Re: Giorni e pagine

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Ciao @Irene

Che carino questo racconto. Se dovessi riassumere in una sila parola direi che è un racconto "misurato", nel senso che ha le giuste note e il finale, inaspettato, ha la giusta dose di dolcezza.

Ti segnalo solo un passaggio che potrebbe essere migliorato, secondo la mia opinione:

è attratta da quel ragazzo, ha una voce che la confonde e poche cose di solito la confondono

Non descriverei in modo così esplicito l'attrazione della ragazza, cerca di mostrarla più che dirla.

Ah, poi un'altra piccolezza. All'inizio tu dici:

Dopo il liceo, quel call center era stato per lei la prima porta aperta ̶ e anche l'unica, avrebbe capito in seguito ̶ e ora, a ventiquattro anni, non ne poteva più di quello sfruttamento legalizzato

Però dopo di scopre che quello al call center è un lavoro da studentessa universitaria, quindi non so se questa frase così come l'hai scritta mantiene la coerenza interna alla storia: un impiego da studentessa non è certo il lavoro dell vita, di solito è sottopagato e tendono a sfruttare i ragazzi, è la norma. Quindi o alla fine mostri la protagonista a leggere un libro qualunque per rilassarsi un po' oppure, se ti piace l'idea che sia una studentessa universitaria, allora modificherei la frase che ti ho citato.

Talia :happy-sunny:

Re: Giorni e pagine

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Ciao @Talia e grazie mille per il tuo commento!
Sì, "misurato" è proprio giusto come aggettivo, infatti quando l'ho pensato mi stavo esercitando a scrivere solo il necessario, e per di più dovevo stare attenta a non rivelare la condizione della protagonista con troppi indizi, per cui davvero dovevo misurare ogni parola :D;
è attratta da quel ragazzo, ha una voce che la confonde e poche cose di solito la confondono
Non descriverei in modo così esplicito l'attrazione della ragazza, cerca di mostrarla più che dirla.
sì, hai ragione: lì sono stata decisamente troppo esplicita :si: ;
Però dopo di scopre che quello al call center è un lavoro da studentessa universitaria, quindi non so se questa frase così come l'hai scritta mantiene la coerenza interna alla storia: un impiego da studentessa non è certo il lavoro dell vita, di solito è sottopagato e tendono a sfruttare i ragazzi, è la norma. Q
sì, lei in realtà voleva partecipare ad un concorso della pubblica amministrazione (per provare a "fuggire" dal call center), volevo cioè far vedere come la sua vita fosse comunque normale (almeno nei problemi: il lavoro, colleghi difficili...) e nelle amicizie e relazioni, però hai ragione: quando ho riletto il racconto per portarlo qui, anch'io mi sono chiesta se quell'inciso "e anche l'unica, avrebbe capito in seguito" non fosse di troppo, e anzi, adesso lo toglierei proprio.
Grazie ancora Talia, a presto! :)
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Re: Giorni e pagine

