Giorni e pagine
Posted: Sat Jan 09, 2021 10:42 pm
*Racconto eliminato su richiesta dell'utente*
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è attratta da quel ragazzo, ha una voce che la confonde e poche cose di solito la confondonosì, hai ragione: lì sono stata decisamente troppo esplicita
Non descriverei in modo così esplicito l'attrazione della ragazza, cerca di mostrarla più che dirla.
Però dopo di scopre che quello al call center è un lavoro da studentessa universitaria, quindi non so se questa frase così come l'hai scritta mantiene la coerenza interna alla storia: un impiego da studentessa non è certo il lavoro dell vita, di solito è sottopagato e tendono a sfruttare i ragazzi, è la norma. Qsì, lei in realtà voleva partecipare ad un concorso della pubblica amministrazione (per provare a "fuggire" dal call center), volevo cioè far vedere come la sua vita fosse comunque normale (almeno nei problemi: il lavoro, colleghi difficili...) e nelle amicizie e relazioni, però hai ragione: quando ho riletto il racconto per portarlo qui, anch'io mi sono chiesta se quell'inciso "e anche l'unica, avrebbe capito in seguito" non fosse di troppo, e anzi, adesso lo toglierei proprio.
Irene wrote: Sat Jan 09, 2021 10:42 pmChe nessuna notte sia infinita lo dici tu, caro Renatone" pensa Marta mentre esce dall'edificio dove lavora, "Scusa, innanzitutto un applauso per l'incipit. Fin dalla prima riga crei già una confidenza col lettore
Irene wrote: Sat Jan 09, 2021 10:42 pmDi nuovo in strada, innervosita da quell’incontro, raggiunge troppo in fretta il semaforo e quasi inciampa su alcuni coni dellaEcco il primo filo d'erba che secondo me va tagliato. Eviterei l'incisio perché è chiaro che sia innervosita. Lo dice il suo pensiero nel periodo precedente, e la sua reazione fisica col picchiettare. Forse vuole essere funzionale alla sua fretta, ma allora propenderei per un altro espediente, ad esempio: corre perché è in ritardo.
Irene wrote: Sat Jan 09, 2021 10:42 pmMi sa che hanno ragione," pensa Marta girando pagina, "gli e-book non soppianteranno mai i libri cartacei".Seconda pagliuzza. Eviterei di imboccare così il lettore proprio nel finale. Non è da Irene, ma non mi piacerebbe comunque.
Luca C. wrote: Tocchi un tema serio con una delicatezza cheTroppo buono, bellissimo questo paragone. E per i fili d'erba che stonano hai perfettamente ragione: il primo è proprio dovuto alla mia ancora totale incapacità di gestire il narratore, non so mai dove, come, quanto, ... ecc.: devo approfondire questo aspetto; e anche il finale sì, dici bene, stona, è troppo finale-favoletta-urlato.
La scrittura è fluida, piacevole e semplice.
Tutto è ridotto all'osso e condensato in un racconto bonsai.
Beh, che dirti, Irene. Spero che tu possa ritornare presto a scrivere racconti. wrote:Sì, piacerebbe tanto anche a me, e vediamo se ci riesco.
Luca C. wrote: Se vuoi farmi incazzare, questa è la via...Io ci credo e lo desidero. Fai un po' te
Irene wrote:Sai che ti osservo, eh...ahahahah, ok!
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Irene wrote: Che nessuna notte sia infinita lo dici tu, caro Renatone" pensa Marta mentre esce dall'edificio dove lavora, "prova un po' a venire qua con questi pazzi che ti soffiano sul collo ogni giorno e poi dimmi se intravedi la luce... "Rileggendo il racconto "col senno di poi" ho trovato bellissimo l'incipit. Si legge un'amara ironia, quasi un accettare il proprio fato con leggerezza.
