[Lab10] Segreti di versi
Posted: Wed Oct 04, 2023 8:29 pm
[Lab10] Segreti di versi
- I segreti sono nuvole -
schiacciate sotto l’orizzonte
di chi ne ha paura
oppure
gonfie
d’un alone di nascosta grazia
e pure.
Carlo e Franco erano tra i bambini fortunati del Condominio Azzurro, nella periferia urbana, a pochi passi dall'aperta campagna, dagli alberi, dalle fattorie con gli alberi da frutta, dal giocare in libertà.
Amici da sempre, anche se diversi sia nel fisico che nel carattere.
Franco era alto e goffo, complessato e timido, ma con un sorriso aperto che sapeva illuminargli il viso.
Carlo era bello e aitante, sicuro di sé e un po' smargiasso.
Tra gli svaghi del loro gruppo c'era il calcio, e potevano usufruire, il sabato e domenica pomeriggio, del campetto delle Opere parrocchiali. Il curato fungeva da arbitro, ed era bravo nell'insegnare loro il rispetto sia delle regole del gioco che quelle degli uni verso gli altri.
Era così ambito il frequentarlo che le marachelle dei ragazzini, dentro o fuori dal campo, d'intesa coi genitori, costavano loro il saltare un turno di partite per somma di ammonizioni.
Un giorno, Franco ruppe con un sasso lanciato da una fionda una pentola di terracotta sull'uscio del negozio di casalinghi del quartiere.
Dal padrone del coccio era subito andato Carlo, addossandosi la colpa e facendo poi partecipi del guaio i propri genitori.
Poiché Franco, diversamente, avrebbe saltato la partita decisiva per somma di marachelle, mentre Carlo era a zero ammonizioni e voleva bene all'amico, portiere imbattibile e in squadra con lui.
Nel Condominio c'è anche Greta, detta "principessa azzurra" per il colore degli occhi e la grazia che emana, amica dei due ragazzi, e di cui Carlo si innamora.
Si confida con l'amico Franco, proprio mentre questi sta componendo una delle poesie che rappresentano per lui un hobby, e gli chiede aiuto per scrivere dei versi d'amore per la sua bella.
Franco acconsente, e così sbocciano bei versi, scritti sulla base dei concetti che Carlo vuole evocare alla ragazza e dei pensieri che prova; mano a mano che il tempo passa, gli input e le ispirazioni sono di tutti e due gli amici.
Franco prova a dirgli che sarebbe meglio fosse lui, Carlo, a scrivere per Greta, e in prosa, visto che poeta non è. Ma Carlo ha visto la differenza d'impatto emotivo dello stesso pensiero tradotto da una frase a un verso, e preferisce farle credere che sia tutto farina del suo sacco, con l'assenso di Franco, che ricaccia il sentimento che comincia a provare per l'amica in nome dell'amicizia che lo lega a Carlo.
Carlo e Greta sono ormai una coppia innamorata. Franco avverte un senso di perdita, che sa indipendente dall'amore di Greta, in minima parte dovuto al cambio nel rapporto di amicizia e di vicinanza fra lui e loro. Capisce e sente prepotente il bisogno di cambiare aria, per cercare di colmare un vuoto che è in lui, quando una sera, davanti a un tramonto, si trova a pensare all'infinito:
L'infinito è spazio che precede e segue l'orizzonte.
" Voglio vedere l'orizzonte dall'altra parte" confida ai suoi familiari la voglia di cambiare visuale sulla vita. Da solo. Si trasferisce da un capo all'altro del Paese, dal sud al nord e lì intraprende un strada culturale e di lavoro, che lo porta a fare studi umanistici, filosofici e teologici, e presta la sua opera nell'azienda agricola di un parente per lungo tempo.
Conosce la realtà degli emarginati, dei poveri e della solitudine degli affetti, frequentando un religioso "di frontiera", così da lui ribattezzato. "Perché mi chiami così?" gli chiede Padre Biagio un giorno. "Perché ero in cerca del punto dell'Infinito, nell'orizzonte, e adesso mi sento in quel punto di mezzo: è qui il mio orizzonte giusto, in mezzo all'Infinito. Sento che qui oggi è la mia frontiera."
Franco diventa sacerdote, forgiando la sua pastorale sull'aiuto e sull'ascolto di chi lo avvicina, o che lui cerca, tra gli emarginati e i soli.
