[MI 177] In pensione
Posted: Wed Jul 19, 2023 3:29 pm
Traccia N°1 – "Il Luogo" – LINK AL COMMENTO
IN PENSIONE.
Il primo indizio che qualcosa non andava fu che per vedere qualcosa dovette aprire le palpebre.
IN PENSIONE.
Il primo indizio che qualcosa non andava fu che per vedere qualcosa dovette aprire le palpebre.
Il secondo fu la scoperta del freddo, scoperta fatta grazie alla quantità di pelle che ora si ritrovava addosso.
L’ultimo e più inquietante indizio fu che la sua falce d’ordinanza era scomparsa.
«Che diavolo…» iniziò a dire, ma quando sentì la sua voce, per nulla lugubre e cavernosa, le sue mani corsero a coprire una bocca fastidiosamente carnosa.
«Io sono umana?»
«È la prassi. Sa, per non spaventare gli umani.» disse una voce.
Con uno scrocchiare di tendini e nervi che si muovono per la prima volta, alzò lo sguardo e realizzò di essere seduta ad una scrivania in un comunissimo ufficio. Di fronte a lei sedeva un ometto di mezz’età, paffuto, con folti baffi e una corona di capelli biondo spento ad incorniciargli il capo.
Vedere quel tipo le fece gelare il sangue nelle neonate vene. Non tanto per il suo aspetto così noiosamente normale, quanto per il fatto che quello era più vivo rispetto agli umani che incontrava di solito.
«Suppongo sia confusa. Lo sono tutti all’inizio. Ci sono qua io per aiutarla.» disse l’omino, e alzatosi a fatica dalla sedia tese la mano verso di lei. «Può chiamarmi sig. Brown.»
Fece per rispondere alla stretta, ma a pochi millimetri dalla mano di Brown si fermò di scatto.
«Mortale! Come osi parlare così a me che sono la fine di ogni cosa!» sbottò, puntandogli contro un dito.
«”Ero”.» rispose Brown.
«Ero?» fece eco lei, scoprendo quella disposizione dei muscoli chiamata “espressione confusa”.
«Eh si.» disse l’omino, indicando una targa di ottone appoggiata sulla scrivania.
“John Brown, ufficio pensionamenti.”
«Pensionamenti?»
«Pensionamenti.»
«Sono in pensione?»
«Non ancora.» disse lui poggiando sulla scrivania un pesante fascicolo. Lo aprì e lo sfogliò fino ad arrivare alla pagina giusta. «Se gentilmente può firmare qua…»
Lei non aveva mai provato quell’emozione così comune tra gli umani, ma il torcibudella le suggerì che quella era proprio rabbia, ipotesi confermata anche dalla manata improvvisa con la quale mandò all’aria la pila di carte riguardante il suo pensionamento.
«La prego, non renda il tutto più difficile.» disse Brown senza scomporsi, recuperando i fogli sparsi per l’ufficio.
«Quando mai si è sentito che io vada in pensione?»
«Era nel contratto che ha firmato.» rispose Brown mettendole sotto il naso un’altra pagina e picchiettando su una clausola scritta a carattere così minuscolo che le ci volle un po’ per riuscire a leggerla.
«”Tutti gli Eterni sono obbligati, giunti all’età pensionabile, a ritirarsi a vita privata sulla Terra”?!» disse, sputando quell’ultima parola con tutto l’odio che aveva in corpo.
«Esatto.»
«Ma non c’era questa clausola!»
Brown alzò le spalle.
«Non l’avrà notata. Del resto non avevano ancora inventato gli occhiali quando ha preso servizio.»
Lei tentò di incenerirlo con lo sguardo, letteralmente, ma i suoi nuovi occhi non avevano gli stessi poteri di quelli vecchi.
Sospirò, e Brown, intuendo la sua frustrazione, le versò del Cognac. Lei ringraziò, finì il bicchiere in un sol colpo e lo lanciò dietro di sé.
«Il mio servizio buono!» protestò Brown, ma lei non lo sentì.
«Perché la Terra?» si lagnò. «Sono dei frignoni capaci solo di chiedere tempo in più!»
«Sono una specie giovane, c’è da capirli.» rispose Brown, che nel mentre aveva recuperato il bicchiere.
«E poi mi fanno fare tanti straordinari! Una pensa che dopo millenni che la gente viene ammazzata quegli idioti abbiano capito l’antifona e invece no!»
«Non sanno come funziona l’Universo…»
«E se sono felici di vedermi è solo perché sanno che gli faccio comodo!»
«Comprendo la frustrazione, ma cerchi di capire…» tentò Brown, ma lei lo interruppe.
«Capire che cosa? Perché non posso continuare a lavorare?»
«Politiche aziendali.» rispose Brown con tono da burocrate.
«Politiche aziendali?»
«Ai Piani Alti non va che gli Eterni si affezioni troppo all’Universo. È già successo in passato e le cose non sono andate bene.»