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Ciao, @Irene che bello!
L'avevo già letto sul wd e devo dire che, nonostante tutto il tempo già passato, il sapore che mi lascia questo racconto è sempre quello: buono, anzi, ottimo!
Come quei piatti alla Canavacciulo, che con una carota un pizzico di sale e una patata, ti tira fuori un piatto gourmet.
Tu ora affermerai che questi tuoi sono esercizi di stile. Sì, certo, siamo in officina. Come direbbe un mio amico, nel 99% dei casi si può affermare che "per fortuna l'officina non è una vetrina".
Dove collocarti, dunque? Per me sei in quell'un per cento che non devono più cercare la propria strada, quella maturità scrittevole. Anche  questo tuo scritto è condotto con una sensibilità e una precisione unici, non rari. 
È una narrativa non di genere, in cui la trama non c'è nemmeno, perché punti sul contenuto e sulla sorpresa finale. 
Tocchi un tema serio con una delicatezza che non è data agli umani.
La scrittura è fluida, piacevole e semplice. 
Tutto è ridotto all'osso e condensato in un racconto bonsai.
Come ogni cosa terrena, comunque, l'esatta precisione non esiste.
Ricordo chi paragonava questo tipo di racconti brevissimi, ad un piccolo giardino: anche la minima erbaccia stonerebbe. Ecco, qui di erbacce non ce ne sono, ma un paio di fili d'erba un pochino più lunghi (per il mio personalissimo gusto, ovviamente) li ho visti.
Irene ha scritto: sab gen 09, 2021 10:42 pmChe nessuna notte sia infinita lo dici tu, caro Renatone" pensa Marta mentre esce dall'edificio dove lavora, "
Scusa, innanzitutto un applauso per l'incipit. Fin dalla prima riga crei già una  confidenza col lettore
(quel pensiero di lei, a bruciapelo, mi prende per mano) che si ritrova sul divano e in ciabatte, come se fosse a casa: ed è subito feeling.
Irene ha scritto: sab gen 09, 2021 10:42 pmDi nuovo in strada, innervosita da quell’incontro, raggiunge troppo in fretta il semaforo e quasi inciampa su alcuni coni della
Ecco il primo filo d'erba che secondo me va tagliato. Eviterei l'incisio perché è chiaro che sia innervosita. Lo dice il suo pensiero nel periodo precedente, e la sua reazione fisica col picchiettare. Forse vuole essere funzionale alla sua fretta, ma allora propenderei per un altro espediente, ad esempio: corre perché è in ritardo.
Irene ha scritto: sab gen 09, 2021 10:42 pmMi sa che hanno ragione," pensa Marta girando pagina, "gli e-book non soppianteranno mai i libri cartacei".
Seconda pagliuzza. Eviterei di imboccare così il lettore proprio nel finale. Non è da Irene, ma non mi piacerebbe comunque.
Anche se condivido la tua crociata lo toglierei.

Beh, che dirti, Irene. Spero che tu possa ritornare presto a scrivere racconti. Mancano molto.
Un abbraccio...  :hug:
Tu non sai le colline
dove si è sparso il sangue.
Tutti quanti fuggimmo
tutti quanti gettammo
l’arma e il nome. Una donna
ci guardava fuggire.
Uno solo di noi
si fermò a pugno chiuso,
vide il cielo vuoto,
chinò il capo e morì
sotto il muro, tacendo.
Ora è un cencio di sangue
il suo nome. Una donna
ci aspetta alle colline.

Re: Giorni e pagine

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Grazie Luca@Luca C., grazie! :D
Luca C. ha scritto: Tocchi un tema serio con una delicatezza che

La scrittura è fluida, piacevole e semplice. 
Tutto è ridotto all'osso e condensato in un racconto bonsai.
Troppo buono,  bellissimo questo paragone. E per i fili d'erba che stonano hai perfettamente ragione: il primo è proprio dovuto alla mia ancora totale incapacità di gestire il narratore, non so mai dove, come, quanto, ... ecc.: devo approfondire questo aspetto; e anche il finale sì, dici bene, stona, è troppo finale-favoletta-urlato.
Beh, che dirti, Irene. Spero che tu possa ritornare presto a scrivere racconti. ha scritto:
Sì, piacerebbe tanto anche a me, e vediamo se ci riesco.
Grazie ancora, Luca, un abbraccio anche a te! :flower:
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Re: Giorni e pagine

6
Irene ha scritto: mia ancora totale incapacità di gestire il narratore, non so mai dove, come, quanto, ... ecc.
Se vuoi farmi incazzare, questa è la via... :sù:
Irene ha scritto: Sì, piacerebbe tanto anche a me, e vediamo se ci riesco.
Io ci credo e lo desidero. Fai un po' te  :tze:

:P
Tu non sai le colline
dove si è sparso il sangue.
Tutti quanti fuggimmo
tutti quanti gettammo
l’arma e il nome. Una donna
ci guardava fuggire.
Uno solo di noi
si fermò a pugno chiuso,
vide il cielo vuoto,
chinò il capo e morì
sotto il muro, tacendo.
Ora è un cencio di sangue
il suo nome. Una donna
ci aspetta alle colline.