Irene wrote: Torna al secondo piano e raggiunge la sua postazione di lavoro, i suoi trecento centimetri quadrati di fòrmica, come li definisce quando deve rispondere all’immancabile domanda che cosa fai di bello nella vita?Mi è piaciuta tantissima l'immagine dei trecento centimetri quadrati di fòrmica che descrivono la sua situazione lavorativa, perché è molto concreta. E' piacevole quando uno scrittore ci comunica qualcosa tramite un esempio concreto, anziché i soliti giri di parole. Per il mio gusto, avrei evitato il corsivo, secondo me risalta già di suo. Amara ironia anche sulla domanda che ti fanno sempre: "cosa fai di belle nella vita," come se la cosa che fai ti "definisca" come persona. A volte ci troviamo in una situazione per motivi che non dipendono da noi, ma le persone spesso sono superficiali e indelicate.
Irene wrote: non ne poteva più di quello sfruttamento legalizzato. Per questo aveva cominciato a partecipare a ogni concorso pubblico che fosse alla sua portata.Questa frase aggiunge profondità e realismo al tuo racconto. Molti di noi sono incastrati fra un lavoro che non amano e la possibilità (difficile) di partecipare a uno di quei concorsi pubblici che prevedono pochi posti e tantissime domande. Inoltre, come vedremo in seguito (qui ritorno al mio invito di ripensare il racconto esplicitando da subito la situazione della protagonista) per la protagonista del racconto tutto è più complesso. Direi che è una persona lucide che affronta un fato avverso. Però non abbandona la speranza e, soprattuto, sembra che abbia la grinta giusta per riuscire. Facciamo il tifo per lei.
Irene wrote: i grandi libri in Braille, passandoci sopra le mani, la rassicura: le ricorda sua madre, il suo modo dolce di guidarle le dita per insegnarle a riconoscere i caratteri in rilievo sulla carta spessa.Finale a metà fra delicatezza (la madre che le insegna il Braille) e l'ironia. Mi è piaciuto.
"Mi sa che hanno ragione," pensa Marta girando pagina, "gli e-book non soppianteranno mai i libri cartacei"
Domenico S. wrote: Se proprio vuoi però esercitarti a riscriverlo (per il tuo apprendimento personale) potresti provare a chiarire subito quest'aspetto, e poi a vedere come va il prosieguo del racconto.sì, sarebbe un bell'esercizio, hai ragione; la prima versione di questo racconto aveva come titolo "Nulla di diverso" e aveva proprio l'intenzione di descrivere la giornata di una persona con una disabilità, facendola rientrare comunque nella normalità, quindi sottolineando che non c'era nulla di diverso, e quindi sì, hai visto giusto, avevo un intento preciso quando lo scrissi, ora però eviterei l'intento e probabilmente cambierei molto e forse seguirei proprio il tuo consiglio.
Domenico S. wrote: Amara ironia anche sulla domanda che ti fanno sempre: "cosa fai di belle nella vita," come se la cosa che fai ti "definisca" come persona. A volte ci troviamo in una situazione per motivi che non dipendono da noi, ma le persone spesso sono superficiali e indelicate.esettamente... e quindi "normalità" è anche dover rispondere alle frequenti domande indelicate
bestseller2020 wrote: Nel caso lo avessi arricchito con più caratteri, credo che avresti dovuto per forza, cambiare percorso... ciao a prestosì, infatti, se avessi messo più particolari il finale-sorpresa non sarebbe proprio stato possibile;
bestseller2020 wrote: Non so se a qualcuno sia venuto in mente di ricorrere alla voce sintetica proprio per evitare a chi lavora troppe tante parolacce che influiscono sulla psiche. Vedi, Irene, di questo potevi parlarne meglio...hai ragione, sì! Me ne accorgo solo ora: mi sono soffermata solo sul rapporto con i capi, per così dire, ma non delle rispostacce che immagino ricevano troppo spesso i lavoratori dei call center, e in effetti spendere due parole su questo sarebbe stato opportuno.
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al primo malcapitato della lista.
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ah! bella questa.. ma alla fine, come dico sopra, il malcapitato è sempre chi chiama e che riceve il solito vaffan.....
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