[CN23-2] Risonanze al chiaro di luna
Posted: Sun Jan 07, 2024 11:24 pm
Sequel di Malaluna
Genere: Horror
I numeri dei paragrafi sono link alla musica che ascolta il protagonista
1
Walter Leone amava guidare di notte: le strade vuote, la luce dei fari che si stende sulla carreggiata, Beethoven a mettere pace nei pensieri e la luna come sentinella silenziosa. Prese lo svincolo per Altavilla Milicia e segui le indicazioni per la statale.
Aprì il finestrino si accese una sigaretta, una raffica di vento lo colpì dritto in faccia strappandolo dal torpore dell’aria condizionata.
All’ingresso del paese fu scortato da due pattuglie fino alla piazza, presidiata dai battaglioni dei carabinieri del 12° reggimento.
Walter lì osservò, immaginò il loro stato d’animo e provò qualcosa di simile alla tenerezza. C’era quell’odore nell’aria che lui aveva imparato a conoscere. Scese dall’auto, il sindaco gli andò incontro. Lui gli strinse la mano e ne incrociò gli occhi lucidi.
- Quanti?
Chiese
- Tredici
- Quanti carabinieri?
- Due
- Avete recuperato i corpi?
Il sindaco abbassò lo sguardo, Walter aprì il cofano della sua X2 e tirò fuori un giaccone nero.
- Li mandi via. Mandi via tutti! E recuperate anche quei due ragazzi con il fucile.
Il sindaco annuì e si diresse verso il maresciallo.
Walter indossò gli auricolari e fece partire la musica.
2
Walter si muoveva nella penombra con naturalezza, la luna lo seguiva mentre perlustrava la piazza. Entrò nel bar, si avvicinò ai resti del cadavere di Tonino e ne studiò con minuzia le ferite: i segni dei denti, la profondità dei graffi.
Beethoven gli risuonava nelle orecchie. Si voltò di colpo, preso da uno scatto di rabbia, uscì dal bar e allungò il bastone telescopico.
- Dove sei?
La voce rimbombava nella piazza vuota.
Walter arrivò ai piedi della cattedrale dove giacevano i corpi dei due carabinieri.
- Dove sei?
Gli addobbi di Natale illuminavano a intermittenza ciò che restava del Natale.
Si avviò al centro della piazza, con passo nervoso. Salì sul bordo della fontana, tirò fuori un coltello dalla tasca e lo piantò nel palmo della mano sinistra procurandosi un taglio profondo.
- Dove sei?
Urlò ancora, tenendo la mano tagliata verso l'alto.
Intravide un'ombra muoversi alla sua sinistra, con un balzo scese dalla fontana e strinse il bastone con tutta la forza che aveva in corpo.
Si portò la mano tagliata alla bocca e sentì il sapore del suo stesso sangue. Provò pietà per sé stesso.
Sentì un fruscio dietro e un odore acre.
Si voltò e la vide.
Aveva le unghie sporche di sangue e schiuma verdastra che le usciva dalla bocca. Occhi rossi e infossati, che emanavano una luce sinistra.
Walter si chiese dove finiva il mostro e dove cominciava la ragazza.
La Malaluna lo studiava con schiena ricurva e le gambe piegate.
Era pronto, Walter, come lo era stato tutte le altre innumerevoli volte. Era il suo destino? Era per quello che era nato? Guardò la luna, si chiese se fosse un'alleata o una nemica.
Fece ondeggiare la mano tagliata, la Malaluna mostrò i canini e ringhiò eccitata alla vista del sangue.
Walter non si scompose e restò in attesa dell'attacco. La Malaluna con un balzo gli andò incontro, lanciando un ululato. Walter si coprì il viso con il braccio destro, che rimase stretto tra le fauci della Malaluna. Cominciò a colpirla ripetutamente, prima sulla schiena poi all'addome, mentre i denti sfidavano la resistenza del suo giaccone rinforzato. Per un attimo incrociò gli occhi della bestia, ne colse la tristezza e la paura. Ebbe un sussulto, poi con tutte le sue forze le diede una bastonata sulle gambe. La bestia urlò, poi perse l’equilibrio e cadde.
Walter Leone azionò il bastone e liberò una scarica elettrica nell’addome della Malaluna che si contrasse in uno sforzo immane fino a perdere i sensi. Walter la guardò, a terra, inerme. Osservò il maglioncino rosso che stringeva il corpo della bestia e i Jeans pieni di sangue.