Re: Giorni e pagine

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Irene ha scritto: :D ahahahah, ok! :D 
Sai che ti osservo, eh... :D
Tu non sai le colline
dove si è sparso il sangue.
Tutti quanti fuggimmo
tutti quanti gettammo
l’arma e il nome. Una donna
ci guardava fuggire.
Uno solo di noi
si fermò a pugno chiuso,
vide il cielo vuoto,
chinò il capo e morì
sotto il muro, tacendo.
Ora è un cencio di sangue
il suo nome. Una donna
ci aspetta alle colline.

Re: Giorni e pagine

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Ciao @Irene  ho l'impressione di aver già letto il racconto, ma volevo lasciarti un commento perché alla seconda lettura credo di averlo apprezzato maggiormente. 

Allora, per me il racconto ha tra grandi pregi: racconta una storia significativa,  è scritto con uno stile chiaro (non si fa fatica a seguire o capire) e il rilascio delle informazioni è attento. Per il mio gusto (cioè, per il mio modo di scrivere) avrei detto subito che la protagonista ha bisogno dei libri Braille. Questo, a mio avviso, avrebbe reso quanto segue più denso di significato. Però anche la tua soluzione va benissimo: questa non era una critica, ma una notazione su come i gusti e gli stili di chi scrive siano diversi. Se proprio vuoi però esercitarti a riscriverlo (per il tuo apprendimento personale) potresti provare a chiarire subito quest'aspetto, e poi a vedere come va il prosieguo del racconto. Solo un piccolo suggerimento.
Irene ha scritto: Che nessuna notte sia infinita lo dici tu, caro Renatone" pensa Marta mentre esce dall'edificio dove lavora, "prova un po' a venire qua con questi pazzi che ti soffiano sul collo ogni giorno e poi dimmi se intravedi la luce... "
Rileggendo il racconto "col senno di poi" ho trovato bellissimo l'incipit. Si legge un'amara ironia, quasi un accettare il proprio fato con leggerezza.
Irene ha scritto: Torna al secondo piano e raggiunge la sua postazione di lavoro, i suoi trecento centimetri quadrati di fòrmica, come li definisce quando deve rispondere all’immancabile domanda che cosa fai di bello nella vita?
Mi è piaciuta tantissima l'immagine dei trecento centimetri quadrati di fòrmica che descrivono la sua situazione lavorativa, perché è molto concreta. E' piacevole quando uno scrittore ci comunica qualcosa tramite un esempio concreto, anziché i soliti giri di parole. Per il mio gusto, avrei evitato il corsivo, secondo me risalta già di suo. Amara ironia anche sulla domanda che ti fanno sempre: "cosa fai di belle nella vita," come se la cosa che fai ti "definisca" come persona. A volte ci troviamo in una situazione per motivi che non dipendono da noi, ma le persone spesso sono superficiali e indelicate. 
Irene ha scritto: non ne poteva più di quello sfruttamento legalizzato. Per questo aveva cominciato a partecipare a ogni concorso pubblico che fosse alla sua portata.
Questa frase aggiunge profondità e realismo al tuo racconto. Molti di noi sono incastrati fra un lavoro che non amano e la possibilità (difficile) di partecipare a uno di quei concorsi pubblici che prevedono pochi posti e tantissime domande. Inoltre, come vedremo in seguito (qui ritorno al mio invito di ripensare il racconto esplicitando da subito la situazione della protagonista) per la protagonista del racconto tutto è più complesso. Direi che è una persona lucide che affronta un fato avverso. Però non abbandona la speranza e, soprattuto, sembra che abbia la grinta giusta per riuscire. Facciamo il tifo per lei.

