabbia ora c'è una nicchia, sufficiente a posizionare un soldatino, e il palazzo di sabbia non è crollato. Solleva la testa: la tata lo sta sbirciando, oltre l'orlo piegato del giornale. Sorride. Con uno scatto del polso, il foglio si raddrizza e copre di nuovo il suo volto. Il titolo di prima pagina è "Omicidio!" e il bambino non sa ancora leggere bene, ma quella parola la capisce.
La parte difficile è fatta. Il bambino prende un piccolo rastrello e traccia delle linee parallele: strade, ferrovie. Mette sulla sabbia una macchinina, e alcune figurine sopra di essa; uno Zio Sam, una piccola bambola bionda, un altro soldatino… non sono nemmeno tutte della stessa marca, ma non gli importa.
Ammucchia un po' di sabbia per formare una collinetta. Sente uno sbuffo. La tata rotea gli occhi al cielo. Il bambino le fa una smorfia. Lei guarda l'orologio, e poi gli rivolge uno sguardo serio.
È ora. Il tempo è passato così in fretta, che il bambino se ne è a malapena accorto! Almeno, era riuscito a completare la scena. Strade dritte e curve, il tracciato di una ferrovia, edifici, una collinetta, la sua macchinina, i soldatini.
Prima di sera sarebbe sparito tutto, lo sapeva - ma, d'altra parte, niente dura per sempre. La vita stessa è una cosa effimera. Questa è un'altra cosa di cui il bambino è ben consapevole. La tata appoggia il giornale sulla panchina. È ora.
Lui allunga una mano, strappa una manciata d'erba, la butta sopra la collinetta. La donna fa un passo fino all'orlo della buca della sabbia, attenta a non sporcarsi le scarpe, e si sporge per esaminare la scena. «Ma che bravo!» dice, in tono ammirato, «Quasi perfetto! Manca solo la tangenziale.»
«Non posso fare una strada sopraelevata con la sabbia,» risponde lui. Ha in mano un altro soldatino, e sta fissando la collinetta erbosa, pensieroso. «E poi,» prosegue, «La tangenziale non è davvero importante.»
«No,» concorda la tata. Indica l'automobilina, con le figurine sopra. «Quello non dovrebbe essere girato leggermente verso destra?»
«Uh-uh, questa è la scena subito prima,» risponde il bambino, e la donna ridacchia. «Era girato già da prima del colpo,» dice. Non è la prima volta che lei e il bambino discutono su questo argomento.
Il bambino appoggia l'ultimo soldatino sulla collinetta, disteso, e poi usa lo stelo di erba secca per tracciare delle linee di tiro immaginarie nell'aria, una dalla nicchia scavata nella Biblioteca, e una dalla collinetta. «Dei colpi,» dice, marcando il plurale. «Se c'è un complice nell'erba, allora non è necessario che il Governatore sia girato a destra.»
Fa due versi, pwosh pwosh!, in rapida successione. «Uno per lui, uno per il Presidente.»
«C'era un sacco di gente,» risponde lei, «Ma nessuno ha visto un complice.»
«Perché era davvero bravo,» dice il bambino, alzando la voce senza accorgersene, «E un giorno anche io sarò così bravo!»
La tata sorride. È importante che i ragazzini abbiano degli idoli, anche se immaginari. «Non come quel buffone di Oswald, eh?»
«Esatto!» grida, sorridendo, e poi nota la figura che sta entrando nel parco. «Mamma!»
La mamma si avvicina, lungo il vialetto del parco giochi. Lui è felicissimo di vederla, e scatta in piedi, travolgendo le torrette della Corte Vecchia, rendendo irriconoscibile il tracciato della ferrovia, e facendo collassare la Biblioteca sulla collinetta erbosa, sopra il tiratore senza nome. Le corre incontro e le abbraccia le gambe, mentre lei sorride, gli arruffa i capelli, e dice, «Ehi! Attento, con quelle mani sporche di sabbia!»
La tata le si avvicina, con il giornale sotto un braccio, e le stringe la mano. «Ha dato problemi?» chiede la mamma, ma sa che il bambino è un angelo, e prosegue facendo un cenno col mento al giornale. «Novità?»
«Hanno trovato l'arma,» risponde la tata, un po' imbarazzata, mentre si china per raccogliere i soldatini e la macchinetta, e l'altra donna emette un tsk-tsk di disapprovazione.
«Dovresti stare più attenta. Parlano di me?»
La tata scuote la testa. La mamma sorride, e poi si rivolge al figlio: «Dai, andiamo.»
Il bambino rilascia la mamma dall'abbraccio. «Mamma?»
«Sì?»
«Hai la manica sporca di sangue.»
«Oh!» dice la signora, rivoltando il polsino all'indietro, «Non ti preoccupare, tesoro, non è mio. Oggi pizza, che ne dici?»
E il bambino fa un «Siiiì» entusiasta, mentre comincia a seguirla fuori dal parco, verso casa. Il secondo tiratore, rimasto nella sabbia, non verrà più ritrovato.