Cerca di aiutare chi può a diventare autonomo, a imparare un lavoro, a darsi da fare. Gli presenta Dio ma poi li lascia soli con Lui perché la conoscenza del Signore è personale e nessuno te la può imporre, è il pensiero di Don Franco. Il suo mentore diceva sempre: "La religione è come vivi la tua vita in mezzo agli altri.”
E aggiungeva:
“Ognuno ha il suo punto d'incontro con l'infinito. C'è chi passa oltre senza riconoscerlo oppure lo scavalca come un inutile inciampo. In continuo. Ma l'infinito esiste inalterato: ce l'abbiamo sempre davanti al nostro orizzonte, nello spazio che lo precede e in quello che lo segue. Non puoi non farci i conti, prima o poi."
Ogni tanto torna al paese e rivede parenti e amici rimasti.
Un giorno, sapendo del suo arrivo, Carlo e Greta vanno a trovarlo per dargli la bella notizia: vogliono sposarsi e che sia lui, il loro antico amico, a celebrare le nozze..
Lui raccomanda loro di svolgere il corso prematrimoniale, come d'uso, e sì, li avrebbe volentieri sposati nella chiesa del paese, d'intesa col parroco.
Intanto, tra amici, rievocano il passato. Greta si rivolge all'amico sacerdote, tenendo per mano il suo Carlo:
"Sai di lui cosa mi ha conquistata, don Franco? Le sue attenzioni e premure, come intuire prima di me che cosa mi servisse: un bacio, un cacciavite, un panino col prosciutto. E poi... Franco, magari lo sai, so che provavi a scrivere versi anche tu... La sua sensibilità traspariva dai versi che mi scriveva. Ma lo sai che è proprio bravo? " e guarda sognante il suo lui, che avvampa in volto guardando l'amico.
Nel mentre, il sacerdote commenta, annuendo: "Io l'ho vista crescere la sua sensibilità; quando si è preso la colpa del mio tiro disastroso con la fionda, o la volta che si è fatto interrogare da volontario a scuola perché se no toccava a me e lui sapeva che non ero preparato. Eccetera eccetera." mentre sorride all'amico che adesso arrossisce di riconoscenza.
" Di certo, Carlo non può scrivere una poesia per le nostre nozze. Ma tu, don Franco, puoi farci il regalo di scrivercene una? Puoi?"
Quella sera, i due amici si vedono al bar-biliardo che frequentavano insieme da giovani, e Carlo confida a Franco: "Perdonami. Non gliel'ho mai detto che le poesie erano tue. Non l'ho fatto la prima volta e la seconda era già troppo tardi."
Franco sorride e ribatte: "Tranquillo. Anch'io, una volta, e l'ho tenuto nascosto a tutti, ho copiato spudoratamente Prévert per impressionare una ragazzina in terza media, quella con la treccia lunga, se te la ricordi. Ho spacciato Questo amore per mio! Quindi vedi che non ti devi colpevolizzare per questo: tu questi versi li hai pensati per lei, io no."
E riguardo la poesia che ti ha chiesto?"
"Di certo non ha sgamato niente. Mi dà l'occasione per farvi un regalo senza spendere soldi" ride Don Franco.
"Niente del genere: - Abbassatevi stelle, voglio luce... -?"
"Tutt'altro: non temere, non riconoscerà quella mano. Penso di mettere in endecasillabi un saggio teologico che ho letto, Amore e Matrimonio di Dietrich Bonhoeffer."
Viene il giorno delle nozze. Dall'altare, il prete rivolge il suo augurio cristiano e da amico agli sposi, e alla fine aggiunge:
" La sposa mi ha chiesto una poesia per le le loro nozze. Approfitto del luogo e di una platea di parenti e amici testimoni di questa unione d'amore per trasmettere il pensiero cristiano del matrimonio religioso con questi versi":
Il matrimonio è un’investitura
nella sequenza di generazioni:
nell’ufficio divino ha la natura
della coscienza eterna delle unioni.
Come un re non può dirsi che sia tale
senza chinarsi all’incoronazione,
così l’amore vostro, personale,
dichiarate, nella celebrazione,
ch’è un amore inscindibile al destino
davanti a chi, nel mondo, vi conosce,
e agli affetti che avete più vicino;
ch’è un vincolo che Dio vi riconosce.