Ho notato come, nel prosieguo del racconto, tu addensi i riferimenti a suoni e odori, per prepararci al "colpo di scena" che arriverà alla fine. Ho trovato questo piacevole. Come ti dicevo, la mia proposta di esplicitare subito la situazione della protagonista va letta soltanto come una "variante sul tema," anche come hai fatto tu va benissimo.
Irene ha scritto: i grandi libri in Braille, passandoci sopra le mani, la rassicura: le ricorda sua madre, il suo modo dolce di guidarle le dita per insegnarle a riconoscere i caratteri in rilievo sulla carta spessa.
"Mi sa che hanno ragione," pensa Marta girando pagina, "gli e-book non soppianteranno mai i libri cartacei"
Finale a metà fra delicatezza (la madre che le insegna il Braille) e l'ironia. Mi è piaciuto. 

Per concludere, racconto molto interessante e ben giostrato, che ti lascia con qualcosa in più, come se fosse stato scritto con un intinto più profondo che "pubblicare qualcosa." Ti ringrazi per la bella lettura, alla prossima.
https://domenicosantoro.art.blog/

Re: Giorni e pagine

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Ciao @Domenico S.  e grazie a te per il tuo commento! :)
Domenico S. ha scritto: Se proprio vuoi però esercitarti a riscriverlo (per il tuo apprendimento personale) potresti provare a chiarire subito quest'aspetto, e poi a vedere come va il prosieguo del racconto.
sì, sarebbe un bell'esercizio, hai ragione; la prima versione di questo racconto aveva come titolo "Nulla di diverso" e aveva proprio l'intenzione di descrivere la giornata di una persona con una disabilità, facendola rientrare comunque nella normalità, quindi sottolineando che non c'era nulla di diverso, e quindi sì, hai visto giusto, avevo un intento preciso quando lo scrissi, ora però eviterei l'intento e probabilmente cambierei molto e forse seguirei proprio il tuo consiglio.
Domenico S. ha scritto: Amara ironia anche sulla domanda che ti fanno sempre: "cosa fai di belle nella vita," come se la cosa che fai ti "definisca" come persona. A volte ci troviamo in una situazione per motivi che non dipendono da noi, ma le persone spesso sono superficiali e indelicate. 
esettamente... e quindi "normalità" è anche dover rispondere alle frequenti domande indelicate :lol: 

Ti ringrazio molto, Domenico, alla prossima!
https://lapoesianonsimangia.myblog.it/c ... i-sono-io/

Re: Giorni e pagine

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@Irene ciao.. ti lascio questo commento per portarmi avanti al MI di questo pomeriggio... e con questo spero che tu possa essere dei nostri :love:



