[MI179] Santa Venerina da Parma
Posted: Tue Oct 17, 2023 12:42 pm
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Traccia 2: In cucina
È appoggiata al tavolo della cucina con l’esito delle analisi in mano, fissa quei numeretti neri-neri, evidenziati in grassetto e perfino con una o due stelline di fianco, neanche fossero pessime recensioni su Amazon. Li fissa con le lacrime agli occhi.
Tira su col naso, deve farsi forza.
In fondo, sa bene che non c’è da lamentarsi troppo, poteva andarle peggio.
In ogni caso, si tratta di stravolgere la sua vita.
Ok, solo la sua alimentazione, che comunque è la sua vita.
Non è solo questione di gola, è tutto un memoriale! Attorno alle sue ricette ha imbastito e rafforzato amicizie, creato la sua popolarità; lo stuolo di proseliti le rimarrà fedele?
Non si tratta di rinunciare per sempre al solito ragù della nonna, piuttosto: a mooolto e mooolto di più.
Squilla il cellulare, è Cristina, quella perennemente a dieta tranne quando viene a cena da lei.
– Dimmi Cristina.
– Ho già l'acquolina in bocca, tutto confermato per sabato?
– Sabato? A be', non so, ti do conferma.
– Che c'è, stai bene?
– No, tutto bene, sì, forse. Ti faccio sapere. Scusami ma ho l'arista in forno.
– Humm, buooona, Sabri so che sabato non ci deluderai, come sempre.
La chiamano Santa Venerina da Parma per l’uso sapiente e impareggiabile che fa dei prosciutti parmensi e dei formaggi più forti. Vorrebbe sorridere al pensiero, invece si tocca la bocca dello stomaco che da giorni le brucia come se stesse sfrigolando su un barbecue.
Cerca di distogliere l'attenzione, quel corpo irriconoscente prova a darle forfait.
Riflette.
Nel suo stile di vita c’entra l’accoglienza, la cura dei particolari, la capacità di inventare, elaborare; partire dalla A e comporre una canzone, nel suo caso specifico: una melodia di sapori.
Apre gli sportelli, trova il sale rosa dell’Himalaya e ogni altro tipo di spezia, di dadi, di tutto… non mancano mostarda, maionese, ketchup. I pacchi di pasta sono ben suddivisi per tipologia e marca, e sì, anche quella conta; per un primo piatto estivo o uno invernale non puoi usare mica lo stesso tipo di spaghetto, e no!
E via: tagliatelle, spaghetti, tortiglioni, penne rigate, conchiglie, paccheri… nemmeno un supermercato esibisce tanto assortimento.
Passa al frigo, non mancano guanciale, formaggi stagionati, insaccati tipici. Le sembra di fissare le foto di una vecchia vacanza, una di quelle fatte in piena gioventù. D’altronde qualche ruga sul viso c’è già.
Con rammarico si lecca le labbra e pare scopra soltanto adesso che la propria saliva non ha sapore. Aggrotta la fronte: “Ottimo preludio al mio domani, anzi al mio oggi” dice a se stessa.
Nella fruttiera al centro del tavolo ci sono uva e banane, sono illuminate da un raggio di sole autunnale penetrato con grazia dalle tendine color verde salvia, lei vede solo una “natura morta". Infatti, dovrà rinunciare a uva e banane, ma anche a fichi e manderini. Afferra la ciotola e, con tutto ciò che contiene, la scaraventa dentro il baratro-pattumiera.
Squilla di nuovo il cellulare, è Tommaso.
– Dimmi Tommaso.
– Per sabato ti spiace se porto un amico? Viene dalla Puglia e piuttosto che portarlo in un ristorante qualsiasi preferisco fare bella figura con te.
– Be' Tommaso, non so, è che...
Tommaso non le dà tempo di finire la frase, ad essere onesti non l'ha nemmeno ascoltata.
– Allora ok, ci vediamo sabato. Facciamoci onore. Ciao.
Sono abituati così, forse anche da troppo.
Quello stop le fa riavvolgere il nastro su certi inviti e le molte mancate collaborazioni.
Si guarda intorno e senza farsi attendere si fa largo l'idea di buttare via teglie, insalatiere, pirofile e vassoi da portata, ormai troppo grandi per il futuro che le viene contro.
E il tavolo? Ha quattro prolunghi. Andrà via anche lui. Ruota lo sguardo a 360°, trova tutto sproporzionato. Farà tirare su una parete per ridurre l’ambiente. Fissa incarognita le maioliche che rivestono le pareti, si sposano bene con lo stile fratino che ai tempi ha scelto con cura; ma le stesse piastrelle, una volta stimolanti, adesso le appaiono fuori luogo, chiassose, troppo colorate, un insulto al rigore cui dovrà abituarsi.
Ok, cambierà anche il mobilio, comprerà una cucina “usa e getta”, di quelle pubblicizzate sui dépliant che trova spesso nella cassetta della posta, una stile minimal dove c’è spazio per un emerito “nulla”: top nero, sportelli grigi. Perfetto.
Inspira profondamente cerca di mettere a fuoco i volti degli amici.
Prova a fare un elenco di nomi cercando, tra i soliti estimatori, chi potrebbe adattarsi alle sue nuove pietanze.
Scrive e depenna, riscrive sperando, cancella arrabbiata. Chi accetterà mai un suo invito sapendo di trovarsi davanti verdurine grigliate e merluzzo bollito?
Prevede un futuro fatto di magra solitudine.
