Le perdute altitudini del cinghiale
Inviato: dom giu 18, 2023 9:34 am
commento
“Facciamo finta che io mi nascondo / e tu mi vieni a cercare / e anche se non mi trovi / tu non ti arrendi perché / magari è soltanto che mi hai cercato / nel posto sbagliato.”
Facciamo finta, Niccolò Fabi
“Facciamo finta che io mi nascondo / e tu mi vieni a cercare / e anche se non mi trovi / tu non ti arrendi perché / magari è soltanto che mi hai cercato / nel posto sbagliato.”
Facciamo finta, Niccolò Fabi
LE PERDUTE ALTITUDINI DEL CINGHIALE
Il tempo era un’astrazione, ciò nonostante franava dai valichi delle montagne e trascinava a valle le forme di vita più consistenti, disintegrando all’impatto i microrganismi che avrebbero comunque avuto vita breve. Le cime innevate si potevano vedere dal basso sottobosco attraverso le foglie degli alberi nei punti in cui erano più rade.
Il cinghiale si era appena scavato una tana nel terreno, dopo essersi rotolato nel fango per lenire le scottature del sole e cicatrizzare le ferite dell’ultimo combattimento. Immobile com’era, quasi invisibile negli stessi colori dell’ambiente circostante, guardava in alto con i piccoli occhi cisposi uno di quegli scorci tra le foglie e cercava di focalizzare il ricordo della salita, non già fino alle punte ghiacciate, ma certo fino a un’altitudine decisamente maggiore di quella in cui si ritrovava ora.
Provava al riguardo una certa tristezza. La sensazione di aver perso delle cose e di non averne realizzate altre come si era proposto. Immaginava che i pensieri, a quelle altitudini, fossero lucidi e cristallini e non inzuppati di nebbia come succedeva in pianura, la mattina. Quella tristezza, però, portava in sé una dolcezza intrinseca per la quale, al contrario della gioia immaginata, non aveva mai dovuto sudare nella vita. Era sempre stato un animale pigro, dopotutto, e certe differenze andavano considerate.
Grugnì quindi di soddisfazione, mentre il suo corpo sgraziato dava forma alla buca nel terreno. Non aveva più nelle gambe la forza sufficiente a tentare di nuovo la salita, per cui decise di spostarsi più a nord, per fuggire dagli uomini che avanzavano con i fucili in mano e ridevano di qualcosa che potevano capire soltanto loro.
Annusò l’aria tra il punto in cui si trovava e le nuvole sferzate dal vento al di là del pendio, dietro i tronchi più vicini. Laggiù c’era un’altra propaggine boscosa e grotte seminascoste in cui avrebbe potuto facilmente sottrarsi alla vista dei cacciatori. Un luogo che poteva raggiungere senza fatica.