Immaginò i preparativi di Chiara, la ragazza, il tempo perso a truccarsi, le aspettative per la notte di Natale. Immaginò la sua vita, la sua famiglia, i suoi sogni, i suoi amori. Pensò al destino che l'attendeva, alla sua maledizione.
Si fasciò la mano che ancora sanguinava, ammanettò la bestia poi, come se non avesse fatto alcuno sforzo, la prese sulle spalle e si avviò fuori dalla piazza.
I fari delle pattuglie illuminarono il suo passaggio, come a volter esaltare le gesta di un eroe. Le persone che si erano rifugiate nelle case uscirono e cominciarono ad applaudire.
Walter camminava incurante di tutto. Quando giunse vicino la sua auto il sindaco e il maresciallo si avvicinarono a lui, si congratularono, poi il maresciallo precisò:
- Signor Leone, deve consegnarla.
Walter aprì la porta posteriore e adagiò la Malaluna lungo il sedile.
- Signor Leone…
Walter non rispose e senza voltarsi si mise alla guida, girò le chiavi e andò via. Nessuno osò seguirlo.
3
Walter Leone amava guidare di notte: le strade vuote, la luce dei fari che si stende sulla carreggiata, Beethoven a mettere pace nei pensieri e la luna come sentinella silenziosa. Guardò nello specchietto retrovisore, la sagoma distesa della sua ultima battaglia.
Guidò in direzione Catania, senza avere una meta precisa. Si infilò in una strada sterrata, proseguì fin quando non fu sicuro di essere abbastanza lontano da strade trafficate. Si puli il viso e le mani con un panno di garza. Guardò la sua immagine riflessa nello specchietto retrovisore, le rughe intorno agli occhi, i segni delle battaglie sul viso, i capelli grigi che si insediavano tra le tempie.
La ragazza continuava a dormire.
Decise di restare lì, in attesa delle luci dell'alba, quando la ragazza sarebbe tornata normale. Avrebbe provato a spiegarle tutto, forse l'avrebbe aiutata. Forse.
Scese dall'auto, guardò la luna. Si chiese se fosse un'alleata o una nemica.
Si tolse il giaccone, poi la maglia.
Guardò di nuovo la luna.
La sua straziante solitudine vibrò nell’aria. Si chiese ancora una volta chi fosse.
Poi cominciò a ululare.
Genere: Horror
I numeri dei paragrafi sono link alla musica che ascolta il protagonista
1
Walter Leone amava guidare di notte: le strade vuote, la luce dei fari che si stende sulla carreggiata, Beethoven a mettere pace nei pensieri e la luna come sentinella silenziosa. Prese lo svincolo per Altavilla Milicia e segui le indicazioni per la statale.
Aprì il finestrino si accese una sigaretta, una raffica di vento lo colpì dritto in faccia strappandolo dal torpore dell’aria condizionata.
All’ingresso del paese fu scortato da due pattuglie fino alla piazza, presidiata dai battaglioni dei carabinieri del 12° reggimento.
Walter lì osservò, immaginò il loro stato d’animo e provò qualcosa di simile alla tenerezza. C’era quell’odore nell’aria che lui aveva imparato a conoscere. Scese dall’auto, il sindaco gli andò incontro. Lui gli strinse la mano e ne incrociò gli occhi lucidi.
- Quanti?
Chiese
- Tredici
- Quanti carabinieri?
- Due
- Avete recuperato i corpi?
Il sindaco abbassò lo sguardo, Walter aprì il cofano della sua X2 e tirò fuori un giaccone nero.
- Li mandi via. Mandi via tutti! E recuperate anche quei due ragazzi con il fucile.
Il sindaco annuì e si diresse verso il maresciallo.
Walter indossò gli auricolari e fece partire la musica.
2
Walter si muoveva nella penombra con naturalezza, la luna lo seguiva mentre perlustrava la piazza. Entrò nel bar, si avvicinò ai resti del cadavere di Tonino e ne studiò con minuzia le ferite: i segni dei denti, la profondità dei graffi.
Beethoven gli risuonava nelle orecchie. Si voltò di colpo, preso da uno scatto di rabbia, uscì dal bar e allungò il bastone telescopico.
- Dove sei?
La voce rimbombava nella piazza vuota.
Walter arrivò ai piedi della cattedrale dove giacevano i corpi dei due carabinieri.
- Dove sei?
Gli addobbi di Natale illuminavano a intermittenza ciò che restava del Natale.