"Che nessuna notte sia infinita lo dici tu, caro Renatone"
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Nota canora in evidenza: confesso che non mi è mai piaciuto Zero; lo considero uno dei tanti Falsi Cristi... tante belle parole d'amore ma poi...
Però tale verso aiuta a capire lo stato d'animo della protagonista. Non svela però che " la notte infinita" ha un significato diverso per chi è non vedente. Come ti ha fatto osservare @Domenico S.  sarebbe tornato utile saperlo prima. Devo anche dire che l'alone di mistero di questa sua condizione mantiene una giusta carica...
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 pensa Marta mentre esce dall'edificio dove lavora, "prova un po' a venire qua con questi pazzi che ti soffiano sul collo ogni giorno e poi dimmi se intravedi la luce... 
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anche qui, la mancanza di tale informazione, non sfrutta appieno il rapporto che vi è tra una non vedente e "la luce".
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 i suoi trecento centimetri quadrati di fòrmica, come li definisce quando deve rispondere all’immancabile domanda che cosa fai di bello nella vita? 
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questa frase è buona; dona alla protagonista la consapevolezza della vita grama di chi lavora nel call center. Aggiungo, scostandomi un po dalla funzione del commento, che oggi, a seguito delle gravi conseguenze e ripercussioni sulla vita di chi fa questo lavoro, si fa ricorso alla segreteria vocale che rimane insensibile ai svariati vaffanculo che chi sta dall'altra parte della cornetta rilancia sbattendoti il telefono in faccia,( come si usa dire).
Non so se a qualcuno sia venuto in mente di ricorrere alla voce sintetica proprio per evitare a chi lavora troppe tante parolacce che influiscono sulla psiche. Vedi, Irene, di questo potevi parlarne meglio...
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 al primo malcapitato della lista. 
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ah! bella questa.. ma alla fine, come dico sopra, il malcapitato è sempre chi chiama e che riceve il solito vaffan.....
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Tornando all’uscita incontra Monica, il supervisore del suo settore: «Ciao Marta, già te ne vai? Dove correrai così di fretta, sempre? Stai attenta che prima o poi cadi!» le dice la donna con il suo solito tono acido.
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Anche qui osservo che avresti potuto giocare sul tono ironico di Marta in considerazione della sua cecità.  Marta non vede ma è in grado di avvertire sensazioni e profumi, avendo sviluppato tutti gli altri sensi....  mettere in evidenza la sua cecità ti avrebbe messo in condizione di fare tutto un corollario di affermazioni in considerazione della sua sensibilità...
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"Fanculo tu e quel profumo schifoso che ti butti addosso ogni mattina!"
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se avessi saputo che era non vedente, avrei apprezzato e capito al volo tale affermazione. Chi non vede sente gli odori in modo forte.
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  raggiunge troppo in fretta il semaforo e quasi inciampa su alcuni coni della segnaletica stradale lasciati in mezzo al marciapiede.
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«Ehi, Marta... tutta intera?» le chiede Fabrizio, il fotografo che ha il negozio lì di fronte.
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«In realtà ti aspettavo. Stasera vado a sentire quel mio amico batterista al Dark, ci vieni?»
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«Sì, volentieri! Allora passi tu, alle...?».
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 Quel tenere sulle ginocchia i grandi libri in Braille, passandoci sopra le mani, la rassicura: le ricorda sua madre, il suo modo dolce di guidarle le dita per insegnarle a riconoscere i caratteri in rilievo sulla carta spessa.
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Che dire a questo punto? sveli tale caratteristica sulla cecità di Marta in questi tre passaggi finali . Con questi si capisce l'insieme di affermazioni che Marta fa, come anche svela il suo mondo senza luce e dalla notte infinita, fatta di odori e profumi captati nell'aria, giorni di pensieri e speranze.
Insomma: un buon lavoro che , considerato la decisione di svelare pian piano la cecità di Marta, ha limitato l'allargamento dei dialoghi e della rappresentazione della sua condizione. Però devo riconoscere che in considerazione della brevità del racconto, la sorpresa finale è compatibile con il percorso narrativo che hai scelto. Nel caso lo avessi arricchito con più caratteri, credo che avresti dovuto per forza, cambiare percorso... ciao a presto
<3
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

Re: Giorni e pagine

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Ti ringrazio @bestseller2020:)
bestseller2020 ha scritto: Nel caso lo avessi arricchito con più caratteri, credo che avresti dovuto per forza, cambiare percorso... ciao a presto
 sì, infatti, se avessi messo più particolari il finale-sorpresa non sarebbe proprio stato possibile;
bestseller2020 ha scritto: Non so se a qualcuno sia venuto in mente di ricorrere alla voce sintetica proprio per evitare a chi lavora troppe tante parolacce che influiscono sulla psiche. Vedi, Irene, di questo potevi parlarne meglio...
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 al primo malcapitato della lista. 
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ah! bella questa.. ma alla fine, come dico sopra, il malcapitato è sempre chi chiama e che riceve il solito vaffan.....
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hai ragione, sì!  Me ne accorgo solo ora: mi sono soffermata solo sul rapporto con i capi, per così dire, ma non delle rispostacce che immagino ricevano troppo spesso i lavoratori dei call center, e in effetti spendere due parole su questo sarebbe stato opportuno.

Grazie mille ancora, Bestseller, e buona continuazione!
https://lapoesianonsimangia.myblog.it/c ... i-sono-io/
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