Quell’amore che oggi si completa
perché tu, Carlo, hai sposato Greta!
- I segreti sono nuvole -
schiacciate sotto l’orizzonte
di chi ne ha paura
oppure
gonfie
d’un alone di nascosta grazia
e pure.
Carlo e Franco erano tra i bambini fortunati del Condominio Azzurro, nella periferia urbana, a pochi passi dall'aperta campagna, dagli alberi, dalle fattorie con gli alberi da frutta, dal giocare in libertà.
Amici da sempre, anche se diversi sia nel fisico che nel carattere.
Franco era alto e goffo, complessato e timido, ma con un sorriso aperto che sapeva illuminargli il viso.
Carlo era bello e aitante, sicuro di sé e un po' smargiasso.
Tra gli svaghi del loro gruppo c'era il calcio, e potevano usufruire, il sabato e domenica pomeriggio, del campetto delle Opere parrocchiali. Il curato fungeva da arbitro, ed era bravo nell'insegnare loro il rispetto sia delle regole del gioco che quelle degli uni verso gli altri.
Era così ambito il frequentarlo che le marachelle dei ragazzini, dentro o fuori dal campo, d'intesa coi genitori, costavano loro il saltare un turno di partite per somma di ammonizioni.
Un giorno, Franco ruppe con un sasso lanciato da una fionda una pentola di terracotta sull'uscio del negozio di casalinghi del quartiere.
Dal padrone del coccio era subito andato Carlo, addossandosi la colpa e facendo poi partecipi del guaio i propri genitori.
Poiché Franco, diversamente, avrebbe saltato la partita decisiva per somma di marachelle, mentre Carlo era a zero ammonizioni e voleva bene all'amico, portiere imbattibile e in squadra con lui.
Nel Condominio c'è anche Greta, detta "principessa azzurra" per il colore degli occhi e la grazia che emana, amica dei due ragazzi, e di cui Carlo si innamora.
Si confida con l'amico Franco, proprio mentre questi sta componendo una delle poesie che rappresentano per lui un hobby, e gli chiede aiuto per scrivere dei versi d'amore per la sua bella.
Franco acconsente, e così sbocciano bei versi, scritti sulla base dei concetti che Carlo vuole evocare alla ragazza e dei pensieri che prova; mano a mano che il tempo passa, gli input e le ispirazioni sono di tutti e due gli amici.
Franco prova a dirgli che sarebbe meglio fosse lui, Carlo, a scrivere per Greta, e in prosa, visto che poeta non è. Ma Carlo ha visto la differenza d'impatto emotivo dello stesso pensiero tradotto da una frase a un verso, e preferisce farle credere che sia tutto farina del suo sacco, con l'assenso di Franco, che ricaccia il sentimento che comincia a provare per l'amica in nome dell'amicizia che lo lega a Carlo.
Carlo e Greta sono ormai una coppia innamorata. Franco avverte un senso di perdita, che sa indipendente dall'amore di Greta, in minima parte dovuto al cambio nel rapporto di amicizia e di vicinanza fra lui e loro. Capisce e sente prepotente il bisogno di cambiare aria, per cercare di colmare un vuoto che è in lui, quando una sera, davanti a un tramonto, si trova a pensare all'infinito:
L'infinito è spazio che precede e segue l'orizzonte.
" Voglio vedere l'orizzonte dall'altra parte" confida ai suoi familiari la voglia di cambiare visuale sulla vita. Da solo. Si trasferisce da un capo all'altro del Paese, dal sud al nord e lì intraprende un strada culturale e di lavoro, che lo porta a fare studi umanistici, filosofici e teologici, e presta la sua opera nell'azienda agricola di un parente per lungo tempo.
Conosce la realtà degli emarginati, dei poveri e della solitudine degli affetti, frequentando un religioso "di frontiera", così da lui ribattezzato. "Perché mi chiami così?" gli chiede Padre Biagio un giorno. "Perché ero in cerca del punto dell'Infinito, nell'orizzonte, e adesso mi sento in quel punto di mezzo: è qui il mio orizzonte giusto, in mezzo all'Infinito. Sento che qui oggi è la mia frontiera."
Franco diventa sacerdote, forgiando la sua pastorale sull'aiuto e sull'ascolto di chi lo avvicina, o che lui cerca, tra gli emarginati e i soli.