“Magari, pensa, sarà l’occasione buona per riconoscere chi sono davvero gli amici”.
Traccia 2: In cucina
È appoggiata al tavolo della cucina con l’esito delle analisi in mano, fissa quei numeretti neri-neri, evidenziati in grassetto e perfino con una o due stelline di fianco, neanche fossero pessime recensioni su Amazon. Li fissa con le lacrime agli occhi.
Tira su col naso, deve farsi forza.
In fondo, sa bene che non c’è da lamentarsi troppo, poteva andarle peggio.
In ogni caso, si tratta di stravolgere la sua vita.
Ok, solo la sua alimentazione, che comunque è la sua vita.
Non è solo questione di gola, è tutto un memoriale! Attorno alle sue ricette ha imbastito e rafforzato amicizie, creato la sua popolarità; lo stuolo di proseliti le rimarrà fedele?
Non si tratta di rinunciare per sempre al solito ragù della nonna, piuttosto: a mooolto e mooolto di più.
Squilla il cellulare, è Cristina, quella perennemente a dieta tranne quando viene a cena da lei.
– Dimmi Cristina.
– Ho già l'acquolina in bocca, tutto confermato per sabato?
– Sabato? A be', non so, ti do conferma.
– Che c'è, stai bene?
– No, tutto bene, sì, forse. Ti faccio sapere. Scusami ma ho l'arista in forno.
– Humm, buooona, Sabri so che sabato non ci deluderai, come sempre.
La chiamano Santa Venerina da Parma per l’uso sapiente e impareggiabile che fa dei prosciutti parmensi e dei formaggi più forti. Vorrebbe sorridere al pensiero, invece si tocca la bocca dello stomaco che da giorni le brucia come se stesse sfrigolando su un barbecue.
Cerca di distogliere l'attenzione, quel corpo irriconoscente prova a darle forfait.
Riflette.
Nel suo stile di vita c’entra l’accoglienza, la cura dei particolari, la capacità di inventare, elaborare; partire dalla A e comporre una canzone, nel suo caso specifico: una melodia di sapori.
Apre gli sportelli, trova il sale rosa dell’Himalaya e ogni altro tipo di spezia, di dadi, di tutto… non mancano mostarda, maionese, ketchup. I pacchi di pasta sono ben suddivisi per tipologia e marca, e sì, anche quella conta; per un primo piatto estivo o uno invernale non puoi usare mica lo stesso tipo di spaghetto, e no!
E via: tagliatelle, spaghetti, tortiglioni, penne rigate, conchiglie, paccheri… nemmeno un supermercato esibisce tanto assortimento.
Passa al frigo, non mancano guanciale, formaggi stagionati, insaccati tipici. Le sembra di fissare le foto di una vecchia vacanza, una di quelle fatte in piena gioventù. D’altronde qualche ruga sul viso c’è già.
Con rammarico si lecca le labbra e pare scopra soltanto adesso che la propria saliva non ha sapore. Aggrotta la fronte: “Ottimo preludio al mio domani, anzi al mio oggi” dice a se stessa.
Nella fruttiera al centro del tavolo ci sono uva e banane, sono illuminate da un raggio di sole autunnale penetrato con grazia dalle tendine color verde salvia, lei vede solo una “natura morta". Infatti, dovrà rinunciare a uva e banane, ma anche a fichi e manderini. Afferra la ciotola e, con tutto ciò che contiene, la scaraventa dentro il baratro-pattumiera.
Squilla di nuovo il cellulare, è Tommaso.
– Dimmi Tommaso.
– Per sabato ti spiace se porto un amico? Viene dalla Puglia e piuttosto che portarlo in un ristorante qualsiasi preferisco fare bella figura con te.
– Be' Tommaso, non so, è che...
Tommaso non le dà tempo di finire la frase, ad essere onesti non l'ha nemmeno ascoltata.
– Allora ok, ci vediamo sabato. Facciamoci onore. Ciao.
Sono abituati così, forse anche da troppo.
Quello stop le fa riavvolgere il nastro su certi inviti e le molte mancate collaborazioni.
Si guarda intorno e senza farsi attendere si fa largo l'idea di buttare via teglie, insalatiere, pirofile e vassoi da portata, ormai troppo grandi per il futuro che le viene contro.
E il tavolo? Ha quattro prolunghi. Andrà via anche lui. Ruota lo sguardo a 360°, trova tutto sproporzionato. Farà tirare su una parete per ridurre l’ambiente. Fissa incarognita le maioliche che rivestono le pareti, si sposano bene con lo stile fratino che ai tempi ha scelto con cura; ma le stesse piastrelle, una volta stimolanti, adesso le appaiono fuori luogo, chiassose, troppo colorate, un insulto al rigore cui dovrà abituarsi.
Ok, cambierà anche il mobilio, comprerà una cucina “usa e getta”, di quelle pubblicizzate sui dépliant che trova spesso nella cassetta della posta, una stile minimal dove c’è spazio per un emerito “nulla”: top nero, sportelli grigi. Perfetto.
Inspira profondamente cerca di mettere a fuoco i volti degli amici.
Prova a fare un elenco di nomi cercando, tra i soliti estimatori, chi potrebbe adattarsi alle sue nuove pietanze.
Scrive e depenna, riscrive sperando, cancella arrabbiata. Chi accetterà mai un suo invito sapendo di trovarsi davanti verdurine grigliate e merluzzo bollito?
Prevede un futuro fatto di magra solitudine.
“Magari, pensa, sarà l’occasione buona per riconoscere chi sono davvero gli amici”.