Si avviò al centro della piazza, con passo nervoso. Salì sul bordo della fontana, tirò fuori un coltello dalla tasca e lo piantò nel palmo della mano sinistra procurandosi un taglio profondo.
- Dove sei?
Urlò ancora, tenendo la mano tagliata verso l'alto.
Intravide un'ombra muoversi alla sua sinistra, con un balzo scese dalla fontana e strinse il bastone con tutta la forza che aveva in corpo.
Si portò la mano tagliata alla bocca e sentì il sapore del suo stesso sangue. Provò pietà per sé stesso.
Sentì un fruscio dietro e un odore acre.
Si voltò e la vide.
Aveva le unghie sporche di sangue e schiuma verdastra che le usciva dalla bocca. Occhi rossi e infossati, che emanavano una luce sinistra.
Walter si chiese dove finiva il mostro e dove cominciava la ragazza.
La Malaluna lo studiava con schiena ricurva e le gambe piegate.
Era pronto, Walter, come lo era stato tutte le altre innumerevoli volte. Era il suo destino? Era per quello che era nato? Guardò la luna, si chiese se fosse un'alleata o una nemica.
Fece ondeggiare la mano tagliata, la Malaluna mostrò i canini e ringhiò eccitata alla vista del sangue.
Walter non si scompose e restò in attesa dell'attacco. La Malaluna con un balzo gli andò incontro, lanciando un ululato. Walter si coprì il viso con il braccio destro, che rimase stretto tra le fauci della Malaluna. Cominciò a colpirla ripetutamente, prima sulla schiena poi all'addome, mentre i denti sfidavano la resistenza del suo giaccone rinforzato. Per un attimo incrociò gli occhi della bestia, ne colse la tristezza e la paura. Ebbe un sussulto, poi con tutte le sue forze le diede una bastonata sulle gambe. La bestia urlò, poi perse l’equilibrio e cadde.
Walter Leone azionò il bastone e liberò una scarica elettrica nell’addome della Malaluna che si contrasse in uno sforzo immane fino a perdere i sensi. Walter la guardò, a terra, inerme. Osservò il maglioncino rosso che stringeva il corpo della bestia e i Jeans pieni di sangue.
Immaginò i preparativi di Chiara, la ragazza, il tempo perso a truccarsi, le aspettative per la notte di Natale. Immaginò la sua vita, la sua famiglia, i suoi sogni, i suoi amori. Pensò al destino che l'attendeva, alla sua maledizione.
Si fasciò la mano che ancora sanguinava, ammanettò la bestia poi, come se non avesse fatto alcuno sforzo, la prese sulle spalle e si avviò fuori dalla piazza.
I fari delle pattuglie illuminarono il suo passaggio, come a volter esaltare le gesta di un eroe. Le persone che si erano rifugiate nelle case uscirono e cominciarono ad applaudire.
Walter camminava incurante di tutto. Quando giunse vicino la sua auto il sindaco e il maresciallo si avvicinarono a lui, si congratularono, poi il maresciallo precisò:
- Signor Leone, deve consegnarla.
Walter aprì la porta posteriore e adagiò la Malaluna lungo il sedile.
- Signor Leone…
Walter non rispose e senza voltarsi si mise alla guida, girò le chiavi e andò via. Nessuno osò seguirlo.
3
Walter Leone amava guidare di notte: le strade vuote, la luce dei fari che si stende sulla carreggiata, Beethoven a mettere pace nei pensieri e la luna come sentinella silenziosa. Guardò nello specchietto retrovisore, la sagoma distesa della sua ultima battaglia.
Guidò in direzione Catania, senza avere una meta precisa. Si infilò in una strada sterrata, proseguì fin quando non fu sicuro di essere abbastanza lontano da strade trafficate. Si puli il viso e le mani con un panno di garza. Guardò la sua immagine riflessa nello specchietto retrovisore, le rughe intorno agli occhi, i segni delle battaglie sul viso, i capelli grigi che si insediavano tra le tempie.
La ragazza continuava a dormire.
Decise di restare lì, in attesa delle luci dell'alba, quando la ragazza sarebbe tornata normale. Avrebbe provato a spiegarle tutto, forse l'avrebbe aiutata. Forse.
Scese dall'auto, guardò la luna. Si chiese se fosse un'alleata o una nemica.
Si tolse il giaccone, poi la maglia.
Guardò di nuovo la luna.
La sua straziante solitudine vibrò nell’aria. Si chiese ancora una volta chi fosse.
Poi cominciò a ululare.