Brown le mostrò una fotografia. Ritraeva un’esplosione di proporzioni ciclopiche.
«Cos’è?» domandò.
«Le cose quando non sono andate bene.» rispose Brown ritirando la fotografia. «Lo chiamano “Big Bang”.»
Si massaggiò le tempie, fece cenno di avere compreso e chiese a Brown di versarle altro Cognac.
«Ma perché proprio la Terra?» protestò.
«Dicono sia splendida in questa stagione.» rispose Brown, versando altro Cognac.
«Politiche aziendali?» domandò sorseggiando.
«Temo di sì.»
Finì di nuovo il suo drink. Pensò che tutto sommato dopo tanti eoni di lavoro un po’ di riposo le avrebbe fatto bene, ma l’idea di dovere trascorrere l’eternità in mezzo a quelle scimmie la faceva friggere.
«Che succede se rifiuto? Non potete obbligarmi.»
«Certo che no. C’è l’Annullamento Totale del Contratto.»
«Annullamento Totale del Contratto?»
Brown le porse un altro foglio.
«“Comma Ω: per chi rifiuta il pensionamento vale l’Annullamento Totale del Contratto, ovvero l’annientamento dell’Eterno stesso”.» alzò lo sguardo su Brown. «E questo cosa vuol dire?»
«Si è mai domandata com’è usufruire dei suoi, ehm, servigi?» domandò Brown con malcelato nervosismo.
«Politiche aziendali dei Piani Alti?» domandò, sospirando frustrata.
«Per evitare nuovi Big Bang.»
Rassegnata, roteò gli occhi.
«E quindi non mi resta che andare in pensione sulla Terra e vivere il resto dell’eternità come un umano qualsiasi?» frignò.
«Beh, in realtà…» iniziò Brown alzando un dito, e prese a districarsi di nuovo nel fascicolo.
«Legga qui.» disse, porgendole l’ennesimo foglio. «Con le congratulazioni dei Piani Alti.»
Lei lo prese e lo lesse a voce alta, domandandosi quali altre sorprese i Piani Alti avessero in serbo per lei.
«”Per l’eccellente servizio svolto si assicura alla sig.ra Mietitrice, T., un pensionamento a tempo indeterminato sulla Terra”… ma sono cose che già so!» protestò, ma Brown le fece cenno di continuare.
«”…sulla Terra, da godere secondo la forma corporea e modalità che essa più preferisce”.» e restituì il foglio a Brown. «Cosa vuol dire?»
«Vuol dire che questo ufficio s’assicurerà che qualsiasi suo desiderio venga esaudito. A patto che non danneggi gli umani o la Terra, ovvio.» spiegò Brown sorridendo.
«Qualsiasi desiderio?» ripeté lei, sicura di non aver capito bene.
«S’è mai domandata cosa si prova ad essere una melanzana o un istrice? Oppure com’è la transumanza delle renne vissuta dal punto di vista di un nomade della Tundra? O com’è una vita senza gli oneri che il suo lavoro comporta?»
Soppesò le parole di Brown e gli occhi le brillarono. Un pensiero le balenò in testa: gli estremi per un pensionamento tra gli umani che fosse almeno sopportabile.
«Mi dica se ho capito bene: sono praticamente obbligata ad accettare il pensionamento, giusto?»
«Giusto.»
«E devo andare in pensione sulla Terra, giusto?»
«Precisamente.»
«Però alle mie condizioni, giusto?»
«Esatto.»
I suoi occhi s’illuminarono.
«E posso per esempio decidere di essere venerata e vivere indisturbata al di fuori delle regole della morale con l’assoluta certezza che gli umani mi adoreranno, non importa quali porcherie io faccia?»
«Purché non rechi danno alla Terra, sì.» specificò Brown, preoccupato.
Soddisfatte della risposta, le labbra della quasi–neopensionata si curvarono in quella posizione che gli esseri umani chiamano “sorriso”.
«Perfetto. Allora mi stia a sentire.» e iniziò a spiegare i dettagli del suo pensionamento.
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Il primo indizio che Brown aveva mantenuto la sua parola fu che al suo risveglio aveva già tutti gli occhi puntati su di lei.
Il secondo fu la folta pelliccia nera che le ricopriva il corpo, proteggendolo dal freddo che gli esseri viventi provavano su quell’immondezzaio chiamato “Terra”.
L’ultimo e più rassicurante indizio fu che ognuna delle sue dita ora terminava con una falce acuminata.
«Guarda mamma, quello nero è bellissimo!» disse una bambina indicandola.
«Certo, tesoro.» rispose la madre.
«Ma non fa niente! A malapena si muove!» protestò la bimba.
«È normale, non miagolano ancora quando sono così piccoli!»
“Purrrfetto!” pensò lei, risvegliandosi finalmente in pensione.