Cerca di aiutare chi può a diventare autonomo, a imparare un lavoro, a darsi da fare. Gli presenta Dio ma poi li lascia soli con Lui perché la conoscenza del Signore è personale e nessuno te la può imporre, è il pensiero di Don Franco. Il suo mentore diceva sempre: "La religione è come vivi la tua vita in mezzo agli altri.”
E aggiungeva:
“Ognuno ha il suo punto d'incontro con l'infinito. C'è chi passa oltre senza riconoscerlo oppure lo scavalca come un inutile inciampo. In continuo. Ma l'infinito esiste inalterato: ce l'abbiamo sempre davanti al nostro orizzonte, nello spazio che lo precede e in quello che lo segue. Non puoi non farci i conti, prima o poi."
Ogni tanto torna al paese e rivede parenti e amici rimasti.
Un giorno, sapendo del suo arrivo, Carlo e Greta vanno a trovarlo per dargli la bella notizia: vogliono sposarsi e che sia lui, il loro antico amico, a celebrare le nozze..
Lui raccomanda loro di svolgere il corso prematrimoniale, come d'uso, e sì, li avrebbe volentieri sposati nella chiesa del paese, d'intesa col parroco.
Intanto, tra amici, rievocano il passato. Greta si rivolge all'amico sacerdote, tenendo per mano il suo Carlo:
"Sai di lui cosa mi ha conquistata, don Franco? Le sue attenzioni e premure, come intuire prima di me che cosa mi servisse: un bacio, un cacciavite, un panino col prosciutto. E poi... Franco, magari lo sai, so che provavi a scrivere versi anche tu... La sua sensibilità traspariva dai versi che mi scriveva. Ma lo sai che è proprio bravo? " e guarda sognante il suo lui, che avvampa in volto guardando l'amico.
Nel mentre, il sacerdote commenta, annuendo: "Io l'ho vista crescere la sua sensibilità; quando si è preso la colpa del mio tiro disastroso con la fionda, o la volta che si è fatto interrogare da volontario a scuola perché se no toccava a me e lui sapeva che non ero preparato. Eccetera eccetera." mentre sorride all'amico che adesso arrossisce di riconoscenza.
" Di certo, Carlo non può scrivere una poesia per le nostre nozze. Ma tu, don Franco, puoi farci il regalo di scrivercene una? Puoi?"
Quella sera, i due amici si vedono al bar-biliardo che frequentavano insieme da giovani, e Carlo confida a Franco: "Perdonami. Non gliel'ho mai detto che le poesie erano tue. Non l'ho fatto la prima volta e la seconda era già troppo tardi."
Franco sorride e ribatte: "Tranquillo. Anch'io, una volta, e l'ho tenuto nascosto a tutti, ho copiato spudoratamente Prévert per impressionare una ragazzina in terza media, quella con la treccia lunga, se te la ricordi. Ho spacciato Questo amore per mio! Quindi vedi che non ti devi colpevolizzare per questo: tu questi versi li hai pensati per lei, io no."
E riguardo la poesia che ti ha chiesto?"
"Di certo non ha sgamato niente. Mi dà l'occasione per farvi un regalo senza spendere soldi" ride Don Franco.
"Niente del genere: - Abbassatevi stelle, voglio luce... -?"
"Tutt'altro: non temere, non riconoscerà quella mano. Penso di mettere in endecasillabi un saggio teologico che ho letto, Amore e Matrimonio di Dietrich Bonhoeffer."
Viene il giorno delle nozze. Dall'altare, il prete rivolge il suo augurio cristiano e da amico agli sposi, e alla fine aggiunge:
" La sposa mi ha chiesto una poesia per le le loro nozze. Approfitto del luogo e di una platea di parenti e amici testimoni di questa unione d'amore per trasmettere il pensiero cristiano del matrimonio religioso con questi versi":
Il matrimonio è un’investitura
nella sequenza di generazioni:
nell’ufficio divino ha la natura
della coscienza eterna delle unioni.
Come un re non può dirsi che sia tale
senza chinarsi all’incoronazione,
così l’amore vostro, personale,
dichiarate, nella celebrazione,
ch’è un amore inscindibile al destino
davanti a chi, nel mondo, vi conosce,
e agli affetti che avete più vicino;
ch’è un vincolo che Dio vi riconosce.
Quell’amore che oggi si completa
perché tu, Carlo, hai sposato Greta!